Disintossicazione da psicofarmaci

benzodiazepine da una vita

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  1. lanepeta
     
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    Gli psicofarmaci hanno un potere molto più limitato di quanto dicono gli psichiatri. essi hanno solo effetti sintomatici, non curativi. In altri termini. incidono solo sull’intensità di alcune emozioni (paura, rabbia, senso di colpa) che sono le matrici inconsce dei sintomi o dei vissuti. Disattivando un po’ le matrici, funzionando dunque come un freno per quanto concerne l’ansia e i fenomeni ad essa correlati (ansiolitici e neurolettici) e come un acceleratore per quanto concerne la depressione e i fenomeni ad essa correlati (antidepressivi), essi possono allentare i sintomi o in alcuni casi anche farli regredire del tutto. Le emozioni in questione e i contenuti di pensiero che ad esse si associano rimangono però attivi a livello inconscio, dato che fanno parte del patrimonio psicologico personale.
    Il modo migliore per confrontarsi con i sintomi e i vissuti che oppongono resistenza ai farmaci o si allentano solo parzialmente (quindi gran parte dei sintomi e dei vissuti) è di assumerli come messaggi significativi che provengono dall’inconscio e attestano che le strategie adottate dal soggetto, consciamente o inconsapevolmente, per risolvere i suoi problemi, non funzionano.
    Si tratta di capire quali sono i problemi in questione, quali le soluzioni adottate che non funzionano e quali cambiamenti occorrono per sormontarli.
    Da anni penso che, se non si vuole mettere da parte il concetto di “malattia” (che corrisponde ad uno stato soggettivo di sofferenza), esso va riferito piuttosto alla coscienza che non all’inconscio.
    La dipendenza “patologica”, in tutte le sue espressioni, è riconducibile ad un progetto latente di autosufficienza, vale a dire di onnipotenza. Se non si arriva a capire e soprattutto a sentire di nutrire nell'intimo questo progetto, e che esso, nonché la soluzione, è il problema da risolvere, non c’è molto da fare, perché l’inconscio continua a "imporre" all’individuo di riconoscere il suo essere bisognoso.
    Data la nostra condizione esistenziale, possiamo solo scegliere tra una dipendenza passiva e e una dipendenza attiva, vale a dire un’organizzazione di vita che ci consenta di sentire di essere noi stessi artefici delle risposte che l’ambiente fornisce ai nostri bisogni.
    In uno dei rari accenni alla dimensione psicologica, Marx ha scritto: "...se supponi l'uomo come uomo e il suo rapporto col mondo come rapporto umano, tu puoi scambiare amore solo contro amore, fiducia solo contro fiducia etc. Se vuoi godere dell'arte, devi essere un uomo colto in fatto di arte; se vuoi esercitare un'influenza su altri uomini, devi essere un uomo attivo realmente stimolante e trascinante altri uomini. Ogni tuo rapporto con gli uomini - e con la natura - dev'essere un'espressione determinata, corrispondente all'oggetto da te voluto, della tua reale vita individuale" (MEF, pag. 256).
    Luigi Anepeta


     
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29 replies since 8/5/2008, 12:01   39717 views
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