Disintossicazione da psicofarmaci

benzodiazepine da una vita

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  1. lorazepam dorom
     
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    difficile sintetizzare il mio calvario, al momento mi trovo a una svolta fondamentale: liberarmi degli psicofarmaci che prendo da oltre 10 anni. un'infinità di tipi di terapia, di dosaggi modificati, di visite al DSM a ritirare "le bombe", antipsicotici da 300 euro la scatola, anche quelli provati quasi tutti. lo psichiatra non sapeva che dirmi, rileggeva le pagine della mia cartella clinica e alla fine: "il litio? non l'ha mai provato il litio?", no, quello mi manca caro dottore e non voglio farti da cavia per l'ennesima volta. il mio disturbo ha molti nomi, a seconda di come si sveglia lo psichiatra di turno, pensavo di essere depresso ma l'ultima diagnosi è stata disturbo bipolare con tratti ossessivi. in ospedale mi avevano diagnosticato: disturbo borderline. quando mi hanno dimesso lo psichiatra non sapeva che scrivere e me lo ha chiesto: "ci mettiamo cosi? va bene?" ci metta un pò quel c che gli pare fattostà che dopo 10 anni ho capito una cosa: gli psicofarmaci mi hanno solo rovinato e gli unici momenti in cui sono stato bene sono dovuti a fatti concreti: un lavoro, una fidanzata, una bella serata tra amici. non mi dilungo oltre e pongo una domanda: quanto tempo mi occorrerà per disintossicarmi definitivamente? gli orribili effetti da sospensione quanto dureranno? ho provato altre volte a smettere la terapia ma gli effetti collaterali mi hanno distrutto e fatto andare in ospedale dove sistematicamente mi hanno di nuovo imbottito di rincoglionenti. adesso so che non è la pazzia che si aggrava ma la reazione del mio povero corpo a delle sostanze a cui si era assuefatto. l'ultima terapia che faccio da circa 2 anni è: 1 depakin chrono 300 mg mattina e sera 1 zoloft 100 mg mattina e pranzo. mi sono scalato da solo e da circa 15 gg prendo 1/2 zoloft da 100 mg e 1/2 depakin chrono da 300 mg la mattina, inutile dire che sono in uno stato pietoso però lucido e determinato a resistere. mi dia qualche consiglio e non mi dica di andare da quel b di psichiatra che ogni volta che ci vado e sto bene mi riconferma la terapia e se gli dico che voglio diminuirla o interromperla mi dice aspettiamo ancora qualche mese
     
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  2. tandream
     
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    Questa è la prova che la psichiatria spesso fa solo grandissimi danni. Comunque, in attesa di una risposta del dottore, personalmente posso dirti che di quello che prendi adesso non dovresti proprio aver nulla da preoccuparti, sei ad un ottimo punto e con dosaggi molto bassi di tali farmaci e tra l'altro né il Depakin né lo Zoloft causano dipendenza o perlomeno non certo come quella causata dalle benzodiazepine, penso che tu possa essere molto ottimista e fiducioso. Continua a cercare fuori la tua vita : )
     
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  3. lorazepam dorom
     
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    ti ringrazio delle tue parole che mi confortano molto, però devo aggiungere che ho fatto uso di tavor. in particolare l'estate scorsa ho avuto una crisi e solo una pasticca di tavor mi faceva sentire meglio; un giorno ero a pezzi e ho telefonato al pronto soccorso, mi hanno passato il mio psichiatra al quale ho detto che stavo male e trovavo un pò di sollievo a prendere un tavor. "allora prenda un tavor" sono state le sue parole, però prenderlo con regolarità per almeno 10 giorni. ultimamente poi ero di nuovo in crisi e mi sono lasciato andare: tavor a oltranza associato ad alcol perchè non mi faceva effetto. adesso ho smesso perchè ero ridotto da non ricordare nulla. voglio anche aggiungere che gli antidolorifici non mi fanno niente, mesi fa avevo mal di denti e l'unico sollievo mi veniva da almeno 30 gocce di toradol. ho sempre fumato tanto e bevuto in occasione di divertimento ma da un anno ho smesso
     
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  4. tandream
     
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    Da quando non prendi più Tavor? Se è dall'ultima estate non vedo quale sia il problema, altrettanto bene hai fatto ad eliminare l'uso concomitante di alcool e Tavor e di smettere di fumare.
    Da quello che scrivi riveli una forte ipocondria. Credo che il problema non stia tanto in quello che prendi o che avevi preso in passato, ma alle condizioni reali della tua vita reale. Forse dovresti indagare un po' meglio su ciò che ti è intorno piuttosto che pensare a quello che hai ingerito dentro...
     
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  5. l.anepeta
     
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    Il problema della dipendenza da farmaci, su cui mi sembra già di essere intervenuto, è particolarmente complesso.
    Confermo che, in senso proprio, solo gli ansiolitici danno luogo ad una dipendenza chimica, che però può essere debellata con uno scalaggio adeguato. Qualche dubbio è stato avanzato anche in riferimento ai neurolettici (Serenase, Zyprexa, Risperdal, Seroquel, ecc.), ma finora non ha trovato adeguate conferme.
    In molti soggetti che usano farmaci si instaura, invece, una dipendenza psicologica, sottesa di solito dalla motivazione di aver bisogno di “qualcosa” per mantenere un minimo di benessere o minimizzare il malessere. Ciò che manca, in genere, non è una sostanza chimica, ma qualcosa di più importante in senso umano (sicurezza, autonomia, socialità, affetti, obiettivi significativi, ecc.).
    Purtroppo i farmaci, come peraltro le droghe in senso proprio, possono facilmente sopperire al “vuoto” esistenziale, quale ne sia l’origine, e quindi anche alleviare transitoriamente i sintomi attraverso cui esso si esprime.
    L’uso che gli psichiatri fanno degli psicofarmaci è però errato per due aspetti. Il primo è che essi usano di solito dosaggi elevati (che definiscono terapeutici) in riferimento ad una presunta malattia del cervello (laddove di solito si dà uno stato di più o meno grave sofferenza psicologica ed esistenziale). Il secondo è che, usando quelle dosi, si producono effetti collaterali che si sovrappongono al quadro sintomatologico di base.
    Un terzo aspetto concerne i soggetti che fanno uso di farmaci. Essi, infatti, intrapresa una terapia farmacologica, sono indotti ad attribuire tutti i vissuti e i sintomi che sperimentano all’effetto dei farmaci, e, in conseguenza di questo, ad intraprendere una lotta contro di essi.
    E’ la confusione tra sintomi prodotti dai conflitti psicodinamici e effetti farmacologici collaterali a determinare, di solito, la dipendenza psicologica. Il soggetto infatti giunge ad identificare nell’abbandono dei farmaci la soluzione di tutti i problemi, alcuni dei quali, invece, riconoscono matrici soggettive (spesso inconsce).
    Questa è la teoria.
    In pratica, ciò che si può fare è autogestire i farmaci diminuendo progressivamente le dosi fino a trovare quella minimale che assicura un effetto sintomatico autentico, cioè soggettivamente vantaggioso. Affrancarsi del tutto dalla dose minima postula di risolvere i problemi psicodinamici che producono sintomi quando essa viene sospesa.
    Mi dispiace di non poter soffermarmi di più su questi aspetti. Allego a riguardo un articolo (ahimè forse un po' tecnico).
    Luigi
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  6. lorazepam dorom
     
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    tandream hai ragione: il problema è concreto e si riassume in una vita insoddisfacente. il fatto è che gli psichiatri mi hanno convinto di avere una patologia mentale da curare con farmaci e ricoveri e quando ho realizzato che tutte le cure prima o poi non avevano più effetto e che i miei stati emotivi dipendevano da fatti concreti comuni a tutte le persone per me non è stato affatto "scoprire l'acqua calda". ogni dismissione o cambiamento di "cura" portava sconvolgimenti fisici e mentali quindi è logico che la patologia è reale e si aggrava: nessuno mi ha mai detto che sono reazioni del fisico ad assuefazione e intossicazione. non ho mai rifiutato di prendere farmaci, anzi sono sempre stato ansioso di vederne gli effetti, però arrivato a questo punto posso dire di avere sperimentato oltre 10 anni di terapie di ogni genere (antipsicotici, antidepressivi, neurolettici e non so che altro, in ospedale mi facevano punture e flebo di non so cosa) e sistematicamente prima o poi i sintomi sono tornati. nessuno psichiatra mi ha mai detto di provare una psicoterapia o di cambiare in meglio la mia vita sociale: stai bene? la terapia continua così, stai male? si inserisce un nuovo farmaco. entrando in contatto con l'antipsichiatria e modificando significativamente la mia vita sociale sono arrivato a una rivelazione: il mio benessere non dipende dai farmaci e la mia "malattia mentale" è dovuta a disagio per fatti concreti che si cronicizza fino a paralizzarmi, oppure comportamenti euforici comuni a tante persone che non si sognerebbero mai di prendere psicofarmaci e che sono da tutti considerate sane e simpatiche. inoltre non sono più disposto a tollerare gli effetti collaterali e neanche ad essere costretto tutta la vita a prendere quelle pillole (per es. se voglio fare un viaggio devo portarmi dietro la valigetta delle medicine?) a livello caratteriale poi sono profondamente disturbato da dipendenze e costrizioni tanto è vero che liberarmi dal fumo e dall'alcol per me è stata una grande vittoria. grazie dottore della sua risposta e dell'allegato: parole tecniche ma molto chiare e precise. però non è facile trovare "la dose minimale che assicura un effetto sistematico autentico" perchè il fisico si abitua e l'efficacia prima o poi scompare tant'è che la terapia va continuamente "aggiustata" e tenuta sotto controllo con esami del sangue.
     
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  7. tandream
     
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    La "terapia" si aggiusta come si aggiusterà piano piano la vita reale.

    All'inizio, la prescrizione di tanti farmaci ad un paziente che ha problemi "reali", è come tentare di farglieli cambiare attraverso il "potere della mente" :D
    Un po' come se avessimo la stanza in disordine e invece di dirci che dovremmo alzarci e rimetterla apposto gli psichiatri ci convincono che invece lo possiamo fare tranquillamente seduti con il solo potere della mente, alla fine è ovvio che tutto rimane sempre in disordine, eppure noi ci crediamo. : )
     
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  8. disper73
     
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    Salve Dott. Anepeta,
    anch'io vorrei avere un suo parere sulla mia situazione, che riguarda anche per me la disintossicazione da psicofarmaci.
    In breve le riassumo che ho iniziato nel 2002 ad assumere psicofarmaci seguita da uno psichiatra, perchè soffrivo di attacchi di panico e lieve depressione, ed ero arrivata a non dormire + la notte e a non mangiare +, per problemi legati all'amore, che non riuscivo bene ad affrontare e a risolvere.
    Così anche se non molto d'accordo ho iniziato questa terapia a base di benzodiazepine (xanax) e antidepressivo (non ricordo bene se era seropram o seroxat), entrambi in gocce, ma la dose non era eccessiva, ma non ricordo + molto bene, ricordo che xanax lo prendevo 3 volte al giorno mi sembra fino a 10 gocce max, e l'antidepressivo sinceramente non ricordo +.
    Ebbene a parte la sofferenza i primi tempi della cura, che io non sapevo poteva peggiorare i sintomi, poi piano piano ho iniziato a stare meglio e avrò durato circa un annetto credo ormai la memoria purtroppo è un pò peggiorata, e quando mi sono sentita pronta ho detto con lo psichiatra che volevo provare a smettere.
    Bene, non so se avevo scalato troppo rapidamente, anche se seguendo le sue indicazioni, cmq rimasta solo 1 goccia di non so cosa, ho iniziato a sentirmi male cioè ho avuto la fatidica ricaduta.
    Spaventata ho informato lo psichiatra che mi dice di ricominciare perchè probabilmente non ero pronta ancora a smettere, e così ho fatto.
    Insomma dottore per farla breve, nel tentativo di smettere la cura ho durato ben 8 anni a prendere psicofarmaci (che negli ultimi due anni sono stati sereupin e tavor) perchè quel bravo dottore che mi seguiva non mi diceva che i sintomi che sentivo alla dismissione potevano essere gli effetti collaterali ma al contrario mi diceva che era l'ansia e la depressione che tornavano quindi dovevo ricominciare.
    Ok allora esasperata da questo jo jo infinito e snervante, ho deciso di non andare + da questo psichiatra e cercare tramite l'aiuto di una brava psicologa e del mio medico di base di smettere gradualmente.
    E' ciò che ho fatto nell'arco di + o - un anno.
    Problema: può essere che non essendo seguita proprio da uno specialista che forse lo scalaggio è stato forse troppo affrettato verso la fine, tant'è che ho iniziato a stare malissimo (panico, ansia estremi, forte depressione, fotofobia, acufeni e rinite vasomotoria), però ero talmente esasperata da quei farmaci che ero + terrorizzata al pensiero di riprenderli che a sopportare una situazione così pesante, tanto che sto andando avanti così da quasi un anno, caro dottore.
    Io le volevo chiedere, se è possibile che debba stare così male anche dopo passato un anno dalla dismissione e se c'è il rischio che abbia subito dei danni a livello cerebrale.
    La paura di essere stata danneggiata purtroppo è la paura prevalente in questo momento anche perchè questi disturbi, in particolare quelli fisici, mi condizionano molto la vita, e purtroppo non riesco proprio per niente a vivere una vita normale anche se mi sforzo tantissimo, ma è una cosa indescrivibile.
    Naturalmente continuo la psicoterapia, e uso prodotti come una tintura di biancospino che prepara un erborista della mia città, che dicono essere miracolosa proprio per i problemi legati all'uso di psicofarmaci, ma che al momento non mi ha portato benefici.
    Poi ho provato per i primi mesi molte sedute di kinesiologia, su cui ho molta fiducia, ma purtroppo anche quella non mi ha dato molti risultati.
    La prox settimana devo andare da un omeopata che mi hanno consigliato e di cui mi hanno parlato molto bene, nella mia città e spero che da lui troverò delle risposte + efficaci, perchè in uno stato in cui mi trovo mi creda che farei qualsiasi cosa pur di stare bene subito e non dover aspettare oltre, perchè ho perso anche troppo tempo nella mia vita con quei farmaci e il rimorso per aver inziato quella cura mi tormenta costantemente, e per il quale non riesco ancora a perdonarmi.
    Le sarei infinitamente grata per una sua cordiale risposta
     
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  9. whiterose3
     
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    Salve Dott. Anepeta
    , ho davvero bisogno di un consiglio prendo ansiolin da circa tre anni inizialmente 10 gocce ogni tanto poi con l andare del tempo sono arrivata a prenderene circa 30 gocce al giorno, preciso che non sempre è cosi a volte di meno a volte di più. ora non so come scalarlo. la scorsa settimana sono stata da uno psichiatra che mi ha detto di non preoccuparmi che tanto finche non prendo mezza confezione al giorno non rischio l intossicazione.................mmmmm no comment . mi dice beh non si preoccupi di scalare l ansiolin per ora prenda 15 gocce per tre volte al giorno e mi ha aggiunto del depakin che ancora non ho preso....secondo la prescrizione dello psichiatra arriverei a 45 gocce al giorni quindi invece di diminuire lo aumenta, quando lui stesso mi ha detto che nel mio caso ( diagnosi borderline) l ansiolin non ha senso....come posso fare per scalarlo ? chiedo al medico di base ? a un neurologo come posso fare ? ^_^
     
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  10. l.anepeta
     
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    L'uso che gli psichiatri fanno degli psicofarmaci è ben noto: un uso insensato nella misura in cui, perseguendo l'obiettivo di guarire o contenere una malattia o comunque una disfunzione del cervello, non tengono conto che gli psicofarmaci non sono farmaci come gli altri e che il cervello non è un organo come un altro. A torto o a ragione, attribuiamo infatti ad esso la nostra consapevolezza di esserci, di avere un'identità, emozioni, ricordi, ecc.
    Il rapporto soggettivo con i farmaci è, invece, una dimensione indefinitamente complessa, poiché, al di là degli effetti strettamente chimici (che a occhio e croce sono noti), coinvolge aspetti molto profondi che riguardano il rapporto che il soggetto intrattiene con la propria storia personale, con il mondo interiore, con la vita, il modo in cui egli interpreta i sintomi, il problema della dipendenza e dell'indipendenza, ecc. Sono questi aspetti che escludono che si possa fare un discorso generico su quel rapporto o dare consigli di qualunque genere.
    Ripeto quello che ho già detto. Uno scalaggio lentissimo, effettuato sulla base della metodologia per cui si elimina una piccola dose, si torna dietro se ricompaiono i sintomi e si ripete l'esperimento dopo qualche giorno, di solito vale ad eliminare la dipendenza chimica (laddove essa si dia) e, talora, anche una modesta dipendenza psicologica. Se lo scalaggio non è possibile o se, arrivati ad una certa dose, occorre fermarsi per la ricomparsa di sintomi, ciò significa che si danno problemi interiori che vanno esplorati psicoterapeuticamente.
    Il problema principale, di solito, sta nella percezione fobica di un mondo interno cui si attribuisce la capacità di produrre sintomi il cui unico significato è quello di far soffrire. I sintomi possono far soffrire, ma non sono mai prodotti a livello inconscio per far soffrire, bensì per comunicare al soggetto qualche problema o non risolto o male affrontato.
    Mi rendo ben conto che, posta in questi termini, l'affermazione può risultare indecifrabile. Ma qui non posso dire di più.
    Luigi Anepeta
     
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  11. soleronano
     
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    ciao ho il tuo stesso problema ti prego contattami a [email protected]
     
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  12. JohnFrusciante
     
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    Salve Dott.Anepeta,
    apprezzo tantissimo i Suoi interventi in questo Forum, e avrei due questioni in merito da esporre, in quanto gradirei una Sua opinione sull'argomento.
    1) Lei sostiene che gli psicofarmaci abbiano un effetto sui sintomi ma non curativo... è una verità assoluta? Alcuni medici sostengono che aumentando la disponibilità di neurotrasmettitori, gli SSRI abbiano anche un effetto sul lungo termine curativo per sintomi come la depressione o l'ansia, in quanto modificano l'approccio psicodinamico dell'individuo...
    2) Siccome si discute di disintossicazione da ansiolitici, è valutabile il fatto che con l'assunzione di un antidepressivo il bisogno di assumere ansiolitici si riduca o diventi addirittura inesistente? A me è successo, assumendo Ludiomil, di non dover assumere più benzodiazepine, che prima assumevo in maniera più o meno regolare...

    La ringrazio in anticipo, Buona serata
     
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  13. tumminello roberto
     
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    sono circa 25 anni che sono schiavo di depot nurolettici e benzodiazepine, per ora invega 6 mg al di 2 tavor 2,5 mg la sera entumin 15 gtt la sera e mezza fiala di moditen depot ogni 14 di.........un consiglio grazie

    CITAZIONE (tumminello roberto @ 18/2/2013, 22:14) 
    sono circa 25 anni che sono schiavo di depot nurolettici e benzodiazepine, per ora invega 6 mg al di 2 tavor 2,5 mg la sera entumin 15 gtt la sera e mezza fiala di moditen depot ogni 14 di.........un consiglio grazie
     
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  14. tandream
     
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    CITAZIONE (tumminello roberto @ 18/2/2013, 22:16) 
    sono circa 25 anni che sono schiavo di depot nurolettici e benzodiazepine, per ora invega 6 mg al di 2 tavor 2,5 mg la sera entumin 15 gtt la sera e mezza fiala di moditen depot ogni 14 di.........un consiglio grazie

    CITAZIONE (tumminello roberto @ 18/2/2013, 22:14) 
    sono circa 25 anni che sono schiavo di depot nurolettici e benzodiazepine, per ora invega 6 mg al di 2 tavor 2,5 mg la sera entumin 15 gtt la sera e mezza fiala di moditen depot ogni 14 di.........un consiglio grazie

    Bisognerebbe sapere anche per quale motivo ti hanno prescritto questi farmaci, ovviamente dopo tanti anni bisogna effettuare un lento scalaggio da programmare con un ottimo psicologo-psichiatra. Ti consiglio vivamente di contattare il Dott. Anepeta in privato poiché non credo possa rispondere a domande del genere su un forum. Così come forse è già stato spiegato altrove.
     
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  15. nadia11
     
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    salve dottore volevo chiederle in genere come viene fatto lo scalaggio dei farmaci.Io per 3 anni ho preso depakin 300 1 past al mattino e 1 alla sera e 20 gocce En SUDDIVISE durante il giorno.Per 3 mesi 1 sola la sera..e ora ne devo prendere mezza pastiglia SEMPRE DA 300 solo la sera per 10 giorni e poi devo sospendere del tutto.Uno scalaggio simile può dare dei problemi?e di che tipo?Grazie mille.
     
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29 replies since 8/5/2008, 12:01   39717 views
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