Come fa un introverso?

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  1. imperia69
     
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    credo che il difficile sia trovare un equilibrio tra vicinanza e distanza, un po' come la metafora dei porcospini raccontata da Schopenauer nell'opera "Parerga e Paralipomena":

    "Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d'inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell'altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione."


     
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  2. l.daniela
     
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    ciao a tutti, è un tasto dolente, nn tanto per il fatto che io possa o meno aver "problemi" (chi nn ha confronti quotidiani?), ma solo perchè, secondo me una vita insieme unisce valori che spesso nn si hanno in comune.
    ed è proprio qs il punto.
    si intende unire un insieme di valori differenti.
    per alcuni sono simili, per altri sono anche opposti. come farli convivere nella stessa direzione? bisogna essere anche un po' strabici! stamattina avevo intenzione di aprire una nuova discussione, poi me la sono trovata già aperta bella e pronta. mi sono trovata spesso ad usare un modo di dire abbastanza utilizzato: "io ci metto l'anima". secondo me siamo in tanti di questo forum a farlo nei rapporti con l'Altro. solo che la nostra peculiarità nn ci fa essere consapevoli di agirlo. anzi, come spesso è stato detto proprio qui, facciamo le "vittime". poi, almeno per quanto mi riguarda, mi accorgo di aver provocato un pasticcio grande, alla base del quale ci sono i valori rimasti ancora separati. valori che si riflettono nei figli. figli confusi perchè anche loro nn li hanno confrontati dentro di loro, così anche li sono rimasti divisi. allora parte la richiesta del terapeuta.
    di mio, ho il mito della famiglia allargata, a me è piaciuto tantissimo viverla! nn sono riuscita a farla vivere ai figli. ho fatto un casino pazzesco! sempre combattuta tra il si ed il no. il mio caso è che mi sono ritrovata in un ambiente di sordi inconsapevoli, secondo i quali chi nn agisce secondo le loro aspettative nn li ama. ricatto peggiore no? e nn si accorgono di niente. io, che ho sempre dato per scontato che le persone hanno facoltà di legere il pensiero :) mi sono fustigata di sensi di colpa, per poi scoprire che aprire un bellissimo confronto sui dignitosi diritti di ognuno di noi, nn sarebbe stata proprio una cattiva idea! vai a capire chi si è tirato indietro per primo! i sordi o l'orgogliosa. è rimasto tutto incantato incartapecorendosi. ritrovare qualcosa lasciato a lungo in sospeso.....mah! vediamo!
    ma quante fette di prosciutto abbiamo sugli occhi tutti! io introversa ho incasinato col mio modo d'essere il rapporto più del dovuto. adesso che una gentile persona mi ha raccontato del mio "baco", mando "a dare via" all'orgoglio mi metto a confronto conoscendomi molto meglio; prendo tutto il bagaglio dell'introversione e provo a realizzare qualcosa di più adatto a me e nn contro me....nn ci casco più! sicuramente, anzi, speriamo, che qualcosa di meglio accada! chissà quanti bei ruzzoloni farò ancora!
    una volta consapevole di qualcosina in più, aperti gli occhi, mi sono trovata in mezzo ad una terra nn mia. "ma dove cavolo sono?" "questa cosa l'ho fatta io? cioè, sono stata compiacente/alleata/complice?" porca miseria, che artista! mi rimbocco le maniche perchè la vita è vita per tutti!!!
    voi come li vivete i rapporti con gli altri? come influisce la vostra introversione nella "scorrevolezza" del confronto?
    baci
    daniela
     
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  3. imperia69
     
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    Se per "valori" intendi che i due soggetti di una coppia provengono da tradizioni diverse, a volte antitetiche, mi trovo in una terra di mezzo. Ho già espresso altrove in questo forum la mia ricerca di "altro" rispetto alla cultura borghese (autoreferenziale) di provenienza. L'irreprensibile professionista che esce tutte le mattine in giacca, cravatta e valigetta 24 ore non fa per me. Ma non fa per me neanche la tradizione popolare-dialettale, in cui non mi riconosco. Ho la fortuna di avere parenti acquisiti accoglienti che sembrano accettarmi per quello che sono (forse più dei mei parenti di sangue), ma so anche che da da una parte e dall'altra, per ragioni diverse, le discussioni di questo forum (o l'esistenza stessa della LIDI) non sarebbero comprese.
    Oppure ho capito male e per valori intendi qualcosa di completamente diverso?
     
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  4. l.daniela
     
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    no, no fondamentalmente questo. ma più profondi. quelli che anche se l'espressione poi risulta irreprensibile per esigenze di lavoro, magari sei una persona aperta e disponibile all'Incontro con l'Altro (nn uso maiuscole quando le metto è importante). magari "uno che attraversa in bicicletta la savana e dorme coi leoni" ha il suo unico modo di vedere la vita e nn accetta possibilità diverse, nn lascia spazio alle idee diverse dalle sue. l'Incontro è comunque una trappola di mistificazioni reciproche ed interiori. ecco, imperia, dopo trent'anni, analista come sono, da brava introversa, con principi elaboratissimi, mi sono strovata di fronte a tutte queste "illusioni" che, anche oltre l'apparenza, all'inizio sono rimaste nascoste. mi trovo al livello II del matrimonio e nel contempo di me stessa, quello in cui si è esaurito il livello I nn so se mi spiego. sono valori profondi interiorizzati e radicati dei quali nn sapevo nulla. cose che dentro lavorano ed avevano comando senza che me ne accorgessi. informazioni che magari ora che le rivedo sono grandissime scemenze maleinterpretate ma che agivano dal "nulla" senza che io lo sapessi. così è stato per mio marito, la sua corrispondenza a questa mia ricerca ha faticato a venire alla luce. ma se volevamo rimanere insieme dovevamo superare questo empasse. quindi questi nuovi valori, queste analisi soggettive e di coppia trascendono il buon rapporto umano coi parenti acquisiti e d'amore col compagno. la vita è un mutamento continuo e noi con lei. se i rapporti tengono senza cedere prima, (qui il mio dire ci "metto tutta me stessa") si passa all'Unione. è stato un passaggio spontaneo così come la mia ricerca. attraverso i figli abbiamo scoperto, quello che siamo stati in grado di offrire loro e noi l'uno all'altra. loro nn mentono mai. nel loro approccio alla vita, nei loro valori stessi, come gestiscono tutto quello che vivono. sono la risposta creativa nn solo fisica. ce l'abbiamo messa tutta come coppia abbiamo tenuto sempre duro. i valori erano completamente diversi. gerarchia borghese formale lui. anarchica io. la sua gerarchia mi ha dato sicurezza: io ero smarrita dalla mia anarchia. la mia anarchia gli ha dato respiro era una persona telecomandata. all'inizio ero così confusa che il più delle volte, come si confà a noi introversi, sono stata compiacente alla gerarchia, lui nn abituato al disordine continuava a "sistemare tutto" anche me, così hanno fatto con me i suoi parenti. io nel frattempo volevo individuarmi all'interno del nuovo gruppo mentre volevo tanto appartenergli. poi sono nati i figli. mettere insieme questi valori è stato...ed è ancora, al livello II, un bell' incasinatissimo impegno! beh! almeno nn si rischia la noia!
    bacioni
    daniela

    Edited by l.daniela - 27/2/2009, 17:09
     
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  5. francescoburich
     
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    Quando nn sei mai stato abituato a percepire le forme di affetto durante le stagioni evolutive, da adulto si provano differenti forme di disagio interiore. Personalmente nn sono quasi mai riuscito ad avere una relazione sentimentale senza viverlo con una forte apprensione, con un senso del dovere talvolta eccessivo, senza la paura di essere abbandonato. Quando si è troppo apprensivi, credo che è difficile prendere l'affetto, l'amore, che la compagna o il compagno ci danno. E il pericolo maggiore e che con il tempo si logora il rapporto. Quando arrivi ad un'età nn è sempre possibile mutare la propria pelle e la società in cui viviamo è una società che predilige l'autonomia, intesa (erroneamente) come il presupposto di rinunciare al rapporto di coppia. Quando alcune volte camminando per le strade di Roma mi succede di vedere due anziani che camminano mano per la mano con quella semplicità che contraddistingue la saggezza della vecchiaia, mi viene sempre un brivido di gioia sulla pelle. e di riflesso penso che la vita andrebbe più sentita, piuttosto che studiata.
     
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  6. l.daniela
     
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    nn è tanto l'autonomia, francesco, che predilige, ma la superficialità. nn capiamo, se nn in rari casi di persone "provate", che dietro alle forti emozioni di una persona che si comporta in modo imprevedibile ed a volte affettivamente anarchico, c'è un bagaglio interiore fatto di grande volontà di stare al mondo ma di non sapere come. la paura di essere abbandonati, poi, la conosco bene. è il terrore di perdere la fonte che ti accetta, che ti fa sentire che sei una dignitosa parte che appartiene al mondo. atraverso lei/lui sperimenti la tua completezza. ma sai cosa succede? che con la paura dell'abbandono si crea anche il desiderio di essere abbandonati. uno squilibrio. da una parte diventi possessivo e spaventato vorresti la persona sempre e tutta per te, e nello stesso tempo fai di tutto per essere lasciato, quando addirittura nn sei tu a lasciare con l'arroganza e l'orgoglio "di nn aver bisogno". quasi fosse la tua punizione da espiare o la tua liberazione da qualcosa che ti fa soffrire. nn mollare mai francesco. sai cosa dico sempre? ce l'ho fatta io (?) ce la può fare chiunque. forse, nn essere orgogliosi e saper chiedere aiuto quando ci serve, è una delle soluzioni.
    un forte abbraccio
    daniela
     
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  7. francescoburich
     
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    Se sei riuscita qualche merito dattelo perchè in parte ne hai. la difficoltà in genere e che se nn si è abituati ad avallarsi anche con il mondo che circonda ogni individuo nel suo piccolo spazio che occupa, si produce un'estenuante battaglia interna per nn rinunciare a quella forma di autonomia che è stat inculcata sin da piccino. il dover reagire, il dover equilibrare gli aspetti della propria sensibilità, il dover riconoscere le virtù imposte dai codici normalizzzanti. e tutto cio in uno spazio-tempo che è davvero minimo rispetto a cio che s'interriorizza e il tempo che occorre per cacciarlo fuori. se un'uomo ha vissuto più di 30anni nel dover rielaborare un pacchetto enorme d'ingiustizie che, anche nell'ambito analitico il paziente ne tira fuori un 50 per cento e nn più, è altrettanto comprensibile che gli aspetti belli di una persona (e qualcuno ce l'ho pure io), fatica, fatica e fatica a fuoriuscire e mostrarsi anch'esso come aspetto della personalità. perdura quindi una forma di angoscia di malessere che fa riflettere ma oltre alle riflessioni nn è facile andare. immagina di passare una bella serata insieme ad una buona amica che con tenerezza ti riempe il cuore di parole galanti, sane, dolci. ma il giorno dopo stai male come un cane e tale amlessere è dovuto niente meno che da il super-io che continua indisturbato a primeggiare nei confronti dell'i-coscente. si arriva a un punto che ti cascano le braccia e dentro di te l'unica cosa che conforta e che prima o pi tutto finisce per fortuna. questa è la vita, una lotteria di opportunità. ad essere onesto poche ma veramemnte poche ne ho avute e quelle poche le ho autodistrutte.
    Grazie Daniela per la tua preziosa e costante presenza nel forum,
    francesco
     
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  8. l.daniela
     
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    sai francesco, io nn so se parlare di te di chi mi sta intorno molto simile a noi o di me, credo che il ercorso sia un po' simile tra noi. magari nn nel dettaglio ma nella difesa. poi ognuno ha vissuto di conseguenza. quando nasci e scopri di avere emoioni che nessuno comprende idee astruse per i più, quando ti chiedi perchè proprio a me. e dentro di te hai un catalisma che ormai nessuno comprende che istintivamente hai provato tante volte a reagirlo nn sapendo come comunicare da bambino qs malessere. hai mai indagato che sforzo facevi per nn arrecare danno nè pensiero a chi ti stava intorno? quel sorriso ostentato per nn far vedere una vergogna per pensieri ed emozioni dentro te che sentivi. quella faticaccia per evitare che altri sipreoccupassero di cose che ormai avevi imparato a gestirti da solo pena un'atroce fatica e sofferenza, pur di nn sentire lafrustrazione di sentirsi così diversi, ridicolizzati, incompresi. intanto il mondo gira intorno coi suoi bei casini umani e noi siamo in mezzo e ce ne facciamo anche carico. nascondendoci così nn disturbiamo. ma nessuno, nessuno conosce il ns sforzo. nessuno capisce che fatica disumana stiamo facendo. io mi sono adultomorfizzata per nn sentire più nulla. mi sono alienata per un po'. finchè nn ho capito che all'origine di tutta la mia confusione c'era una dolcissima e coraggiosa bambina che nn aveva fatto altro che difendersi dal dolore e dalla frustrazione della sua diversità. solo in quel momento ho capito chiaramente che soltanto una persona come me avrebbe potuto capirmi in profondità, ma purtroppo nn ce n'erano, nessuno capiva quanto io amassi le persone intorno nascondendomi per nn disturbare, nessuno capiva che dietro una maschera da donnina c'era una tragedia di bambina. io ero anche arrabbiata e di questa rabbia facevo una colpa una grande colpa allora mi nascondevo anche per questo. nn potevo capire da bambina quanto mi stessi difendendo agendo così. nessuno poteva capirlo. poi ho trasformato mia questa reazione naturale agita per istinto protettivo. io mi ero protetta e proteggevo gli altri, ma siccome nn ce la facevo più a tratti li odiavo perchè nn leggevano quanto sforzo c'era da parte mia ed ignorandolo, chiedevano sempre di più ed io ero già stremata. noi bambini coraggiosi francesco noi bambini coraggiosi, siamo tutti dei piccoli eroi!
    un abbraccio forte
    daniela
     
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  9. spartan3000_it
     
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    Sembra dalle vostre discussioni che molto spesso ci si trovi a vivere la vita sentimentale in modo passivo come se i sentimenti possano essere solo provati, subiti, calati dall'alto. Ci si sente innamorati, ci si colpevolizza se non si provano i sentimenti giusti e piu' opportuni cioe' come dovrebbero essere secondo non so quali canoni e percezioni. A mio avviso e' un errore pensare ai sentimenti in questo modo esclusivamente passivo: possiamo essere protagonisti e assumere invece un ruolo attivo, possiamo amare noi per primi con un atto della volonta', possiamo fondare i rapporti e plasmarli perche' risultino armoniosi. Quando ci si comanda "amatevi gli uni gli altri" non e' sempre detto in generale che si debba provare amore in modo passivo perche' non sempre ti viene ma possiamo adeguarci lo stesso ad un valore e continuare ad amare esercitando la volonta'. Spero di essere stato chiaro su cosa intendo dire. Saluti a tutti.
     
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  10. l.daniela
     
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    ok, ma, per come ero messa io, spartan, soltanto dopo un lungo e laborioso lavoro consapevole. nel mio post stavo parlando del bambino. la proposta del Dottore verte proprio sull'educazione del bambino introverso. lui ci ha scritto un saggio nato da anni di studio ed esperienza ed io, insieme a molti altri, mi ci sono specchiata. soprattutto per quella fase in cui il bambino si chiede cosa percepisce dentro di sè che lo fa reagire in modo così diverso dagli altri bambini e trova conferma dal comportamento di questi. a lungo andare, piuttosto che litigare animatamente come fanno in molti, oppure agendo emozioni fuori misura come l'oppositivo che viene subito emarginato per la veemenza con cui agisce, si chiude. si isola, nn si confida, e tutto intorno continua a dare credito a questa sua sensazione. pensa, così di farcela da solo, sente nel suo intimo un gran collegamento con le sue buone intenzioni che poi via via smarrisce a favore del voler far parte del gruppo parte così una gran confusione. cosa può capire da questo un bambino lasciato solo? che è strano, che è colpa sua, e si vergogna, si maschera da bambino normale. da una parte nn dà fastidio oppure esagera, dall'altra sente di subire comunque ingiustamente e rimane confuso, sente qualcosa che nn va ma nn sa uscirne, la sua reazione quando le sue emozioni amplificate dentro di lui passano la misura, è quella di arrabbiarsi contro tutti quelli che nn ci arrivano a capire, a sostenerlo e dargli una spiegazione di quello che gli accade, si complica le cose credendo di risolverle e più le complica più si colpevolizza per le emozioni verso gli altri e per l'oppressione dentro di sè. nn riesce ad aprire un varco per far chierezza in quel mistero che ormai è per gli altri ma anche per sè stesso. sente che tutti lo vogliono la normale lui si vuole normale. mentre ha altri bisogni. nessuno capisce. da qui parte tutta la confusione, che si complica nel corso della vita di ognuno di noi. molti di noi poi, da bambini, erano circondati da persone a loro volta coinvolte da nn semplici fatti di vita, il bambino cosa può capire?. lui si chiude e tira tutte le conclusioni di un bambino. l'introverso si arrovella per cercare un senso, una soluzione che gli si attorciglia addosso. perchè ha smarrito il bandolo. si è protetto, lui si è solo protetto per come riusciva a fare e con gli strumenti che aveva, ha fatto del suo meglio. ma nessuno glielo dice e lui pensa di essere cattivo in un mondo di cattivi. un giorno ho riflettuto molto su questo e mi sono chiesta: per come agivo io, era possibile che qualcuno si accorgesse? NO, nn allora! nn ai miei tempi con la cultura e la società di allora, nè quella di oggi che oggettiva ogni essere. allora chi è cattivo? nessuno! mi sono fatta un esame di coscienza, NESSUNO allora poteva capire! posso fare tantissimo io oggi! lo so ora per me è facile (?????) canalizzare amore con serenità (????), con tutta l' intensità che nn viene comunque meno. ma rispetto tutti coloro che ancora nn hanno trovato la strada per trovare quel senso complicato da tanti fatti fuori dalla loro volontà. mi sento di incoraggiarli perchè la strada è davvero irta, ma solo iniziare a star male vuol dire che qualcosa dentro sta chiamando la loro attenzione. ripeto nn è facile, ci vuole tanto tempo, ognuno di noi ha il suo, ma ce ne vuole tanto e tante emozioni si muovono per un po' soprattutto quelle dalle quali abbiamo sempre glissato. ma ne vale la pena! io nn so dove mi trovo ma la grande paura e la grande angoscia si sono molto attenuate ed hanno ritrovato la loro collocazione all'occorrenza.
    un abbraccio comprensivo a tutti
    daniela
     
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  11. spartan3000_it
     
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    Andando a ritroso nei ricordi scatenati dai vostri interventi mi rendo conto come sia importante per il sentimento di autostima e consapevolezza della persona introversa e dunque per le sue possibilita' di vivere in armonia con il proprio ambiente sociale tutto quanto ha a che fare con il desiderio di approvazione sociale. L'introverso trova la sua fondamentale difficolta' nel sentirsi accettato e nel guadagnare approvazione sociale di cui ha come ogni essere umano disperato bisogno per costruire la sua autostima. Non vale ogni tentativo di affrancarsi da questo passaggio fondamentale: si puo' cercare di far dipendere poco il proprio benessere dall'accettazione che hanno gli altri del nostro modo di esistere ma il rischio e' di sprofondare in una disperante solitudine. Il pregiudizio e la mancata accettazione tollerante dell'introverso ha effetti disastrosi sul suo sviluppo evolutivo e bisogna dire che il sistema usa molto i sentimenti di "vergogna" alimentandoli per indurre i cittadini delle nostre societa' ad adeguarsi al consenso generale tacciando di devianza qualsiasi comportamento controcorrente. Nel mio caso ho risolto il problema dopo indicibili sofferenze in eta' adulta dopo essermi realizzato nella vita affettiva con il matrimonio che e' stato un fattore di equilibrio e compensazione fondamentale. A chi mi legge non posso che augurare di vivere in un ambiente migliore e piu' tollerante verso modi di esistere che il nostro contesto di societa' di massa poco accetta: io uso poi dire che un pesce ha bisogno dell'acqua per nuotare e una persona introversa ha bisogno di verdersi collocata socialmente in un ambiente idoneo alle sue caratteristiche per esprimere le sue potenzialita', guadagnarsi autostima ed esprimere il suo adattamento. Non vedremo mai un pesce arrampicarsi sugli alberi ma dobbiamo metterlo nell'acqua perche' per quell'ambiente si e' evoluto: non possiamo chiedere ad un introverso di acquisire comportamenti estroversi ma possiamo plasmare e selezionare il suo mondo attorno in modo che possa sentirsi a suo agio. La societa' dovrebbe aiutare questi processi.
     
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  12. l.daniela
     
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    sai cos'altro ho esperito ed in seguito trovato conferma con la lettura del saggio? che è proprio durate l'infanzia che abbiamo maggior bisogno di appartenenza dovuto soprattutto alla nostra vulnerabilità, quindi con il bisogno di protezione e di scambio intimo, nasce anche quella di appartenere a chi si cura di noi, al gruppo dei compagni di gioco, di scuola ecc. così inizia il gran caos perchè un bambino inroverso escluso è un bambino con tanta creatività, tanto intuito e tanta sensibilità. ma pur sempre un bambino.......
    ciao
    daniela

    Edited by l.daniela - 3/3/2009, 11:22
     
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  13. valeria passamonti
     
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    in ognuno di voi ritrovo un pezzetto di me sopratutto nella difficolta' che abbiamo nel capire che la nostra sensibilita' e' un dono grande, non una condanna e non una debolezza., che fatica capirlo, che lavoro ho dovuto fare sull'immagine interna negativa che mi ha condizionato la vita .Per tanto tempo ho pensato di meritarmi il male visto che conoscevo solo quello, avevo incamerato questo discorso interno''i tuoi genitori non ti hanno amato perche' non lo meriti''Di conseguenza, quando arrivavano carezze il diavoletto dentro di me diceva non te le meriti.....-Per tanto tempo questo logorio mentale mi ha rovinato la vita, portandomi a difese altissime, giuste se usate con i predatori, ma nocive se usate con persone sensibili e per fortuna ne ho conosciute.Ora dico, io penso di essere mediamente intelligente ma possibile che non capissi che era un gioco al massacro? No! Non lo capivo. Questo mi era stato passato insieme al mio nome e cognome ''non meriti amore'' la voce dei miei genitori tornava a sovrastare il tutto, dicendomi ''sei cattiva...cattiva...cattiva,proprio come mi diceva mia madre ogni volta che mi opponevo alle ingiustizie.Quindi quando qualcuno mi parlava dei miei valori, dentro di me pensavo'' povero illuso non mi conosce''e cosi' ogni gentilezza che mi arrivava la respingevo perche' mi consideravo un bleff ''mio Dio ormai erano riusciti a farmi sentire un mostro'' ed io che amo i bambini piu' di tutto al mondo non avevo pieta' della bambina incastrata in me. Vi svelo un altro giochetto che faceva la mia mente cosi'attaccata all' immagine interna negativa :se uno era particolarmente gentile con me mi dicevo'' perche' questo mi dice queste belle cose ? Dove e' il trucco ? e per paura di essere colpita facevo di tutto per rendermi sgradevole cosi' ero certa che si sarebbe allontanato.Poi ho cominciato a soffrire troppo avevo sete di verita' ed e' successa una cosa incredibile,durante una seduta analitica e' come se quello che il terapista mi diceva da tempo( che la mia natura era profondamente buona), mi fosse entrato dentro e' stata una sensazione di amore per me stessa troppo bella, piangevo ma di gioia,ad un certo punto lui ha fatto un gesto semplicissimo con le mani, ha diviso la mia vita in tre parti valeria piccola piena d'amore da dare da una parte a sinistra, nel mezzo valeria arrabbiatissima per le ingiustizie subite ed alla fine valeria che era pronta a raccogliere ed accogliere la bimba maltrattata e concedergli amore ed io HO SENTITO CHE ERA VERO,avevo abbassato le difese naturalmente per la prima volta.Ecco dico questo perche' noi siamo pronti ad accettare il bene solo quando pensiamo di meritarcelo ,ma dobbiamo anche capire che nessuno ci regala niente e allora perche' i maltrattamenti ce li meritiamo e il bene no?Se siamo cosi' giusti, allora perche' il male si e il bene no?non sara' forse che la sensibilita' meravigliosa che abbiamo dentro la rifiutiamo per paura di soffrire,per paura di affezionarci ad una persona che potrebbe poi abbandonarci ? ma se io abbasso le aspettative e considero il bene come un dono, per me la gioia e' qui ora, nel momento stesso che la sto vivendo, non ho bisogno di pensare a domani mi riempio il cuore di quel bene, e mi dico non permettero' piu' che passino i giorni passino gli anni senza che io viva......... ero in affanno pensando al futuro e non vivevo il presente ora sono consapevole che ci sono persone che mi vogliono bene veramente ,che per me ci saranno sempre come io per loro e non ho piu' paura.

    Edited by valeria passamonti - 3/3/2009, 14:28
     
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  14. francescoburich
     
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    NN sento di poter rispondere a alle problematiche riguardo i sentimenti eil modo soggettivo di viverli. Credo che il cervello riconosce "il piacere" nn in un unico centro: ossia nn può essere felice uan persona se sviluppa solo il bisogno-piacere di mangiare, ne tantomeno chi vive di cultura, ne chi delega la propria vita nella religione e nella politica, ne tantomeno ancora chi definisce la propria felicità nel rapporto d'amore. Quando osservo la mia vita, la mia desolata esistenza, nn vedo che un'atroce sofferrenza che si è prodigata dalla mia venuta al mondo ed è stata drammatica per un susseguirsi di vicissitudini. Comprendo daniela quando dice di chissà quante volte una persona si è massacrata e disunita pur di proteggere gli altri. quante volte ho sentito che il silenzio era l'unica cosa che mi veniva consentita perchè altrimenti avrei rotto le uova nel paniere a chi a solo pensato di farla franca. quante volte ho dovuto ingoiare merda per nn danneggiare le persone che nn hanno mai messo la faccia in nome di una equa giustizia morale. quanta immondizia e quanta confusione si è accumulata dentro di me per provare ad emergere come uomo polivalente. NN è questo quello che vuole la societa? Che un individuo si definisca attraverso forme di fenotipizzazione che vengono riconosciuti sul modello di codici normalizzanti. Ma dentro di me sono sempre stato semplicemente francesco, un bambino sensibile che per una causa o per un'altra ha sempre dovuto vivere su di un piano più adulto rispetto a i miei stessi coetanei, ma rimanendo pur sempre un bimbo. La stessa sensibilità che passa come sempre in secondo piano, è l'ennesima prepotenza che un individuo sensibile riceve anche se è alto 2 m2tri e porta due spalle tante così... Tramite un'astuzia che io nn possiedo, in ogni situazione in cui provo a inserirmi, ne esco sempre con le ossa rotte. ho una vita lavorativa disastrosa simile a uan persona straniera che mette i piedi in territorio straniero e nn è protetto da alcuna legge. Di riflesso vince come sempre il più astuto, colui che si fa vittima o si ritiene forte ma senza raccontarla giusta, quantoa onestà. Provasse qualcuno a trovarsi in mezzo a una savana dove vi sono animali feroci, e di conseguenza provasse qualcuno ad abbassare il livello di guardia. E' abbastanza ovvio che il mio sistema di controllo e abbstanza elevato. Ogni qual volta mi sono fidato, ne ho pagato conseguenze che mi hanno reso un handicappato nella vita. Oltre ai problemi giudiziari a cui sono andato incontro, nell'arco di pochi annni ho perduto il lavoro, ho perduto il contatto con gli altri, ho perduto la serenità economica, ho perduto la stima in me stesso e in aggiunta a cio sono 16 anni che nn vivo una relazione sentimentale ala quale potermi rilasciare. Sono stato abituato a vivere come una bestia a soddisfare i bisogni nell'immediatezza, a soddisfarli senza renderli degni di me come persona umana e per questo bisognosa quanto gli altri. NN ho quasi mai ricevuto una forma di affetto che nn mi divenisse uan gabbia (invisibile ma sempre gabbia) nel quale potessi imparare a vivere momenti di leggerezza che mi avessero permesso di riprendere le dovute forze e rivominciare a vivere per me. Io dentro di me nn esisto, per me esistono tutte le persone che mi hanno aiutato, esistono tutti i figli di puttana che nn aspettano altro di trovrmi in un momento di fragilità e portarmi così verso l'umiliazione. Io so che esistono cani bastardi del genere. gente che per sentirsi un po' meglio debbono tenere il prossimo sotto al loro sferza emotiva. ed io sono un debole, un fragile, eds uno che fa solo spaventoa se stesso per il fatto stesso di avere uno straniero dentro di me. da tempo ho smesso di credere all'essere umano. e l'unica cosa che mi rende sereno e che alla "grande quiete" ci arriveremo tutti. Ps: per tutti coloro che dietro le mie parole,intendono vederci il vittimismo, bè, continuassero a crederlo. Io conosco la mia vita e so che nn sono un mentitore e che faccio quelloc he posso. ma di più nn posso chiedere alla vita,
    un abraccio, francesco
     
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  15. l.daniela
     
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    lo so francesco in alcune parti capisco quello che dici, in altre no, ho un vissuto di donna. ma la solitudine interiore, il vuoto riempito da un nemico, quella l'ho conosciuta anch'io, ed a tratti torna, come in qs momento che ho letto di te. comunque,
    magari nn ti consola, ma sai cosa è molto peggio? veder soffrire così, una delle persone che ami. quando vive questi picchi bassi e nn posso fare nulla. sai quando è toccato a me, chissene! ero io sapevo cosa succcedeva dentro me. ma ora che nn sento se nn per riflesso, e nn posso gestirla io sto letteralmente impazzendo, senza nemmeno poter esternare!
    qundo prende te, pensa che ci siamo noi con cui poter parlare di te in grado di capire i tuoi stati d'animo, e il Dr. Anepeta che sicuramente, tra un po' ti farà vedere quello straniero per ciò che in realtà è!
    un forte abbraccio
    daniela

    Edited by l.daniela - 3/3/2009, 15:50
     
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36 replies since 29/8/2008, 16:05   2226 views
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