Come fa un introverso?

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  1. francescoburich
     
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    Le tue parole Daniela sono sempre piene di comprensione. Comprendo dietro le tue parole una sensibilità semplice e per questo bella d'ascoltare. Vogliamo o nn tutti portiamo dentro un retaggio pesante e la pesantezza è soggettiva per alcuni aspetti tra individuo eindividuo.Prova ad immagginare due persone che s'innamorano reciprocamente e che dopo un'iniziale conoscenza, sentono il piacere, il bisogno d'approfondire di esprimere il sentimento d'amore che l'incontro gli ha provocato. Inizialmente può succedere che i due abbiano delle resistenze, degli approcci simili ma anche diversi, in quanto uno è un uomo e lei è una donna, e man mano che il rapporto richiede più intimità, i due amorosi sciolgono l'uno verso l'altro. Per tutto cio ci vuole uno spazio temporale necessario affinchè si riesca a sentirsi in sintonia reciproca. Ora immagina una persona che nella propria vita nn ha avuto alcuna forma d'affetto se nn falsa, tanto per dimostrare la parzialità, ma che senza accorgesene viene interpretata attraverso pesanti forme d'ambivalenza. Si arriva ad un'età precisa dove il soggetto ha vissutto le forme di amore, di affetto, attraverso delle forti negazioni e attraverso una forma di ingabbiamento. Tenendo una persona sotto la propria sferza emotiva e nn attraverso una reciproca comlicità, Mi succede alcune volte di vedere(lavoro con l'handicap) utenti che se potessero si ribbalterebbero dalla carrozzina pur di nn sentirsi tanto abbracciati dai prorpi genitori, dagli operatori, dai preti. iL motivo lo sento nel fatto che tanti di loro sentono che quel'abbarccio, quell'amore è un fatto di fare pena, di essere un diverso, un handicappato. Nn sono mai stato con una compagna da quando ero fidanzato con helena, una tenera e dolce ragazza che incontrai in una vacanza e viveva a Roma lavorando alla pari. ma poi prima una mengite batterologica, poi un male maligno all'utero...impegnai tutto me stesso atraverso delle lunghe letere che m'inviava mamma Ivon (la mamma di helena) affichè la figlia (giustamente) tornasse a vivere e a curarsi in Svezia. E così fu, la sostenei come un fratello per lungo tempo ed oggi so che è una donna sposata e che ha un figlio. per me fu un distacco molto forte, piansi molto e da li in poi nn ebbi più una compagna. Quando mi capitava una donna sotto le mani mi scattava solo il bisogno di fare sesso, di farlo di continuo, di farlo in maniera maschia. ma le carezze, le coccole, una parte di me nn le sopportava e nn le soporta proprio. NN ho mai imparato a ricevere amore ma soloa cadere e rialzarmi, e pian piano senza rendermene conto ho dato accesso al codice anestetico che mi è servito in virtù dei bisogni che coprivo tramite l'immediatezza. Oggi mi rendo conto che dentro di me sono un handicappato, una persona che nn è capace a relazionarsi con una donna, anche perchè le donne spesso tendono a soffocare aimprimere forme di affetto indotte come se si stesse a una scuola per imparare. ma l'amore nn va imparato in maniera accademica, ma bisogna che vi siano due componenti umane che attraverso la naturalezza dei rispettivi sentire, attivino liberamente il bisogno di affinare le singolari qualità intrinseche ad entrambi.
    Un tenero abbraccio, francesco
     
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  2. l.daniela
     
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    capisco, francesco. anche a me facevano arrabbiare le persone che si limitavano a esternarmi la loro pena senza provare comprensione. tu ora stai andando nella direzione più adatta a te. hai scelto di ritrovarti con l'aiuto di una persona speciale. ora hai bisogno solo di pazienza e di ascolto. per l'ascolto, ripeto, noi siamo qui. per la pazienza.....man mano che scioglierai tutti gli "ingarbugliamenti" causati dalla nostra sensibilità che si attorciglia alla nostra complessità di esseri umani, avrai la curiosità di procedere. sei ancora giovane! mio papà, quando la sua azienda si è trasferita a......roma ( :P siamo di milano), a quarantott'anni ha trovato un altro impiego e si è risposato a cinquantadue anni. mio fratello ha avuto il terzo figlio a cinquanta. basta crederci, senza fretta.
    un abbraccio forte, di sostegno
    daniela
     
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  3. chibiusa700
     
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    Claustrofobia... praticamente non posso amare se non per brevi periodi... L'amore lo sento solo se mi allontano da lui (forse), il travolgimento solo i primi tre mesi. L'essere destinato a non amare se non per brevi periodi... bellissima sta cosa... Convinvenza e matrimonio??? Da piccola li sognavo ma ho capito che non fanno per me quindi anche questo sogno infranto yuppi! Quale sarà il prossimo? Che senza ha vivere senza amare?
     
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  4. _pardo_
     
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    QUOTE (chibiusa700 @ 8/9/2009, 02:22)
    Claustrofobia... praticamente non posso amare se non per brevi periodi... L'amore lo sento solo se mi allontano da lui (forse), il travolgimento solo i primi tre mesi. L'essere destinato a non amare se non per brevi periodi... bellissima sta cosa... Convinvenza e matrimonio??? Da piccola li sognavo ma ho capito che non fanno per me quindi anche questo sogno infranto yuppi! Quale sarà il prossimo? Che senso ha vivere senza amare?

    "L'amore e` per i poeti" :)
    Ho fatto spesso la stessa riflessione, a parte il "che senso ha vivere senza", che ho sempre ritenuto esagerazione.
    Rifiuto comunque l'idea di privarsi di una famiglia, soltanto perche` non si condivide l'idea di amore romantico propagandata dai piu`.
     
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  5. Nicola.
     
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    riesumare topic è uno spassooo


    Io la convivenza non la vedo come drammatica, non necessariamente. Se ognuno ha una sua camera, inteso come spazio di isolamento, e l'altra persona non ha problemi ad accettare la tua necessità di stare solo, il gioco è per il 50% fatto. Poi c'è tutta una serie di regola di educazione, e quello si modulano in base alle necessità rispettive.

    Io ho convissuto in casa con studenti per 3 anni, con camera singola salvo gli ultimi 5-6 mesi in doppia (con uno dei miei migliori amici). Alla fine io con la mia tendenza all'isolamento avevo un po' perso la "proprietà" della casa. Nel senso che stavo relegato in camera mia, lasciando cucina, salottino a disposizione degli altri (eccetto quando dovevo mangiare). Era una convivenza tranquilla, dove ci si ignorava per lo più (eccetto con il mio amico). non avevo problemi a sopportarla ma mi intristiva e non mi faceva sentire a mio agio!
     
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  6. Franz86
     
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    CITAZIONE (Nicola. @ 30/9/2012, 18:33) 
    riesumare topic è uno spassooo


    Io la convivenza non la vedo come drammatica, non necessariamente. Se ognuno ha una sua camera, inteso come spazio di isolamento, e l'altra persona non ha problemi ad accettare la tua necessità di stare solo, il gioco è per il 50% fatto. Poi c'è tutta una serie di regola di educazione, e quello si modulano in base alle necessità rispettive.

    Io ho convissuto in casa con studenti per 3 anni, con camera singola salvo gli ultimi 5-6 mesi in doppia (con uno dei miei migliori amici). Alla fine io con la mia tendenza all'isolamento avevo un po' perso la "proprietà" della casa. Nel senso che stavo relegato in camera mia, lasciando cucina, salottino a disposizione degli altri (eccetto quando dovevo mangiare). Era una convivenza tranquilla, dove ci si ignorava per lo più (eccetto con il mio amico). non avevo problemi a sopportarla ma mi intristiva e non mi faceva sentire a mio agio!

    Sì, ho convissuto anch'io con altri esseri umani in contesti non proprio creati per mettere la gente a proprio agio, quindi la cosa è evidentemente possibile.

    Ma se si parla di relazioni di coppia allora la cosa è differente, perchè in quel caso non dovrebbe trattarsi di un tollerarsi ed ignorarsi reciprocamente ... :D
    E in effetti ho qualche difficoltà ad immaginarmi in una relazione duratura con tanto di convivenza.
    Ma :
    1) si tratta di un' eventualità remota.
    2) pensarci ora è inutile, si improvviserà sul momento, eventualmente. In ogni caso ho fede nel fatto che più starò bene con me stesso, più riuscirò a gestire meglio ogni sorta di rapporto umano.

    Mi faccio i complimenti da solo per la profondità delle mie argomentazioni. :lol:
     
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  7. Nicola.
     
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    io quando dico "sopportarla" non mi riferisco ad una compagna eh! l'oggetto era la "convivenza"! parlavo di convivenza tra studenti

    convivenza di coppia, non la vedo drammatica se la coppia funziona, basta che si abbia un minimo di spazio di manovra
     
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36 replies since 29/8/2008, 16:05   2226 views
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