Serial Killer Introversi

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  1. maria rossi
     
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    Non ricordo bene ma c'è un post del dott.Anepeta in cui descriveva l'esercitare (magari anche solo nella fantasia o semplicemente in qualche comportamento secondario, non per forza in fatti eclatanti) un pò di cattiveria, di spietatezza o di incuranza verso l'altro di tanto in tanto vissuto come atto di verità/autenticità e libertà. Questo veniva spiegato come una compensazione alla iper-scrupolosità che spesso una persona introversa ha verso l'altro e che può portare ad un' attenzione delle ragioni degli altri a scapito delle proprie. La sintonizzazione che inconsapevolemente un introverso mette in atto con le persone con cui si relaziona lo fanno spesso sentire trattenuto, attento e mortificato per proteggere e non ferire l'altro. Questo comportamento se non è costitutuvamente compensato/integrato con l'ascolto e la solidarizzazione anche con le proprie ragioni e col proprio sentire può portare ad una saturazione
    empatica che fa sentire le persone false, finte, impedite e non libere di esprimersi veramente. Si aggiunge poi il fatto ceh un introverso generalmente ha uno spiccato senso dell giustizia e che il vivere condizionati dal gudizio e/o dalle aspettative altrui alla lunga faccia riempire gli animi di una rabbia giustizialista magari sopita e inconsapeole o avvertita e soffocata. Spesso nel vissuto di un introverso si ritrova un'arrabbiatura atavica verso tutto e tutti proprio per questo.
    "Io ho dato tanto adesso mi prendo qualche cosa e te la faccio pagare!"oppure "mi sono tenuto, tenuto tenuto ma adesso non passi!"

    Peccato che per agire comportamenti del genere senza sentirsi in colpa bisogna anestetizzarsi verso l'altro. In questi momenti di anestetizzazione paradossalmente ci si può sentire più veri, finalmente, meno bloccati o inibiti da paure, più forti e spregiudicati, in una parola vivi. Ma si fa una piccola confusione, si scambia un sintomo per un altro. Il bisogno di staccare l'empatia e il primato dell'altro non significano che in fondo in fondo c'è una zona d'ombra "cattiva e anti-sociale" dentro di noi che generalmente resta sopita e controllata ma solo che nel quotidiano non siamo affatto in contatto con il nostro bisogno di individuazione (da non confondersi con l'individualismo), con le nostre ragioni i nostri bisogni più autentici. bisogni che non implicano affatto l'annullare l'altro.

    La vera solidarietà con l'altro passa per la solidarietà con se stessi e viceversa. Se un polo viene soddisfatto a discapito dell'altro in maniera sistematica e strutturale prima o poi il nostro sistema interno (psico-fisico) cercherà di mandarci dei segnali per farci capire che c'è uno squilibrio disfunzionale al quale dover mettere mano. Staremo male. Il dolore ci vorrà dire questo che stiamo abdicando al nostro dovere di gestire in maniera equa e integrata i due poli della nostra esistenza (appartenenza/individuazione). Ma purtroppo quasi mai si interpreta così il dolore o la rabbia e cadiamo in rimedi che non cambiano nulla e non spostano il porblam di una virgola erchè non l'hanno com-preso.

    Non è un caso, infatti, che persone miti, sensibili e scrupolose ogni tanto agiscano in maniera più o meno consapevole dei gesti di ritorsione o di crudeltà (seppur piccola) ciclica verso il prossimo. La misura è colma, l'attenzione verso l'altro è vissuta come una servitù, un sottostare, un non avere il coraggio di prendere e aggredire. La situazione di ingiustizia è palese e vera ma non è facendola pagare agli altri che si sarà sistemata la cosa, anzi! Di solito dopo questi "momenti", ci si spaventa o ci si sente in colpa e si ritornerà alla situazione di prima per riparare, si sarà di nuovo a disposizione solo dell'altro (inteso in senso, simbolico in tutte le sue accezioni cluturali, morali, sociali non solo in senso antropomorfico) e si metterà da parte ricominciando da capo.

    L'abbaglio del "mors tua vita mea" in questi casi diventa evidente e ci si ritorce contro.
    Il porblema nella vita non è tanto "con te o con me" ma "con te e con me". Il difficile è trovare e saper mantenere qesto equilibrio, tanto più se si ha una sensibilità maggiore ed uno spiccato senso della giustizia, entrambi tratti caratteristici dell'introversione.
     
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6 replies since 7/1/2011, 10:20   1153 views
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