Mio figlio ha lasciato la scuola

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  1. dorelan
     
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    Scusatemi, ho letto solo oggi le vostre risposte, venerdì scorso c'è stato un incontro tra me, mio marito, lo psicologo e l'educatore che seguono il ragazzo (ovviamente era presente anche lui) per fare il punto della situazione. Lo psicologo, che tra l'altro è giovane e molto simpatico, ci ha spiegato che Emanuele (così si chiama mio figlio) ha una grande voglia di stare con gli altri, ma è bloccato dall'ansia e dalla paura del confronto con i suoi coetanei. Ora la mia speranza è puntata sulle capacità e sulla grande disponibilità di queste persone, da questo punto di vista mi ritengo fortunata perchè hanno dimostrato competenza, umanità e professionalità. Mio marito invece dice che secondo lui sto buttando i miei soldi, che per lui la soluzione è forzare il ragazzo, anche con modi bruschi ed autoritari. Io so per esperienza che quando ero giovane più mi spronavano, anche con le brutte, a darmi la cosiddetta "svegliata", più mi sentivo una deficiente perchè non riuscivo ad essere come mi volevano loro, per cui cerco di non far pesare a mio figlio le sue difficoltà, anche se a volte anch'io mi innervosisco quando si impunta come un mulo e non va avanti. Il mio è un crucciarsi continuo su domande del tipo:"sono una buona madre ?" oppure "stiamo facendo il giusto per aiutarlo?", forse dovrei farmi meno domande ed accettare i miei limiti di genitore, cercando di essere con lui leale e sincera e spiegandogli che anch'io ho le mie debolezze e faccio i miei sbagli, ma nel contempo facendogli sentire che lui può sempre contare su di me, per quanto "imperfetta" io possa essere. Concordo pienamente sul fatto che il lavoro che egli deve fare è accettarsi, come del resto lo stesso psicologo gli ha spiegato e mi ha spiegato, facendoci capire che l'introversione è una questione "temperamentale" legata anche a fattori biologici ed ereditari, acuita ovviamente dai fattori ambientali, e non è un difetto o un'imperfezione, ma semplicemente una caratteristica dell'essere umano come lo sono i capelli neri o gli occhi azzurri ecc. ecc. Purtroppo nella nostra cultura conta invece la cosiddetta "faccia tosta", (del resto è considerata una qualità nei popoli latini, di natura più estroversa rispetto ad altri popolazioni), per cui il timido e l'introverso viene considerato uno sfigato. Oltretutto noi viviamo a Roma, dove l'estroversione ed il gusto per la battuta iperversano, soprattutto tra i ragazzi, per cui lascio immaginare come se la vive un timidone o un introverso, l'epiteto classico è "cojone" per chi viene considerato poco sveglio. Credo pertanto che Emanuele dovrà rafforzarsi e, sembra brutto dirlo, rassegnarsi alla sua introversione, tanto non credo che esista una scuola ideale, tutto sta a non isolarsi e crearsi quei due o tre amici "buoni", che ti accettano così come sei. Vi ringrazio tutti per i buoni consigli che mi avete dato.
     
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  2. star***
     
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    Mi permetto di consigliarti la lettura del saggio del dottor Anepeta, e forse, se tuo figlio volesse unirsi al gruppo di Davide per la visione di film, commento di libri ecc, potrebbe incontrare delle persone a lui affini e Davide, che è un ragazzo molto in gamba, potrebbe aiutarlo.
    Purtroppo i padri hanno questa visione più autoritaria, vedo che è così nelle realtà che mi circondano.
    Ma sapere essere autoritari non significa essere despoti. Ma si può essere autoritari e fermi, rispettando nel contempo le caratteristiche della persona che abbiamo di fronte. Ogni aspetto caratteriale è allo stesso tempo una dote e un difetto, dipende dal contesto in cui ci si inserisce.
    Tuo figlio dovrà trovare la sua giusta collocazione per valorizzare gli aspetti caratteriali che lo caratterizzano. Io ho una bimba piccola e mi pongo ogni giorno il problema sui limiti, come educarla senza schiacciarla. Già vedo che è difficile. A me piace molto il metodo Montessori e Steineriano, ho letto molto su questi argomenti.
    Un abbraccio
     
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  3. imperia69
     
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    Hai provato anche a raccontargli della tua introversione, di quello che hai vissuto, provato quando avevi la sua età e come l'hai superato, quali scelte, col senno di poi, pensi di aver fatto "giuste" e quali errori ritieni di aver commesso? Senza voler fornire delle regole universali di comportamento, che tanto non esistono, ma semplicemente dicendo "A me è successo questo, ho reagito così e il risultato è stato questo". E' una cosa che i genitori non fanno mai, forse perché pensano che il loro ruolo sia quello di essere "infallibili". Ma quando i figli sono abbastanza grandi per capire, magari riconoscere che i genitori sono "umani", con una loro storia, i loro limiti, le esperienze che li hanno formati può essere un'occasione di crescita (per entrambi).
    Forzare la mano serve solo a generare risentimento, non è mai una scelta felice.
     
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  4. marcello.difiore
     
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    x dorelan. L'idea di suo marito è estremamente pericolosa ed è quindi da rigettare nella maniera più assoluta. E' importante anche stare attenti ai dettagli, che solo apparentemente sono trascurabili : l'introversione non và accettata ma và riconosciuta; l'introversione non è una quantità ma una qualità e quindi non può essere nè aumentata nè diminuita, ma può essere interferita; è la timidezza invece ad essere una quantità che può essere aumentata o diminuita ( al limite rimossa ).
     
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18 replies since 26/7/2011, 16:51   1174 views
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