Amici e bisogno di attenzione

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  1. Nicola.
     
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    forse è una situazione più prettamente femminile
     
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  2. Miyamoto Musashi
     
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    Io noto la paura di entrare in una conoscenza profonda con l'altro, di condividerne il dolore. La maggioranza delle persone, non vuole problemi. Magari nel tuo caso, quelle tue amiche preferiscono delle conversazioni su un terreno stabile, mentre invece una conversazione sincera potrebbe metterle di fronte a delle verità sgradite.
     
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  3. Ember
     
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    CITAZIONE (Miyamoto Musashi @ 30/5/2012, 22:26) 
    Io noto la paura di entrare in una conoscenza profonda con l'altro, di condividerne il dolore. La maggioranza delle persone, non vuole problemi.

    In parte si, io stessa sinceramente spesso preferirei evitarli :D
    Ma continuo a pensare che non sia il loro caso, vorrebbe dire che ho proprio sottovalutato quelle persone (o l'affetto che ci lega) e non ho in realtà dei motivi per pensarlo.
     
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  4. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    siete mai stati abbandonati da quelli che erano i vostri migliori amici?
     
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  5. alexey86
     
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    Se è capitato a te mi dispiace :( . A me non è ancora capitato anche perchè non ho una socialità che mi permetta di approfondire le amicizie in due parole sono tipo un porto di mare: gente che va e viene dalla mia vita continuamente :)
     
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  6. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    non è che proprio sono stata abbandonata...

    ci siamo perse di vista quando ho finito le superiori e mi sono trasferita.
    da quel momento ci siamo progressivamente allontanate, poi anche lei si è trasferita (all'estero) e da allora abbiamo smesso anche di scriverci, praticamente.
    ci vediamo giusto una o due volte all'anno... per carità, quando ci vediamo è come se il tempo non fosse mai passato e io mi sento in totale libertà, esattamente come quando avevamo 15 anni, però devo essere sempre io a contattarla e a scriverle per prima...

    ad un certo punto mi sono stufata e ho smesso, perchè per me è stressante, significa che a me non pensi mai e non hai nessun interesse a cercarmi.

    a me però dispiace...
    cioè, in verità a me non mi cerca mai nessuno :P e quindi mi sono abbastanza rassegnata, però recentemente è successa una di quelle cose che teoricamente riavvicina le persone, però lei non mi ha cagato minimamente, nè una mail, nè un messaggino stitico, zero assoluto, al che mi sono del tutto rassegnata al fatto che non gliene importa niente.

    in verità non è una vicenda così importante, però volevo rilanciare una discussione :D
     
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  7. alexey86
     
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    Si vede che, dalla sua parte, il rapporto è morto invece dalla tua conta solo la qualità. Racconto un aneddoto di mio papà che per lui le amicizie si mettono solo in pausa e non muoiono mai. Mio fratello cercava un lavoro di stagista per architettura e mio papà dice "conosco una architetta che è mia amica. Ti porto a conoscerla!". Il giorno fatidico partono papà & son verso l'architetta. Mio papà suona e parte con il solito "ciao come va/come non va" e l'architetta dice "ma tu chi sei?" "sono sebastiano! sei invecchiata eh!". Erano 30 anni che non si vedevano :D . Anch'io sono uguale... alla fine un giro di sms lo mando a tutti e poi con FB è una gran comodità per sapere le ultime novità di gente lontana
     
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  8. yukino76
     
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    CITAZIONE (Miyamoto Musashi @ 30/5/2012, 21:26) 
    Io noto la paura di entrare in una conoscenza profonda con l'altro, di condividerne il dolore. La maggioranza delle persone, non vuole problemi. Magari nel tuo caso, quelle tue amiche preferiscono delle conversazioni su un terreno stabile, mentre invece una conversazione sincera potrebbe metterle di fronte a delle verità sgradite.

    Penso tu abbia colto il punto.
    Secondo il mio modesto parere, il "problema" (se così si può definire) è che spesso l'introverso ascolta molto più che parlare, riesce a mettersi nei panni dell'altro, riesce a dire e fare ciò che l'altro, per certi versi, vuole e si aspetta (consigli, rassicurazioni, disponibilità, calma), perchè non vuole ferire nessuno, anzi (o almeno è così per me). L'introverso viene visto come una "roccia", in virtù della sua immagine esteriore di calma, pacatezza, efficienza e spesso dolcezza. (parlo un pò da INFJ, forse :unsure: )
    Il dramma sorge quando TU, introverso, hai bisogno che qualcuno ti venga incontro e capisca le TUE necessità, una volta tanto; ci sono dei momenti nella vita in cui non sei nelle condizioni emotive di "accontentare" gli altri o di fare da "consulente"; ci sono dei momenti in cui sei TU a cercare quell'empatia e quella comprensione che spesso dedichi agli altri; ci sono dei momenti in cui sei TU a cercare un "consulente" o qualcuno che ti venga incontro. Non sto dicendo che gi altri debbano risolverti i problemi, ma anche solo "ascoltarti" e cercare di capire il TUO punto di vista sarebbe sufficiente. E' in questi momenti che scopri, drammaticamente, che sei solo: spesso e volentieri gli altri non ti vengono incontro, ma, a volte, addirittura, ti abbandonano. Forse da parte degli altri c'è confusione a causa del tuo cambio di posizione: il "consulente", quello sempre calmo e disposto ad ascoltare, che si mostra improvvisamente insofferente, debole, eccessivamente passionale o emotivo, e a volte anche apparentemente pieno di rabbia; già, la rabbia (feroce e divorante) perchè più non ti senti capito, nonostante provi a verbalizzare ciò che hai dentro, ma gli altri continuano a non capire (o forse, in fondo, sei TU a non saperti spiegare, o sei semplicemnte ALTRO e DIVERSO dagli altri, quindi incomprensibile, e quindi... da evitare), più la rabbia cresce.
    E queste cose le capisci fin da piccolo, questo senso di essere ALTRO, di cercare dagli altri qualcosa, forse, che gli altri non sono in grado di darti. Poi subentra la timidezza, l'insicurezza, il senso di inferiorità, e la paura, ... e scappi (eviti l'eccessivo convolgimento emotivo, non fai più avvicinare nessuno).

    Edited by yukino76 - 8/1/2013, 11:59
     
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  9. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    mmh... non intedevo questo, in verità.

    nel mio caso, si tratta semplicemnte di una persona (quella che per tutta l'adolescenza è stata la mia migliore amica) che dovevo sempre chiamare io per prima, altrimenti non mi avrebbe cercato mai.

    io posso capire che una persona abbia questa modalità di comportamento con tutti (ma non era il caso suo), anche se mi fa soffrire, perchè io sono una persona che - forse sbaglio io eh - ha bisogno ogni tanto di sapere che al mondo esiste qualcuno che ha affetto verso di lei e glielo dimostra, cercandola.

    soltanto che, ripeto, questa regola vale nella norma, ma non in quei casi eccezionali in cui il codice sociale più elementare prevede che una persona si interessi a te (in particolar modo se era la tua migliore amica).

    dal momento che nemmeno questo fatto l'ha smossa, la pietra che già da anni ci avevo messo sopra ora è sprofondata ancora più saldamente.
     
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  10. Franz86
     
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    CITAZIONE (houccisoilariadusieleièrisorta @ 8/1/2013, 11:37) 
    mmh... non intedevo questo, in verità.

    nel mio caso, si tratta semplicemnte di una persona (quella che per tutta l'adolescenza è stata la mia migliore amica) che dovevo sempre chiamare io per prima, altrimenti non mi avrebbe cercato mai.

    io posso capire che una persona abbia questa modalità di comportamento con tutti (ma non era il caso suo), anche se mi fa soffrire, perchè io sono una persona che - forse sbaglio io eh - ha bisogno ogni tanto di sapere che al mondo esiste qualcuno che ha affetto verso di lei e glielo dimostra, cercandola.

    soltanto che, ripeto, questa regola vale nella norma, ma non in quei casi eccezionali in cui il codice sociale più elementare prevede che una persona si interessi a te (in particolar modo se era la tua migliore amica).

    dal momento che nemmeno questo fatto l'ha smossa, la pietra che già da anni ci avevo messo sopra ora è sprofondata ancora più saldamente.

    La situazione mi è familiare.
    No, io non credo che ci siano "persone che abbiano questa modalità di comportamento", almeno non in un rapporto che sia definibile come significativo da entrambe le parti in causa. Quando ci sono queste situazioni qualcosa non va, secondo me.

    Da quello che hai scritto si tratta di un rapporto a distanza: in realtà credo si tratti del genere di rapporti più difficili da tenere insieme, e che curiosamente possono diventare una sorta di trappola, forse specialmente per le persone più introverse. Dal momento che non ci si vede e non ci si frequenta una parte può comunque continuare ad illudersi che tutto sia come nei "bei tempi andati" (concretamente in effetti manca una netta prova del contrario), e quando ci si vede, quella volta ogni morte di vescovo, si può anche rafforzare l' illusione grazie ad un incontro che pare riconfermare il vecchio vincolo affettivo. Ma qui bisogna stare attenti ai limiti dell' empatia e alla trappola dell' autoillusione: l' altro può vivere l' incontro come una estemporanea, per quanto piacevole, rimpatriata, mentre noi, che avremmo bisogno del solito "rapporto profondo, esclusivo etc." ci convinciamo (perchè ne abbiamo bisogno) che tutto sia rimasto uguale.
    Ma invece niente resta uguale, se non c'è frequentazione regolare purtroppo, ed in barba ad ogni idealismo, i rapporti (presto o tardi) affondano, che si tratti di grandi amicizie, grandi amori etc. Se ci si vede una o due volte l' anno restano fuori altri 363-364 giorni ... cioè tutta un' altra vita.

    Quindi la parola d' ordine è sempre la stessa (cit.): reciprocità. Nei rapporti umani ci deve essere sempre: quando ci sono sbilanciamenti palesi è segno che la situazione non va più bene. Certo, poi quando si è coinvolti emotivamente è difficile comportarsi in modo razionale ...

    p.s.: situazioni vissute dall' una e dall' altra parte
     
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  11. Miyamoto Musashi
     
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    Di solito tendo ad avere una memoria abbastanza viva di tutte le amicizie dall'infanzia in poi. E quando ci si rivede, ci si ritrova di solito in modo reciproco, ma anche no.
    Se non ci si ritrova è perché uno dei due è cambiato (o entrambi), e nelle amicizie che si fanno durante l'infanzia e l'adolescenza questo rischio è abbastanza alto. Nonostante questo il ricordo rimane vivo.
    Alcuni, sono più portati ad avere degli amici e tenerseli per tutta la vità, perché da quando sono piccoli sono sempre più o meno gli stessi.
     
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  12. Diogene W
     
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    CITAZIONE
    siete mai stati abbandonati da quelli che erano i vostri migliori amici?

    Da piccola mi è capitato spesso (forse spesso è eccessivo :hmm.gif: ), ora preferisco essere io la causa di un allontanamento. Molto più comodo.

    CITAZIONE
    Quindi la parola d' ordine è sempre la stessa (cit.): reciprocità. Nei rapporti umani ci deve essere sempre: quando ci sono sbilanciamenti palesi è segno che la situazione non va più bene.

    é anche vero che la "reciprocità" che intende uno può non essere quello che intende l'altro. Chi stabilisce l'equilibrio?
     
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  13. Miyamoto Musashi
     
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    CITAZIONE
    Il dramma sorge quando TU, introverso, hai bisogno che qualcuno ti venga incontro e capisca le TUE necessità, una volta tanto; ci sono dei momenti nella vita in cui non sei nelle condizioni emotive di "accontentare" gli altri o di fare da "consulente"; ci sono dei momenti in cui sei TU a cercare quell'empatia e quella comprensione che spesso dedichi agli altri; ci sono dei momenti in cui sei TU a cercare un "consulente" o qualcuno che ti venga incontro. Non sto dicendo che gi altri debbano risolverti i problemi, ma anche solo "ascoltarti" e cercare di capire il TUO punto di vista sarebbe sufficiente.

    Infatti su questo punto l'introverso sta un po' in difetto, secondo me. Perché se da un lato è sempre pronto ad ascoltare quello che gli altri hanno da dire e lo capisce al volo. Se prova a spiegarsi e dare le sue ragioni, gli altri non lo ricambiano, si prendono la comprensione e non gli danno nulla in cambio. Questo può essere certamente problematico.
     
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  14. Franz86
     
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    CITAZIONE (Diogene W @ 8/1/2013, 18:19) 
    é anche vero che la "reciprocità" che intende uno può non essere quello che intende l'altro. Chi stabilisce l'equilibrio?

    No, in queste faccende non c'è relativismo che tenga. Se sono sempre io a chiamare l' altro e a tentare di tenere in piedi il rapporto, vuol dire che di equilibrio non c'è traccia. Punto e basta.
     
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  15. Diogene W
     
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    CITAZIONE
    No, in queste faccende non c'è relativismo che tenga. Se sono sempre io a chiamare l' altro e a tentare di tenere in piedi il rapporto, vuol dire che di equilibrio non c'è traccia. Punto e basta.

    Che mi dici di questo: amicizia fra introverso-estroverso. Si conoscono da una vita e sono legati da un profondo affetto. Ma l'estroverso è un tipo passionale, quasi appiccicoso: chiama, propone incontri, organizza serate. L'introverso invece è riservato, timido, si tira indietro nelle proposte e rimanda gli incontri per bisogno dei suoi spazi.

    Dal punto di vista dell'estroverso, secondo te quanto è equilibrato questo rapporto?
     
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