Andar via di casa

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  1. tandream
     
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    CITAZIONE (Nicola. @ 27/9/2012, 13:47) 
    CITAZIONE (tandream @ 27/9/2012, 12:37) 
    Te ne accorgerai quando sarai più grande. Le risposte sono esattamente così semplici.

    si ecco vedi. la vita la si capisce sempre guardando all'indietro, eppure la vivi in avanti e i problemi anche più semplici sono costellati di una serie di interrogativi che un giorno riconoscerai essere sempre stati stupidi

    Se uno non è in grado di andare via di casa, via dai suoi genitori, non può certo dare la colpa a loro. Per andare via di casa basta essere in grado di farlo e se uno invece si mette a rimuginare su questo e su quello, sul fatto che i genitori non vogliono (quando in cuor loro non vedrebbero l'ora), e su un milione di altre storie inesistenti sul piano razionale, ecco, la verità è che colui che vuole "andare via di casa" in realtà non lo vuole affatto.
     
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  2. Velaour
     
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    Forse solo da un certo lato non lo vuole , mentre dall'altro è quel che cerca di realizzare.
    Cioè , ci può essere il caso del figlio empatico che non vuole rattristare la madre piuttosto protettiva ,così sente nella sua interiorità che deve trovare una condizione che gli permetta di abbandonare l'ambienta materno ma senza causare dolore emotivo a sua madre.
    Poi il caso del autore del thread da quel che ho letto è differente ; il ragazzo vuole la libertà e separarsi dal nido , ma i genitori si contrappongono , per motivi emotivi personali ; timori che al figlio accada qualcosa poichè non ancora in possesso dei mezzi psicologici necessari per affrontare fuori dalla loro guide-line il mondo esterno , mentre invece magari l'evidenza e lui stesso dimostrano che non è così.
    Qualche volta non è la creatura ad essere immatura rispetto al creatore , ma il contrario.
    Forse la condizione di rifiuto nel lasciare l'ambiente nativo ma contrapposto al desiderio conscio di voler invece andarsene , può manifestarsi nel caso in cui una persona fuori dal nido continuamente cerca ,senza rendersi conto del movente alla base, una molteplicità di figure familiari (mamme\papà per le donne) con il pretesto ogni volta di voler entrare in una relazione di coppia seria . ...
     
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  3. Nicola.
     
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    CITAZIONE (tandream @ 28/9/2012, 14:08) 
    CITAZIONE (Nicola. @ 27/9/2012, 13:47) 
    si ecco vedi. la vita la si capisce sempre guardando all'indietro, eppure la vivi in avanti e i problemi anche più semplici sono costellati di una serie di interrogativi che un giorno riconoscerai essere sempre stati stupidi

    Se uno non è in grado di andare via di casa, via dai suoi genitori, non può certo dare la colpa a loro. Per andare via di casa basta essere in grado di farlo e se uno invece si mette a rimuginare su questo e su quello, sul fatto che i genitori non vogliono (quando in cuor loro non vedrebbero l'ora), e su un milione di altre storie inesistenti sul piano razionale, ecco, la verità è che colui che vuole "andare via di casa" in realtà non lo vuole affatto.

    siamo d'accordo. ma tu neghi tutta la complessità delle insicurezze e dei dubbi che ci sono dietro. se tutti fossero così, il forum non avrebbe ragione di esistere. se tutti si limitassero a giudicare le cose razionalmente, escludendo le paure, sarebbe tutto diverso. è pura utopia, ed è la ragione per cui non ha senso fare certi discorsi. può darsi che tu non abbia avuto timori nell'affrontare un simile problema. può darsi tu abbia infiniti altri timori, io non verrò mai a dirti "basta farlo". perchè è evidente che non basta, sennò non chiederesti aiuto, ti torna?
     
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  4. Velaour
     
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    Però diciamo che anche la paura stessa è razionale , in quanto difesa per l'essere.
    Forse le circostanze posso sembra del tutto risolvibili per la ragione ma le forse non coscienti cercano lo stesso di allontanare l'individuo dalla situazione . è come se ci fossero due modi di pensare distinti
     
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  5. Nicola.
     
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    si chiaramente ci sono paure reali e paure supposte, o meglio rischi reali e rischi supposti. le paure supposte non si smuovono con la razionalità, non sempre.

    ad esempio: io quando sono invaghito di una ragazza, non riesco a comportarmi in maniera normale. ho paura del suo giudizio, diciamo. so benissimo che è una cosa stupida e irrazionale, ma proprio per questo devo lavorarci a poco a poco, non mi accontento di un teorico "non aver paura, lei non è lì per giudicarti".
     
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  6. tandream
     
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    Sì ovviamente avete ragione. Ci sono le paure da affrontare. Ma a cosa sono dovute effettivamente?
    Io mi chiedo da quando l'uomo per poter vivere da solo liberamente, per poter fuggire via da una gabbia che sente stritolarlo debba soffrire queste e altre pene. Da cosa, da quale motivo nasce questa paura di "uscire" fuori dai, diciamo, "vincoli" famigliari per potersi avventurare in una vita più libera e sana dove "farsi da soli" e magari creare un'altra famiglia. Non è una questione economica... Per quale motivo una persona deve provare "paura" al giorno d'oggi di sentirsi più libero? E' davvero solo una questione economica, o c'è qualcos'altro che ci ha intorpidito e che ci intimorisce a tal punto che preferiamo continuare a star male piuttosto che affrontare un'uscita all'esterno che ci renderebbe più leggeri? Forse ci sentiamo in "possesso" dei nostri genitori perché i nostri genitori stessi hanno pensato di "possederci" in quanto noi siamo un loro prodotto, una loro proprietà? Magari è tutto riferibile al Capitalismo...
     
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  7. Velaour
     
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    Non sembra razionale perchè il pensiero può elaborare strategie ampie e da una prospettiva più oggettiva, però è comunque fondamentalmente utile perchè è la spinta che ti porta a evitare invece che la situazione vada a tuo sfavore o che diventi distruttiva
    Forse sarebbe in verità proprio una difesa stessa , ma per il danno che la persona può ricevere facendo invece la scelta di fuggire o difendersi senza una logica
     
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  8. Franz86
     
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    Il problema di ogni paura è che non si è identificato bene quale sia il suo fondamento: da qui dubbi ed insicurezze varie. Se si è arrivati alla conclusione che il problema vero è la necessità di andare via di casa allora ci si interroga sul come fare a realizzare concretamente il proposito, mettendo in secondo piano le paure. Dopotutto nel vivere da soli non vi è nulla di particolarmente spaventoso, e l' "abbandonare " i genitori non è certo espressione di malvagità.
    Ma finchè si rimane impantanati in mille dubbi e questioni varie è perchè si crede di aver individuato il problema alla radice, ma non è ancora per nulla così, quindi non si riesce ad affrontarlo davvero e non lo si può risolvere. Ci si confronta con falsi problemi pur di non affrontare quelli veri ...

    Il pensiero è utile all' essere umano quando porta a conclusioni e crescita interiore: quando genera solo dubbi è segno che si è avvitato su se stesso, quindi lo strumento non funziona più bene e addirittura rischia di causare danni.
     
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  9. Velaour
     
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    CITAZIONE (tandream @ 28/9/2012, 15:08) 
    Io mi chiedo da quando l'uomo per poter vivere da solo liberamente, per poter fuggire via da una gabbia che sente stritolarlo debba soffrire queste e altre pene. Da cosa, da quale motivo nasce questa paura di "uscire" fuori dai, diciamo, "vincoli" famigliari per potersi avventurare in una vita più libera e sana dove "farsi da soli" e magari creare un'altra famiglia. Non è una questione economica... Per quale motivo una persona deve provare "paura" al giorno d'oggi di sentirsi più libero? E' davvero solo una questione economica, o c'è qualcos'altro che ci ha intorpidito e che ci intimorisce a tal punto che preferiamo continuare a star male piuttosto che affrontare un'uscita all'esterno che ci renderebbe più leggeri? Forse ci sentiamo in "possesso" dei nostri genitori perché i nostri genitori stessi hanno pensato di "possederci" in quanto noi siamo un loro prodotto, una loro proprietà? Magari è tutto riferibile al Capitalismo...

    Non so se si tratta solo del timore previsionale nei confronti dell'ignoto , poichè nel buio possono esserci innumerevoli pericoli a danno di te.
    Nell'adolescenza tutti sperimentiamo prima o poi il sentimento di contrapposizione alle regole familiari , però personalmente non so perchè
     
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  10. Nicola.
     
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    CITAZIONE (tandream @ 28/9/2012, 15:08) 
    Sì ovviamente avete ragione. Ci sono le paure da affrontare. Ma a cosa sono dovute effettivamente?
    Io mi chiedo da quando l'uomo per poter vivere da solo liberamente, per poter fuggire via da una gabbia che sente stritolarlo debba soffrire queste e altre pene. Da cosa, da quale motivo nasce questa paura di "uscire" fuori dai, diciamo, "vincoli" famigliari per potersi avventurare in una vita più libera e sana dove "farsi da soli" e magari creare un'altra famiglia. Non è una questione economica... Per quale motivo una persona deve provare "paura" al giorno d'oggi di sentirsi più libero? E' davvero solo una questione economica, o c'è qualcos'altro che ci ha intorpidito e che ci intimorisce a tal punto che preferiamo continuare a star male piuttosto che affrontare un'uscita all'esterno che ci renderebbe più leggeri? Forse ci sentiamo in "possesso" dei nostri genitori perché i nostri genitori stessi hanno pensato di "possederci" in quanto noi siamo un loro prodotto, una loro proprietà? Magari è tutto riferibile al Capitalismo...

    i dubbi sono molteplici. riferendoci alla famiglia in particolare, in italia siamo un caso particolare. quando si sente dire che gli italiani sono mammoni è una generalizzazione essenzialmente vera. il culto della famiglia in italia è molto più radicata che in altre nazioni (vedo per esempio in usa, dove i ragazzi sono subito svezzati ed abituati a vivere lontani da casa), basta vedere alla "sacralità" di mangiare insieme, etc. etc. . Non trovo troppo strano che quando accade che un ragazzo si trovi male in famiglia, scattino tutta una serie di sensi di colpa, derivanti dal confronto con altre realtà (apparentemente o no) felici. Ci si può chiedere se è giusto lasciare i genitori, se non è una sorta di tradimento, se siamo troppo rigidi, se non siamo stati tolleranti o siamo stati ingrati, se le cose si possono riaggiustare. e infine, si pensa sempre di non essere pronti ad arrangiarsi da soli. questo è un quadro generico, e io mi ci rivedo un po' in tutte le cose
     
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  11. Franz86
     
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    CITAZIONE (Nicola. @ 28/9/2012, 15:20) 
    (...) Ci si può chiedere se è giusto lasciare i genitori, se non è una sorta di tradimento, se siamo troppo rigidi, se non siamo stati tolleranti o siamo stati ingrati, se le cose si possono riaggiustare. e infine, si pensa sempre di non essere pronti ad arrangiarsi da soli. questo è un quadro generico, e io mi ci rivedo un po' in tutte le cose

    Problemi falsi. I tuoi genitori hanno a loro volta abbandonato la famiglia di origine, no? Quindi perchè non dovrebbero comprendere o soffrire smisuratamente se farai qualcosa che hanno fatto anche loro? Arrangiarsi da soli è una scemenza, per farsi da mangiare e sbrigare quelle quattro faccende per tenere la casa abitabile non ci vuole chissà cosa.
    Al giorno d' oggi il problema vero è che concretamente può risultare difficile lasciare la famiglia per meri motivi economici.

    Ma tutti gli altri "problemi" sono falsi problemi. C'è ben altro sotto.
     
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  12. Miyamoto Musashi
     
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    Ci si può chiedere perché certi decidono di andarsene di casa e invece altri no, certo che se una persona si trova bene con la sua famiglia originaria, non ha motivo di andarsene. Però di fatto, ha delle pressioni al di fuori della famiglia, nella società che lo spingono ad andare via lo stesso, anche non volendo una nuova famiglia.
    Comunque uno potrebbe non voler andare via, semplicemente per paura di rimanere solo
     
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  13. Nicola.
     
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    CITAZIONE (Franz86 @ 28/9/2012, 15:31) 
    CITAZIONE (Nicola. @ 28/9/2012, 15:20) 
    (...) Ci si può chiedere se è giusto lasciare i genitori, se non è una sorta di tradimento, se siamo troppo rigidi, se non siamo stati tolleranti o siamo stati ingrati, se le cose si possono riaggiustare. e infine, si pensa sempre di non essere pronti ad arrangiarsi da soli. questo è un quadro generico, e io mi ci rivedo un po' in tutte le cose

    Problemi falsi. I tuoi genitori hanno a loro volta abbandonato la famiglia di origine, no? Quindi perchè non dovrebbero comprendere o soffrire smisuratamente se farai qualcosa che hanno fatto anche loro? Arrangiarsi da soli è una scemenza, per farsi da mangiare e sbrigare quelle quattro faccende per tenere la casa abitabile non ci vuole chissà cosa.
    Al giorno d' oggi il problema vero è che concretamente può risultare difficile lasciare la famiglia per meri motivi economici.

    Ma tutti gli altri "problemi" sono falsi problemi. C'è ben altro sotto.

    ovvio che lasciare i genitori è una cosa naturale, come lo sarà vivere da solo :P c'è da indagare le ragioni che ti portano a pensarlo
     
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  14. tandream
     
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    CITAZIONE (Miyamoto Musashi @ 28/9/2012, 15:46) 
    Ci si può chiedere perché certi decidono di andarsene di casa e invece altri no, certo che se una persona si trova bene con la sua famiglia originaria, non ha motivo di andarsene. Però di fatto, ha delle pressioni al di fuori della famiglia, nella società che lo spingono ad andare via lo stesso, anche non volendo una nuova famiglia.
    Comunque uno potrebbe non voler andare via, semplicemente per paura di rimanere solo

    Mmmmh... alla fine ci si sente da soli lo stesso anche se si rimane. Anzi. Forse ci si può sentire più soli con i propri genitori a volte che da "soli". Ma questo dipende da vari fattori.
     
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  15. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    Secondo me la ragione è sempre quella: che la coscienza dice una cosa e l'inconscio ne dice un'altra.
    Dal momento che la coscienza dipende dall'inconscio, soltanto facendo luce su di esso possiamo avere l'occasione di risolvere il problema.

    Mi avete fatto ricordare questo episodio, tratto da www.nilalienum.it/Sezioni/Archivio/MistDemist.html

    L’impossibile fuga di Serena

    Anni fa, fui chiamato a consulto da una famiglia alto-borghese, la cui figlia (che denomino Serena) al risveglio si era ritrovata con le gambe del tutto paralizzate. I genitori erano sconvolti, mentre la ragazza appariva del tutto indifferente alla situazione che viveva: era visibilmente irritata e infastidita piuttosto che preoccupata o angosciata. Dal suo atteggiamento, benché all’epoca mi fossi specializzato da poco tempo, capii subito che si trattava di una paralisi psicogena. La visita neurologica confermò la diagnosi.

    Mi misi a parlare con la ragazza e la verità affiorò subito. Da anni Serena era in conflitto con i suoi, soprattutto con la madre, per via di un atteggiamento iperprotettivo e invadente che limitava la sua libertà. Tre mesi prima della paralisi psicogena, aveva avuto un attacco di panico che l’aveva costretta per alcuni giorni a stare in casa letteralmente aggrappata alla madre. Nel giro di una settimana il panico era regredito, Serena aveva riacquistato totalmente la libertà e la vitalità, e nel suo intimo si era fatto strada un progetto da lungo covato: fuggire da casa nottetempo, scomparire dalla vista dei suoi e rifarsi una vita altrove.

    Il progetto non era oggettivamente impossibile da realizzare: avendo raggiunto la maggiore età, la ragazza disponeva di sue proprietà e di un rilevante conto in banca.

    Preparò, dunque, accuratamente la fuga, con l’obiettivo di recarsi nel Sud d’Italia, certa che i suoi l’avrebbero cercata al Nord dove aveva dei parenti.

    La fuga sarebbe dovuta avvenire la mattina stessa in cui si verificò la paralisi. Aveva già sistemato in macchina, la sera prima, i bagagli. Sarebbe uscita con la tuta per andare a correre e non dare nell’occhio.

    Scoperta l’incapacità di muoversi, la prima reazione di Serena è stata di rabbia: ha capito, infatti, immediatamente che per qualche tempo si sarebbe ritrovata affidata alle cure della madre. E’ subentrata poi una sorprendente indifferenza.

    L’indifferenza, singolare se messa a confronto con l’angoscia catastrofica dei suoi, risultò giustificata. Il ricovero in Ospedale confermò che si trattava di una paralisi psicogena, quindi di un’inibizione funzionale della motilità.

    Nonostante fossi ancora poco titolato, e la famiglia si fosse data da fare per affidare la figlia all’analista più famoso sulla piazza, Serena scelse di farsi seguire da me. Nonostante fosse emotivamente corazzata, lentamente essa si rese conto che le sue gambe (cioè l’inconscio) avevano ragione, ammettendo che, più ancora della solitudine, che aveva messo in conto, non ce l’avrebbe fatta a sopportare il senso di colpa riferito alla disperazione dei suoi.

    E’ superfluo aggiungere che Serena è stata una bambina d’oro ed è andata incontro, a 16 anni, ad un radicale cambiamento di carattere, che io riconduco all’adolescenza maligna, protrattosi sino alla paralisi.

    Il sintomo era l’espressione di tale cambiamento che aveva indotto Serena ad anestetizzarsi nei confronti dei suoi, e a sentire solo un odio al di sotto del quale c’era un persistente legame affettivo e una viva sensibilità empatica.

    La malattia l’ha costretta a tornare letteralmente sui suoi passi e a rimediare allo “strappo” prematuro con un tragitto di maturazione.

    Non è necessario qui fornire ulteriori dettagli sulla storia interiore di Serena. E’ importante invece porsi un interrogativo: è possibile che l’inconscio di Serena abbia tenuto conto più dei diritti dei suoi che della sua volontà? Se questo è vero, poi, si tratta di una circostanza particolare o di una dinamica estensibile ad altre persone?
     
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30 replies since 30/8/2012, 09:46   673 views
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