Perché esistono gli Introversi?

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  1. Koenig43
     
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    Perchè esistono gli Introversi? E perchè non sono in eguale proporzione agli Estroversi? Secondo me : Prima dell'agricoltura l'Homo Sapiens era un onnivoro cacciatore e raccoglitore e conduceva vita di gruppo. La selezione naturale ( sul gruppo ) ha favorito sia il carattere estroverso per la comunicazione e il coordinamento o più semplicemente per la socialità, sia il carattere introverso per la creatività nelle sviluppo di strategie tecniche e di strumenti. Naturalmente perchè un gruppo abbia successo non va bene se ci sono pochi esecutori e molti creativi. Servono invece pochi creativi e molti esecutori. Non intendo dire con questo che gli Introversi siano più intelligenti degli Estroversi. Perchè per imparare e per insegnare una tecnica di caccia o a costruire uno strumento bisogna essere intelligenti. Per quel poco che sò vengono classificati diversi tipi di intelligenza. Credo che negli scopi della Natura gli Introversi erano necessari per contribuire al gruppo con la propria Intelligenza creativa a discapito della loro socialità.

    Edited by Koenig4 - 20/10/2008, 07:56
     
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  2. spartan3000_it
     
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    Non so se hai mai visto quei documentari in TV sulla savana africana: uno in particolare sui Suricati mi colpii particolarmente. I suricati sono una specie di canidi sociali che popolano la savana che hanno il comportamento etologico di lasciare qualche membro a turno di sentinella per i predatori mentre il gruppo conduce la sua vita e va alla ricerca di cibo. La "sentinella" e' diventata la metafora della mia vita. Forse non vale in generale ma in molti casi l'introversione si associa con particolare sensibilita' ad intuire i pericoli di tipo beninteso non paranormale ma a sfondo intuitivo-immaginativo. Gli introversi sono le "sentinelle" che la natura mette a disposizione degli umani per evitare molteplici pericoli ed elaborare una cultura positiva e collaborativa in modo costruttivo indicando i nemici della societa'. In questa loro attivita' le "sentinelle" si attirano molti nemici ma e' fondamentale che non si estinguano mai.
     
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  3. Koenig43
     
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    Interessante anche questa tua ipotesi. Penso che ogni ipotesi deve essere formulata sullo stile di vita degli uomini primordiali. La formazione delle società attuali è avvenuta in tempi così rapidi da essere trascurabili dal punto di vista evoluzionistico. Forse Noi Introversi paghiamo un prezzo allo scarto tra la struttura sociale per la quale l'Introversione si è evoluta ( piccoli gruppi ) e la struttura sociale storica ( città e stati ). Grazie del tuo interessante commento e arrivederci a presto.
     
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  4. l.anepeta
     
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    Gli introversi sono portatori di due attitudini psicologiche che devono avere avuto un significato importante ai fini dell’evoluzione della specie umana.
    La prima è la tendenza verso l’armonia, vale a dire il rifiuto viscerale del conflitto e della violenza.
    Questo orientamento lo si vede ancora oggi nei bambini introversi che, in ambienti familiari conflittuali, fanno il possibile (e anche l’impossibile) per funzionare da pacieri e da “pompieri”. Una bambina introversa di otto anni (che conosco indirettamente), i cui genitori separati si odiano e continuano a litigare, già da due anni cerca di farli ragionare dicendo alla madre che il padre non è cattivo e viceversa
    Se teniamo conto che l’umanità originaria è sopravvissuta solo perché all’interno del gruppo c’era solidarietà e collaborazione, vale a dire un tasso ridotto di conflittualità, penso che gli introversi, con il loro orientamento verso l’armonia, abbiano svolto una funzione essenziale.
    La seconda attitudine è l’apertura della mente introversa sui mondi simbolici, a partire dal linguaggio. Ancora oggi è assolutamente sorprendente parlare con un bambino introverso di 4-5 anni che ha una proprietà di linguaggio tale da usare con estrema proprietà regole grammaticali, sintattiche e semantiche. Un bambino introverso può dire a 4 anni (l'ho constatato di fatto): io presumo che...; indipendentemente da...; ammesso e non concesso che...; ecc. Con ciò egli non dimostra tanto di essere intelligente, ma che la sua mente manipola spontaneamente, e a sua insaputa, simboli linguistici e costrutti sintattici con una rara dimestichezza.
    L’apertura al mondo dei simboli è universale. Tutti gli esseri umani acquisiscono il linguaggio verbale e potenzialmente sono in grado di acquisire anche il “linguaggio ” della musica, del disegno, della danza, della matematica. La capacità di manipolare i simboli è però diversa da soggetto a soggetto. In genere negli introversi essa è particolarmente spiccata.
    Se teniamo conto che questa capacità coincide con la produzione di “oggetti” culturali innovativi di ogni genere, vale a dire dell’universo della Cultura, contrapposto a quello della cultura, che è fatto di convenzioni, consuetudini, norme confluenti nel cosiddetto senso comune (rispettabile ma piuttosto povero), che l’introversione sia scampata alla selezione non è sorprendente.
    Attraverso l’introversione (e l’estroversione iperdotata) il patrimonio genetico umano sembra comportare una tensione verso l’oltreumano. E’ stata questa la grande intuizione di Nietzsche, peraltro teorizzata in maniera sciagurata (confondendo la tensione verso l’individuazione con la volontà di potenza, vale a dire la volontà di affermare se stesso anche a danno dell’altro).
    Date le mutate condizioni socio-culturali, occorrerà verificare se gli introversi saranno capaci di portare avanti la loro sfida e se gli altri, recependone il significato saranno in grado di partecipare ad essa nella misura in cui possono.
    Luigi Anepeta
     
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  5. Koenig43
     
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    Sono delle osservazioni sperimentali straordinarie. La seconda mi ha ricondotto a quanto si legge in ogni libro scolastico ovvero che la nostra specie deve molto sopratutto al linguaggio. La prima osservazione invece mi ha richiesto un minimo di riflessione. Se entro in lite con un'estraneo cercherò di separarmi da lui. Sul posto di lavoro questo raramente si può fare. Il rischio è una perdita di efficienza complessiva del gruppo. Alcuni mesi fà ho avuto una lite in ufficio. Per un pò di tempo c'è stato un certo evitarsi con il collega della lite. Il nostro però è un lavoro di squadra e ognuno ha bisogno dell'aiuto degli altri. C'era la possibilità dunque che ne risentisse il lavoro. Con l'opera diplomatica di un paciere io e il collega siamo ritornati in ottimi rapporti e siamo ritornati ad aiutarci reciprocamente. Se il nostro lavoro anzichè d'ufficio fosse stato di cacciatori preistorici penso che la dinamica sarebbe stata sovrapponibile. Grazie davvero!
     
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  6. l.anepeta
     
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    L'apertura della mente umana al mondo dei simboli è una predisposizione dovuta alla crescita smisurata della neocorteccia, dotata di potenzialità cognitive. L'entrata in azione di tali potenzialità, a mio avviso, è dipesa dall'intensificazione della socialità empatica, che ha prodotto una condizione di intersoggettività alla quale "mancava la parola" (preceduta presumibilmente dal linguaggio gestuale). La nascita della coscienza e l'accesso al mondo dei simboli, in questa ottica, sarebbero da ricondurre ad una particolare emozionalità sociale, tipica solo dell'uomo, che comporta dimensioni preriflessive e precognitive e va, dunque, assunta come matrice della cognizione.
    Non riusciremmo a capire la nascita del linguaggio se prescindessimo da un gruppo sociale perpetuamente interagente e impegnato per un lungo periodo, strenuamente, a "negoziare" la convenzione che associa ad un insieme di fonemi un determinato concetto.
    Specifico questo perché molti studiosi identificano nel linguaggio l'espressione più singolare della specie umana, ma ne parlano come se fosse un fatto "miracoloso" espressivo delle potenzialità cognitive. L'uso di queste ultime, di fatto, dipende dall'emozionalità e dall'intersoggettività. Sono potenzialità innate ma non dotate, come le emozioni, di capacità di espressione autonoma. Un bambino sano che non fosse immerso in un ambiente intersoggettivo e sociale manifesterebbe emozioni, ma non raggiungerebbe mai consapevolezza di sé e non arriverebbe mai a parlare (come attestano le rare esperienze di bambini "selvaggi).
    Luigi Anepeta
     
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  7. spartan3000_it
     
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    Non so quanto c'azzecca ma vorrei proporre lo stesso la mia idea. Conoscete la teoria dei giochi del Nobel e "introverso" Nash? Cosa succederebbe se in societa' fossero tutti bari? Non che l'essere estroverso comporti automaticamente un comportamento ingannatore ma senz'altro piu' aggressivo e competitivo e da qui alla tendenza di rompere con le regole ce ne passa poco. Gli introversi sono invece tendenzialmente portati a rispettare e a richiedere che siano rispettate le regole sociali (da cui la persecuzione per responsabilita' degli "ingannatori"...) e naturalmente si sottraggono ad una competizione eccessiva e a comportamenti esageratamente aggressivi. Gli introversi hanno allora un ruolo fondamentale nella tenuta sociale ed evitare quei paradossi che la teoria dei giochi mette in evidenza. Non che conosca approfonditamente tale teoria studiata anche in strategia militare: ho letto solo qualche articolo divulgativo. Ma l'intuizione e' importante: al gioco sociale le percentuali dei bari non possono superare certe soglie pena la perdita di tutti. Adesso come esercizio applicate quanto proposto per la mia e vostra riflessione a quello che sta succedendo nel mondo della finanza internazionale.
     
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  8. maria rossi
     
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    non so dove, non ricordo più, avevo scritto qui sul forum della teoria dei giochi e del fatto che a me piacciono più i giochi a somma diversa da zero rispetto a quelli a somma zero. La spiegazione che mi sono sempre data è che sono una che si agita facile, non reggo la tensione, ilportato emotivo mi schiaccia, contrappormi mi fa venire da piangere, se vinco -poi- mi sembra sempre di aver "sculato" (scusate ma mi viene da dirlo in romano!) e -come dice charlie brown- mi sento pure in colpa !, insomma in termini competitivi: una vera "schiappa", un'inetta che non ce la fà! Poi però mi è venuto in mente che a me giocare piace, giocare mi è sempre piaciuto e che ci sono giochi, situazioni (anche di contrapposizione e di conflitto) che non mi mettono così a disagio o in difficoltà e ho scoperto che sono tutte le situazioni o i "giochi" a somma diversa da zero (dove la collaborzione o la posibilità che vincano o perdano tutti sono variabili contemplabili) e che forse sono quelli che rispecchiano di più la mia indole e la mia natura, che so.
     
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  9. Protone84
     
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    il discorso della selezione naturale sarebbe corretto se l'introversione e l'estroversione avessero origine genetica (non dico che non sia così, non ne ho idea onestamente).
    se invece I/E dipendesse dall'influenza di fattori esterni ovvero dal contesto sociale in cui l'individuo viene a trovarsi e quindi se si trattasse di qualcosa di indotto, la selezione naturale non avrebbe alcun ruolo.
    la selezione naturale agisce selezionando quei genotipi ai quali corrispondono dei fenotipi adatti alle condizioni ambientali ed ha quindi una base prettamente molecolare.
     
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  10. Franz86
     
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    Perchè non tutte le ciambelle riescono col buco. :lol:
     
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  11. Nicola.
     
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    più che altro è interessante come la percentuale di introversione si mantenga più o meno costante anche in culture differenti
     
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  12. alexey86
     
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    ...secondo me serviamo perchè destabilizziamo
     
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  13. Franz86
     
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    CITAZIONE (Nicola. @ 3/1/2013, 14:45) 
    più che altro è interessante come la percentuale di introversione si mantenga più o meno costante anche in culture differenti

    E quali sono le ciambelle culture differenti?
    CITAZIONE (alexey86 @ 3/1/2013, 14:49) 
    ...secondo me serviamo perchè destabilizziamo

    buuuuuuuuuuuuuuuu, il finalismo, buuuuuuuuuuuuuuuuu ...
     
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  14. Nicola.
     
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    devo trovare la risposta di anepeta dove ne parlava!!!
     
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  15. alexey86
     
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    Il finalismo? Cioè? E poi è vero: tutta la roba figa la facciamo noi!
     
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38 replies since 30/5/2008, 16:53   1790 views
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