Eccessiva empatia? Eccessiva fantasia? Patologia?

Quando "sentire" fa male

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  1. yukino76
     
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    CITAZIONE (Yorick75 @ 19/11/2012, 00:05) 
    Tu soffri immaginando le sofferenze di questa persona nella situazione nella quale si trova come se questa situazione fosse reale. E' un fantasma che si muove incontrastato nella tua mente procurandoti delle ferite. Ora l' unica tua arma è compensare queste sofferenze, sue e tue, con la fantasia e la scrittura.

    La tua critica la vedo troppo radicale, troppo assolutista. Tu non ti vuoi fidare di lei, non ti abbandoni, perché vorresti essere tu a condurre il gioco.Questo protagonista lo senti tuo, è tuo, forse sei tu. Sposti il gioco nel tuo campo, la tua mente, ma qui una forza superiore riprende il pallino del gioco.

    Io cercherei di approfondire anche la parte razionale, la tua critica al suo lavoro. Mi sembra ci sia un collegamento. Questa storia poi non è diversa dalle tante altre storie sul tema. Prendi un onesto, mettilo in galera, fagli patire le pene dell' inferno, e poi... arriva la cavalleria a salvarlo. Beh, è uno schema strausato, e anche logoro.
    Capisco che non essere capiti è dura. C' è superficialità o incapacità nel mettersi nei panni degli altri,o a volte è effettivamente difficile.

    Domande :
    Ti spaventa la consapevolezza di questa cosa (fantasia=reale sofferenza) o le eventuali conseguenze che possono avere sulla tua vita ?
    Ma sei sai già che ci sarà un happy end, e la storia è ancora in corso, e ci sarà anche una parte di riscossa, perché sei sicura che questo non ti sarà di conforto ? Come fai a prevederlo ?

    Hai ragione, io, per certi versi, SONO radicale e assolutista nei mie giudizi, è un mio difetto.
    E, un altro mio difetto, è quello di volere il CONTROLLO delle cose, sopprattutto il controllo sull'EMOTIVITA', ma non ce l'ho, e questo mi spaventa e mi fa arrabbiare. Lo ammetto un pò a malavoglia, ma... tendo a essere un pò manipolatrice, cercando di portare la gente a condividere la mia visione.
    Venendo alle tue domane, prima domanda:
    Mi spaventa, in primis, la mia eccessiva sensibilità, per cui, anche una storia di fantasia può diventare REALMENTE dolorosa. Preferirei essere molto meno sensibile e avere molta meno fantasia, ma, del resto, la fantasia e la sensibilità sono cose che ho trovato MOLTO positive nel corso della vita, facendomi godere appieno di storie/libri/film/film "mentali" molto più di tante altre persone, probabilmente. Io AMO la mia fantasia e la mia immaginazione; prima di scrivere, o disegnare, o creare video (sì, faccio tutte queste cose) mi sento... eccitata, piena di vita. Io VOGLIO la mia fantasia, MA... adesso che ho provato il rovescio della medaglia (la fantasia mi si è rivoltata contro) ne ho un pò paura. Ho capito quanto sia potente, sia nel dare gioia... ma anche sofferenza. Il corto-circuito, temo, parta da lì.
    Seconda domanda:
    Come faccio a prevedere che la storia non mi darà conforto, stante la riscossa?
    Discorso lungo. Dunque, quando guardo un film, o leggo un libro, faccio fatica a tollerare la violenza, l'umiliazione e l'ingiustizia, a meno che non percepisca un senso in tutto questo: se mi rendo contro che le vicessitudini dei personaggi stanno portando ad un qualcosa di positivo, ad un'evoluzione in "meglio", posso accettare anche queste vicessitudini, comunque... entro un certo LIMITE: ci deve essere un bilanciamento tra il "dolore" che i protagonisti devono affrontare e il "fine" da raggiungere, perchè altrimenti, se non c'è bilanciamento, il dolore diventa inutile. Sinceramente, non riesco a vedere nessun conforto nella "cavalleria/donna amata" che viene a salvare il protagonista quando, ormai, al protagonista, è stata tolta la libertà, la dignità e la fiducia negli altri. Il lieto fine (la liberazione finale, la scoperta del vero colpevole e l'amore ritrovato) è "estetico". Insomma, se io fossi un poliziotto onesto arrestato, condannato, umiliato (dallo stesso Sistema per cui ho sempre lavorato, peraltro), non mi sentirei rinfrancato solo perchè, alla fine, la verità è venuta fuori (verità che, peraltro, ho fatto venire fuori io andando CONTRO il sistema che, invece che tutelarmi, mi ha tradito). O sarei una bestia piena di rabbia che vuole distruggere tutto intorno a sè... o sarei una larva a cui non interessa più nulla di ciò che c'è intorno a sè. Quindi, anche sforzandomi, non riesco a vedere un lieto fine "realistico" dal punto di vista psicologico, ma solo un lieto fine dal punto di vista esteriore; per quanto l'autrice (peraltro molto brava, non discuto sulle sue capacità di scrittura) si sforzi, probabilmente renderà la "ripresa" del personaggio irreale ai mie occhi, perchè non ci può essere salvezza interiore dopo la distruzione (o, comunque, sarà una salvezza parziale, mooolto lenta e mooolto difficile, che non avverrà di certo grazie alla "cavalleria" o all'amore ritrovato). E, se leggo la storia, non voglio, alla fine, avere come ricordo le parti peggiori, ma voglio le parti migliori... ma quando le parti peggiori superano un certo limite (dal punto di vista di devastazione psicologica), nessuna parte "migliore" (nessuna scena d'amore, nessuna riscossa) può bilanciarle, realisticamente.

    Mi ha colpito una frase di Diogene W., proprio in questo topic, in cui parlava di un personaggio per cui ha pianto calde lacrime vedendolo umiliato, e ed era perfino arrabbiata con gli altri personaggi dell'opera perchè non capivano l'umiliazione del protagonista, come se SOLO lei fosse in grado di capire il grado di dolore effettivo di quel personaggio. Per certi versi... è la stessa cosa: non capisco il SENSO della storia, non vedendo un "bilanciamento" tra il dolore e il conforto, perchè finora c'è stato solo dolore e il conforto atteso è poca cosa se, prima, hai DISTRUTTO psicologicamente il personaggio. E non capisco come SOLO io (forse) sento le cose in questi termini mentre altri sono molto più "tolleranti".
    Ma il sentimento che provo non è "tristezza" (non ho pianto calde lacrime), ma una sorta di malinconia di fondo mista a rabbia e delusione per un'ottima occasione perduta: poteva essere una GRANDE storia senza spingere il protagonista all'estremo, al suo limite fisico/mentale (è quello che l'autrice mi ha spifferato, vuole spingere il protagonista al limite, al limite della sua sanità mentale e incolumità fisica, e io non voglio ASSISTERVI. A quel punto, nulla mi sarà di conforto, o comunque sarà un conforto non sufficiente a bilanciare ciò che è avvenuto prima).

    Peraltro, tieni presente che io:
    - non guardo film horror perchè poi non dormo di notte (molte notti)
    - non guardo film troppo violenti: di fronte a certe scene di violenza chiudo gli occhi e mi tappo le orecchie
    - i thriller generano scariche di adrenalina pazzesche, difficili poi da "blandire"
    Quindi, ho decisamente un modo di sentire un pò troppo... esagerato. E ho una particolare ipersensibilità verso le umiliazioni e le ingiustizie. Fin da piccola provavo scoppi di rabbia incredibili nel vedere qualcuno umiliato o trattato ingiustamente, arrivando anche a prendere le difese del "malcapitato", proprio io, che, di natura, evito qualunque scontro con gli altri (all'età di 10-11 anni avevo anche fatto a botte ^_^ con un altro bambino perchè aveva fatto piangere una mia amica).
    Recentemente ho scoperto di essere un INFJ (o, perlomeno, due test diversi dicono così), sarà un caso se gli INFJ sono considerati i "protettori/mentori"?

    Per quanto riguarda il discorso fatto da Ilaria, non penso di avere un bisogno incoscio di soffrire. O, perlomeno, consciamente non mi sembra. :huh:
    Se poi, però, guardo indietro alle storie che ho scritto IO, non è che io tratto i miei personaggi molto bene in termini di sofferenze che devono affrontare :hmm.gif:, ma senza eccedere, o almeno spero, in violenza/dolore (nel mio scrivere, mi concentro più sul conforto che sul dolore, conforto e dolore vanno di pari passo dall'inizio della storia, bilanciati... o almeno spero... considerando che il mio protagonista l'ho quasi "ammazzato" più volte :fisch.gif: )... Umiliazione, comunque, no, non amo l'umiliazione, nè da leggere nè da scrivere.

    O forse, un'altra ipotesi, l'autrice sta spingendo la storia verso le mie fantasie più cupe, che però ho paura di ammettere. Solo un'ipotesi. Paura di guardare in faccia il mio lato oscuro/cattivo?
    Sono un pò troppo contorta nel mio tentativo di analisi delle mie emozioni, lo so.

    Edited by yukino76 - 19/11/2012, 12:24
     
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83 replies since 1/11/2012, 14:48   6492 views
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