Eccessiva empatia? Eccessiva fantasia? Patologia?

Quando "sentire" fa male

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  1. Yorick75
     
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    Yukino76,

    C' è proprio una forma di possessività verso questo personaggio che senti come tuo anche se non lo è. E non è nemmeno di questa autrice. E nemmeno dell' autore originario. I personaggi, una volta creati, hanno una vita propria, continuano a vivere nell' immaginazione dei loro lettori. Diventano di tutti e di nessuno.
    A me, leggendoti, mi sembra che sia una questione lui, lei e l' altra. :D
    La tua scrittura diventa un' arma di seduzione (nel senso etim. di sedurre = condurre via) che ti aiuta a condurlo nel tuo mondo, dove ne fai ciò che vuoi.

    Io ti dico che 'sta cosa la devi superare. Ma, appunto, cerchi tu di convicermi del contrario. Capatosta :) .

    La domanda che ti fai è il nodo cruciale. Ti parlo un po' della mia esperienza e posso dirti che si tratta di una fuga dalla realtà (detta così schematicante – poi ci saranno teorizzazioni più precise).

    Io tendo a fantasticare molto. Sono preso totalmente dalla mia interiorità, tanto che quello che ho intorno mi sembra poco interessante, poco soddisfacente. Ogni 'sortita' mi da un senso di insoddisfazione, un senso di scarsa qualità. Quindi prendo gli input esterni e li elaboro al mio interno. Ottendo così un senso di benessere, in contrapposizione al malessere precendente. Così la mia equazione è Esterno = Malessere ; Interno = Benessere. Ma sento, l' ho sempre saputo però, che questa formula non va. Non è naturale. Non è questa, o non solo questa, la mia natura. C' è una distorsione in questa visione. Sono in questa modalità da sempre, come se conducessi una sorta di vita parallela, dove anzi quella reale è solo una copertura. Anche se ho una vita dove ci sono, grosso modo, tutti gli elementi di una vita 'normale'. Ora mi rendo conto che, forse, quegli elementi sono falsi. Sono solo un abile camuffamento, impermabile e occhiali scuri, che mi permettono di fare altro indisturbato.

    Ultimamente mi sto convincendo che ho dedicato al mondo 'esterno' solo il 20% delle mie energie. Con un piccolo particolare quel mondo esterno è la mia vita. Io non voglio rinunciare a me stesso, semplicemente vorrei sentirmi più in tensione verso un me stesso più completo, più vero. Così mi sembro statico. Sospeso nel tempo. Senza inizio e senza fine.

    Perché si fugge dalla realtà ? E' il nodo successivo. Ognuno hai suoi motivi. Necessità di difesa, di protezione. Insicurezze, fragilità profonde, solitudine, paura. Tante cose, molte delle quali affondano le radici nel tempo. Ognuno ha il suo mix.

    “I romanzi”, dice il conducente dell’autobus, “raccontano storie inventate: e tuttavia lei ride, o piange, per davvero”.

    Ho letto oggi questa cosa. Mi sembra che il concetto si può estendere andando anche oltre nello spettro delle emozioni.
    Tu parli di controllo, ma non so se è il termine è adatto, sai. Sono meccanismi difficili da guidare come un automobile. Magari avere questa patente. Sicuramente, essendo cose piacevoli e positive, occorre evitarne le derive pericolose. Non devi affatto odiarla questa tendenza. Spezzare il circolo vizioso, sì. E' un lungo percorso, frequenti i sabotaggi – io sono un esperto – e spira contro il dannato vento dell' istinto di autoconservazione.

    [beh, in un certo senso si puoi dire che questo sia il mio primo M. Ho letto l' Arte di correre, Tutti i figlio di dio danzano, Ater Dark, Norvegian Wood. Tranne NW – che però si discosta dalla sua poetica – sono cose minori, credo. Ho diluito la lettura nel tempo , come per tenermi una stanza di compensazione, nella quale entrare e abbandonarmi, quando sono troppo caricato da altre letture]
     
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83 replies since 1/11/2012, 14:48   6491 views
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