Eccessiva empatia? Eccessiva fantasia? Patologia?

Quando "sentire" fa male

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  1. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    CITAZIONE (yukino76 @ 17/11/2012, 15:12) 
    Settimana prossima, su Rai5, trasmettono un altro film di Lee-Chang Dong: Poetry. ^_^

    è uno dei film più belli che abbia mai visto... :(
     
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  2. Diogene W
     
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    Non riesco a darmi una risposta: quando ci si lega particolarmente ad un personaggio di fantasia, è perchè si vede in lui/lei se stessi o invece chi si vorrebbe essere ma non si è?
     
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  3. tandream
     
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    La seconda che hai detto. Anche se per certi versi forse qualcosa di noi c'è davvero nella persona di fantasia. Però si può imparare a somigliare molto a quella persona di "fantasia". Basta che non sia Topolino.

    Io volevo essere come Dave Gahan dei Depeche Mode: ho imparato a cantare e a muovermi un po' come lui.

    Volevo essere come il Dr. House di Medical Division: sono diventato cinico o lo era già quando lo guardavo e adesso conosco tantissimi farmaci e malattie.

    Volevo essere come Fox Mulder di X-Files: so tutto sugli UFO e i rapimenti Alieni e sono giunto alla conclusione che non esistono.

    Volevo essere come Dexter Morgan: e non provo più emozioni e sono timido, un po' impacciato come lui e avrei voluto far piazza pulita da tutti i cattivi del mondo (ovviamente non ci riuscirò mai).

    Forse potrei continuare ma il mio periodo di ideali credo si stia concludendo, o forse c'è sempre qualcuno a cui tendiamo nelle varie fasi della vita.
     
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  4. Diogene W
     
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    CITAZIONE
    La seconda che hai detto. Anche se per certi versi forse qualcosa di noi c'è davvero nella persona di fantasia. Però si può imparare a somigliare molto a quella persona di "fantasia". Basta che non sia Topolino [...].

    Però non hai mai tentato di imitare qualcuno che era totalmente diverso da te o qualcuno che tu non avevi possibilità di raggiungere (anche in minima parte). :hmm.gif:

    Forse dovrei aggiungere una terza possibilità, magari la più corretta: ci leghiamo a un personaggio che rappresenta ciò che noi pensiamo di essere (o di poter essere? Mmh). Fondamentalmente la domanda potrebbe essere modificata così: l'identità di quel personaggio è già dentro di noi o plasmiamo la nostra identità per assomigliare a quell'identità che proviene dall'esterno?

    Sono sicura che molti direbbero sia l'uno che l'altro. Ma i compromessi non risolvono le questioni, e se anche le due possibilità fossero ugualmente vere, bisogna identificare quale precede/segue quale.
     
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  5. Yorick75
     
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    Allora yukino76,

    Riepilogando. Nella prima parte di questo post leggo una tua critica, legittima, all' impostazione della storia data all' autrice. Spieghi bene (poi, magari, l' autrice avrà avuto le segue ragioni) cosa non ti piace e cosa ti spinge ad abbandonare la lettura. Sei delusa e arrabbiata verso l' autrice, proprio perché nutrivi grandi aspettative che, a quanto pare, sono si sono realizzate.

    Qui ci siamo. Tutto molto razionale.

    Ma la storia continua, sotto forma di un tuo film mentale, proiezione che però hai degli effetti tangibili sul tuo sistema emotivo.
    Tu soffri immaginando le sofferenze di questa persona nella situazione nella quale si trova come se questa situazione fosse reale. E' un fantasma che si muove incontrastato nella tua mente procurandoti delle ferite. Ora l' unica tua arma è compensare queste sofferenze, sue e tue, con la fantasia e la scrittura.

    La delusione con l' autrice rientra, appunto, nel carico di aspettative che tu le hai dato. Capita, non dovrebbe, ma succede che le persone deludano. La rabbia non è un buon segnale perché vuol dire che non hai superato la cosa. Si va avanti, si deve andare avanti. Lei avrà i suoi motivi per le scelte che ha fatto, o forse no, ma non possiamo dominare gli altri.
    La tua critica la vedo troppo radicale, troppo assolutista. Tu non ti vuoi fidare di lei, non ti abbandoni, perché vorresti essere tu a condurre il gioco.Questo protagonista lo senti tuo, è tuo, forse sei tu. Sposti il gioco nel tuo campo, la tua mente, ma qui una forza superiore riprende il pallino del gioco.

    Io cercherei di approfondire anche la parte razionale, la tua critica al suo lavoro. Mi sembra ci sia un collegamento. Questa storia poi non è diversa dalle tante altre storie sul tema. Prendi un onesto, mettilo in galera, fagli patire le pene dell' inferno, e poi... arriva la cavalleria a salvarlo. Beh, è uno schema strausato, e anche logoro.
    Capisco che non essere capiti è dura. C' è superficialità o incapacità nel mettersi nei panni degli altri,o a volte è effettivamente difficile.

    Domande :
    Ti spaventa la consapevolezza di questa cosa (fantasia=reale sofferenza) o le eventuali conseguenze che possono avere sulla tua vita ?
    Ma sei sai già che ci sarà un happy end, e la storia è ancora in corso, e ci sarà anche una parte di riscossa, perché sei sicura che questo non ti sarà di conforto ? Come fai a prevederlo ?




    CITAZIONE (Diogene W @ 18/11/2012, 15:29) 
    Forse dovrei aggiungere una terza possibilità, magari la più corretta: ci leghiamo a un personaggio che rappresenta ciò che noi pensiamo di essere (o di poter essere? Mmh). Fondamentalmente la domanda potrebbe essere modificata così: l'identità di quel personaggio è già dentro di noi o plasmiamo la nostra identità per assomigliare a quell'identità che proviene dall'esterno?

    Sono sicura che molti direbbero sia l'uno che l'altro. Ma i compromessi non risolvono le questioni, e se anche le due possibilità fossero ugualmente vere, bisogna identificare quale precede/segue quale.

    E' già dentro di noi e la storia lo risveglia.
     
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  6. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    ve la butto lì come ipotesi:

    http://www.nilalienum.it/Sezioni/Aggiornam...%20%281%29.html
     
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  7. yukino76
     
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    CITAZIONE (Yorick75 @ 19/11/2012, 00:05) 
    Tu soffri immaginando le sofferenze di questa persona nella situazione nella quale si trova come se questa situazione fosse reale. E' un fantasma che si muove incontrastato nella tua mente procurandoti delle ferite. Ora l' unica tua arma è compensare queste sofferenze, sue e tue, con la fantasia e la scrittura.

    La tua critica la vedo troppo radicale, troppo assolutista. Tu non ti vuoi fidare di lei, non ti abbandoni, perché vorresti essere tu a condurre il gioco.Questo protagonista lo senti tuo, è tuo, forse sei tu. Sposti il gioco nel tuo campo, la tua mente, ma qui una forza superiore riprende il pallino del gioco.

    Io cercherei di approfondire anche la parte razionale, la tua critica al suo lavoro. Mi sembra ci sia un collegamento. Questa storia poi non è diversa dalle tante altre storie sul tema. Prendi un onesto, mettilo in galera, fagli patire le pene dell' inferno, e poi... arriva la cavalleria a salvarlo. Beh, è uno schema strausato, e anche logoro.
    Capisco che non essere capiti è dura. C' è superficialità o incapacità nel mettersi nei panni degli altri,o a volte è effettivamente difficile.

    Domande :
    Ti spaventa la consapevolezza di questa cosa (fantasia=reale sofferenza) o le eventuali conseguenze che possono avere sulla tua vita ?
    Ma sei sai già che ci sarà un happy end, e la storia è ancora in corso, e ci sarà anche una parte di riscossa, perché sei sicura che questo non ti sarà di conforto ? Come fai a prevederlo ?

    Hai ragione, io, per certi versi, SONO radicale e assolutista nei mie giudizi, è un mio difetto.
    E, un altro mio difetto, è quello di volere il CONTROLLO delle cose, sopprattutto il controllo sull'EMOTIVITA', ma non ce l'ho, e questo mi spaventa e mi fa arrabbiare. Lo ammetto un pò a malavoglia, ma... tendo a essere un pò manipolatrice, cercando di portare la gente a condividere la mia visione.
    Venendo alle tue domane, prima domanda:
    Mi spaventa, in primis, la mia eccessiva sensibilità, per cui, anche una storia di fantasia può diventare REALMENTE dolorosa. Preferirei essere molto meno sensibile e avere molta meno fantasia, ma, del resto, la fantasia e la sensibilità sono cose che ho trovato MOLTO positive nel corso della vita, facendomi godere appieno di storie/libri/film/film "mentali" molto più di tante altre persone, probabilmente. Io AMO la mia fantasia e la mia immaginazione; prima di scrivere, o disegnare, o creare video (sì, faccio tutte queste cose) mi sento... eccitata, piena di vita. Io VOGLIO la mia fantasia, MA... adesso che ho provato il rovescio della medaglia (la fantasia mi si è rivoltata contro) ne ho un pò paura. Ho capito quanto sia potente, sia nel dare gioia... ma anche sofferenza. Il corto-circuito, temo, parta da lì.
    Seconda domanda:
    Come faccio a prevedere che la storia non mi darà conforto, stante la riscossa?
    Discorso lungo. Dunque, quando guardo un film, o leggo un libro, faccio fatica a tollerare la violenza, l'umiliazione e l'ingiustizia, a meno che non percepisca un senso in tutto questo: se mi rendo contro che le vicessitudini dei personaggi stanno portando ad un qualcosa di positivo, ad un'evoluzione in "meglio", posso accettare anche queste vicessitudini, comunque... entro un certo LIMITE: ci deve essere un bilanciamento tra il "dolore" che i protagonisti devono affrontare e il "fine" da raggiungere, perchè altrimenti, se non c'è bilanciamento, il dolore diventa inutile. Sinceramente, non riesco a vedere nessun conforto nella "cavalleria/donna amata" che viene a salvare il protagonista quando, ormai, al protagonista, è stata tolta la libertà, la dignità e la fiducia negli altri. Il lieto fine (la liberazione finale, la scoperta del vero colpevole e l'amore ritrovato) è "estetico". Insomma, se io fossi un poliziotto onesto arrestato, condannato, umiliato (dallo stesso Sistema per cui ho sempre lavorato, peraltro), non mi sentirei rinfrancato solo perchè, alla fine, la verità è venuta fuori (verità che, peraltro, ho fatto venire fuori io andando CONTRO il sistema che, invece che tutelarmi, mi ha tradito). O sarei una bestia piena di rabbia che vuole distruggere tutto intorno a sè... o sarei una larva a cui non interessa più nulla di ciò che c'è intorno a sè. Quindi, anche sforzandomi, non riesco a vedere un lieto fine "realistico" dal punto di vista psicologico, ma solo un lieto fine dal punto di vista esteriore; per quanto l'autrice (peraltro molto brava, non discuto sulle sue capacità di scrittura) si sforzi, probabilmente renderà la "ripresa" del personaggio irreale ai mie occhi, perchè non ci può essere salvezza interiore dopo la distruzione (o, comunque, sarà una salvezza parziale, mooolto lenta e mooolto difficile, che non avverrà di certo grazie alla "cavalleria" o all'amore ritrovato). E, se leggo la storia, non voglio, alla fine, avere come ricordo le parti peggiori, ma voglio le parti migliori... ma quando le parti peggiori superano un certo limite (dal punto di vista di devastazione psicologica), nessuna parte "migliore" (nessuna scena d'amore, nessuna riscossa) può bilanciarle, realisticamente.

    Mi ha colpito una frase di Diogene W., proprio in questo topic, in cui parlava di un personaggio per cui ha pianto calde lacrime vedendolo umiliato, e ed era perfino arrabbiata con gli altri personaggi dell'opera perchè non capivano l'umiliazione del protagonista, come se SOLO lei fosse in grado di capire il grado di dolore effettivo di quel personaggio. Per certi versi... è la stessa cosa: non capisco il SENSO della storia, non vedendo un "bilanciamento" tra il dolore e il conforto, perchè finora c'è stato solo dolore e il conforto atteso è poca cosa se, prima, hai DISTRUTTO psicologicamente il personaggio. E non capisco come SOLO io (forse) sento le cose in questi termini mentre altri sono molto più "tolleranti".
    Ma il sentimento che provo non è "tristezza" (non ho pianto calde lacrime), ma una sorta di malinconia di fondo mista a rabbia e delusione per un'ottima occasione perduta: poteva essere una GRANDE storia senza spingere il protagonista all'estremo, al suo limite fisico/mentale (è quello che l'autrice mi ha spifferato, vuole spingere il protagonista al limite, al limite della sua sanità mentale e incolumità fisica, e io non voglio ASSISTERVI. A quel punto, nulla mi sarà di conforto, o comunque sarà un conforto non sufficiente a bilanciare ciò che è avvenuto prima).

    Peraltro, tieni presente che io:
    - non guardo film horror perchè poi non dormo di notte (molte notti)
    - non guardo film troppo violenti: di fronte a certe scene di violenza chiudo gli occhi e mi tappo le orecchie
    - i thriller generano scariche di adrenalina pazzesche, difficili poi da "blandire"
    Quindi, ho decisamente un modo di sentire un pò troppo... esagerato. E ho una particolare ipersensibilità verso le umiliazioni e le ingiustizie. Fin da piccola provavo scoppi di rabbia incredibili nel vedere qualcuno umiliato o trattato ingiustamente, arrivando anche a prendere le difese del "malcapitato", proprio io, che, di natura, evito qualunque scontro con gli altri (all'età di 10-11 anni avevo anche fatto a botte ^_^ con un altro bambino perchè aveva fatto piangere una mia amica).
    Recentemente ho scoperto di essere un INFJ (o, perlomeno, due test diversi dicono così), sarà un caso se gli INFJ sono considerati i "protettori/mentori"?

    Per quanto riguarda il discorso fatto da Ilaria, non penso di avere un bisogno incoscio di soffrire. O, perlomeno, consciamente non mi sembra. :huh:
    Se poi, però, guardo indietro alle storie che ho scritto IO, non è che io tratto i miei personaggi molto bene in termini di sofferenze che devono affrontare :hmm.gif:, ma senza eccedere, o almeno spero, in violenza/dolore (nel mio scrivere, mi concentro più sul conforto che sul dolore, conforto e dolore vanno di pari passo dall'inizio della storia, bilanciati... o almeno spero... considerando che il mio protagonista l'ho quasi "ammazzato" più volte :fisch.gif: )... Umiliazione, comunque, no, non amo l'umiliazione, nè da leggere nè da scrivere.

    O forse, un'altra ipotesi, l'autrice sta spingendo la storia verso le mie fantasie più cupe, che però ho paura di ammettere. Solo un'ipotesi. Paura di guardare in faccia il mio lato oscuro/cattivo?
    Sono un pò troppo contorta nel mio tentativo di analisi delle mie emozioni, lo so.

    Edited by yukino76 - 19/11/2012, 12:24
     
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  8. tandream
     
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    CITAZIONE (albatros1919 @ 19/11/2012, 16:04) 
    Eccessi? Patologia? Chissà. Forse siamo tutti soltanto un'esperimento della natura che continuamente cerca modelli alternativi al suo esperimento più riuscito, quello per cui le persone si innamorano e fanno figli nel reale. E' grazie a quest'esperimento riuscito se oggi siamo quì a scrivere. Ma cos'ha un senso? Si può dire davvero che il ciclo infinito dell'esistenza ha un senso? Se una persona vuole usare la realtà a supporto dell'immaginario, anzichè il contrario, per condurre una esistenza alla matrix è liberissima di farlo se questo la fa' star bene così. Molti letterati erano introversi e oltre ad amare le loro creature intellettuali, intese libri, magari si sono immedesimate a tal punto nelle loro storie fino a sentirle vere senza però avere il coraggio di rivelarlo a nessuno...

    Se c'è un senso è davvero molto meglio non conoscerlo, altrimenti che senso avrebbe? I letterati sì, vivevano nei loro mondi fantastici, ma quello che hanno scritto, quello che li ha resi famosi sono state le storie delle loro vite tramutate e mascherate nei loro romanzi. -_-

    Come sono profondo, è per questo che annego sempre in un bicchier d'acqua :huh:
     
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  9. Yorick75
     
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    Beh, non sei contorta, o meglio è questa 'materia' a essere tutto tranne che lineare, un garbuglio difficile da districare, anzi è più probabile rimanerci aggrovigliati dentro. Ma noi rischiamo, altrimenti non saremmo qui.

    Capisco la tua preoccupazione, una parte di te che ami molto, e si capisce anche da come la rivendichi con orgoglio, un orgoglio che ti fa onore, ora ti sta, come dire, tirando un brutto scherzo. Forse hai paura, incosciamente, di essere costretta a rinunciare alla tua fantasia, per evitare conseguenze negative. Che sarebbe poi coerente con la tua natura assolutista. B è conseguenza di A, per non avere più B elimino A.

    Purtroppo non c' è un bottone da premere. Stop e questo meccanismo si blocca. Magari avessi una ricetta.
    Ma proviamo a lavorare sulla parte razionale. E' tutto ciò che posso fare.

    Ho provato a mettermi nei panni di questo personaggio anche se ho pochi elementi. C' è una parte che tu trascuri. Le cose e gli eventi della vita cambiano il nostro status psichico, le nostre aspettative, i nostri valori, etc. Come ragioni tu non c'è evoluzione, non c' è cambiamento. Il personaggio rimane uguale. Se è l' autrice che ha dato questa impostazione, non ha fatto un buon lavoro.

    Dopo tutti i soprusi, le angherie subite nulla sarà come prima, e nemmeno lui. Come succede alle persone, i personaggi che ne sono i rappresentanti, modificano il loro approccio alla vita.

    Sei fossi in lui sarei cambiato. Non sarei più il puro, e forse ingenuo, difensore della giustizia. Nemmeno un cinico, ma un personaggio più complesso e consapevole. Potrei forse in un primo momento essere annichilito, ma non mi batterei il cilicio sulla schiena, espiando un ulteriore colpa, di cui poi non ho responsabilità, come se tutto ciò che ho passato non fosse bastato.

    [Ma perché tu ha questo poveraccio lo vedi incapace di reagire ? Che ti ha fatto ?]

    Io mi direi, cacchio è andata così, una chiavica vero, però il peggio è passato (lo spererei vivamente). Nella mia vita ci sarà sempre un velo di amarezza – ricordando i tempi andati, e giuro che filerò dritto e non lascerò mai nemmeno la macchina in divieto di sosta, ma ho accanto questa donna (e deve essere una tipa in gamba) che mi ama e mi ha salvato, i cattivi sono al gabbio, e che cavolo cerchiamoci di godere il presente. Ma perchè mi dovrei arrabbiare o ridurre a una larva ? A meno che non voglia autodistruggermi (visto che gli altri -tié - non ci sono riusciti, ma perchè dovrei io dare loro questa soddisfazione?). Il passato è andato, non si può modificare.

    Alla fine della II guerra mondiale c' è gente che ha visto in faccia la morte, è sopravvisuta a ingiustizie e visto i propri cari trucidati. La natura umana ha toccato il punto più basso. C' erano solo macerie, ma non sono rimaste a guardarle. Altrimenti noi non saremmo qui.

    L' istinto di sopravvivenza ci insegna che l' umanità ha sempre preferito costruire una nuova civiltà piuttoso che contemplare le vestigia di una civiltà distrutta.

    Sei Giapponesi hanno superato Hiroshima, perché il tuo poliziotto non si può godere la sua bella ? Troppo puro ? Appreso che il mondo è sì anche sporco, che si fa, tutto è inutile, tanto vale autodistruggersi ? Così, in fondo è anche facile.

    C'è anche tutto questo discorso di bilancini che fai che non mi trova d' accordo. Come se il senso della vita fosse racchiuso in un equazione matematica. Sei sicura che sia così ? Lungi da me affrontare una cosa così grossa, però. Mi sa che non è così.

    Uno dei più bei libri letti da me quest' anno è La strada di Cormac McCarthy. Copio e incollo la mia recensione da Amazon :

    Un uomo e un bambino. Un padre e un figlio in viaggio verso l' oceano - per sfuggire a un freddo che uccide - cenciosi, lerci, in perenne ricerca di cibo e cose utili per sopravvivere in un mondo ridotto a cenere dall' apocalisse.Il sole è pallido, esausto. Spingono un carrello del supermercato munito di retrovisore. Per guardarsi le spalle, dai cattivi. Bande di predoni avidi di carne umana o di nuovi schiavi. Ladri disperati pronti a rubare i pochi averi. E i buoni ? Pochi, nascosti, forse sono solo immagini illusorie. Noi portiamo il fuoco è il loro mantra. Il fuoco di un amore puro, più forte delle macerie, dei loro corpi scarnficati, più forte dell' invidia per i morti. Una lingua perfetta, prosciugata di ogni sentimentalismo, reitera immagini di una natura morente attraverso brevi paragrafi. Colpi di stiletto. Rapidi, precisi, mai definitivi : non è ancora tempo di morire.

    Sia chiaro che te lo sconsiglio con tutto me stesso. Ti devasterebbe, ci sono un paio di cazzotti dai quali è difficile riprendersi.
    Eppure è un libro potente, dove tanto dolore è non è bilanciato, anzi sull' altro piatto non c'è niente, ma solo una fiammella, tenue sì, ma capace di generare un incendio.

    Ultimo punto. Quello che hai lasciato così, con un certa nonchalance, in chiusura. Le tue parti oscure. E' una cosa importante, infatti quasi la nascondi, e ribalterrebbe un po' le cose. Non so a cosa ti riferisci, ma forse vale la pena di affrontare la questione. Non credi ?

    Ho cercato di essere il più chiaro e diretto possibile, perdonami. Io mi posso sbagliare, anzi sicuramente, ma rifletterei su alcune cose, soprattutto su quelle che dai per scontate, già assunte.

    [a proposito, te lo dovevo dire, mi è appena arrivato il pacco con Kafka sulla spiaggia (ho scoperto non da molto H.M.) e che leggerò più avanti durante il periodo natalizio, perché così mi piace]


    CITAZIONE (houccisoilariadusieleièrisorta @ 19/11/2012, 05:58) 

    Grazie, per il contributo. Interessante.

    La questione di un sadismo/masochismo non sessuale ma morale è da approfondire.


    CITAZIONE (albatros1919 @ 19/11/2012, 16:04) 
    Eccessi? Patologia? Chissà. Forse siamo tutti soltanto un'esperimento della natura che continuamente cerca modelli alternativi al suo esperimento più riuscito, quello per cui le persone si innamorano e fanno figli nel reale. E' grazie a quest'esperimento riuscito se oggi siamo quì a scrivere. Ma cos'ha un senso? Si può dire davvero che il ciclo infinito dell'esistenza ha un senso? Se una persona vuole usare la realtà a supporto dell'immaginario, anzichè il contrario, per condurre una esistenza alla matrix è liberissima di farlo se questo la fa' star bene così. Molti letterati erano introversi e oltre ad amare le loro creature intellettuali, intese libri, magari si sono immedesimate a tal punto nelle loro storie fino a sentirle vere senza però avere il coraggio di rivelarlo a nessuno...

    Il punto è condurre un' esistenza alla matrix fa stare bene chi la conduce ? Io da fantasticatore ti dico di no. C' è questa illusione, ma senti che qualche non va. Hai bisogno di qualche appiglio nel reale.

    Gli scrittori, credo tutti, hanno un rapporto stretto con i loro personaggi che sono veri, reali, e non se ne vergognano, anzi lo dicono, altrimenti non scriverebbero. Ma sanno gestire le storie e sanno quando c'è da mettere il punto.
     
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  10. yukino76
     
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    Capisco perfettamente il tuo concetto di "evoluzione", Yorick, e hai ragione.

    Rigiro la questione su un altro territorio, meno razionale, che in effetti ci riporta al punto di partenza.
    Oltre che lettrice, scrivo io stessa storie (quelle che si chiamano "fanfiction"), con protagonista proprio quello stesso personaggio che adesso non tollero di vedere umiliato; forse, dopo tutto, la questione è questa: sono così affezionata/innamorata del personaggio in questione da sentirlo quasi "mio" (perchè, per certi versi, nelle storie che ho scritto su di lui ci ho messo di ... me: ogni autore mette un pò se stesso nei personaggi di cui scrive). E' come se volessi dire all'altra autrice "hey, ma come ti permetti di usarlo in questo modo???? Non se lo merita, trattalo meglio e smettila di divertirti a torturarlo così, a tutto c'è un limite. Poverino...". :huh:
    Mi sento usurpata di un personaggio, ritrovandolo in una storia lontana dal mio modo di vedere/sentire: come ho già detto, ho seri problemi nel tollerare troppa violenza o umiliazione. Finchè sono IO a scrivere, ho il controllo sul grado di dolore/conforto che il personaggio deve affrontare (sapendo e potendo fermarmi), per evolvere, mentre qui, non essendo io l'autrice, NO, non ho nessun controllo e non posso "salvarlo".
    Discorso assurdo, molto di cuore e poco di "testa", ma, di fatto, è così. ^_^
    Per esorcizzare la negatività che la storia genera in me, dovrei forse razionalizzare che quello è il SUO personaggio, e può farci quello che vuole, non è il MIO, il MIO è nelle MIE storie. Poco importa che non condivida l'impianto della storia, perché lo trovo forzato, non è la mia storia e LUI non è LUI, ma il LUI di lei. Peraltro, il LUI originario risiede nell'opera originale, e quindi la mia fantasia deve attingere da quella, e non da storie così "cupe". :wacko: OK, avete capito, no? La delusione di cui ho parlato in precedenti post è dovuta al fatto che, per certi versi, avevo un buon feeling con l'autrice, condividendo una "visione" comune del personaggio, ci siamo ispirate a vicenda nelle nostre storie, mentre questa storia è stata una sorta di "punto di rottura" nella nostra "visione comune": ero elettrizzata nell'attesa di una sua nuova storia (le altre mi erano piaciute proprio perché "in sintonia" con le mie aspettative/idee), e invece ... questa mi ha fatto scappare via.
    Tanta carne al fuoco; questa mia esperienza spiacevole legata al mondo della lettura/scrittura si può leggere in tanti modi.

    E quindi, si ripete la domanda. Da dove deriva questa passione, che ho fin da bambina, che mi spinge ad "innamorarmi" di personaggi di fantasia (derivati da libri, telefilm, cartoni animati)? Può essere così forte il legame con un personaggio di fantasia? Evidentemente sì, a quanto raccontano certi autori.
    Bisogna imparare, cosa che io probabilmente non ho ancora fatto, a "controllare" questa "cosa", ma grazie a questa "cosa" posso scrivere, e quindi forse non devo odiarla tanto.

    PS Haruki Murakami, ottima scelta. Ma attento che, se ti piace, può diventare una droga. "Kafka sulla spiaggia" è stato il mio primo libro di questo autore.... e adesso ne sto leggendo l'undicesimo... e ho già pronto il dodicesimo sulla scrivania (pochi altri e li ho letti TUTTI).
     
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  11. yukino76
     
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    CITAZIONE (albatros1919 @ 21/11/2012, 08:51) 
    Quand'ero piccolo, crucciato per un sogno lasciato interrotto, mi intestardiì a volere sapere come andava a finire. Così per molti giorni, prima di dormire, pensavo a quel sogno, convinto che facendo così avrei potuto farlo risorgere. Oggi mi capita ancora di svegliarmi preso dall'emozione di un sogno, un'emozione vera che non sò spiegarmi visto che alla luce della consapevolezza sò che i sogni sono solo fantasmi, ma non mi intestardisco più a voler sapere il "finale"...

    Ho letto recentemente che una caratteristica degli introversi è quella di fare più frequentemente, rispetto agli estroversi, sogni "vividi". Probabilmente quello a cui ti riferisci è un sogno vivido, tanto vivido da trascinartelo nel mondo "reale".

    Si potrebbe aprire un topic a parte sui sogni vividi, i sogni ricorrenti e .. altro (tipo le allucinazioni ipnagogiche: terrificanti). ^_^ Magari lo faremo, un topic ad hoc. Olè, la sagra della psicanalisi, adesso mettiamoci ad analizzare i sogni. :B):
     
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  12. Diogene W
     
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    C'è un topic sui sogni, ma non è andato molto avanti :)

    https://lidi.forumfree.it/?t=62686932
     
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  13. Yorick75
     
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    Yukino76,

    C' è proprio una forma di possessività verso questo personaggio che senti come tuo anche se non lo è. E non è nemmeno di questa autrice. E nemmeno dell' autore originario. I personaggi, una volta creati, hanno una vita propria, continuano a vivere nell' immaginazione dei loro lettori. Diventano di tutti e di nessuno.
    A me, leggendoti, mi sembra che sia una questione lui, lei e l' altra. :D
    La tua scrittura diventa un' arma di seduzione (nel senso etim. di sedurre = condurre via) che ti aiuta a condurlo nel tuo mondo, dove ne fai ciò che vuoi.

    Io ti dico che 'sta cosa la devi superare. Ma, appunto, cerchi tu di convicermi del contrario. Capatosta :) .

    La domanda che ti fai è il nodo cruciale. Ti parlo un po' della mia esperienza e posso dirti che si tratta di una fuga dalla realtà (detta così schematicante – poi ci saranno teorizzazioni più precise).

    Io tendo a fantasticare molto. Sono preso totalmente dalla mia interiorità, tanto che quello che ho intorno mi sembra poco interessante, poco soddisfacente. Ogni 'sortita' mi da un senso di insoddisfazione, un senso di scarsa qualità. Quindi prendo gli input esterni e li elaboro al mio interno. Ottendo così un senso di benessere, in contrapposizione al malessere precendente. Così la mia equazione è Esterno = Malessere ; Interno = Benessere. Ma sento, l' ho sempre saputo però, che questa formula non va. Non è naturale. Non è questa, o non solo questa, la mia natura. C' è una distorsione in questa visione. Sono in questa modalità da sempre, come se conducessi una sorta di vita parallela, dove anzi quella reale è solo una copertura. Anche se ho una vita dove ci sono, grosso modo, tutti gli elementi di una vita 'normale'. Ora mi rendo conto che, forse, quegli elementi sono falsi. Sono solo un abile camuffamento, impermabile e occhiali scuri, che mi permettono di fare altro indisturbato.

    Ultimamente mi sto convincendo che ho dedicato al mondo 'esterno' solo il 20% delle mie energie. Con un piccolo particolare quel mondo esterno è la mia vita. Io non voglio rinunciare a me stesso, semplicemente vorrei sentirmi più in tensione verso un me stesso più completo, più vero. Così mi sembro statico. Sospeso nel tempo. Senza inizio e senza fine.

    Perché si fugge dalla realtà ? E' il nodo successivo. Ognuno hai suoi motivi. Necessità di difesa, di protezione. Insicurezze, fragilità profonde, solitudine, paura. Tante cose, molte delle quali affondano le radici nel tempo. Ognuno ha il suo mix.

    “I romanzi”, dice il conducente dell’autobus, “raccontano storie inventate: e tuttavia lei ride, o piange, per davvero”.

    Ho letto oggi questa cosa. Mi sembra che il concetto si può estendere andando anche oltre nello spettro delle emozioni.
    Tu parli di controllo, ma non so se è il termine è adatto, sai. Sono meccanismi difficili da guidare come un automobile. Magari avere questa patente. Sicuramente, essendo cose piacevoli e positive, occorre evitarne le derive pericolose. Non devi affatto odiarla questa tendenza. Spezzare il circolo vizioso, sì. E' un lungo percorso, frequenti i sabotaggi – io sono un esperto – e spira contro il dannato vento dell' istinto di autoconservazione.

    [beh, in un certo senso si puoi dire che questo sia il mio primo M. Ho letto l' Arte di correre, Tutti i figlio di dio danzano, Ater Dark, Norvegian Wood. Tranne NW – che però si discosta dalla sua poetica – sono cose minori, credo. Ho diluito la lettura nel tempo , come per tenermi una stanza di compensazione, nella quale entrare e abbandonarmi, quando sono troppo caricato da altre letture]
     
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  14. yukino76
     
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    Grazie Yorick75, i tuoi post sono sempre ad hoc.

    Io sta "cosa" la voglio superare, perché mi rendo conto che è ridicola e controproducente per la mia stessa creatività: ultimamente mi sento talmente delusa e arrabbiata (verso me stessa, in primis, perché mi rendo conto che la mia reazione non è normale, e quindi mi prederei a schiaffi dicendomi "Svegliati. E' una storia, una delle TANTE") che io stessa fatico a scrivere, anche se ho un sacco di idee e immagini da mettere su carta ( :huh: ehm, computer) ma... quella storia è come un buco nero che attrae e deforma la MIA storia, non facendomi godere appieno della gioia della MIA scrittura.
    Come si supera, sta "cosa"? E non dirmi che devo affrontarla leggendo quella storia, perché non ce la faccio. AAAHHHH, se ci fosse nel cervello un bottone "erase": click, e dimentico tutto quello che mi ha provocato malessere. Click, e la storia per me intollerabile non esiste più ne è mai esistita. Mica male. Probabilmente devo lasciar passare il tempo e nel frattempo concentrarmi su altro... libri, film, musica, il MIO scrivere; magari, in futuro, questa esperienza mi sarà utile perché mi permetterà di imparare il "metodo Murakami": entrare in una storia fin nei suoi abissi, scrivendola e vivendola, ma, poi, click, e ne sei fuori, entrare e uscire dalla fantasia a comando (già, in un'intervista Murakami ha detto proprio così: spingersi nel regno della fantasia, fin nei suoi abissi è pericoloso, ma lui ha imparato, con il tempo, a entrare e uscire a piacimento, a "comando"; dovrei imparare anche io a controllare questa "cosa" in questo modo)

    Capatosta, sì. Sono decisamente ferma nelle mie posizioni, e anche orgogliosa, per cui non ammetto nemmeno di aver sbagliato (lo ammetto a me stessa, sì.... a volte, ma non agli altri :shifty: , quindi, se anche un domani dovessi rileggere quella storia con uno spirito diverso, e magari anche apprezzarla, ma DUBITO, la mia posizione verso l'autrice rimarrebbe probabilmente la stessa: "'sta storia non mi piace e la trovo inutilmente forzata e oltre il limite").

    Spiegami esattamente come TU sfuggi dalla realtà. Il mio modo ormai è chiaro: mi invento storie su personaggi immaginari verso cui provo un affetto/interesse reale (ma, no, tranquillo, non ho mai parlato con questi personaggi di fantasia :rolleyes: , quello sì, sarebbe preoccupante). E tu?

    PS Murakami, ... attento perché ti trascina nel suo mondo, devi lasciar passare un pò di tempo tra un libro e un'altro, riabituarti ad altre letture. Ho già letto: Kafka sulla spiaggia, After Dark (quello che mi è piaciuto meno), La fine del mondo e il Paese delle meraviglie (forse il mio preferito, in questo caso il protagonista DECIDE di perdersi nel suo mondo interiore, il Paese delle meraviglie), L'uccello che girava le viti del mondo, Norwegian wood (diverso da tutti gli altri), Dance Dance Dance, Tutti i figli di Dio danzano, L'elefante scomparso e altri racconti, I salici ciechi e la donna addormentata, 1Q84 (primo e secondo libro, il secondo lo sto leggendo adesso)... e ho già comprato Nel segno della pecora.

    CITAZIONE (albatros1919 @ 21/11/2012, 15:04) 
    Ho avuto solo delle rarissime paralisi ipnagogiche al risveglio e sono terrorizzato solo al pensiero che mi possano riaccadere... :unsure:

    Sono TERRIFICANTI, non ho altro modo per descriverle.

    CITAZIONE (houccisoilariadusieleièrisorta @ 17/11/2012, 18:51) 
    CITAZIONE (yukino76 @ 17/11/2012, 15:12) 
    Settimana prossima, su Rai5, trasmettono un altro film di Lee-Chang Dong: Poetry. ^_^

    è uno dei film più belli che abbia mai visto... :(

    Visto ieri sera. Mi ha lasciato entusiasta. Denso di significati... e poetico.

    CITAZIONE (Diogene W @ 21/11/2012, 19:24) 
    C'è un topic sui sogni, ma non è andato molto avanti :)

    https://lidi.forumfree.it/?t=62686932

    Ottimo. La dimensione onirica mi affascina. Vado a darci un occhio.
     
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  15. yukino76
     
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    CITAZIONE (albatros1919 @ 22/11/2012, 08:17) 
    Non sei ridicola, ne strana, ne malata, ne altro. Non c'è niente di sbagliato in te. Prova a partecipare ai raduni dei forumisti, se puoi, e vedi se ti piace. Ciao.

    Grazie. Ma strana mi sento assai, purtroppo. :(

    Cito una frase di Diogene W., di qualche post fa, che PIENAMENTE rende le mie sensazioni:
    "ho pianto parecchio proprio perché l'immedesimazione con il personaggio principale era arrivato a tal punto che soffrivo più io che lui per la sua umiliazione (e mi sembrava di essere l'unica a capirlo davvero mentre i personaggi della storia gli stavano semplicemente togliendo la sua dignità, altra cosa folle)"
    Nel mio caso non ho recriminazioni verso gli altri personaggi della storia quanto verso l'autrice e gli altri lettori che sembrano invece "apprezzare" tutto 'sto cruogiolarsi nel dolore/umiliazione, come se, in effetti, non capissero esattamente cosa stanno facendo e cosa ciò comporti, in termini di "bilancio globale".

    La differenza fondamentale è che io non ho pianto. In genere non piango, tengo dentro.
    Dopo la fase della tristezza, adesso è la fase della rabbia (ho idee molto radicate, GROSSO difetto, e quando vedo che gli altri non hanno le mie stesse idee, su cose a cui tengo, mi arrabbio perchè la mia mente ragiona in termini di "come CACCHIO fanno a non capire??? E' così evidente la cosa!!! 1+1=2"
    Spero che dopo la fase della rabbia, arrivi quella della "dimenticanza".
    E, per certi versi, è un bene che abbia smesso di leggere la storia, perchè in questa fase non mi limiteri a leggere, ma dovrei commentare, e i miei commenti pubblici sarebbero al vetriolo: è la fase del "cara autrice, mi ha deluso una volta, e non ci casco più. Non leggerò MAI più una tua storia. Vado per la mia strada, solitaria. Addio. Divertiti pure a scrivere 'sta ... cosa senza senso. Questa storia NON può funzionare perchè ... blah blah blah blah".

    Sono capatosta, decisamente. :innocent.gif:

    Comunque, sto capendo diverse cose da questa esperienza:
    - ho dei limiti in fatto di tolleranza. Soprattutto in ciò che è attinente all'umiliazione (mi è capitato di piangere su alcune scene di... Fantozzi :rolleyes: , fate voi...)
    - ho un'immaginazione molto forte, ma devo imparare a indirizzarla verso qualcosa di positivo. E' questa immaginazione, in fondo, che mi permette di scrivere e di leggere commenti circa "il potere immaginifico e visivo" che le mie storie hanno su altri lettori. Quindi, forse, è meglio considerarla un dono e non una maledizione. Come imparare a catalizzarla (sviandola da ciò che non mi piace, dove è rimasta impantanata, e indirizzandola verso ciò che mi piace, a comando), spero verrà poi. Il capire perchè, dannazione, è rimasta impantanata lì, è il nodo cruciale che non riesco a risolvere.
    - la delusione e il disappunto verso chi o cosa su cui nutrivo grandi speranze è molto forte. Quando sono delusa da una persona divento cattiva e scontrosa (una piccola bestia ferita che morde chi gli si avvicina, soprattutto la persona/cosa causa della delusione). A questo punto, devo distruggere e tagliare i ponti. Non è una reazione positiva, lo so, ma temo sia il modo di fare (se mi guardo indietro, bhe, questa mia reazione rabbiosa alla delusione non è così... nuova). Anche questo un aspetto su cui riflettere/lavorare.
    - sono possessiva, sì. Pochi rapporti interpersonali, ma ... con tendenza alla possessione. Di fatto, è per questo che evito di instaurare rapporti troppo profondi: perchè diventa automatica la possessione, e quindi la delusione (perchè non puoi controllare gli altri nel loro modo di essere e nelle loro decisioni, razionalmente la cosa mi è chiara, non emotivamente; più facile possedere un personaggio immaginario, LUI sì che da soddisfazioni), e infine... la rabbia distruttiva (non distruttiva verso me, ma verso il "traditore").

    :wacko: Mio... Dio... Non potevo nascere un pò più normale???
    Non so se quanto scritto sopra, in effetti, rientri nelle caratteristiche di un introverso... o sono proprio "fuori di melone", o forse, semplicemente, super-fragile e ipersensibile (binomio TERRIFICANTE).

    CITAZIONE (Yorick75 @ 21/11/2012, 23:08) 
    Yukino76,

    C' è proprio una forma di possessività verso questo personaggio che senti come tuo anche se non lo è. E non è nemmeno di questa autrice. E nemmeno dell' autore originario. I personaggi, una volta creati, hanno una vita propria, continuano a vivere nell' immaginazione dei loro lettori. Diventano di tutti e di nessuno.
    A me, leggendoti, mi sembra che sia una questione lui, lei e l' altra. :D
    La tua scrittura diventa un' arma di seduzione (nel senso etim. di sedurre = condurre via) che ti aiuta a condurlo nel tuo mondo, dove ne fai ciò che vuoi.

    In effetti, sono entrata un pò in competizione. Voglio dimostrare che io lo so trattare meglio, quel personaggio. Nel mio mondo può vivere meglio, quando non lo bastono (senza mai eccessi e con un elevato grado di conforto, comunque). :P
    Forse percepisco la storia in maniera più angosciante rispetto ai "soli" lettori perchè io non sono "solo" una lettrice, ma una... ehm... "scrittrice" (tra virgolette, perchè è una parola troppo grossa per investirmene), e quindi ho raggiunto un maggior grado di empatia con il personaggio principale, e ricitando Diogene W "mi sembra di essere l'unica a capirlo davvero", mentre gli altri non si rendono conto di cosa significhi volerlo spingere così in basso, sempre più in basso, ... e poi pensare che... pluff... magia... si rialza, scova il cattivone che l'ha incastrato, ha la sua bella, e ... voilà... happy-ending. Happy ending... un PIFFERO!!! Nella mia mente, per certi versi, ho già scritto la storia e posso già "vedere e sentire" le conseguenze di tutta questa oscurità su di lui (probabilmente tarando le conseguenze sul mio LUI mentre il LUI di lei ha modi e tempi di reazione diversi... e per me non realistici).
    Lui, lei e l'altra :doh.gif:, in una versione totalmente inedita.

    Edited by yukino76 - 22/11/2012, 12:29
     
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