Consapevolezza del disagio psichico - obiettività - teoria struttural dialettica

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  1. crox
     
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    :emoticon-0102-bigsmile.gif:
    Capisco perfettamente a cosa ti riferisci...

    Quando mi sono iscritta all'università mi aspettavo chissà che e invece sono rimasta delusa dall'ambiente universitario. Non voglio sembrare presuntuosa (non mi sento un genio della lampada), però mi aspettavo qualcosa di più: gli scambi e i dibattiti sono di basso livello e la maggior parte degli studenti è totalmente priva di senso critico. Insomma come ambiente non è molto stimolante e a volte mi sembra di avere a che fare con automi (persone esecutive e incapaci di elaborare un proprio pensiero).

    Invece, secondo il mio modesto parere, le persone che studiano per diventare psicologi, assistenti sociali, educatori, etc, dovrebbero andare oltre la dimensione esecutiva, dato che si tratta di professioni che intervengono pesantemente sulla vita delle persone. Ma oramai ho smesso di stupirmi e penso che il panorama degli studenti rispecchi quello dei 'professionisti' che lavorano nei servizi pubblici e privati.
    Gli psicologi hanno una formazione totalmente avulsa da riferimenti storico-sociali e stanno andando sempre più verso una scientificità estremamente rigorosa dove vengono utilizzati strumenti come i "test psicodiagnostici...”, interviste strutturate da manuale dei disturbi... ( <_< ).
    La scuola cognitivo-comportamentista, quella che va per la maggiore tra gli psico, mira a intervenire sul comportamento (sintomo) e non sulla causa che lo determina, provocando così un cambiamento superficiale e temporaneo (come gli psicofarmaci). Non è per fare polemica, ma si tratta di un approccio che funziona solo in alcune situazioni e che non tiene conto delle variabili storico-sociali e culturali.

    Che poi il problema principale non è nemmeno la scuola e il modello di intervento utilizzato, ma è una questione di approccio generale che, a mio avviso, dovrebbe essere più consapevole e critico. Invece la burocratizzazione delle mansioni è una realtà molto presente all'interno dei servizi: l'aiuto è il farmaco o il documento e la pratica da avviare (e qui ci metto dentro anche gli assistenti sociali).
    Questo andazzo è il risultato dell'assenza di pensiero critico e riflessivo: in generale gli operatori non sono consapevoli né della propria ideologia, né di quella del servizio e delle politiche di riferimento. Questo è uno degli aspetti che mi ha lasciata più sconcertata.
    Non mi riferisco a nessuno in particolare, ma è una situazione generale.
    (mi fermo qui, perché forse sto sforando...). :fisch.gif:
     
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11 replies since 16/3/2013, 12:35   264 views
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