Consapevolezza del disagio psichico - obiettività - teoria struttural dialettica

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  1. Miyamoto-
     
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    In generale c'è una certa difficoltà ad accettare il fatto che si ha un disagio psichico. Chi ha dei disagi psichici (la stragrande maggioranza), tende ad avere dei "sintomi", che sono descritti in base alla teoria, ma che non sono riconosciuti come sintomi dalla normalità dominante. I "sintomi", senza che uno conosca la teoria struttural dialettica da alcuni individui sono vissuti con disagio. La teoria struttural dialettica li risove, ed è un dato di fatto. Nonostante questo ci si rifa alla normalità dominante, perché o non si sanno queste cose (e quindi non ci si crede), o semplicemente la si rifiuta.
    Siete consapevoli o meno di avere un disagio psichico o vi rifate alla normalità dominante, perché gli altri sembrano cavarsela piùttosto bene?
     
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  2. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    Ah, molto interessante questo argomento!

    La maggior parte delle persone sta male e anche di brutto, però non se ne rende conto, o perchè i suoi disagi non sono socialmente riconosciuti come tali, o perchè sono talmente diffusi da rappresentare la normalità, o perchè semplicemente nega a sè stessa di averne.

    Secondo me sono anche i casi più difficili da risolvere, nel senso che se una persona, per quanto faccia una vita al di sotto delle sue potenzialità, triste, insoddisfacente, deprimente, il fatto che nonostante tutto ciò sia riuscito a galleggiare e in malo modo ad adattarsi, difficilmente riuscirà a rompere l'illusione su quanto effettivamente sia sprecata la sua vita.

    Spesso mi sono chiesta come facciano le persone a non rendersi conto di stare male e come mai non chiedano aiuto, e viceversa, che cos'abbiano di diverso quelle pochissime persone che invece se ne rendono conto e fanno di tutto per stare meglio.

    A questo punto verrebbe da dire che le persone che stanno male forte, che arrivano anche a rischiare la vita, tendano a rendersi conto e a cercare aiuto. In verità non è così, ho conosciuto un sacco di persone che nonostante gli evidenti enormi problemi, o negavano, o comunque con una scusa razionalizzata o un'altra rifiutavano qualunque aiuto.

    Non lo so, forse è solo masochismo, forse sono le resistenze troppo alte...

    Personalmente, ho sempre sofferto, già da piccola, cosa che durante l'adolescenza è andata via via accentuandosi. Contemporaneamente a questo, ho sempre avuto interiormente un qualche tipo di impulso che non mi ha mai permesso di adeguarmi o di accontentarmi. Non ho mai tentato di scimmiottare la media, non ho mai voluto farlo e anche sforzandomi in quella direzione, non ci sarei comunque mai riuscita perchè sono sempre stata troppo diversa, il mio rifiuto verso un certo tipo di stile di vita che mi sono sempre resa conto era inautentico era totale.
    Ho sempre notato le contraddizioni, in me e negli altri, non sari mai riuscita a ciecarmi. Certo, quando ero più piccola magari sbagliavo la direzione, le soluzioni che trovavo ai problemi magari erano peggiori del male e le interepretazioni che davo ai fatti erano sbagliate (ora lo so), però ho sempre cercato di stare meglio, ho sempre intuito che c'era qualcosa di profondo che non quadrava e volevo scoprire cosa per fare una vita degna di quel nome.
     
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  3. alexey86
     
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    Il problema del disagio psichico è rendersene conto tipo le donne che si fidanzano con gli stronzi: mica si rendono che è un conflitto psicodinamico. Il problema comunque è molto più a monte ed è la società che inculca ruoli/regole sociali di merda
     
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  4. Miyamoto-
     
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    CITAZIONE (houccisoilariadusieleièrisorta @ 16/3/2013, 13:09) 
    Ah, molto interessante questo argomento!

    La maggior parte delle persone sta male e anche di brutto, però non se ne rende conto, o perchè i suoi disagi non sono socialmente riconosciuti come tali, o perchè sono talmente diffusi da rappresentare la normalità, o perchè semplicemente nega a sè stessa di averne.

    Secondo me sono anche i casi più difficili da risolvere, nel senso che se una persona, per quanto faccia una vita al di sotto delle sue potenzialità, triste, insoddisfacente, deprimente, il fatto che nonostante tutto ciò sia riuscito a galleggiare e in malo modo ad adattarsi, difficilmente riuscirà a rompere l'illusione su quanto effettivamente sia sprecata la sua vita.

    Spesso mi sono chiesta come facciano le persone a non rendersi conto di stare male e come mai non chiedano aiuto, e viceversa, che cos'abbiano di diverso quelle pochissime persone che invece se ne rendono conto e fanno di tutto per stare meglio.

    A questo punto verrebbe da dire che le persone che stanno male forte, che arrivano anche a rischiare la vita, tendano a rendersi conto e a cercare aiuto. In verità non è così, ho conosciuto un sacco di persone che nonostante gli evidenti enormi problemi, o negavano, o comunque con una scusa razionalizzata o un'altra rifiutavano qualunque aiuto.

    Non lo so, forse è solo masochismo, forse sono le resistenze troppo alte...

    A me mi stupiva il fatto che le persone non facevano alcuno sforzo per cercare di capire, quelle cose che non sapevano di se, da una parte si, perché semplicemente sono cose difficili da afferrare. Mentre in realtà dovrebbe essere una di quelle cose, su cui si deve stare di continuo, per non lasciarsi andare verso dei tragitti programmati.
    Persone che stavano molto male ne ho conosciute e poche, cioè quelle che si adattavano maggiormente, nonostante ciò fosse al di fuori dei propri limiti, manifestavano poi atteggiamenti e problemi molto accentuati, trasgressivi ecc. Alla fine ne hanno pagate le conseguenze, ma ripeto si tratta comunque di casi limite. Un'altra delle cose che mi sembrava di vedere in questi casi era il fatto che si tentasse in ogni modo di individuare subito, la persona che era diversissima, anche se sana, rispetto alla maggioranza, nonostante loro fossero i primi ad essere così.

    CITAZIONE
    Personalmente, ho sempre sofferto, già da piccola, cosa che durante l'adolescenza è andata via via accentuandosi. Contemporaneamente a questo, ho sempre avuto interiormente un qualche tipo di impulso che non mi ha mai permesso di adeguarmi o di accontentarmi. Non ho mai tentato di scimmiottare la media, non ho mai voluto farlo e anche sforzandomi in quella direzione, non ci sarei comunque mai riuscita perchè sono sempre stata troppo diversa, il mio rifiuto verso un certo tipo di stile di vita che mi sono sempre resa conto era inautentico era totale.
    Ho sempre notato le contraddizioni, in me e negli altri, non sari mai riuscita a ciecarmi. Certo, quando ero più piccola magari sbagliavo la direzione, le soluzioni che trovavo ai problemi magari erano peggiori del male e le interepretazioni che davo ai fatti erano sbagliate (ora lo so), però ho sempre cercato di stare meglio, ho sempre intuito che c'era qualcosa di profondo che non quadrava e volevo scoprire cosa per fare una vita degna di quel nome.

    Probabilmente il periodo dell'adolescenza è abbastanza fondamentale, per stabilire, da che parte si esce. Ad esempio mio padre introverso, si può dire che fino all'adolescenza ha avuto un decorso simile al mio, poi da lì in avanti ha mantenuto il suo modo di essere, cioè non è mai uscito (o è uscito male a seconda di come si vuole considerare), e io invece ho avuto dei cambiamenti, senza che ci sia stato un aiuto esterno. Il problema che poi viene a seguire è quello di rifinitura, cioè dei disagi più piccoli.

    CITAZIONE
    Il problema del disagio psichico è rendersene conto tipo le donne che si fidanzano con gli stronzi: mica si rendono che è un conflitto psicodinamico. Il problema comunque è molto più a monte ed è la società che inculca ruoli/regole sociali di merda

    Se dovessi dire, mi verrebbe che la dipendenza delle donne forse è maggiore rispetto a quella maschile, però potrebbe essere solo un'impressione...

     
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  5. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    sul disagio femminile c'è questo bell'articolo del Dottor Anepeta:

    ----> http://www.nilalienum.it/Sezioni/Aggiornam...oFemminile.html
     
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  6. Franz86
     
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    Secondo me parlando di "disagio psichico" immagino che la maggior parte delle persone pensi immediatamente a concetti come "malattia" -> "malati" -> "ospedale" -> "medicine" etc.
    La consapevolezza che tutto ciò che attiene alla sfera psichica sia in realtà molto sottile, riguardi tutti quanti e abbia implicazioni più filosofico-esistenziali che sanitarie in senso stretto non appartiene certo alla cultura popolare. E nemmeno agli specialisti, dato che l' associazione grossolana e immediata "malattia->medicine" non è certo sottorappresentata anche in questo ambito, a quanto mi sembra di capire.

    C'è da dire anche che al giorno d'oggi c'è non poca gente (sempre secondo me, non ho dati numerici, è solo una mera impressione) che qualche consapevolezza del disagio ce l'ha, frequenta anche specialisti per periodi più o meno lunghi ma non combina assolutamente nulla in termini di miglioramento della propria condizione interiore.

    Comunque Miya potevi anche mettere il link, mica lo sanno tutti cos'è 'sta teoria struttural-dialettica :P

    E comunque in questa affermazione c'è tutto:
    " (...) A differenza di quanto pensava Freud, insomma, nell'ottica struttural-dialettica la natura umana è predisposta per raggiungere uno stato di equilibrio. Tale stato però si realizza solo attraverso un lungo tragitto evolutivo, postula un grande impegno da parte del soggetto e condizioni ambientali che lo favoriscano e non interferiscano su di esso (...) "

    Non tutti possono avere la consapevolezza, la volontà e anche il tempo e la possibilità per intraprendere un certo cammino. Specialmente in una società come la nostra che è caotica già nelle sue fondamenta.
     
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  7. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    CITAZIONE (Franz86 @ 17/3/2013, 19:51) 
    Comunque Miya potevi anche mettere il link, mica lo sanno tutti cos'è 'sta teoria struttural-dialettica :P

    perchè Miya dà per scontato che le persone che scrivono su questo forum siano realmente interessate all'associazione e alla sua cornice teorica.
     
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  8. Miyamoto-
     
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    CITAZIONE (houccisoilariadusieleièrisorta @ 17/3/2013, 20:11) 
    CITAZIONE (Franz86 @ 17/3/2013, 19:51) 
    Comunque Miya potevi anche mettere il link, mica lo sanno tutti cos'è 'sta teoria struttural-dialettica :P

    perchè Miya dà per scontato che le persone che scrivono su questo forum siano realmente interessate all'associazione e alla sua cornice teorica.

    Ma va, se scrivo su GreenPeace, mica devo essere davvero interessato all'ambiente :D

    http://www.associazionelucacoscioni.it/ras...istero-cervello
     
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  9. crox
     
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    Dal punto di vista teorico considero la teoria struttural dialettica illuminante, in quanto fornisce un quadro interpretativo dei conflitti intra-psichici valido e credibile sia a livello intuitivo che logico. Tuttavia non riesco a trovare il risvolto pratico nella realtà quotidiana: un sacco di persone stanno male, ma pur diffondendo e pubblicizzando la teoria, non credo che le cose cambierebbero facilmente. Personalmente la conoscenza di questa teoria mi ha aiutato parecchio, ho fatto un sacco di auto-analisi e di rielaborazione/riflessione sul significato delle situazioni e dei comportamenti. Tuttavia nei casi più gravi è necessario rivolgersi a specialisti e conoscendo la qualità umana e professionale di certi personaggi...mi deprimo. Secondo me, oltre alla divulgazione di massa, bisognerebbe puntare maggiormente alla diffusione della teoria nei luoghi deputati all'aiuto delle persone in difficoltà. So che la situazione è tragica (il liberismo ci sta portando allo sfacelo), e i servizi sociali sono oberati dalle richieste di aiuto e dalla mancanza di risorse economiche. ma ci si può provare. Qualora la mia carriera di assistente sociale dovesse decollare (incrociamo le dita), proverei sicuramente a diffondere la teoria struttural-dialettica. Tra l'altro, sul sito Nilalienum ci sono un sacco di materiali interessanti per chi studia scienze sociali, ho trovato un saggio sul sistema-famiglia interessantissimo. L'anno prossimo ho intenzione di fare il tirocinio in ambito psichiatrico e a settembre inizierò a tastare il terreno e indagare per trovare la situazione adatta a me....speriamo bene!

    CITAZIONE
    A questo punto verrebbe da dire che le persone che stanno male forte, che arrivano anche a rischiare la vita, tendano a rendersi conto e a cercare aiuto. In verità non è così, ho conosciuto un sacco di persone che nonostante gli evidenti enormi problemi, o negavano, o comunque con una scusa razionalizzata o un'altra rifiutavano qualunque aiuto.

    E' vero, pure io l'ho notato: più il disagio è grave e più la persona fa fatica a chiedere aiuto e attua questi meccanismi di 'difesa' e scuse razionalizzate. A me dispiace un sacco vedere queste vite sprecate, di solito sono persone con grandi potenzialità e la cosa mi fa incazzare il doppio!
    Questo argomento mi deprime tantissimo perché conosco da vicino delle persone che stanno molto male e che non vogliono essere aiutate; soffro perché vorrei aiutarle ma loro rifiutano qualsiasi aiuto e questo mi fa sentire impotente e depressa. Anche ora, solo a leggere certe cose mi è venuta una depressione e una tristezza incredibile...

    CITAZIONE
    Non tutti possono avere la consapevolezza, la volontà e anche il tempo e la possibilità per intraprendere un certo cammino. Specialmente in una società come la nostra che è caotica già nelle sue fondamenta.

    Sì, purtroppo è così. Ci vogliono: consapevolezza, volontà, possibilità economiche e di tempo. Inoltre, bisogna anche trovare uno specialista con i contro-cazzi (per chi ha problemi gravi).. così a occhio e croce direi che al giorno d'oggi sono in pochi ad avere queste caratteristiche e possibilità.
    E' veramente inquietante tutto ciò.
     
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  10. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    A volte ripenso a quando ero iscritta a psicologia e riflettevo sui miei compagni di corso e sul fatto che, seppure minima, c'era la concreta possibilità che andassero a intervenire sulle menti della gente.

    E il terrore mi mordeva la nuca.
     
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  11. crox
     
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    :emoticon-0102-bigsmile.gif:
    Capisco perfettamente a cosa ti riferisci...

    Quando mi sono iscritta all'università mi aspettavo chissà che e invece sono rimasta delusa dall'ambiente universitario. Non voglio sembrare presuntuosa (non mi sento un genio della lampada), però mi aspettavo qualcosa di più: gli scambi e i dibattiti sono di basso livello e la maggior parte degli studenti è totalmente priva di senso critico. Insomma come ambiente non è molto stimolante e a volte mi sembra di avere a che fare con automi (persone esecutive e incapaci di elaborare un proprio pensiero).

    Invece, secondo il mio modesto parere, le persone che studiano per diventare psicologi, assistenti sociali, educatori, etc, dovrebbero andare oltre la dimensione esecutiva, dato che si tratta di professioni che intervengono pesantemente sulla vita delle persone. Ma oramai ho smesso di stupirmi e penso che il panorama degli studenti rispecchi quello dei 'professionisti' che lavorano nei servizi pubblici e privati.
    Gli psicologi hanno una formazione totalmente avulsa da riferimenti storico-sociali e stanno andando sempre più verso una scientificità estremamente rigorosa dove vengono utilizzati strumenti come i "test psicodiagnostici...”, interviste strutturate da manuale dei disturbi... ( <_< ).
    La scuola cognitivo-comportamentista, quella che va per la maggiore tra gli psico, mira a intervenire sul comportamento (sintomo) e non sulla causa che lo determina, provocando così un cambiamento superficiale e temporaneo (come gli psicofarmaci). Non è per fare polemica, ma si tratta di un approccio che funziona solo in alcune situazioni e che non tiene conto delle variabili storico-sociali e culturali.

    Che poi il problema principale non è nemmeno la scuola e il modello di intervento utilizzato, ma è una questione di approccio generale che, a mio avviso, dovrebbe essere più consapevole e critico. Invece la burocratizzazione delle mansioni è una realtà molto presente all'interno dei servizi: l'aiuto è il farmaco o il documento e la pratica da avviare (e qui ci metto dentro anche gli assistenti sociali).
    Questo andazzo è il risultato dell'assenza di pensiero critico e riflessivo: in generale gli operatori non sono consapevoli né della propria ideologia, né di quella del servizio e delle politiche di riferimento. Questo è uno degli aspetti che mi ha lasciata più sconcertata.
    Non mi riferisco a nessuno in particolare, ma è una situazione generale.
    (mi fermo qui, perché forse sto sforando...). :fisch.gif:
     
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  12. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    Ahaha non preoccuparti, io avrei detto molto peggio :D
     
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11 replies since 16/3/2013, 12:35   264 views
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