Problemi con le Slutwalk

Il bisogno di appartenenza

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    Non vorrei dare inizio ad un flame uomini contro donne; io ci sto provando ad essere più.... omologato, ma proprio non riesco a cambiare il mio pensiero.
    Sono figlio di genitori vecchio stampo, mia madre molto freddolosa, mio padre molto bigotto e curioso della sessualità altrui; mi hanno cresciuto in un modo che ogni divertimento me lo sarei dovuto sudare; mi hanno sempre fortemente imbacuccato per paura che mi ammalassi; poi, soprattutto, a casa non esiste il rispetto per la sessualità, cioè non c'è privacy, la curiosità dei miei genitori è totale e non viene lasciato nulla al caso. Intendo dire, che sì, in casa c'è pudore, ma appena esco dai binari, me lo hanno sempre detto in faccia. L'eccesso di ansia e di controllo che mi hanno riservato i miei genitori per la mia incolumità, la mia salute e la mia sessualità, mi ha spinto a non confidarmi su nulla con loro: non ho mai ammesso di masturbarmi, non ho mai ammesso di essere etero, non ho mai dato segni di libido.

    Non so se sia a causa di questo quadro, ma non riesco a divenire più tollerante verso gli atti di esibizionismo fisico femminile.
    Vi spiego meglio.
    Come sapete sono antifemminista e seguo spesso i dibattiti su siti femministi e questioni di genere; spesso ci si imbatte nel mio argomento preferito: la moralità. In questi siti si formano due fazioni: quelli che dicono "la libertà della donna di troieggiare è sacra ed è giusto che vada in giro nuda, perché non siamo in Afghanistan, non siamo nel Medioevo, ma siamo nel 2013, evviva la libertà evviva i sacri diritti delle donne"; poi ci sono quelli che dicono "è importante prevenire e quindi siccome i balordi esistono, servirebbe del buonsenso anche nella donna, per evitare atteggiamenti e abbigliamento non troppo provocante".

    Noto che i primi sono tanti, tanti, ma davvero tanti (uomini e donne) e non riesco a non stupirmi di quanto io sia diverso da costoro. Cioè io ci sto provando ad immaginarmi donna e essere il più empatico possibile, ma il famoso detto "dovete capire che quando ci spogliamo non ce l'abbiamo con voi" lo leggo da un occhio e mi esce dall'altro. Sono troppo sensibile alla visione del corpo femminile per non considerare l'esibizionismo una forma di mancanza di rispetto.

    Mentre da teenager giravo per i posti sperando di imbattermi in ragazze succinte, oggi quando vado in giro spero sempre che non siano parecchie a vestirsi provocante.
    Inoltre noto che i commentatori di queste Slutwalk, anche i sostenitori del buonsenso, non hanno problemi nel rimarcare che il molestatore non è mai giustificato. Io non faccio questo ragionamento in maniera così fluida; cioè io disprezzo le persone aggressive e anche gli uomini se lo sono, però un atteggiamento di importunare tendo a considerarlo come una legittima difesa, un modo per dire "ci sono anch'io, non sei invisibile".
    A che serve? A nulla, anzi, da antifemminista dovrei promuovere l'indifferenza verso le donne, ma sono io il primo a tradire la logica dell'utile. Empatizzo molto di più con i molestatori che con le molestate e quello che mi dà fastidio è che nei commenti ho sempre le posizioni più estremiste.
    Mi fa male a leggere tutte quelle persone che dicono cose che considero di un altro mondo. Mi fa paura sapere di un futuro dove i genitori sfileranno le mutande alle loro figlie.
    Infatti è come se temessi un'inflazione, come se temessi che quelle sensazioni positive che la mia sessualità introversa mi ha regalato attraverso gli stimoli visivi, perdessero di valore (non è un caso che non amo andare in spiaggia, anche per paura di assuefarmi alla vista della pelle femminile)

    Voglio essere allo stesso tempo sensibile agli stimoli, per rivivere le sensazioni positive, ma meno distante dal pensiero comune. Temo che non sia possibile. Leggendo Anepeta, mi pare di aver capito che questo non è altro che il Bisogno di Appartenenza che si fa sentire e che spinge come una specie di dente del giudizio. Non so proprio come gestirlo, ho la sensazione di uscire fuori dal mondo, di essere incompreso e di non capire la maggior parte delle persone e questo non mi piace.
    Un po' di omologazione forse non mi farebbe male , se interiore, ma è come se questo dente trova un muro nella gengiva e non riesce a spostarlo.


    Chiedo consigli a chi conosce meglio di me il bisogno di appartenenza.
     
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  2. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    Non so se ho ben capito tutto il discorso; intendi dire che il tuo modo di vedere la sessualità e i generi, che percepisci come originale rispetto alla media, ti fa sentire in un certo senso isolato, dunque interpreti questo sentimento di solitudine come bisogno di appartenenza frustrato che si fa sentire?
     
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    CITAZIONE (houccisoilariadusieleièrisorta @ 18/4/2013, 14:21) 
    Non so se ho ben capito tutto il discorso; intendi dire che il tuo modo di vedere la sessualità e i generi, che percepisci come originale rispetto alla media, ti fa sentire in un certo senso isolato, dunque interpreti questo sentimento di solitudine come bisogno di appartenenza frustrato che si fa sentire?

    mmmmm sì, ho un modo di pensare eccentrico, poco coinciliante e questo mi porta ad alimentare il mio senso di superiorità psico-morale. Ma mi dà fastidio perché mi accorgo che questo pensiero deriva da altri fattori che in me sono fuori dalla media (educazione dei miei genitori, sensibilità agli stimoli visivi) e quindi sento la pressione del dover mettere in discussione delle cose radicate.
     
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  4. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    secondo me, sinceramete, quello che hai scritto ora è una cosa importante e a suo modo "bella", anche se comporta sofferenza.
    perchè è bello che ti renda conto di alcune contraddizioni e di come alcuni tuoi pensieri siano stati influenzati da fattori familiari, ambientali.
    mettersi in discussione penso sia una cosa positiva, è una sofferenza che però porta dei frutti.
     
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    CITAZIONE (houccisoilariadusieleièrisorta @ 18/4/2013, 14:38) 
    è una sofferenza che però porta dei frutti.

    Invece ho come la sensazione che non cambierà nulla.
     
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  6. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    bè, cosa succederà di fatto da qui in poi lo puoi sapere solo tu... però ora almeno hai il dubbio, ti rendi conto che potresti non avere del tutto ragione, o avere torto, su certe cose.
    quindi è un po' come un bivio: puoi andare a destra a sinistra o rimanere fermo. quello dipende da te e da tanti altri fattori. però interiormente sei più consapevole di prima.
     
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  7. Nicola.
     
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    se ti è venuto il germe del dubbio, significa forse che il punto di vista che hai ora (e che stai mettendo in discussione) deriva da una sorta di dogma che ti è stato imposto a seguito delle tue esperienze vissute. in altre parole stai opponendo al tuo pensiero a ciò che ti è stato inculcato dal contesto in cui hai vissuto.

    al di là dell'opinione a cui giungerai, il fatto che tu ti metta in discussione secondo me è significativo, pertanto devi essere flessibile. se parti con la sensazione che non vuoi cambiare ti rendi tutto più difficile.
     
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  8. Yorick75
     
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    A me sembra che tu sia anche molto legato al ruolo di oppositore che ti sei costruito in questo campo. Nel senso che temi molto di diventare omologato o di fare parte del pensiero comune, come se fosse una sconfitta. Il che è comprensibile, perché l' apparato concettuale che metti in campo è molto forte e radicato in te. Io credo che prima di tutto tu dovresti esserne convinto. Metterti in dubbio non perché pensare in un modo ti porta a essere più accettato, ma semplicemente perché è quello che vuoi.
    Andare un po' oltre lo schema e fregartene se una cosa è omologante o no potrebbe aiutarti. E di vivere questo bisogno come un' evoluzione che ti serve per integrare la personalità.
     
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    CITAZIONE (Yorick75 @ 18/4/2013, 22:31) 
    A me sembra che tu sia anche molto legato al ruolo di oppositore che ti sei costruito in questo campo. Nel senso che temi molto di diventare omologato o di fare parte del pensiero comune, come se fosse una sconfitta. Il che è comprensibile, perché l' apparato concettuale che metti in campo è molto forte e radicato in te. Io credo che prima di tutto tu dovresti esserne convinto. Metterti in dubbio non perché pensare in un modo ti porta a essere più accettato, ma semplicemente perché è quello che vuoi.
    Andare un po' oltre lo schema e fregartene se una cosa è omologante o no potrebbe aiutarti. E di vivere questo bisogno come un' evoluzione che ti serve per integrare la personalità.

    Stai dicendo che il mio è feticismo anticonformista?
    Non credo che io soffra di questo. Anzi, sto soffrendo proprio dell'opposto: sono stanco di conoscere soltanto una lingua e sconosciuta.
     
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  10. Nicola.
     
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    più che altro quello che vuole dire è che devi seguire il tuo pensiero; al di là del fatto che esso sia conformista o anticonformista
     
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    CITAZIONE (Nicola. @ 18/4/2013, 23:05) 
    più che altro quello che vuole dire è che devi seguire il tuo pensiero; al di là del fatto che esso sia conformista o anticonformista

    E' riduttivo pensare che io abbia un pensiero; ho spinte interiori al conformismo che però non riescono nel loro intento di veicolare la mia opinione, perché evidentemente ci sono altre spinte interiori opposte. In questo quadro, non esiste un pensiero proprio o un "vero me stesso".
     
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  12. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    hai mai provato a leggere qualcosa sul super-io e l'io antitetico?
     
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    CITAZIONE (houccisoilariadusieleièrisorta @ 19/4/2013, 14:01) 
    hai mai provato a leggere qualcosa sul super-io e l'io antitetico?

    Oltre ad Anepeta non ho mai letto nulla a riguardo.
     
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  14. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    sìsì intendevo su nilalienum
     
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  15. Nicola.
     
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    CITAZIONE (Warlordmaniac @ 19/4/2013, 13:23) 
    CITAZIONE (Nicola. @ 18/4/2013, 23:05) 
    più che altro quello che vuole dire è che devi seguire il tuo pensiero; al di là del fatto che esso sia conformista o anticonformista

    E' riduttivo pensare che io abbia un pensiero; ho spinte interiori al conformismo che però non riescono nel loro intento di veicolare la mia opinione, perché evidentemente ci sono altre spinte interiori opposte. In questo quadro, non esiste un pensiero proprio o un "vero me stesso".

    le spinte che portano al conformismo in genere sono "esterne", è il condizionamento che hai subito e che si contrappone alla tua identità. Il bisogno di individuazione è proprio questo: trovare un equilibrio tra le spinte esterne e le spinte interne. Tu dici che non esiste un vero te stesso forse perchè ancora ti senti combattuto tra due visioni che anocra non si incastrano bene l'una con l'altra, per cui sei combattuto nell'uno e nell'altro senso dalla paura di snaturarti troppo o snaturarti troppo poco
     
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53 replies since 18/4/2013, 12:55   1243 views
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