Disilludersi sul essere speciali

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  1. DariotheFox
     
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    La mia introversione mi ha portato durante l'adolescenza a giustificare la mia sensazione di diversità con quella di sentirmi un essere speciale.

    Quel filtro mentale che avevo creato, mi ha portato ad enfatizzare i miei successi, e rinforzare l'idea che sarei stato destinato a grandi cose.

    Con l'entrare nel mondo adulto (ho 26 anni) la vita mi ha fatto aprire gli occhi e con tutte le mie forze (e lo studio privato della psicologia e della pratica del buddismo)sono riuscito a scardinare quel gommoso muro del mio IperEgo.

    Ma la natura rimane quella, la tendenza ha cercare nel mondo quel posto quel lavoro quell'arte che soddisfi il mio Io Ideale, anche a dispetto del mio Io Reale che non è in grado di soddisfarlo.

    E la cosa più estenuante è che in questo conflitto non mi godo niente non vivo niente ne i miei successi, perchè mai abbastanza e nemmeno l'esperienze più costruttive perchè non vivo nel presente.

    Ora ho la piena e razionale convinzione conscia che cercare la "normalità" sia il modo migliore per godere appieno la vita ed avere una vera vita "speciale".

    Mo il mio inconscio e il mio subconscio non ne sono tanto convinti e anche se raggiungo un certo controllo appena abbasso la guardi ritorno sempre agli stessi errori.
     
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  2. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    che cosa intendi con normalità?
     
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  3. Nicola.
     
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    a me succedeva (e succede) quasi l'opposto

    vedo me stesso disadattato e speciale allo stesso tempo, ma non destinato a grandi cose, al massimo destinato a grandi buchi in acqua


    "Ma la natura rimane quella, la tendenza ha cercare nel mondo quel posto quel lavoro quell'arte che soddisfi il mio Io Ideale, anche a dispetto del mio Io Reale che non è in grado di soddisfarlo.
    E la cosa più estenuante è che in questo conflitto non mi godo niente non vivo niente ne i miei successi, perchè mai abbastanza e nemmeno l'esperienze più costruttive perchè non vivo nel presente.
    "

    in questo ti sono molto simile, poichè anche per me allo stato attuale tutte le piccole soddisfazioni di cui comunque dovrei gioire (anche se poco) mi lasciano indifferente


    e anche io come ilaria non capisco che intendi con normalità, se intendi omologazione, se intendi equilibrio, o altro
     
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  4. Allonsanfan
     
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    Non mi torna tanto il tuo discorso dariothefox
    A ricercare la normalità c'è il rischio di ritrovarsi a valutarsi, quindi a fare l'opposto

    per come la vedo io il giustificazionismo con cui uno si dice "sono speciale" e si illude di essere destinato a grandi cose è più che altro un modo per nascondere la paura di essere peggiori degli altri

    più che cercare la normalità, per me l'obiettivo dovrebbe essere cercare di essere sé stessi, in ogni istante (quindi godendosi i successi passo dopo passo, cosa che come tu dicevi non avviene se uno pensa sempre all'obiettivo finale), senza pensare a eventuali futuri gloriosi
    che poi potrebbero anche venire, ma questo non deve importarci
     
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  5. DariotheFox
     
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    Con normalità volevo intendere lo stato normale delle cose ossia se stessi speciali, mediocri o inetti che sia...

    Quindi appunto rifaccio la domanda come fate o avete fatto ad essere solo voi stessi?
     
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  6. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    mah... io ho cercato di capire veramente che cosa fossi, al di là dell'opposizionismo totale che mi ha sempre caratterizzato, fin da quando ho ricordi.

    spesso si pensa che le persone con un'identità forte siano quelle più ribelli, ma non è così: anche gli opposizionisti, come chi campa delle conferme altrui, non possono vivere senza un Altro a cui fare riferimento.
    è molto facile essere sempre contro tutti, è difficile invece tuffarsi negli altri e riemergere con la stessa forma - la forma che noi sappiamo di avere, i cui confini sanno adattarsi a seconda dei contesti e che nella sua malleabilità ammortizza il confronto con il mondo esterno ma senza disperdersi, e che torna al suo status originario quando gli altri non ci sono perchè di essi non ha bisogno per stabilire i propri confini (nè in positivo nè in negativo).
     
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  7. Nicola.
     
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    CITAZIONE (DariotheFox @ 18/5/2013, 22:09) 
    Con normalità volevo intendere lo stato normale delle cose ossia se stessi speciali, mediocri o inetti che sia...

    Quindi appunto rifaccio la domanda come fate o avete fatto ad essere solo voi stessi?

    ancora faccio un po' di fatica a capire

    se ti riferisci solo al fatto di accettarsi, non saprei dirti con precisione. il non accettarsi è secondo me un impulso che viene dall'esterno, per cui una volta liberi dal giogo dell'opinione altrui, ti accetti per quello che sei. che non vuol dire che non possa essere ugualmente doloroso, specie quando realizzi di avere grossi deficit, però almeno non provi vergogna.

    non capisco il tuo "essere solo voi stessi". si parla di fingere di essere qualcun altro o di non accettare i propri limiti?

    posso dirti che io ho un sacco di sensi di colpa quando vado "fuori da me stesso"
     
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  8. yukino76
     
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    Penso sia una questione del super-Io e dell'IO-antitetico, entrambi particolarmente sviluppati negli introversi, e il cui conflitto non è affatto piacevole (ne so qualcosa).
    Vediamo se ho capito la questione:
    Il super-IO è ciò che ci porta a voler assecondare gli altri, la realtà; è ciò che ci permette di vivere in Società.
    L'IO-antitetico è ciò che ti fa dire "io sono IO", e quindi a cercarti e conosceerti come individuo unico, a prescidenre da cosa la Società voglia o non voglia da te.

    Sono due pulsioni contrapposte, ma estremamente forti negli introversi: da una parte vuoi farti "accettare" dalla Società (il bambino d'oro), dall'altra vuoi rimarcare la tua "diversità".
    SE segui l'IO-antitetico, ti senti in colpa perchè non "soddisfi" ciò che gli altri si aspettano da te.
    SE segui il super-IO senti di tradire te stesso.

    E' un circolo vizioso, che conosco molto bene. IO so di valere, e so di non essere inferiore agli altri, e quindi seguo la spinta del mio IO antitetico, ma alla fine cerco sempre conferme negli altri per "nutrire" il mio IO-antitetico, ma, in fondo, cercare conferme negli altri è seguire il super-IO.
    Ed è il corto-circuito.

    Stiamo parlando di questo?
    (penso che il Prof. Anepeta mi possa sputare in un occhio per questa mia interpretazione del suo pensiero :huh: )
     
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  9. Yorick75
     
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    CITAZIONE (DariotheFox @ 18/5/2013, 22:09) 
    Con normalità volevo intendere lo stato normale delle cose ossia se stessi speciali, mediocri o inetti che sia...

    Quindi appunto rifaccio la domanda come fate o avete fatto ad essere solo voi stessi?

    L' essere stessi, da quanto ho capito, è una cosa che accompagna l' essere umano tutta la vita. C' è chi non inizia proprio questa ricerca, chi smette perché è sopraffatto dalle cose della vita - le bollette, il fitto, etc - o chi è talmente identificato con il suo involucro esterno - p.es. il lavoro - che non se ne cura. Si può rimanere indenni oppure quel "se stesso" dimenticato arriva, spietato, a chiedere il conto. Sono convinto che avere in sé un certo lavoro introspettivo può aiutare molto. Al giorno d' oggi, ancora di più. Può, perché come tutte le cose dipende dall'uso che se ne fa. E' una condizione necessaria, ma non sufficiente.

    Sul punto posso dire che in questo sentiero riesco a percepire dei segnali che mi indicano che la direzione è buona. Sono me stesso quando mi sento a mio agio con me stesso. Quando sento che quella cosa o quel comportamento risponde a una mia struttura profonda, a un intimo convincimento, anche se è sbagliata. Faccio un esempio banalissimo. Se tiro un calcio di rigore e lo sbaglio, posso essere ugualmente soddisfatto, se lo tiro al meglio delle mie possibilità, anche se lo sbaglio. Al contrario se non lo tiro - anche se non sbaglio, starò male perché mi sono sottratto a quello che sentivo il mio ruolo naturale.
     
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  10. Aletta87
     
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    capire cosa siamo è la cosa più difficile e non è detto che si possa fare. Dario benvenuto nel club, ora diventiamo amici :D
     
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  11. DariotheFox
     
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    CITAZIONE (Yorick75 @ 20/5/2013, 22:25) 
    Sul punto posso dire che in questo sentiero riesco a percepire dei segnali che mi indicano che la direzione è buona. Sono me stesso quando mi sento a mio agio con me stesso

    Ho scoperto che è questa la chiave come dici tu, il problema è che non sempre si è solo Uno, ma a volte Nessuno e a volte Centomila, cit. :P

    Il mio Io non è ancora completamente integrato, e l'unico modo efficiente per farlo è spesso un processo a togliere, la mia idea è quella di un blocco di marmo, con un scalpello ed un martello ogni giorno tolgo qualcosa di me che sia superflua (desideri che non mi corrispondono, aspettative irrealistiche, progetti non personali ma sociali, i sogni dei propri genitori), spero di trovare alla fine del percorso la scultura che fa di me quello che veramente sono, quella che mi rappresenta.

    E sono ormai 8 anni in questo processo attivo, ricordo ancora quando avevo 18 anni e mi sono chiesto, mentre guidavo per le prime volte la macchina:

    "Ma Io, chi c@zz0 sono veramente?"

    E le strade le ho provate tutte, ho cambiato due facoltà, ho fatto arte, ho studiato privatamente psicologia, ho letto centinaia di libri(consiglio vivamente Hesse), pratico il buddismo e contemporaneamente ho avviato un percorso parallelo da persona "normale", laurearsi e trovare lavoro(obiettivo raggiunto ma che non mi soddisfa perchè non mio, ma sociale più che altro).

    @Aletta grazie della tessera!Onorato ma frastornato...che stanchezza!
     
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  12. Yorick75
     
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    CITAZIONE (DariotheFox @ 23/5/2013, 12:04) 
    CITAZIONE (Yorick75 @ 20/5/2013, 22:25) 
    Sul punto posso dire che in questo sentiero riesco a percepire dei segnali che mi indicano che la direzione è buona. Sono me stesso quando mi sento a mio agio con me stesso

    Ho scoperto che è questa la chiave come dici tu, il problema è che non sempre si è solo Uno, ma a volte Nessuno e a volte Centomila, cit. :P

    Il mio Io non è ancora completamente integrato, e l'unico modo efficiente per farlo è spesso un processo a togliere, la mia idea è quella di un blocco di marmo, con un scalpello ed un martello ogni giorno tolgo qualcosa di me che sia superflua (desideri che non mi corrispondono, aspettative irrealistiche, progetti non personali ma sociali, i sogni dei propri genitori), spero di trovare alla fine del percorso la scultura che fa di me quello che veramente sono, quella che mi rappresenta.

    Ho letto qualcuno, forse Galimberti, diceva che potenzialmente siamo tutti schizofrenici, proprio perché abbiamo tante personalità al nostro interno, ciascuna con la sua voce. Appunto costruire un Io integrato e ben definito e che possa dirigire, come un bravo direttore d' orchestra,questa banda sgangherata è il percorso da compiere.
     
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  13. Diogene W
     
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    A me sembra sempre molto triste l'idea di passare la vita ad integrare un'Io che fra breve sparirà o, peggio, sarà perfettamente integrato con fango e vermi :D

    La questione è che non si trova effettivamente l'equilibrio con se stessi, ma con il "se stessi" a cui la società riconosce un qualche tipo di rilevanza e/o utilità. Il che significa che, fondamentalmente, il lavoro che facciamo su noi stessi lo dedichiamo alla macchina sociale.
     
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  14. special_mind
     
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    io tutt'ora ritengo di esserlo.....
    e ne faccio il mio vantaggio, e in un certo senso, la mia croce.....
    il segreto è trovare il giusto equilibrio!
     
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  15. Yorick75
     
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    CITAZIONE (Diogene W @ 14/6/2013, 18:46) 
    A me sembra sempre molto triste l'idea di passare la vita ad integrare un'Io che fra breve sparirà o, peggio, sarà perfettamente integrato con fango e vermi :D

    La questione è che non si trova effettivamente l'equilibrio con se stessi, ma con il "se stessi" a cui la società riconosce un qualche tipo di rilevanza e/o utilità. Il che significa che, fondamentalmente, il lavoro che facciamo su noi stessi lo dedichiamo alla macchina sociale.

    Sì, capisco quello che dici, ma il problema è che siamo un qualcosa di più che funzionari di un apparato, rotelle di un meccanismo. E' un peccato non prendere in considerazione l' essere un qualcosa di più "largo". Altrimenti si finisce come Bartleby lo scrivano a guardare, oltre la finestra, le spoglie pareti di mattoni. Ripetendo a ogni richiesta di eseguire un compito: "Avrei preferenza di no".
     
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21 replies since 18/5/2013, 13:15   1216 views
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