YONGEY MINGYUR RIMPOCHE

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  1. fabisen
     
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    Anni fa ho letto un libro scritto da Yongey Mingyur Rimpoche intitolato “Budda, la mente e la scienza della felicità”, questo libro spiega i principi del buddhismo visti con un ottica occidentale, l’autore ha avuto modo di frequentare e dialogare con vari studiosi e scienziati di diverse rami della scienza facendo dei confronti tra la sua storia e cultura con il nostro modo di pensare occidentale.
    Quello che mi ha molto colpito è soprattutto la storia dell’autore, che a quanto scrive sembra che abbia un orientamento introverso e che nella sua giovinezza abbia sofferto di profonde crisi di ansia e fobie immotivate, riporto alcune righe del libro dove parla di questo: <<sin dalla prima infanzia, sono stato tormentato da una sensazione di paura e ansia. Ogni volta che mi trovavo circondato da persone che non conoscevo, il mio cuore cominciava a battere all’impazzata. Il disagio che provavo non aveva alcuna motivazione logica. Vivevo in una splendida valle, circondato da monaci, monache e altri devoti che si occupavano della mia educazione, insegnandomi a risvegliare la pace interiore e la felicità. Ciò nonostante l’ansia mi seguiva come un’ ombra.>>.
    Adesso l’autore è considerato dagli scienziati occidentali che lo hanno studiato attraverso la tecnologia fMRI e EEG ( apparecchiature che studiano l’attività elettrica del cervello) un delle persone più felici al mondo in quanto la sua attività cerebrale collegata alla serenità ed alla felicità supera quasi di 800 volte quella di un individuo medio normale. I ricercatori Antoine Lutz, allievo di Francisco Varela e Richard Davidson (neuroscienziati di fama mondiale) che hanno condotto i test al Waisman Laboratory nel Wisconsin all’inizio raccontano che stentavano a crederci per i dati troppo anomali dovendo ripetere i test e arrivando sempre alle stesse conclusioni. Adesso l’autore del libro è un monaco che tiene conferenze davanti a centinaia di persone con molta serenità.
    Con questo post non voglio inoltrarmi nella spiritualità, essendo qualcosa di personale e da rispettare a prescindere da qualunque idea una persona abbia (compreso il credere in nulla), ma mi fa molto pensare e riflettere come una persona possa venir influenzata dal contesto in cui vive e cresce, ad esempio l’introversione in oriente da quello che so non viene vista con la classica nota negativa occidentale ma come qualcosa di naturale e normale.
     
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  2. 444
     
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    Grazie, ho guardato questo e mi sembra un modo simpatico e chiaro di esporre il problema. O meglio, per me è un problema vedermi o vedere gli altri fuori controllo, in modo particolare dalle fissazioni negative, dal crearsi dei problemi che assillano la mente senza pensare in modo ragionevole ad una soluzione per prevenirli o quantomeno essere pronti per affrontarli.
    Guarda, mi vien voglia di provare a partecipare ad un corso di meditazione.
     
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  3. fabisen
     
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    Secondo me nel nostro tempo l’uomo sta subendo dei cambiamenti molto profondi, soprattutto con la globalizzazione, questi cambiamenti sono sia positivi che negativi, stiamo seguendo un modello consumistico che secondo me ci sta portando verso tempi bui, basta guardare lo sfruttamento indiscriminato della terra, praticamente stiamo avvelenando l’aria che respiriamo, le persone in generale sono tristi, sono insorte malattie psicosomatiche, le classiche malattie moderne che una volta non esistevano come la colite ulcerosa, malattia nuova sorta negli ultimi anni e presente solo nei paesi industrializzati. Per cui penso che la cosa migliore da fare in questa globalizzazione sia quella di prendere spunto da modelli positivi sviluppati, coltivati e testati per migliaia di anni in altre culture (che molto probabilmente avevamo anche noi ma che abbiamo perso) e di coltivarli.
     
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  4. 444
     
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    D'accordo in parte... di malattie ne avremo delle nuove ma ne abbiamo debellate...
    Poi ognuno può scegliere il suo stile di vita. Per esempio, dopo le due successive nottate passate a ricercare notizie sul topic ho ripreso le mie abitudini rimandando ogni esperimento di meditazione a "quando avrò finito questo lavoro urgente che non sono ancora riuscito a terminare".
     
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3 replies since 20/9/2014, 11:14   125 views
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