Ansia da conoscenza & problemi del lavoro

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  1. crox
     
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    In alcune cose che hai scritto mi rivedo, perché pure io prima di scegliere un percorso di studi istituzionalizzato ci ho messo un po'. Il mio approccio alla 'conoscenza' non è mai stato un agire razionale, nel senso che il mio fine non è mai stato 'conoscere' allo scopo di trovare lavoro piuttosto che qualcos'altro, ma più per il gusto e l'emozione di farlo, seguendo i pensieri e le emozioni del momento.
    Ho iniziato subito dopo il diploma a lavorare e, siccome la mia priorità in quel momento era l'emancipazione (a partire da quella economica che è la base per un giovane), la questione della 'conoscenza' l'ho sempre vissuta in modo libero, cioè 'non finalizzato' e collegato al lavoro. Ciò ha permesso di conoscermi e di capire in modo autonomo quali fossero le mie reali inclinazioni e passioni, che successivamente ho 'concretizzato' attraverso un percorso di studi formale, collegando 'passione' e lavoro, teoria e pratica (più che altro l'ho fatto perché era l'unico modo per accedere al tipo di lavoro che vorrei fare ;)).

    Mentre l'ansia di conoscenza di cui parli, e tutte le 'paranoie' collegate, la ricollego un po' al perfezionismo e all'impazienza (pure io sono così). Mi spiego meglio: non puoi volere tutto e subito, perché una conoscenza solida e concreta si raggiunge solo dopo anni di esperienza, studio, riflessione...
    E non pensare che gli altri abbiano chissà quale conoscenza perfetta, libera da pregiudizi, etc.... ma quando mai!! ;D Tutti partono inevitabilmente da un punto di vista di parte...anche quelli che si illudono di essere neutrali (gli Svizzeri mi stanno antipatici :P ), perché anche la scelta aprioristica di un percorso 'istituzionalizzato' è di parte, anzi lo è all'ennesima potenza, in quanto i percorsi istituzionali (pre-confezionati, come li hai chiamati tu), nascondono un'ideologia.



    .........per quanto riguarda il lavoro...ehmmm stendiamo un velo pietoso! siamo capitati proprio in un'epoca di merda sotto tutti i punti vista!
    Però secondo me vale sempre la pena buttarsi in qualcosa di coinvolgente (se si ha questa possibilità), quindi ti consiglierei di provare a formarti in qualcosa che ti appassiona, perlomeno non avrai rimpianti. Certo, le paranoie ci sono, ma conta che il lavoro perfetto non esiste, specialmente in questo momento storico: ci si deve adattare a quello che passa il convento (vabbé lo saprai, se hai già lavorato significa che non vivi sulla luna), quindi tanto vale provare nell'ambito che ci appassiona. Tanto voglio dire, nel frattempo lavori in altri ambiti che non ti interessano, quindi non ti formi in niente... tanto vale provare in qualcosa che ti piace e coinvolge, o no?! Ovvio, questa cosa dovrà essere ragionata e fattibile come obiettivi e come possibilità di trovare uno straccio di lavoro, però ci si può provare. No, dico questo perché pure io ho fatto così.

    PS: Se ti piacerebbe lavorare con i bambini perché non prendi in considerazione l'idea di fare il corso di scienze dell'educazione? Conosco gente che ha fatto questo corso e ora lavora all'asilo nido supersfruttata (vabbé, questo è il destino di chi non ha soldi e conoscenze in Italia)... te la butto quì così perché so che è un corso breve e ci sono buone possibilità di trovare lavoro (la gente che conosco io che ha fatto questo corso, ora lavora negli asili nido privati).
    Per quanto riguarda l'ambito 'interiore', autostimat, etc.... non farti film assurdi!! Va bene essere autocrtitici, ma non auto-lesionisti! Guarda, io studio e 'lavoro' nell'ambito sociale e socio-sanitario e di persone serene e tranquille ne vedo ben poche.... (se ti va ne parliamo in privato... perché non posso andare oltre in pubblico); il senso era quello di non essere 'troppo' auto-critici...altrimenti diventa autolesionismo che ci peclude di la vita (io lo dico a te, ma poi sono la prima a esserlo, autocritica intendo..).
     
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2 replies since 9/2/2015, 09:59   238 views
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