Ansia da conoscenza & problemi del lavoro

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  1. Cu Tip
     
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    questa discussione sarebbe stata da postare metà in questa sezione e metà nella sezione 'disagi degli introversi', ma indecisa sul vero fulcro della questione la metto qui

    insomma, nuda e cruda:
    vorrei farmi una conoscenza delle cose che mi interessano, ho come un'ansia di sapere tutto sulle questioni a me care, ansia di avere delle opinioni solide derivate da uno studio variegato senza pregiudizi di partenza. ora mi sento il contrario, mi sento una spugna, una su cui attecchiscono troppo facilmente le cose, con poca capacità critica, poca logica, posso pensare una cosa e metterla in dubbio il secondo dopo, ma non nel modo che farebbe una persona senza pregiudizi ma più del tipo 'non so manco io perché penso che una cosa sia vera', e penso sia perché davvero c'è qualcosa che mi impedisce di studiare in modo variegato e quindi formarmi una base salda, impossibilitata ad ospitare opinioni vere e proprie ma capace solo di ospitare intuizioni di opinioni
    nel senso: ho quasi paura a informarmi su quello che mi interessa, perché penso che potrei tralasciare qualcosa, potrei diventare una persona di parte, non so da dove iniziare nel cercare informazioni, ho problemi pure a guardare il tg, a farmi consigliare dei libri, a guardare un film, se c'è qualcosa che stuzzica il mio interesse non lo guardo perché non mi fido del mio intuito e ho paura di perdere tempo prezioso (quando in realtà spreco la maggior parte dei miei giorni). quindi cerco di 'istituzionalizzare' il mio percorso di sapere, tipo mi cerco liste di libri, film da guardare, però non basta, non mi sto ascoltando, e comunque non so da dove iniziare per formarmi opinioni politiche e sociali e blabla basate su uno studio concreto e non su quanto 'sento' che una cosa sia giusta.
    questi problemi si manifestano anche nelle mie aspirazioni di vita, io al momento sono una disoccupata senza formazione, da una parte vorrei formarmi in qualcosa di affine ma ho diverse questioni da risolvere, per es. da una parte i lavori mi sembrano tutti delle trappole a cui si giunge solo dopo aver fatto dei percorsi sempre troppo istituzionalizzati, in cui sei costretto a ingurgitare un sapere preconfezionato, poi non vedo il senso di lavorare*, vedo senso solo nel cercare di migliorare un po' le cose esistenti al mondo ma insomma hai detto poco, avrei voluto forse lavorare con i bambini perché penso siano gli unici ancora salvabili al mondo (opinione che ho riscontrato anche in un testo di anepeta) ma facendo la maestra o cose del genere non è che si abbia poi tanta possibilità di interagire in modo costruttivo, puoi fare tot ma mi sembra comunque poco rispetto alle frustrazioni possibili. questo sempre che io possa mai essere una persona serena e in grado di capire intuitivamente i bambini, cosa che dubito fortemente (non per scarsa autostima, che anche ho, ma per una penso onesta analisi di sé)
    tutto ciò senza pensare ai ritmi che impone per forza il lavoro odierno e quanto tempo prezioso toglie alla crescita personale, altrimenti il discorso si allungherebbe di chilometri
    *ovviamente il senso di lavorare è la necessità di procurarsi da vivere, io a parte essere una svampita distratta e ansiosa non ho impedimenti nel lavorare ed essendo dipendente non dalla mia famiglia (anche se non ho particolari pressioni di aiuto economico) sto cercando di darmi da fare, ho lavorato e ora sto facendo qualcosa, non voleva essere una frase da privilegiata che non necessita di lavorare e quindi si può permettere il lusso di filosofeggiare sul senso del lavoro, cosa che trovo in certe circostanze un po' odiosa.

    se avete provato qualcosa di simile in qualche aspetto fatemelo sapere, e qual è stato lo stadio successivo, o comunque qualsiasi cosa vi susciti questo scritto se vi va (non so come concludere allora metterò una faccina: :emoticon-0105-wink.gif: )

    marina
     
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  2. crox
     
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    In alcune cose che hai scritto mi rivedo, perché pure io prima di scegliere un percorso di studi istituzionalizzato ci ho messo un po'. Il mio approccio alla 'conoscenza' non è mai stato un agire razionale, nel senso che il mio fine non è mai stato 'conoscere' allo scopo di trovare lavoro piuttosto che qualcos'altro, ma più per il gusto e l'emozione di farlo, seguendo i pensieri e le emozioni del momento.
    Ho iniziato subito dopo il diploma a lavorare e, siccome la mia priorità in quel momento era l'emancipazione (a partire da quella economica che è la base per un giovane), la questione della 'conoscenza' l'ho sempre vissuta in modo libero, cioè 'non finalizzato' e collegato al lavoro. Ciò ha permesso di conoscermi e di capire in modo autonomo quali fossero le mie reali inclinazioni e passioni, che successivamente ho 'concretizzato' attraverso un percorso di studi formale, collegando 'passione' e lavoro, teoria e pratica (più che altro l'ho fatto perché era l'unico modo per accedere al tipo di lavoro che vorrei fare ;)).

    Mentre l'ansia di conoscenza di cui parli, e tutte le 'paranoie' collegate, la ricollego un po' al perfezionismo e all'impazienza (pure io sono così). Mi spiego meglio: non puoi volere tutto e subito, perché una conoscenza solida e concreta si raggiunge solo dopo anni di esperienza, studio, riflessione...
    E non pensare che gli altri abbiano chissà quale conoscenza perfetta, libera da pregiudizi, etc.... ma quando mai!! ;D Tutti partono inevitabilmente da un punto di vista di parte...anche quelli che si illudono di essere neutrali (gli Svizzeri mi stanno antipatici :P ), perché anche la scelta aprioristica di un percorso 'istituzionalizzato' è di parte, anzi lo è all'ennesima potenza, in quanto i percorsi istituzionali (pre-confezionati, come li hai chiamati tu), nascondono un'ideologia.



    .........per quanto riguarda il lavoro...ehmmm stendiamo un velo pietoso! siamo capitati proprio in un'epoca di merda sotto tutti i punti vista!
    Però secondo me vale sempre la pena buttarsi in qualcosa di coinvolgente (se si ha questa possibilità), quindi ti consiglierei di provare a formarti in qualcosa che ti appassiona, perlomeno non avrai rimpianti. Certo, le paranoie ci sono, ma conta che il lavoro perfetto non esiste, specialmente in questo momento storico: ci si deve adattare a quello che passa il convento (vabbé lo saprai, se hai già lavorato significa che non vivi sulla luna), quindi tanto vale provare nell'ambito che ci appassiona. Tanto voglio dire, nel frattempo lavori in altri ambiti che non ti interessano, quindi non ti formi in niente... tanto vale provare in qualcosa che ti piace e coinvolge, o no?! Ovvio, questa cosa dovrà essere ragionata e fattibile come obiettivi e come possibilità di trovare uno straccio di lavoro, però ci si può provare. No, dico questo perché pure io ho fatto così.

    PS: Se ti piacerebbe lavorare con i bambini perché non prendi in considerazione l'idea di fare il corso di scienze dell'educazione? Conosco gente che ha fatto questo corso e ora lavora all'asilo nido supersfruttata (vabbé, questo è il destino di chi non ha soldi e conoscenze in Italia)... te la butto quì così perché so che è un corso breve e ci sono buone possibilità di trovare lavoro (la gente che conosco io che ha fatto questo corso, ora lavora negli asili nido privati).
    Per quanto riguarda l'ambito 'interiore', autostimat, etc.... non farti film assurdi!! Va bene essere autocrtitici, ma non auto-lesionisti! Guarda, io studio e 'lavoro' nell'ambito sociale e socio-sanitario e di persone serene e tranquille ne vedo ben poche.... (se ti va ne parliamo in privato... perché non posso andare oltre in pubblico); il senso era quello di non essere 'troppo' auto-critici...altrimenti diventa autolesionismo che ci peclude di la vita (io lo dico a te, ma poi sono la prima a esserlo, autocritica intendo..).
     
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  3. Cu Tip
     
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    grazie, ho letto due volte ma rileggerò ancora meglio perché hai scritto cose che pensano possano aiutarmi a trovare un po' di tranquillità
    lavorare coi bambini mi piacerebbe perché ho quest'idea che la massima aspirazione per un essere umano dovrebbe essere quella di un mondo migliore, e probabilmente il fatto che non mi conosco bene, che non so in cosa potrei essere brava, che non so cosa mi piace davvero fare mi spingono a cercare una 'soluzione di vita' in questo senso (nel senso di un lavoro atto ad aiutare/istruire), anche se per come sono fatta non penso di esser una persona adatta per queste cose (sono confusionaria, ho difficoltà a sintonizzarmi con gli altri, altre cose). non riesco a vedermi come una persona con un ruolo così importante (c'entrerà anche l'autostima, ma realisticamente penso che non dovrei fare lavori del genere).
    però cosa rimane allora? forse sarei una brava segretaria, perché sono precisa, sono brava al pc, e probabilmente mi piacerebbe pure visto che servono qualità che sento in parte di avere, però mi pare un inganno che il mondo mi sta facendo, mi sta ingannando a sprecare la vita a fare qualcosa di perfettamente inutile.. e poi è un lavoro dove non puoi mettere niente di te stesso, non crei alcun tipo di contenuto, di livello importante (sociale) o meno (qualsiasi lavoro in cui ci si può mettere del proprio, mi vengono in mente solo lavori di tipo autonomo). però è un lavoro per cui potrei formarmi in pochi anni (prendere il diploma, mi mancano due anni), e abbastanza accessibile
    alla fine a prescindere dalla conclusione a cui posso arrivare finirei col credere che ho buttato la mia vita, che sono caduta nella trappola come tanti, che la mia vita è stata sprecata perché inutile per gli altri. penso che l unica soluzione sia buttarsi in qualcosa a questo punto, intanto continuare a cercare lavori per sostenermi anche se è difficile sia per la situazione attuale sia perché ho delle difficoltà, però provarci e nonostante le energie che questo mi porterà via cercare anche di ascoltare me stessa e spendere altre energie per incalanarmi in qualcosa di sensato per me stessa. dubito comunque diavere tutte queste energie a disposizione (ho passato anni nell'apatia giornaliera e sono sicuramente una persona che usa solo una piccola parte delle energie che ha)
    tra l'altro questa paura di non riuscire a """""realizzarmi"""" in qualcosa mi fa sentire un po' in colpa, essendo che il mondo è popolato in gran parte di persone che svolgono lavori che glifanno schifo, a partire dalla mia famiglia dove nessuno si è diplomato o si è realizzato in qualche senso (e sicuramente c'enterà anche questo..). sperare di ambire a qualcosa di meglio mi sembra quasi presuntuoso.

    penso che quelloche hai fatto sia molto intelligente, scoprire quello che ci piace senza pensare ai risvolti lavorativi possibili (o non), e cercherò di farlo, anche se è difficile quando la mente pensa sempre al futuro. quello che hai detto, che siamo tutti di parte, è molto vero, ed è per questo che ho paura, sento che se mi immergessi in quello che potrebbe piacermidavvero (che siano libri documentari un genere di informazione teorie varie sul mondo e le persone) non ne uscirei più, diventerei troppo di parte e incapace di tornare in una situazione in cui si può valutare tutto con meno rigidità. ed è già in partenza difficile appassionarmi, non provo la stessa curiosità innata di cui parli, che invidio tantissimo, tendo a ingerire informazioni sperando che ci sia del materiale x suscitarmi qualcosa..

    grazie per la risposta, scusa se è un po' egocentrico ma rispondere al tuo post mi ha aiutato a dire delle cose che scopro di provare solo man mano che scrivo
    ciao!
     
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2 replies since 9/2/2015, 09:59   237 views
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