Cambiare vita

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  1. vivatruffaut
     
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    Un'intervista interessante su un manager che ha lasciato il suo lavoro per inseguire la libertà e uno stile di vita migliore:

    intervista
     
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  2. Oberman0
     
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    L'ho letta stamattina sul treno.
    Ecco un uomo che ha fatto una scelta davvero coraggiosa andando contro tutti dogmi imposti dalla società moderna.
     
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  3. flaneur62
     
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    E' un argomento che mi affacina moltissimo, quello del cambiare vita, del riprogettarsi...Nel link però l'intervista non l'ho trovata: dov'è?
     
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  4. vivatruffaut
     
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    L'hanno spostata ma non so dove, hai ragione!
     
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  5. asabbi
     
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    Cambiar vita...sì a volte sarebbe necessario.
    Capita di entrare in un circolo vizioso di depressione, più stai giù e più di butti giù....più ti senti solo e più ti allontani da tutti e tutto....ti incupisci. Smetti di sorridere, ti nascondi dietro a qualche medicinale che ti sembra ti dia sollievo, me che poi da l'effetto contrario di acutizzare il malessere.
    E più ti lasci prendere da questo stato e sempre più faticoso sarà uscirne. Reagire. Trovare un senso. Sembra impossibile.
    Se non sei te a metterti in moto, nessuno potrà aiutarti; nè i medicinali, nè i dottori.
    TU PUOI ESSERE IL MAESTRO DI TE STESSO OPPURE IL CARNEFICE.
    TI PUOI LASCIAR MORIRE O PUOI ASCOLTARE IL TUO CUORE CHE BATTE.
    TU PUOI !!




    dedicato ad una persona cara che sta passando un momento difficilissimo
    dedicato a me
    dedicato a chi se lo sente suo
     
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  6. imperia69
     
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    Adesso basta

    Se ne parlava con alcuni di voi qualche giorno fa...è il libro scritto da un manager che ha deciso di cambiare vita (forse lo stesso che segnalava Viva). Domenica sera hanno trasmesso anche una sua breve intervista al tg3. Nel libro, che non ho letto, da dei consigli a chi vuole seguire il suo esempio.

    Quello che spesso mi chiedo è perché se a parole siamo tutti insoddisfatti, poi non si riesce a cambiare le cose...
     
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  7. senzanome70
     
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    qualcuno lo ha letto?
     
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  8. _pardo_
     
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    Non capisco perche` nel sito dice che si rivolge ai ceti medio/alti, laureati ecc.
    Non vorrei che il presupposto di tutto il libro fosse l'aver accumulato una piccola fortuna con cui potersi (OVVIAMENTE) ritirare.
    Il tipo dichiara lui stesso che faceva il "manager", per cui sicuramente non era uno che sopravvive alla quarta settimana con grissini e marmellata...
    Mentre chi deve pagarsi la casa non ha alternative alla schiavitu` a vita.


    Anche la recensione del libro su chiarelettere.it riporta il problema:
    QUOTE
    Ottimi presupposti, che farebbero rientrare questo libro tra i più interessanti (e utili) del momento, ma che purtroppo svelano un grosso limite: quello di rivolgersi a una élite intellettuale ed economica in grado, sia per preparazione culturale che per i risparmi fatti grazie a stipendi di un certo peso o eredità consistenti, di affrontare il cambiamento e soprattutto di decidere consapevolmente il proprio futuro. (Link)

    Comunque segnalo 2 siti:
    http://www.ranprieur.com/
    http://www.whywork.org/
    Purtroppo se si analizzano gli stili di vita delle persone che hanno scelto veramente la via del NO WORK, ma senza essere gia` ricchi, si evice che i sacrifici necessari sono un po' piu` elevati di quanto sembra esprimere il Perotti. Che ne valga la pena o meno poi ognuno deve giudicarlo da se`.

    Edited by _pardo_ - 17/11/2009, 20:00
     
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  9. lisa.c
     
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    Anch’io, come pardo, sono rimasta un po’ perplessa da ciò che ho letto sul sito di questo signore che sostiene di aver cambiato vita. Intanto avverte che ci vuole un buon avvocato perché le proprie idee vanno ben difese: insomma la vecchia e riciclata storia dell’ homo homini lupus. Se non ho capito male, poi, dalla mia lettura superficiale (perché c’è qualcosa che non mi quadra del tutto) e banalizzando un certo tot, ha solo cambiato mestiere: intanto è rimasto scrittore e giornalista. Ha colto nel segno (dei tempi) questo sì: ha generato un interesse molto ampio tra le persone (tanto che è stato intervistato anche in tv) perché chi non ha mai pensato almeno una volta di scappare, lasciare tutto e tutti e chissenefrega. Ci pensano pure i manager, figurarsi i disgraziati. Ma mi sembra una specie di guida new age, un vademecum per essere felici (ché, si sa, la felicità spetta a tutti, “e che abbiamo fatto di male”) un come fare per vincere al superenalotto. E sappiamo fin troppo bene che gli scaffali delle librerie sono stracolmi di questi “come fare per”.

    Forse, dopo tutte le bischerate che ho scritto, ho capito cosa mi turba di più: il fatto che chi decide e magari riesce a cambiare la propria vita se ne frega altamente della vita degli altri, nonostante poi ne abbia continuamente bisogno: in questo caso specifico c’è bisogno dei bagnanti in Liguria, di gente che prenda la moto d’acqua (e che ne frattempo inquini aria, mare e udito) e c’è bisogno di gente che legga la tua storia ma non si sa bene per quale motivo. Forse per farti guadagnare di più?
    Insomma, chi ha veramente cervello e palle dovrebbe proporre delle alternative per migliorare le condizioni di vita generali, rendere questa terra un posto degno di essere vissuto senza sfruttare tutte le risorse possibili e con uno sguardo alle generazioni future, fare in modo che ognuno riesca a capire le proprie potenzialità e trovare la via per metterle a disposizione della collettività senza dover scendere a compromessi.
    Ho letto qualche tempo fa di Samso, un’isola della Danimarca, dove si è cercato di portare avanti una vera e propria rivoluzione ecologica: pannelli solari, macchine elettriche.. “Per ridurre le emissioni di biossido di carbonio, gli isolani hanno inoltre investito in un sistema di riscaldamento comunale, che viene alimentato da biomasse di produzione locale: fieno e trucioli di legno. Consulenti specializzati hanno spiegato ai proprietari di case cosa fare per risparmiare energia e le locali aziende di idraulica sono state istruite e certificate nell’installazione di tecnologie verdi in abitazioni e aziende, con un sussidio governativo pari al 30% della spesa. Per quanto riguarda il trasporto pubblico, il regolare servizio di autobus è stato sostituito da bus a basso consumo a corse prenotabili” .
    E’ vero, dietro c’è un guru dell’ambiente, Soren Hermansen, che è riuscito a convertire l’energia convenzionale in energia pulita con emissioni zero di CO2. E’ riuscito a dare attuazione a un progetto per la creazione di una piccola comunità che diventasse autonoma al 100% con energia rinnovabile nell’arco di una decina di anni. Il sovrappiù viene addirittura venduto allo stato.

    E poi, non so se qualcuno ha visto “capitalism: a love story” di Moore. Il regista è andato a studiare alcune “buone prassi” aziendali in cui l’amministratore delegato prende la stessa cifra dei dipendenti, degli operai alla catena di montaggio, guadagnando 65.000 dollari all’anno, direi una cifra più che dignitosa per vivere. Ovviamente tutti partecipano alle decisioni dell’azienda e guai se qualcuno chiedesse un aumento solo per sé: verrebbe visto come uno strambo, che non ha ben compreso lo spirito di gruppo.
    Questa ultima testimonianza ha avuto un certo effetto su di me. Non molti mesi fa ho assistito sul mio posto di lavoro a una scena a dir poco inquietante: una dipendente ha chiesto l’aumento per sé al Direttore e quando questi le ha risposto che lo avrebbero dato di lì a poco a tutti, lei si è risentita chiedendone la ragione: gli altri erano tutti dei vagabondi e solo lei si sarebbe meritata l’aumento di stipendio. E’ già sorprendente una mancanza di solidarietà come questa, ma la cosa più sbalorditiva è che essa sia venuta da un’esponente del sindacato “maggiormente rappresentativo”.

    Edited by lisa.c - 19/11/2009, 11:50
     
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  10. flaneur62
     
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    Il libro non l'ho letto... ho letto qualche recensione, ho sentito alcuni commenti...


    Sono assolutamente d'accordo con quello che scrive Lisa.. E penso che il successo o, forse meglio la visibilità, che hanno libri di questo tipo sono davvero un segno dei tempi... E' diventato un un po' un genere letterario e si sta allargando ai manuali- attualmente và forte "Scappo via!"- ci sono siti e forum dedicati a questo. In scappo.it, ad esempio, ci sono ogni mese decine e decine di messaggi di persone che vorrebbero scappare via dall'Italia- e le motivazioni, molto simili, sono spesso condivisibili- e che sono scappate e ora vivono all'estero e dunque raccontano chi sono , cosa fanno e se la "fuga" corrisponde o meno alle aspettative...

    Insomma il pubblico per questi libri c'è, il momento di crisi è quello più propizio e quindi il business editoriale ci si butta come ci si buttano giornalisti, giornalisti-scrittori, aspiranti fuggitivi in cerca di pubblicazione...

    I tempi di crisi sono particolarmente adatti a guru e furbacchioni di ogni risma: soprattutto in una società smembrata, slabbrata, fatta di solitudini competitive come quella in cui viviamo. LA fuga, il cambiare vita vengono così vissute esclusivamente come fatto individuale e non come processo collettivo. Questo succede anche in aree interessanti e attive come quello della decrescita: spesso sento parlare- anche perchè questi ambienti li frequento col comitato contro la privatizzazione dell'acqua di cui faccio parte- di sobrietà- ed è giusto- di buone pratiche- sacrosante ma in Italia sono addirittura ostacolate e comunque siamo indietro anni luce rispetto al nord europa- di ritorno alla terra- che per qualcuno è semplicemente ritiro, o ristrutturazione della casa di campagna dei genitori- e qui mi và meno bene. Perchè torniamo al punto di partenza e al taglio del libro in questione.

    Non mi stupisce l'aneddoto con cui concludi il messAggio, Lisa... Credo sia una fotografia dei tempi in cui viviamo. Individualismo, competizione, tutti contro tutti. Abbiamo completamente perso il senso della collettività, del vivere insieme, dell'essere sulla stessa barca. Per fortuna qualcuno si muove- ma siamo in pochi-, qualcun'altro resiste- ma non basta.

    Questo libro mi sembra una scorciatoia: chi ne ha le possibilità economiche ne seguirà i consigli, per gli altri sarà un po' come chiudere gli occhi e sognare un po'. Avremo un guru di più e ci dimenticheremo delle disuguaglianze, delle ingiustizie, della fatica di vivere, di quanto contiamo poco se ognuno pensa solo per sè....
     
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  11. imperia69
     
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    @Lisa
    Non so dove lavori tu, ma dove lavoro io (una multinazionale americana del farmaco) è proprio strutturato un processo che chiamano di "differenziazione" (a me solo la parola dà la nausea). In pratica, a fine anno i dipendenti fanno una sorta di resoconto degli obiettivi raggiunti e, sulla base di questi, i capi li propongono per un aumento di stipendio, livello o altro. Sulla carta sarebbe una forma di meritocrazia, dove i più bravi vengono promossi. In pratica le valutazioni si basano su altri parametri: dipendenti che si vogliono cacciare riceveranno una valutazione bassa e saranno costretti a seguire una sorta di programma di "riabilitazione" (un modo come un altro per metterli sotto pressione), ogni anno si decide che deve brillare il reparto X piuttosto che il reparto Y etc etc.
    Sarebbe più accettabile se ci fosse una vera meritocrazia? Non lo so...

    Quanto al desiderio di cambiare vita, quello che trovo interessante è il fatto che questo desiderio ci sia.
    Se è vero, come dice il Perotti che un tempo tutti volevano fare carriera ed avere le villa al mare e oggi vogliono tutti cambiare vita, già abbiamo fatto un passo avanti. Certo, meglio ancora sarebbe tradurre questo bisogno in azioni concrete che modifichino il mondo del lavoro, ma forse su questo dobbiamo ancora maturare.
     
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  12. _pardo_
     
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    QUOTE (lisa.c @ 19/11/2009, 11:06)
    Non molti mesi fa ho assistito sul mio posto di lavoro a una scena a dir poco inquietante: una dipendente ha chiesto l’aumento per sé al Direttore e quando questi le ha risposto che lo avrebbero dato di lì a poco a tutti, lei si è risentita chiedendone la ragione: gli altri erano tutti dei vagabondi e solo lei si sarebbe meritata l’aumento di stipendio.

    Qualcuno ha scritto : "C'e` solo una razza che mi fa piu` schifo dei potenti... ed e` quella dei loro servi."
     
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  13. Koenig4
     
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    Questo modo drastico di cambiare vita del manager mi sembra l'eccezione che conferma la regola. Io ci vedo la dimostrazione che non si può cambiare vita. La vera rivoluzione sarebbe trovare un modo di cambiare modo di essere senza cambiare vita. Se si dimostrasse questo allora si troverebbe un sistema per rivoluzionare l'esistenza esportabile a tutti.
     
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  14. senzanome70
     
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    non ho letto il libro.
    a dire il vero ho seguito il link dal forum ho letto due righe e ho richiuso il link.
    le ragioni sono quelle espresse da lisa e dagli altri.

    solo che io ci ho messo anche un po' di irritazione forte e disgusto, forse anche voi.

    in particolare appena ho aperto il link ho letto
    "Questo libro è rivolto alle persone [...] Gente, per sintetizzare, che ha un buon lavoro e non ha particolari problemi economici, magari con qualche buona possibilità di carriera o di veder evolvere la propria attività".

    Ecco, sarò una comunistaccia o una che viene direttamente dagli anno '70, ma a me quando leggo fradi di questo tipo mi sale il disgusto dallo stomaco. ed evito tutto.
     
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  15. Ale Lorenzi
     
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    Lo dedico a tutte quelle persone che si sono alzate e hanno deciso di cambiare la propria vita accettando un altro lavoro, lascinadolo oppure investendo i propri risparmi in un viaggio o seguendo la persona che più amano.

    http://www.alessandralorenzi.com/game-over...avrai-successo/
     
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14 replies since 28/10/2009, 19:35   774 views
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