Facoltà preferite dagli introversi

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    ad un introverso che deve scegliere cosa studiare consiglierei di certo una facoltà scientifica, forse perché come ha scritto qualcuno consente di incanalare in modo ordinato un mondo impulsivo e disordinato, ma soprattutto per motivi di ordine pratico. infatti, a differenza di quanto si pensi, accade soprattutto nel nostro paese - e forse anche altrove - che le facoltà scientifiche siano considerate le uniche serie e in grado di formare per una vita futura - lavoro, ma forse non solo. inoltre studiare materie scientifiche ti ancora maggiormente ai risultati, non c'è quel "filtro affettivo"che può condizionare sia gli studi sia il dopo, o almeno è molto meno influente. paradossalmente, proprio perché siamo un paese di "santi, navigatori, e poeti" tutto ciò che è legato all'arte e alla cultura è considerato appannaggio di tutti, non occorre essere formati per occuparsene, e credo che questo pensiero svilisca tremendamente queste discipline. gli estroversi hanno delle risorse psicologiche in più per affrontare la nebulosità del "dopo"o talvolta per supplire a capacità scarse con empatia sociale.

    detto questo, mi è capitato spesso di conoscere studenti di psicologia e di trovarli un po' superficiali, accentratori, e molto propensi alla banale categorizzazione delle persone. teoricamente dovrebbe essere una materia interessante per persone molto sfaccettate e introspettive, e invece ho la sensazione che molti la scelgano per incasellare con facilità il mondo che li circonda
     
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  2. Ember
     
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    CITAZIONE (Arta-ud @ 7/6/2012, 23:31) 
    detto questo, mi è capitato spesso di conoscere studenti di psicologia e di trovarli un po' superficiali, accentratori, e molto propensi alla banale categorizzazione delle persone. teoricamente dovrebbe essere una materia interessante per persone molto sfaccettate e introspettive, e invece ho la sensazione che molti la scelgano per incasellare con facilità il mondo che li circonda

    Io pensavo lo stesso di quelli delle facoltà più scientifiche :D penso cambi semplicemente da persona a persona, non c'è una regola.
    I giovani studenti di Psicologia si sentono sicuri incasellando tutto, ma poi si cambia, si cresce... e poi dipende molto anche dalla branca della Psicologia che si intende studiare... un clinico non ha niente a che vedere con un neuropsicologo, uno psicologo del lavoro, di comunità e via dicendo...
     
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    credo che tu abbia ragione, non c'è una regola generale. ho letto anche ciò che scrivi nell'altro thread (in risposta all'infermiere che vorrebbe cambiare lavoro) e se potessi dire di conoscerti forse saresti l'unico laureato in psicologia non estroverso tra le mie conoscenze. parlo proprio di estroversione, e non di superficialità. poi certo, durante gli studi si cambia ma non credo che tu all'inizio avessi una personalità completamente diversa. quanto alle facoltà scientifiche bisogna vedere cosa si intende...ho conosciuto molti studenti di ingegneria e l'unica cosa da cui erano accomunati (a parte pochi casi eclatanti, quelli "geniali") era la sensazione di sentirsi vincenti rispetto agli altri per aver fatto la scelta giusta. alcuni di loro erano persone "tagliate con l'accetta", altri molto orientati verso la riflessione e il mondo interiore, ma anche spesso disinteressati a ciò che studiavano e al campo in cui avrebbero lavorato. uno di loro in particolare, che mi riforniva di film (io ho fatto il Dams e ne sapevo meno di lui, ma probabilmente i miei professori stessi ne sapevano molto poco) e talvolta musica, era uno che si camuffava abilmente in ambito lavorativo, fingendosi "amico di tutti" e calato nella quotidianità. non so dire se fosse un estroverso o un introverso, posso dire solo che era tutt'altro che superficiale ma aveva l'abilità di mostrarsi tale, di essere come la maggior parte delle persone in ogni ambito di studio e lavorativo
     
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  4. PedroLight
     
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    Penso che c'entri ancora una volta il tipo psicologico secondo il modello MBTI. Personalmente credo che un Thinker abbia più difficoltà in professioni come lo psicologo, data la sua estrema difficoltà ad immedesimarsi negli altri e nel comprendere i sentimenti altrui. E anche l'arte.
    Introversione non vuol dire esattamente essere bravi artisti, a me ad esempio proprio a causa della natura di Thinker risulta difficile.

    Personalmente, sono un Biologo. Adoro comprendere la logica che si cela dietro il progetto degli esseri viventi. Ma penso che potrei facilmente fare la stessa cosa con qualsiasi disciplina scientifica e anche Ingegneria.

    Quanto a Filosofia, avendo un'indipendenza di pensiero che oserei definire estrema (tendo a formarmi prima delle mie idee in testa per poi cercarne conferma all'esterno e a lasciarmi ben poco influenzare dagli altri), non penso faccia per me. Non mi è mai piaciuta come disciplina, sebbene ami pensare e riflettere.

    Storia ...mi è indifferente.
     
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  5. yukino76
     
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    Non penso che ci siano delle facoltà "migliori" o "peggiori" per gli introversi.
    La capacità di analisi di un introverso può essere di grande aiuto nelle facoltà scientifiche, ma, allo stesso tempo, questa spiccata attenzione per le questioni interiori, può essere una grande spinta nelle facoltà umanistiche.

    Per mia esperienza, io ho studiato Medicina perchè ho deciso di diventare medico a 13 anni, e non ho più cambiato idea (come mai e perchè questa decisione si sia impressa nella mia mente in età così precoce è difficile da dirsi, sicuramente anche a seguito di vicessitudini familiari).
    Oggi, a ormai 11 anni :yikes.gif: dalla laurea (mamma mia come passa il tempo), se tornassi indietro, farei una scelta diversa? Forse sì e forse no, è impossibile saperlo... ma se scegliessi "altro" sarebbe comunque qualcosa in ambito scientifico (tipo astrofisica, veramente).
    Il mio lavoro mi piace, mi "esalta", anche se decisamente pesante in termini di carico emotivo e stress fisico (i turni di notte e di 12 ore sono massacranti, oltre il fatto che non avere una vita "regolare" manda un pò il tilt la mente, secondo me, soprattutto l'alterazione del ritmo sonno-veglia).
    Però... devo avere uno sfogo a questo lavoro, e quindi cerco di non portarmi a casa il lavoro buttandomi in qualcosa di totalmente diverso: lettura e scrittura.
    Contrappongo ad un lavoro basato sull'analisi e la scrupolosità (e l'essere introversi aiuta in questo) un tempo libero basato sulla fantasia e la creatività, e a volte mi sento... divisa in due: la IO medico, a casa, si spoglia per diventare qualcosa di totalmente diverso, tipo una regressione adolescenziale :huh: (tanto devo essere responsabile e con i piedi ben saldi a terra sul lavoro, tanto a casa mi piace stare con la testa fra le nuvole, e fantasticare... fantasticare... fantasticare; e questa cosa, ahimè, urta i nervi di mia madre in maniera esagerata, perchè, come dice lei, vorrebbe vedermi "normale.. come le altre ragazze, che escono, hanno amici, hanno relazioni e pensano più alla realtà" :rolleyes: una frase tipica di mia madre "ma tu, sul lavoro, non sarai mica come a casa? come ti fanno a prendere sul serio? non fai casini?" :lol: , si stupisce quasi che sia efficiente e "centrata").

    Il mio motto è: si lavora per vivere, non si vive per lavorare. Anche se il mio lavoro mi piace, ho bisogno di ALTRO.

    Edited by yukino76 - 4/11/2012, 17:33
     
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  6. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    mi hanno dato grande soddisfazione i commenti riservati alla Facoltà di Filosofia che ho letto in questo thread! Ora sono ancora più felice di averla scelta, a suo tempo, al posto di Matematica pura!

    In ogni caso, premettendo che la mia stima dell'università in quanto istituzione è pari a 0, penso che non ci siano delle Facoltà di per sè inadatte a un introverso, perchè potrebbe appassionarsi sinceramente a qualunque disciplina.

    Ma tenuto conto dei colleghi che ti ritrovi intorno (intendo: di come sono in media questi colleghi) e di come sono in media gli insegnamenti e la loro pericolosità potenziale a livello collettivo, mi sento di sconsigliare fortemente: Accademia d'arte, Psicologia, Economia, Psichiatria.
     
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  7. yukino76
     
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    CITAZIONE (houccisoilariadusieleièrisorta @ 4/11/2012, 12:17) 
    Ma tenuto conto dei colleghi che ti ritrovi intorno (intendo: di come sono in media questi colleghi) e di come sono in media gli insegnamenti e la loro pericolosità potenziale a livello collettivo, mi sento di sconsigliare fortemente: Accademia d'arte, Psicologia, Economia, Psichiatria.

    Psichiatria, non per fare la precisina (alla Fornero :P ) non è una facoltà ma è una Specializzazione. Prima ci si deve laureare in Medicina, e poi si deve fare la Specialità in Psichiatria. Quindi, tecnicamente, non c'è la Facoltà di Psichiatria.
     
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  8. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    lo sapevo, mi sembrava inutile stare lì a puntualizzare
     
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  9. yukino76
     
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    CITAZIONE (houccisoilariadusieleièrisorta @ 4/11/2012, 18:02) 
    lo sapevo, mi sembrava inutile stare lì a puntualizzare

    Scusa... ^_^
     
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  10. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    ma no fa niente! scusa de che?
     
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  11. JohnFrusciante
     
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    CITAZIONE (Arta-ud @ 7/6/2012, 22:31) 
    ad un introverso che deve scegliere cosa studiare consiglierei di certo una facoltà scientifica, forse perché come ha scritto qualcuno consente di incanalare in modo ordinato un mondo impulsivo e disordinato, ma soprattutto per motivi di ordine pratico. infatti, a differenza di quanto si pensi, accade soprattutto nel nostro paese - e forse anche altrove - che le facoltà scientifiche siano considerate le uniche serie e in grado di formare per una vita futura - lavoro, ma forse non solo. inoltre studiare materie scientifiche ti ancora maggiormente ai risultati, non c'è quel "filtro affettivo"che può condizionare sia gli studi sia il dopo, o almeno è molto meno influente. paradossalmente, proprio perché siamo un paese di "santi, navigatori, e poeti" tutto ciò che è legato all'arte e alla cultura è considerato appannaggio di tutti, non occorre essere formati per occuparsene, e credo che questo pensiero svilisca tremendamente queste discipline. gli estroversi hanno delle risorse psicologiche in più per affrontare la nebulosità del "dopo"o talvolta per supplire a capacità scarse con empatia sociale.

    detto questo, mi è capitato spesso di conoscere studenti di psicologia e di trovarli un po' superficiali, accentratori, e molto propensi alla banale categorizzazione delle persone. teoricamente dovrebbe essere una materia interessante per persone molto sfaccettate e introspettive, e invece ho la sensazione che molti la scelgano per incasellare con facilità il mondo che li circonda

    Questo post mi piace particolarmente, ho anche io pensato lo stesso degli italiani o che comunque le materie scientifiche hanno il vantaggio di non essere influenzate dal "filtro affettivo", come lo chiami tu. La persona comune ignorante/superficiale non può attaccarti su quello che fai, se fai un lavoro con dietro studi scientifici! Però al contempo c'è da dire che le materie umanistiche sono più affini per l'uomo. Si chiamano umanistiche mica a caso...
    Una persona con gusti nè orientati verso un senso (scientifico o umanistico) nè verso l'altro... la metti lì, con due libri. Potrà mai trovare interessante un libro di matematica? Mentre un libro di storia te lo leggi. O di filosofia...
    Questa è una questione importante, sui pro e i contro di questi due rami disciplinari più o meno onnicomprensivi.
    Credo che l'equilibro debba trovarsi. Uno studente di materie astratte, tipo un ingegnere, credo abbia bisogno di contatto umano, del sesso, per "controbilanciare" la sua situazione studio-lavorativa che lo fa ad avere a che fare frequentemente con roba non di certo umanistica, ma con un tasso di astrazione molto elevato. Invece lo studente di lettere alla fine è pieno di fi**, ma senza punti "fermi" e inscindibili, quelli che da la scienza, o il lavoro, visto uno studente di lettera lavorerà poco/sottopagato SE lo farà...
     
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  12. Antonio =D
     
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    Io finito il liceo volevo iscrivermi a lettere moderne perché da quando sono bambino sogno di diventare uno scrittore, solo che non mi piaceva l'idea dell'esame di latino obbligatorio quindi mi sono iscritto a filosofia perché era la materia in cui andavo meglio. In matematica facevo schifo quindi le facoltà scientifiche erano no-no, al di là di qualsiasi discorso lavorativo.
    Poi però studiare filosofia non mi ha mai preso quindi mi sono trasferito a lettere moderne fregandomene della difficoltà del latinorum.
    L'università tra queste due discipline è stata un'esperienza tutto sommato deludente. Studiare queste discipline in maniera individuale è appassionante ma non sono mai entrato nei meccanismi di studio richiesti dall'università. L'impressione che ho è che conti di più la capacità di immagazzinare informazioni che non quella di ragionamento. Avendo avuto modo di confrontare entrambe le facoltà direi che filosofia è più complessa comunque.
    Una cosa che a me ha dato fastidio, più pensando alla facoltà di lettere che non a quella di filosofia, è la totale assenza di spunti che portino alla realizzazione di progetti creativi e originali...
     
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  13. crox
     
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    Vabbè ragazzi...secondo me la divisione umanistico=disordine e scientifico=ordine è una forzatura!

    Provate a preparare un esame di diritto amministrativo o privato: ci vuole un metodo di studio preciso e schematico, altro che disordine! Eppure il diritto è una disciplina umanistica.

    Io ho scelto un corso umanistico (servizio sociale) e multidisciplinare (mi piace analizzare le situazioni da punti di vista diversi). Le materie principali del corso sono sociologia, diritto, metodi e tecniche del servizio sociale e psicologia; ma ho anche dato esami di antropologia, economia politica, filosofia politica... quindi posso fare un confronto tra le varie materie umanistiche e metodi di studio: alcune richiedono un approccio più sistematico e metodico (ad esempio diritto), e altre meno.

    Personalmente, mi sento più sicura e preparata quando devo dare un esame di diritto, perché faccio meno fatica a mettere in ordine i pensieri nella testa. Mentre con altre materie ho più difficoltà proprio perché mi creano confusione in testa (la mia mente è già confusionaria di suo)!
    Al di là delle differenze, mi piacciono e trovo affascinanti tutte le materie umanistiche, anche il diritto che tutti odiano e temono! So che non riuscirei mai a studiare qualcosa che non mi coinvolge, quindi i filtri affettivi non li voglio proprio, sono una persona passionale.

    --
    Sono d'accordo con Antonio sul fatto che l'Università oramai sia puro nozionismo, nel senso che la maggioranza dei prof. si aspetta una mera restituzione degli argomenti trattati e non una rielaborazione personale dello studente. Un altro aspetto negativo è la scarsa integrazione tra le varie discipline (anche nei corsi multidisciplinari come il mio) e questo secondo me è un campanello d'allarme, perché significa che a livello collettivo stiamo diventando sempre più autoreferenziali, esecutori e poco collaborativi. Invece se si vuole modificare la realtà e agire collettivamente è necessario adottare un approccio integrato: proprio perché la realtà è complessa bisogna avere più fuochi d'attenzione e agire su più fronti.

    (Purtroppo siamo nell'era del pensiero unico e del "o produci o muori" e questi discorsi non interessano a nessuno).

    P.S: Per quanto riguarda la scelta del corso/facoltà, credo che ogni persona sia un mondo a parte, con le proprie passioni e interessi, quindi mi sembra ridicolo pensare che ci siano corsi/facoltà per intro/estro.
     
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42 replies since 3/4/2012, 02:51   2267 views
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