Lo spirito di gruppo

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  1. marinoni
     
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    Mi chiamo Renzo e a settembre inizieremo le riunioni del primo Gruppo della LIDI, voglio condividere con voi le mie riflessioni per gettare le basi dei nostri gruppi, sono graditi sugerimenti e anche critiche, ovviamente costrurrive.
    vi abbraccio tutti a presto Renzo


    Lo spirito di gruppo


    Quando nasce lo spirito di gruppo? La storia ci insegna che quando gli uomini si riuniscono in nome della sopravvivenza, producono un’energia e una capacità di affrontare le difficoltà molto forte. In un gruppo di persone accomunate dallo stesso disagio e dal desiderio di stare bene, aiutando altri a raggiungere il loro benessere, si sviluppa lo spirito di gruppo, che diventa un riequilibratore per tutti i partecipanti, una sorta di saggezza del gruppo. Diventa uno strumento importante per la crescita, in sé racchiude molte esperienze di vita e si manifesta quando i partecipanti si sentono in sintonia e alla pari, al sicuro da ogni giudizio.
    E’ quindi molto importante credere nello spirito di gruppo.
    Gli indiani d’America si riunivano in gruppo per decidere le sorti della loro gente, venivano ascoltati tutti e le decisioni venivano accettate da tutti. Credevano che il grande spirito parlasse loro attraverso il gruppo. Chi avesse già frequentato gruppi che si occupano di storie umane, avrà gia sperimentato quanto sto dicendo. In passato aver sottovalutato lo spirito di gruppo è stato per me motivo di dolore.
    A volte si partecipa senza essere realmente presenti, magari criticando in privato l’operato del gruppo, facendo pettegolezzo, creando in chi ascolta una corrente denigratoria che, nel tempo, mina alla base questo grande strumento che ci viene offerto. Io vorrei trasmettere in tutti voi un sentimento di attenzione nei confronti del gruppo ed il coraggio di dire sempre quello che pensate, con generosità e sottolineo questo aspetto, perché donare ciò che viene dal cuore e non dalla mente è un atto di generosità e la garanzia che il seme della discordia non vive tra noi.
    Lasceremo da parte simpatie e antipatie, sacrificando il nostro giudizio allo spirito di gruppo, impareremo con il tempo che per avere rispetto bisogna prima rispettare, che se si vuole essere ascoltati dobbiamo imparare ad ascoltare, e che se si vuole essere amati dobbiamo imparare ad amare. La critica è costruttiva solo se abbiamo un’idea migliore, altrimenti la critica fine a se stessa produce malessere e discordia, mettendo il gruppo in pericolo. Il gruppo nel suo insieme nasce e vive anche grazie ai nuovi arrivati, perciò ogni volta che c’è qualcuno di nuovo, ci sentiremo grati, dimostrando, con la solidarietà, il piacere che sia con noi per camminare insieme e ascoltando con rispetto ogni testimonianza. Ricordiamoci di non dare mai consigli: rammentate l’effetto che i consigli avevano su di voi e quanto vi hanno infastidito? La parola d’ordine è testimoniare e non dare consigli.
    Quando assumeremo un ruolo all’interno del gruppo, qualsiasi esso sia, ci sentiremo al servizio del gruppo e grati per questa opportunità di essere utili; poi a rotazione è auspicabile che tutti facciano dei servizi in base alle proprie qualità e al tempo che possiamo mettere a disposizione.
    Noi siamo pionieri, piantiamo le tende su un terreno inesplorato, non sappiamo quanti vorranno unirsi per gettare le basi affinché ogni introverso non sia visto come una minaccia, ma come un patrimonio. Perciò è importante comprendere che il gruppo è molto di più della somma dei suoi membri, è lo strumento creato da noi per arrivare dove il singolo non può arrivare, è la giusta tensione che ci manca affinché il cuore suoni la sua melodia. Sarà lo strumento per informare chi non ci conosce, sarà un caldo rifugio per chi lotta contro la solitudine e l’abbandono, sarà il nostro momento di pausa per abbracciare noi stessi, sarà la via che ci condurrà al nostro cuore, dove siamo attesi per essere finalmente riabbracciati.
    Affinché il gruppo diventi tutto ciò, io mi impegno a sacrificare il mio essere singolo, per far nascere lo spirito di gruppo, l’unico in grado di vedere oltre la mia soggettività, e insieme a tutti i componenti, senza minimi o massimi, ma alla pari, darò il mio contributo.
    Renzo Marinoni





     
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  2. cirri49
     
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    Caro Renzo,
    Dopo tanti dubbi e perplessità mi sono decisa a scrivere questo piccolo appunto. Non è un consiglio, è un dubbio che ho avuto da quando mi hai parlato dei gruppi di auto-aiuto.Scrivo sul Forum perchè spero che oltre me ci sia qualcuno che possa avere avuto le stesse perplessità o che abbia avuto un approccio con i gruppi di psicoterapia. E' vero lo spirito è diverso, ma quando si riuniscono delle persone indipendentemente dagli scopi scattano delle dimaniche che hanno bisogno di contenimento o di interpretazione. Chi lo fa? Io purtroppo parlo con la mia esperienza e ti assicuro che, nonostante la ragione e nonostante abbia fatto tanti anni di psicoterapia (compreso un periodo di 3 mesi di psicoterapia di gruppo), di rabbia in corpo ce n'è tanta e non penso di essere una mosca rara. Accettare gli eventi passati non è facile dopo che ti hanno condizionato la vita. Capire? Si l'ho fatto. Perdonare? Non credo. Quando parlo della mia vita e dei problemi che quotidianamente affronto specie quello della solitudine, che, mi sta bene fino ad un certo punto dato il mio carattere solitario, scatta qualcosa dentro che purtoppo non riesco a controllare. Non tutti raggiungono il Nirvana ed allora? Non consigli, ma solo ascolto. E la rabbia inespressa, non tirata fuori o peggio repressa che ne facciamo? La gestiamo da soli? Torniamo a casa più incazzati di prima? O come mi succedeva dirò: in fondo di che mi devo lamentare? sto meglio di loro! I miei problemi sono poca cosa rispetto ai loro!
    Hai parlato di tribù, ma nelle tribù c'era un capo, o almeno un saggio che consigliava le persone e che spesso decideva anche per loro. Nel gruppo si annulla l'individualità a favore della collettività. Il desiderio di sentire consigli anche se poi non te ne fai niente è umano, ma ti aiuta a metterti in discussione. Ogni appunto al tuo modo di essere ti porta a rimuginare per capire cosa c'è di vero in quello che dall'esterno hanno visto gli altri ed a lungo andare se sei veramente critica con te stessa ti induce a riconsiderare il tuo comportamento.
    Solo l'ascolto non mi sembra sufficiente. Non tutti gli introversi sono fatti allo stesso modo e non hanno avuto le stesse esperienze e non tutti sanno star zitti ed ascoltare soltanto. Dammi e datemi una risposta.
    Con affetto. M. Concetta Cirrincione
     
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  3. marinoni
     
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    Nella mia vita a lungo sono stato preda della rabbia e della solitudine, sono le cose che conosco di più, io non possiedo ricette per condurre le persone al nirvana, ma possiedo il forte desiderio di costruire qualcosa di positivo insieme, e come tutte le vie non sarà per tutti ma solo per chi sappia andare aldilà delle esperienze negative del suo passato, e darsi un altra possibilità di mettersi in gioco per migliorare insieme la qualità della nostra vita.
    Oggi sono una persona molto positiva ma non è sempre stato così, e non pretendo che le persone non siano infastidite dalla mia positività, quando io per primo in passato detestavo tutte le persone che ben sapevano parlare ma che per me non potevano fare nulla, il senso di frustrazione e rabbia mi portava a non vedere le innumerevoli risorse che possedevo, disprezzando chi con amore e fatica si dava da fare per cambiare le sorti della mia realtà, un giorno della mia vita ho finalmente capito dopo tanta tanta sofferenza che se non avessi badato io a me stesso nessuno lo avrebbe potuto fare, e ho smesso di piangermi a dosso, guardando il mondo non come un nemico ma come un luogo dove tutti cercavano di fare quello che potevano per andare avanti nel miglior modo che conoscevano, è vero che gli estroversi mi hanno creato molte sofferenze ma mi chiedo spesso se io avessi sentito come loro forse avrei fatto uguale se non peggio, oggi sto bene con la mia introversione e non voglio assolutamente pensare che sia un problema essere introversi, ma semmai un modo diverso di sentire e di percepire la vita, io amo gli estroversi e anche gli introversi, possiamo stare insieme, io non pretendo che loro siano uguali a me e mi tengo la mia introversione che vivo con profondo rispetto e un po’ di rammarico per averla nascosta e demonizzata come qualcosa di vergognoso.
    Il sogno è di formare dei gruppi che badino alle peculiarità di ognuno ma è necessario che ognuno porti il suo piccolo contributo, tanto più che qui non ci sono capi o maestri ma solo persone volenterose che cercano di creare uno strumento che sia utile, in caso contrario possiamo sempre tornare alla nostra precedente vita, avremo fatto una prova, ma fin tanto che non proviamo non sapremo mai se il gruppo può essere uno strumento utile, per quanto mi riguarda il mio benessere di oggi in piccola parte è anche dovuto alle innumerevoli riunioni di gruppo fatte nella mia vita, anche se non erano specifiche come quelle che ci apprestiamo a fare noi.
    Cara Marella aspetto con gioia che tu faccia parte dei fondatori del primo gruppo che parlerà di introversione, e che insieme si trovino gli strumenti per stare meglio, perché infondo il nostro obiettivo e la nostra intenzione è solo di migliorare la qualità della nostra vita attraverso la condivisione, ieri ci siamo incontrati con il consiglio direttivo della LIDI e stiamo cercando una sede, appena sarà trovata scriveremo sul Forum il giorno e il luogo in modo che chi vuole partecipare sia informato, il nostro primo incontro servirà per vedere in quanti sentono questo desiderio di fondare dei gruppi, e per decide le modalità di come tutti insieme democraticamente vogliamo procedere.

    Ti abbraccio forte Ti voglio Bene
    Renzo
     
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2 replies since 1/9/2006, 14:51   1085 views
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