Il buon uso della sofferenza

Mistificazione e demistificazione

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  1. lanepeta
     
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    Dalla recensione, pubblicata su Nil alienum, di un saggio metodologico di M. Block (Apologia della storia) riporto questa citazione:
    “Giudicare o comprendere? è il titolo del primo capitolo. Un tema infinitamente suggestivo se si tiene conto che l'attività interpretativa di ogni soggetto è naturalmente incline a privilegiare, con una sorta di automatismo, il giudizio rispetto alla comprensione. I soggetti affetti da disagio psichico, da questo punto di vista, sono particolarmente a rischio. Nonostante una sensibilità quasi sempre viva e un'intelligenza non di rado acuta, essi inclinano, consciamente e inconsciamente, a giudizi rigidi e inappellabili su di sé e sugli altri.
    Se la tendenza al giudizio è propria della mente umana, e se chi soffre è particolarmente esposto al rischio di identificare, dentro o fuori di sé, un colpevole della sofferenza, come si può giungere all'imparzialità, vale a dire ad un giudizio più equo?
    Bloch scrive:"Ci sono due modi di essere imparziali: quello dello studioso e quello del giudice. Essi hanno una radice comune: l'onesta sottomissione alla verità... Eppure ad un certo punto le loro strade divergono. Quando uno studioso ha osservato e spiegato, ha concluso il suo compito. Al giudice tocca ancora di dare la sua sentenza. facendo tacere ogni simpatia personale. Egli la pronuncia secondo la legge? Allora si reputerà imparziale. e, infatti, lo sarà, almeno secondo la misura dei giudici. Ma non secondo quella dei dotti. Infatti non si può condannare o assolvere senza prendere partito per una tavola di valori che non deriva da nessuna scienza positiva." (pp.123-124)
    E aggiunge:" Malauguratamente, a forza di giudicare, si finisce, quasi fatalmente, per perdere persino il gusto di spiegare. siccome le passioni del passato mescolano i loro riflessi ai preconcetti del presente, la realtà umana non è più che un quadro in bianco e nero." (p.125)
    C'è un rimedio? Bloch ne suggerisce uno: comprendere appunto: "Parola, non nascondiamocelo, gravida di difficoltà, ma anche di speranze. Soprattutto, carica di amicizia... Non comprendiamo mai abbastanza. Colui che differisce da noi - straniero, avversario politico - passa, quasi necessariamente, per un malvagio... La storia deve aiutarci a guarire di questo difetto." (p.127)
    Ecco infine a che serve la storia: a privilegiare la comprensione rispetto al giudizio, o meglio a far discendere il giudizio da una comprensione sempre più profonda dei fatti umani. Tutti gli uomini hanno bisogno di una "cura" del genere. La psicoterapia non può prescindere da essa se non a patto di tradire la sua vocazione e il suo senso. Ne ha bisogno soprattutto la psichiatria, ferma ai suoi terribili giudizi nosografici nei quali risuona, troppo spesso, un difetto totale di comprensione della realtà umana. Affascinata dalla causalità biologica, essa incorre sistematicamente in un errore metodologico. Tale errore, rilevato da Bloch nel campo della storiografia, è estensibile a qualunque scienza umana:"La superstizione della causa unica, in storiografia, è molto spesso la forma insidiosa della ricerca di un responsabile; quindi di un giudizio di valore... Pregiudizio del senso comune, postulato del logico o mania del giudice istruttore, il monismo della causa unica è per la spiegazione storica soltanto una fonte di imbarazzo. Essa cerca treni d'onde causali e non si spaventa, poiché la vita li mostra così, di trovarli multipli." (p. 163)”
    Aggiungo, e non è superfluo, che Block ha scritto queste pagine nel 1941, dopo l’invasione nazista della Francia, nel periodo stesso in cui decideva di entrare nelle file della resistenza. Scelta che gli costerà la vita (morirà fucilato nel 1944).
    Avrebbe avuto tutte le ragioni, tenendo conto di ciò che stava avvenendo, di esprimere il disgusto nei confronti del mondo. Lo ha fatto praticamente, senza rinunciare al bisogno critico di comprendere. Una testimonianza – la sua – ancora oggi commovente, sulla quale non si finirà mai di riflettere.
    Nil alienum, nil alienum…
    Luigi Anepeta



     
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23 replies since 23/9/2007, 05:49   1281 views
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