Il buon uso della sofferenza

Mistificazione e demistificazione

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  1. E.Schiela™
     
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    sì, sono d'accordo, credo.

    credo che si parli tanto di "piangersi addosso" e si guardi la cosa con disprezzo a causa del tifo dilagante per l'autosufficienza e l'anestesia emotiva (non penso però sia questa la motivazione dietro a questa lista).

    penso anche che spesso si dimentichi che piangersi addosso in certe situazioni è sacrosanto, così come abbattersi, disperarsi e lamentarsi. mi infastidisce un pochetto quest'atteggiamento di gran moda oggi di non esprimere la sofferenza o meglio, più che non esprimerla, non provarla affatto.

    non voglio fare la ramanzina a nessuno eh... anche io sono vittima di questa mentalità, purtroppo per me, e tendo a tenermi tutto dentro, finchè non si fa strada da solo esplodendo. sarebbe invece più semplice e meno stressante lasciare la valvola di sfogo sempre svitata.
     
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  2. 444
     
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    C'è modo e modo di sfogarsi, ma dipenderà dell'indole. C'è chi non riesce a fare a meno di esprimersi, chi si tiene tutto dentro e chi lo fa e comunque tiene il muso. Son d'accordo se sfogarsi vuol dire affrontare il problema, rivelarlo. Buon uso della sofferenza? Imparare per non darne agli altri? Per non ripeterla a se stessi? Non sono né tra gli uni né tra gli altri. Dei primi perché non ho empatia per sobbarcarmi degli umori altrui e altri perché son qui quando da un pezzo dovrei dormire. Sono stanco, nervoso e infastidito, é solo un assaggio ma fatene buon uso!
     
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  3. crox
     
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    CITAZIONE
    (ps. spero ti sia andato bene, l'esame!)

    Sì è andato bene. :emoticon-0100-smile.gif: Venerdì ho l'ultimo esame e poi fino a settembre non ne voglio più sapere. Questo probabilmente andrà di merda dato che tra me e la prof c'è un odio reciproco e ho studiato poco e nulla (sto tentando di recuperare all'ultimo. Mi farò le ultime nottate in bianco per recuperare e per non sentirmi in colpa).

    CITAZIONE
    credo che si parli tanto di "piangersi addosso" e si guardi la cosa con disprezzo a causa del tifo dilagante per l'autosufficienza e l'anestesia emotiva (non penso però sia questa la motivazione dietro a questa lista).

    penso anche che spesso si dimentichi che piangersi addosso in certe situazioni è sacrosanto, così come abbattersi, disperarsi e lamentarsi. mi infastidisce un pochetto quest'atteggiamento di gran moda oggi di non esprimere la sofferenza o meglio, più che non esprimerla, non provarla affatto.

    Sì, sono d'accordo.
    C'é una tendenza ad incolpare il singolo ignorando come le situazioni problematiche siano il prodotto di problemi sociali più ampi. Il 'piangersi addosso' è visto come una forma di debolezza del singolo che non sa affrontare la vita e questa mentalità non fa altro che alimentare ulteriormente il meccanismo di disuguaglianza e oppressione del sistema, perché invece di creare solidarietà crea indifferenza e ostilità.

    Prima stavo guardando le foto delle workhouses del sette/ottocento (case in cui venivano imprigionati i poveri e costretti ai lavori forzati) e pensavo che non mi sembrano avvenimenti così lontani dalla nostra epoca. Qual'è la differenza tra il fenomeno attuale dei 'woorking poor' e le workhouses? Attualmente non c'è più la reclusione fisica ma di fatto c'è sempre una limitazione della libertà personale. Cambiando l'ordine degli addendi il risultato non cambia, trattasi sempre di schiavismo. Secondo me l'anestetizzazione è per molti una strategia di sopravvivenza fisica e mentale alla violenza quotidiana (io non ci riesco).

    CITAZIONE
    perché son qui quando da un pezzo dovrei dormire.

    Io in realtà dovrei studiare dato che tra un giorno ho un esame! Mi sa che sono messa peggio di te :P
     
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  4. E.Schiela™
     
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    sì, viviamo in un modo tale per cui se non diventi un automa, vivi di sofferenza.

    più sei consapevole e sensibile, più le ingiustizie non ti vanno giù. per me adattarsi è sempre stato impossibile. certo, sono piena di contraddizioni e debolezze, di contrasti, c'è sempre la voce che vorrebbe appartenere e l'altra che si vuole opporre e che maledice l'altra parte, ma all'adattamento non ho mai ceduto. anche quando l'avrei voluto strenuamente, non ce l'ho fatta. ho sofferto eh... ho sofferto anche a livelli considerevoli (se vogliamo usare un linguaggio asettico e rispettare la moda dei tempi che corrono :P ), ma piuttosto che piegarmi, ho finito col mozzarmi le gambe da sola, col sacrificarmi (effettivamente, non so che cosa sia peggio tra immolarsi e adattarsi).

    mh... immolazione o adattamento. l'una o l'altra "scelta" credo testimoni quale delle due voci è più forte, in un individuo: senso di individuazione o di appartenenza.

    vabè qua sto uscendo dal sentiero (fortuna che dovrei moderare :D )

    il riversare la responsabilità sul singolo è un atteggiamento americaneggiante che davvero mi acceca di rabbia. c***o equivale a negare la storia! come si può fare un'operazione del genere :D ?
    nessuno, credo, avrebbe mai il coraggio di negare la macrostoria (non parlo del revisionismo storico, loro la storia la ammettono, anche se una versione che fa comodo a loro), allora perchè negare la storia sociale, familiare... la microstoria? bah.

    si tratta veramente di volersi solo discolpare e giustificare uno status quo profondamente ingiusto - se non proprio patologico e patogeno - dandolo come assodato e naturale (non a caso sono spesso quelli che stanno meglio ad incolpare gli svantaggiati per la loro condizione).
    come nelle civiltà a religione non dottrinale, dove il mito fondava la realtà, nella nostra società sono l'anestesia e lo scaricabarile a fondare il reale. riescono ad averne la stessa potenza e la stessa forza vivificatrice e il modo in cui questa mentalità attecchisce anche sulle teste più sfortunate ne è la prova.

    poveri noi.

    ps. @Crox: sono contenta per l'esame :) e il secondo alla fine l'hai passato?
     
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  5. Yorick75
     
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    Prendere atto (e ricordarselo per tutta la vita) che la sensibilità, l’intelligenza, la cultura non pongono automaticamente al riparo dalla tendenza dell’Io ad ingannare sistematicamente se stesso (inganno inconsapevole=mistificazione).

    Io mi segno questo questa.

    CITAZIONE (E.Schiela™ @ 29/7/2014, 22:03) 
    sì, viviamo in un modo tale per cui se non diventi un automa, vivi di sofferenza.

    più sei consapevole e sensibile, più le ingiustizie non ti vanno giù. per me adattarsi è sempre stato impossibile. certo, sono piena di contraddizioni e debolezze, di contrasti, c'è sempre la voce che vorrebbe appartenere e l'altra che si vuole opporre e che maledice l'altra parte, ma all'adattamento non ho mai ceduto. anche quando l'avrei voluto strenuamente, non ce l'ho fatta. ho sofferto eh... ho sofferto anche a livelli considerevoli (se vogliamo usare un linguaggio asettico e rispettare la moda dei tempi che corrono :P ), ma piuttosto che piegarmi, ho finito col mozzarmi le gambe da sola, col sacrificarmi (effettivamente, non so che cosa sia peggio tra immolarsi e adattarsi).

    mh... immolazione o adattamento. l'una o l'altra "scelta" credo testimoni quale delle due voci è più forte, in un individuo: senso di individuazione o di appartenenza.

    Io per certi versi mi sono fortemente individuato per altri mi sono adattato, in un mix che ancora devo capire se è un bene o un male...
     
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  6. JanQuarius
     
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    Io penso che se avessimo una società un po' più sana e priva di conformismo, menefreghismo e opportunismo, "piangersi addosso" non servirebbe a nulla perchè chiunque potrebbe parlare liberamente dei propri problemi. Succede invece il completo contrario perchè viviamo in una società indifferente dove ognuno pensa a come salvare il proprio culo da ogni situazione senza pensare agli altri che lo circondano.
     
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  7. crox
     
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    CITAZIONE
    sì, viviamo in un modo tale per cui se non diventi un automa, vivi di sofferenza.

    più sei consapevole e sensibile, più le ingiustizie non ti vanno giù. per me adattarsi è sempre stato impossibile. certo, sono piena di contraddizioni e debolezze, di contrasti, c'è sempre la voce che vorrebbe appartenere e l'altra che si vuole opporre e che maledice l'altra parte, ma all'adattamento non ho mai ceduto. anche quando l'avrei voluto strenuamente, non ce l'ho fatta. ho sofferto eh... ho sofferto anche a livelli considerevoli (se vogliamo usare un linguaggio asettico e rispettare la moda dei tempi che corrono :P ), ma piuttosto che piegarmi, ho finito col mozzarmi le gambe da sola, col sacrificarmi (effettivamente, non so che cosa sia peggio tra immolarsi e adattarsi).

    mh... immolazione o adattamento. l'una o l'altra "scelta" credo testimoni quale delle due voci è più forte, in un individuo: senso di individuazione o di appartenenza.

    Mi ritrovo in quello che hai scritto. Anch'io, seppur in modi diversi e contraddittori, mi sono sempre immolata.
    Da piccina ho iniziato a 'dire no' e ora sono diventata 'esperta', tant'è che se ne accorgono anche dall'esterno: la mia tutor di tirocinio è rimasta impressionata dal modo in cui mi oppongo quando non voglio fare qualcosa o esprimo il mio disaccordo. Alcuni considerano questo comportamento in modo positivo e come segnale di una personalità decisa, ma io che mi conosco so anche quanta sofferenza mi ha portato e mi porta.
    Bisognerebbe trovare un equilibrio tra senso di individuazione e appartenenza. Purtroppo la vedo molto difficile, perché più passa il tempo e più il mondo esterno si distanzia anni luce dal mio sentire (non mi ritrovo quasi in nulla). Cerco di adattarmi come posso perché comunque devo sopravvivere, ma l'integrazione la vedo molto lontana a causa dell'ambiente esterno non propriamente favorevole (per usare un eufemismo).
    Non voglio fare la negativa perché di passi avanti ne sto facendo, ma bisogna fare sempre i conti con la realtà oggettiva (pessima). Inoltre ammetto di avere paura, perché non ho particolari protezioni psicologiche (non ho fedi e non sono anestetizzata) e spesso mi domando:"come sopravviverò al negativo?" Poi mi rispondo che in realtà sono già sopravvissuta, perché finora ho vissuto sulla terra e non su un altro pianeta, però la paura rimane. (magari questo argomento lo approfondirò meglio in un altro post perché è un tema importante).

    CITAZIONE
    Io penso che se avessimo una società un po' più sana e priva di conformismo, menefreghismo e opportunismo, "piangersi addosso" non servirebbe a nulla perchè chiunque potrebbe parlare liberamente dei propri problemi. Succede invece il completo contrario perchè viviamo in una società indifferente dove ognuno pensa a come salvare il proprio culo da ogni situazione senza pensare agli altri che lo circondano.

    Eh sì... L'ideologia dominante è quella del 'si salvi chi può' e dell'utilitarismo. Ognuno pensa a sé stesso o al massimo alla propria tribù (famiglia nucleare). La relazione con l'altro è puramente strumentale e se non sei utile a nessuno (cioè se non ti adatti), vieni considerato una merda.

    CITAZIONE
    il riversare la responsabilità sul singolo è un atteggiamento americaneggiante che davvero mi acceca di rabbia. c***o equivale a negare la storia! come si può fare un'operazione del genere :D ?
    nessuno, credo, avrebbe mai il coraggio di negare la macrostoria (non parlo del revisionismo storico, loro la storia la ammettono, anche se una versione che fa comodo a loro), allora perchè negare la storia sociale, familiare... la microstoria? bah.

    si tratta veramente di volersi solo discolpare e giustificare uno status quo profondamente ingiusto - se non proprio patologico e patogeno - dandolo come assodato e naturale (non a caso sono spesso quelli che stanno meglio ad incolpare gli svantaggiati per la loro condizione).
    come nelle civiltà a religione non dottrinale, dove il mito fondava la realtà, nella nostra società sono l'anestesia e lo scaricabarile a fondare il reale. riescono ad averne la stessa potenza e la stessa forza vivificatrice e il modo in cui questa mentalità attecchisce anche sulle teste più sfortunate ne è la prova.

    mi fa troppo incazzare questa mentalità. :-(

    Purtroppo la cultura è qualcosa che si insinua nei meandri più profondi delle menti, quindi, siamo inevitabilmente tutti condizionati. Chi è più refrattario resiste maggiormente. Il problema è che da soli non si va da nessuna parte, bisognerebbe unirsi ad altri in modo che le persone più consapevoli possano liberare tutti (tana libera tutti :emoticon-0105-wink.gif: ). E qui di solito nascono i problemi: non è affatto semplice unirsi ad altri, dato che ognuno è preso dai propri problemi e stare in gruppo non è semplice. Però bisognerà pure tentare qualcosa. E considerando l'epoca delirante e complessa in cui viviamo, non credo proprio che il cambiamento globale sia possibile e fattibile, sarebbe meglio puntare su piccoli cambiamenti localizzati, ma concreti. Speriamo. forza e coraggio :emoticon-0100-smile.gif:

    CITAZIONE
    @Crox: sono contenta per l'esame :) e il secondo alla fine l'hai passato?

    Grazie :emoticon-0100-smile.gif: . Non so ancora com'è andato perché l'esame era scritto e gli esiti non sono ancora usciti. Tra l'altro mi sono presentata all'esame convinta che fosse orale e invece mi sono ritrovata lo scritto. Credo di averlo passato, ma con un voto basso perché non ho risposto come avrei voluto. Non sono riuscita a gestire bene il tempo, così mi sono ritrovata a scrivere in fretta e furia l'ultima risposta. :-/
     
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  8. E.Schiela™
     
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    Sono iper-d'accordo!


    Fra l'altro, proprio come hai detto, per una persona non anestetizzata e priva di stampelle esistenziali (come ad esempio la fede, con tutto il rispetto) questa vita è ancora più difficile da sopportare.
    L'unica forza che puoi aspettarti di trovare è la tua. Non ci sono altre boe all'orizzonte dell'esistenza e questo a me, onestamente, fa molta paura.

    Non sono mai stata brava a gestire la mia vita ehehe... ma in passato, nel bene o nel male, ho sempre avuto un sostegno da parte di esterni, persone simili a me che se non altro in virtù della semplice condivisione di una stessa Weltanschauung mi facevano sentire più sicura.

    A questo punto della mia vita mi sto rendendo conto come mai prima che "we live as we dream: alone".
    Di carattere sono una persona abbastanza chiusa riguardo i miei veri sentimenti, in particolar modo la sofferenza. Tengo a portarmi le croci da sola e zitta. Non so nemmeno io come mai, perchè una parte di me, sebbene sappia che non può mollare la croce ehehe vorrebbe per lo meno esprimere a voce la fatica che ne consegue.
    Eppure non lo faccio. Quasi mai, perlomeno. Capita, ma proprio se sto scoppiando - e quando succede, me ne dolgo molto.

    Che palle è come vivere tirati da due forze, una che ti dice "parla parla", l'altra "taci taci" :D

    Credo ad ogni modo che la parte più autentica sia quella che consiglia di parlare.
    Come ha detto anche Jan, il bisogno di lagnarsi nasce da una necessità frustrata: sentendosi liberi di esprimere certi sentimenti, non si finirebbe col giungere al limite, nè a superare questo limite diventando dei "lagnosi".

    Infatti, anche se io me ne sto zitta a causa delle mie inautentiche motivazioni, sono molto contenta quando sono gli altri a sfogarsi, soprattutto se sono dei "samurai" come me. Per questi anzi credo forse sia ancora più importante farlo. Sono contenta se la gente si sfoga e sono assolutamente persuasa del fatto che ciò non equivale a lagnarsi.

    Però bisogna distinguere la presunta lagna, come può essere appunto il dolore che deriva da una certa situazione, da altri fenomeni come ad esempio il narcisismo della sofferenza.
    Il primo è sacrosanto, il secondo è assolutamente disfunzionale e se ci dai spago, ti rovinerai la vita da solo.
     
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  9. Cu Tip
     
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    CITAZIONE (JanQuarius @ 21/7/2014, 20:13) 
    Non so se può esser utile il mio intervento. Credo che non sempre piangersi addosso sia un fatto negativo. Poi, dipende cosa capisce uno dal detto "piangersi addosso". Se una persona sta male e non può raccontarlo a nessuno, le mancano le forze per continuare diversamente, si piange addosso perchè quella è l'unica soluzione per sfogarsi. Si può mai chiamare una reazione naturale una debolezza? Debolezza è se il piangersi addosso non è conseguenza da sofferenze vere subite.

    Sarei comunque curioso di capire il senso di quel "piangersi addosso"? Che significato gli attribuite voi?

    secondo me si riferiva al crogiolarsi nel proprio dolore, un dolore autentico che però viene anche in qualche modo usato da chi lo prova per commiserarsi ed evitare la fatica di provare a migliorare, e questo può essere fatto più o meno consapevolmente. almeno io l'ho interpretato così, per come lo vedo io il piangersi addosso dà problemi solo all'interessato, non è lamentarsi con gli altri delle proprie faccende
     
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23 replies since 23/9/2007, 05:49   1279 views
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