Dei nerd e dei geek

Come il peggio diventa meglio

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  1. titan03
     
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    La lettura del post di Luigi Anepeta L'introversione sulla Rete mi ha spinto a scrivere un microscopico contributo su un tema fortemente correlato all'introversione, cioè il fenomeno del nerd-ismo.

    Il termine nerd nasce presumibilmente negli anni cinquanta del secolo scorso, ed è utilizzato comunemente per descrivere quelle persone con caratteristiche simili alle seguenti:

    • spiccata intelligenza;

    • forte passione per materie scientifiche (in particolare matematica ed informatica), cui si dedicano anima e corpo, spesso con grandi risultati;

    • non di rado si interessano di molteplici argomenti, mostrando una cultura fuori dal comune anche al di là della loro principale attività;

    • scarsa attenzione al vestiario, all'igiene personale ed all'alimentazione;

    • scarsa capacità di rapporto con gli altri (specie i non-nerd), con atteggiamenti al limite dell'autismo (sospetta sindrome di Asperger, secondo alcuni);

    etc. ...

    Nel corso del tempo il giudizio di valore sui nerd è cambiato più volte e, nello specifico campo dell'informatica, si è arrivati ad accostare il termine a quello di geek, ed entrambi a quello di hacker, generando diverse scuole di pensiero sulle loro differenze di significato e sulle loro accezioni.

    Sta di fatto che sebbene nella mente del profano tali parole abbiano una connotazione in genere negativa, tra gli "addetti ai lavori" hanno visto un ribaltamento del loro significato: per molti si tratta di veri e propri complimenti, ed alcuni arrivano quasi a sentirsi parte di un'élite di personaggi mitici, una sorta di druidi in grado di esercitare il loro potere sul mondo attraverso la propria scienza.

    Si assiste così a situazioni come questa: nella prefazione di un libro tecnico dedicato alle applicazioni web (siti web interattivi) un illustre personaggio del campo tesse le lodi dell'autore, scrivendo (il grassetto è mio)

    CITAZIONE
    [...]
    È stato un piacere lavorare con Jim negli anni passati: è un esperto progettista e architetto, e ha la rara qualità di essere un geek, cioè una persona che comprende la tecnologia ed è anche in grado di comunicare ciò che conosce con uno stile apprezzabile.

    Richard Stallman, l'ideologo del software libero (guai a chiamarlo semplicemente open source di fronte a lui!!) e indiretto ispiratore di Linux, da topo di laboratorio al dipartimento di Intelligenza Artificiale del MIT negli anni 70, ora se ne va in giro per il mondo a fare conferenze conciato come una specie di santone tutto barba e capelli, predicando i suoi ideali di libertà applicata all'informatica e non solo.

    Molto tempo fa il matematico Paul Erdos affermò: "I matematici sono macchine che trasformano caffè in teoremi". Applicabile, mutatis mutandis, anche agli informatici, in particolare gli hacker.

    Esiste perfino un sito chiamato ThinkGeek <sic!> (il cui slogan è "stuff for smart masses") che vende gingilli tecnologici e gadget tra i più bizzarri che abbiano a che fare con i computer o i giochi di ruolo, specie di genere fantasy.

    Eric S. Raymond ha pubblicato su web il Jargon File, un glossario di termini utilizzati dagli hacker (interessanti le voci Geek, Luser, Nerd), che contiene anche alcuni capitoli dedicati alla psicologia di questi ultimi (A Portrait of J. Random Hacker).

    Per quanto riguarda i personaggi annoverabili tra i nerd/geek/introversi:

    • Edsger Dijkstra

    • Paul Erdos

    • Phil Katz

    • Richard Stallman

    • Alan Turing

    • John Von Neumann

    ...

    La semplice lettura delle loro biografie su Wikipedia renderà conto delle loro personalità introverse, della loro genialità, nonché delle loro vicissitudini della vita, in alcuni casi davvero tragiche.

    saluti
    Francesco
     
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  2. vivatruffaut
     
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    Su Wikipedia c'è scritto che Von Neumann aveva un carattere estroverso.
     
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  3. titan03
     
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    Uhm... Attenzione: non dimentichiamo che "introverso" non è sinonimo di "orso", così come purtroppo il senso comune ci dice. Anche a me piace la conversazione spiritosa, mangiare e bere, esibirmi con la mia musica etc., ma non per questo ho una personalità estroversa.

    Inoltre il mio post era più che altro un breve riassunto di mie conoscenze acquisite negli anni, e non aveva pretese di rigore scientifico sull'argomento. Ben venga quindi qualsiasi commento, aggiunta, confutazione; ciò che mi interessa è porre l'accento su altri termini gravati di pregiudizio che hanno secondo me una forte attinenza con l'introversione, e dare uno spunto di ricerca su un argomento forse non molto noto ai più.

    saluti
    Francesco
     
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  4. maria rossi
     
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    Siate curiosi siate folli
    di Steve Jobs
    Nella vita le sconfitte sono le svolte migliori. Perché costringono a pensare in modo diverso e creativo.


    Voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie. La prima storia è su una cosa che io chiamo 'unire i puntini' di una vita. Quand'ero ragazzo, ho abbandonato l'università, il Reed College, dopo il primo semestre. Ho continuato a seguire alcuni corsi informalmente per un altro anno e mezzo, poi me ne sono andato del tutto. Perché l'ho fatto? è iniziato tutto prima che nascessi. La mia mamma biologica era una giovane studentessa universitaria non sposata e quando rimase incinta decise di darmi in adozione. Voleva assolutamente che io fossi adottato da una coppia di laureati, e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare sin dalla nascita da un avvocato e sua moglie. Però, quando arrivai io, questa coppia - all'ultimo minuto - disse che voleva adottare una femmina. Così, quelli che poi sarebbero diventati i miei genitori adottivi, e che erano al secondo posto nella lista d'attesa, ricevettero una chiamata nel bel mezzo della notte che gli diceva: "C'è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete?". Loro risposero: "Certamente!". Più tardi la mia mamma biologica scoprì che questa coppia non era laureata: la donna non aveva mai finito il college e l'uomo non si era nemmeno diplomato al liceo. Allora la mia mamma biologica si rifiutò di firmare le ultime carte per l'adozione. Poi accettò di farlo, mesi dopo, solo quando i miei genitori adottivi promisero formalmente che un giorno io sarei andato al college. Questo è stato l'inizio della mia vita.
    Così, come stabilito, parecchi anni dopo, nel 1972, andai al college. Ma ingenuamente ne scelsi uno troppo costoso, e tutti i risparmi dei miei genitori finirono per pagarmi l'ammissione e i corsi. Dopo sei mesi non riuscivo a trovarci nessuna vera opportunità. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e non vedevo come il college potesse aiutarmi a capirlo. Eppure ero là, che spendevo tutti quei soldi che i miei genitori avevano messo da parte lavorando per tutta una vita.
    Così decisi di mollare e di avere fiducia, che tutto sarebbe andato bene lo stesso.
    Era molto difficile all'epoca, ma guardandomi indietro ritengo che sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso in vita mia.
    Nel momento in cui abbandonai il college, smisi di seguire i corsi che non mi interessavano e cominciai invece a entrare nelle classi che trovavo più interessanti.
    Non è stato tutto rose e fiori, però. Non avevo più una camera nel dormitorio, ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici. Guadagnavo soldi riportando al venditore le bottiglie di Coca-Cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito e potermi comprare da mangiare. Una volta la settimana, alla domenica sera, camminavo per sette miglia attraverso la città per avere finalmente un buon pasto al tempio degli Hare Krishna: l'unico della settimana. Ma tutto quel che ho trovato seguendo la mia curiosità e la mia intuizione è risultato essere senza prezzo, dopo. Vi faccio subito un esempio.
    Il Reed College all'epoca offriva probabilmente i migliori corsi di calligrafia del Paese. In tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con calligrafie meravigliose. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito la classe di calligrafia per imparare a scrivere così. Fu lì che imparai i caratteri con e senza le 'grazie', capii la differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, compresi che cosa rende grande una stampa tipografica del testo. Fu meraviglioso, in un modo che la scienza non è in grado di offrire, perché era bello, ma anche artistico, storico, e io ne fui assolutamente affascinato.
    Nessuna di queste cose, però, aveva alcuna speranza di trovare un'applicazione pratica nella mia vita. Ma poi, dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, mi tornò tutto utile. E lo utilizzammo per il Mac. è stato il primo computer dotato di capacità tipografiche evolute. Se non avessi lasciato i corsi ufficiali e non avessi poi partecipato a quel singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto la possibilità di gestire caratteri differenti o spaziati in maniera proporzionale. E dato che Windows ha copiato il Mac, è probabile che non ci sarebbe stato nessun personal computer con quelle capacità. Se non avessi mollato il college, non sarei mai riuscito a frequentare quel corso di calligrafia e i personal computer potrebbero non avere quelle stupende capacità di tipografia che invece hanno. Certamente, all'epoca in cui ero al college era impossibile per me 'unire i puntini' guardando il futuro. Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardare all'indietro.
    (27 dicembre 2006)

    Edited by maria rossi - 17/10/2007, 13:53
     
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  5. domanipensami
     
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    verissimo quello che dice maria sull'illuminismo esull'uso del proprio intelletto nn per niente cita kant. torno a ripetere questa società è strutturata in modo da trasmetterci il non pensiero ci vogliono come tanti cretini a guardare la televisione senza pensare e mandar giù tutte quelle panzane dove dobbiamo essere felici consumatori dove tutti ci ringraziano se compriamo magari l'ennesima televisione magari da mettere nel bagno. ma fortumatamente noi introversi sappiamo usare il cervello e quel fuoco dentro di noi ci spinge a cercare risposte in questo viaggio sulla terra. Sappiamo bene che la verità dell'essere nn la raggiungeremo mai perchè la propria esperienza è limitata e quindi nella ricerca si cade continuamente in errore . Ma l'errore è importante e non si può eliminare come faceva l'inquisizione che oltre ad uccidere le persone cosa ancor più grave uccideva le loro idee privando l'umanità di una possibilità di arricchimento vedere ciò che hanno fatto a giordano bruno. L'uomo ha il dovere di pensare proprio così ha il dovere di pensare ed avere delle proprie opinioni in ragione del proprio benessere che poi si diffonde a tutta l'umanità.
    l'uomo razionale costruisce le proprie opinioni per arrivare forse ad una verità relativa per far questo va alla ricerca dei propri errori o se vogliamo possiamo chiamarli limiti e questa è sicuramente una fase di arricchimento. Possiamo dire che l'uomo cresce nei propri errori ma possiamo anche dire che la verità nn è rivelata ma è nell'agire.Si giunge alla saggezza solo attraverso un lento cammino di ricerca e di piccole verità che si sommano e danno un senso ultimo alla ns storia.


     
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  6. marinoni
     
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    Caro domanipensami, mi piace molto come scrivi, la tua forza comunicativa è penetrante, e penso che tu abbia molto dentro da comunicare, io sono quì in attesa di legerti, e di camminare insieme per le vie del mondo, useremo la semplicità per far luce al cammino, se sei daccordo caro amico mio, in fondo ciò che questo mondo ci nega in continuzione è la possibilità di capire che all'esterno di noi stessi non c'è che confusione, ordine e pace sono due momenti molto sogettivi, personali anonimi, e solo rivolgendo lo sguardo dentro di noi con forza e determinazione ritroveremo il coraggio di indossare finalmente i nostri panni manifestando noi stessi, quì nel presente, a dispetto di tutte le aridità di questo mondo, noi saremo una presenza delicata senza più rabbia e vergogna
    renzo
     
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  7. maria rossi
     
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    Restando sul tema:

    www.introversion.co.uk/aboutus.html

    Se guardate i volti del team di introversion softwer, potreste intravedere facce schive, occhi bassi, che non ammiccano in camera con disinvoltura e sfrontatezza...

    In più nella comunity parlano di introversione e creatività come in questo post:

    http://incontrol88.wordpress.com/2010/08/1...n-introversion/

    Intanto, dal sito Introversion Software

    "Introversion Software is one of the UK's most-respected and successful independent game developers and publishers. Founded in 2001 by three university students, we have gone on to create four critically acclaimed video games including cult classics Uplink, DEFCON, Darwinia and Multiwinia. In Feb 2010 Introversion made it's first move into the console space by releasing Darwinia+ (Darwinia & Multiwinia) for the Xbox Live Arcade. Introversion was recently voted one of the top 50 Best Games Companies in the world."

     
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  8. LordDrachen
     
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    trovo che sia i nerd che i geek non siano modelli negativi.
    anzi.
    e questo al di la dei successi sul campo.
    credo che molti geek sarebbero degli eccellenti strateghi militari, ma magari preferiscono
    utilizzare il loro talento in un gioco non cruento intorno ad un tavolo... ;)
     
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7 replies since 6/10/2007, 18:21   550 views
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