Due passi in compagnia della rabbia

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  1. marinoni
     
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    Due passi in compagnia della rabbia

    Perché non ascolti?,

    La memoria ti inganna, manda ricordi di vittorie, ma in fondo al tuo cuore lo sai che sei la sconfitta.

    Porti dentro il lagnoso canto, di colui che mai avresti voluto ospitare, e invece ha messo radici profonde, il vento gelido del mattino spacca le tue labbra, e i polmoni diventano come una soffitta piena di spifferi.

    L’attesa spasmodica di un senso, forse domani, ma ci sarà un senso?

    Forse era atteso, forse…… ma chi può rispondere?

    Forse l’urlo di una partoriente costretta ad attendere che tutto si compia.

    Mancare è il contrario di avere, ma si conosce prima il mancare.

    Prima, prima ancora di sapere che ti manca qualcosa, prima ancora di capire senti di non capire.
    Il mondo è crudele, perché?

    Perché c’è più crudeltà che compassione, perché la rabbia viene venduta ai minori, dicono che sia come il rinforzo della grappa nella birra, si un rinforzo, per arrivare prima all’apice della follia.

    La vendono a chili, e quando sei pieno la doni, venite a me voi che ho detto di amare, vi farò dono della mia rabbia in esubero, certo solo di quella, altrimenti mi sentirò nudo e tutti potrebbero vedere la mia codardia.

    Una stagione non basta per capire, ma se non ci fosse nulla da capire?

    Che fregatura è mai questa, ha atteso l’alba perché non gli piaceva il tramonto, ha atteso il domani perché lo pensava migliore di oggi, e adesso che è domani lo sente peggiore di ieri!!

    Ospitava colui che vide le stelle, era una notte di agosto, tanto tempo mancava all’inizio di un altro giorno, non ne capiva il senso, ma lui vide le stelle, e quella visione lo sconvolse, invano cercò di dimenticare, quella notte di agosto, e alla fine popolò la sua stagione senza un apparente senso.

    I giorni di ieri sono come il lunedì, ti chiama quando vorresti attardarti a letto, magari sognando di essere grande, già… grande, grande di statura o di cultura? Non si sa, non è dato di conoscere nemmeno i sogni.

    Incontrando la certezza gli chiese se potesse fermarsi qualche tempo nella sua casa, ma la certezza praticava la prostituzione, e adorava prostituirsi, era difficile avere l’esclusiva, era come le donne dei locali notturni, appena il bicchiere era vuoto dovevi pagare ancora se no passava ad un altro cliente, e lui oltre che senza soldi, rimaneva anche senza certezza.

    E un’altra notte in compagnia del dubbio gli toccava, e per scongiurare l’angoscia invocava il sogno di fargli visita, e alla fine esausto si accontentava della sua rabbia.

    Oh dolce e perversa rabbia, che da sempre tieni compagnia a chi non ti conosce, a chi si vergogna di chiamarti per nome, a chi ha paura che la tua presenza lo renda cattivo agli occhi del mondo, è per questo che vivi nei bassifondi, nascosta dietro maniere gentili, lusinghe accattivanti, e quando si apre uno spiraglio tu sei lì come un felino nella ferma, pronta a dare una zampata appena la preda è a tiro.

    E tu preda del mondo, che vivi le lusinghe del tuo essere cieca, che ben conosci lo sguardo del terrore, quando gli occhi tingono il viso di paura, quando il cuore riempie la gola, e il suo pulsare non conosce fine, cieca e stupida preda sempre a spasso con la testa fra le nuvole, chi potrà mai insegnarti se non il cangiare dei giorni, e ancora, non sarà sufficiente fintantoché non aprirai le tue porte alla rabbia permettendogli di abitare la tua casa.

    E dopo averla ospitata lei ti avvelenerà, lentamente giorno dopo giorno, notte dopo notte, finché il ricordo di aver visto le stelle in quella notte di agosto, bagnerà di lacrime il tuo cuore arido, permettendo al seme dalla compassione di germogliare.

    Compassione, che porti in dote lacrime gentili, che passi come un fiume in piena sopra campi avvizziti dal sole, che lotti contro il vento dell’est che vorrebbe vederti annichilita, privata della tua forza, e cercherà in tutte le maniere di farti sposare con la banalità, da cui far nascere la mediocrità come in un giorno senza fine, aspettando la notte che con il suo mantello ricopra tutte le tue miserabili ore silenziose, e le stelle ispiratrici di profondità brucino con il loro fulgore la banalità, la stupidità e la mediocrità.

    Lo è stato per i figli di ieri, e lo sarà anche per i figli di domani, finché anche un solo uomo riuscirà a piangere lacrime gentili il mondo ne sarà contagiato. :wub:

    Renzo Marinoni

     
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