Zitella

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  1. maria rossi
     
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    Zitella

    E così questa particolare ragazza
    In una cerimoniosa passeggiata d'Aprile
    Col suo più recete pretendente
    Si trovò all'improvviso oltremodo sconvolta
    Dalla sfrenata babele degli uccelli,
    Da quel mare di foglie.

    In preda a questo tumulto, osservava
    I gesti del suo innamorato che sbilanciavano l'aria,
    E il proprio passo vagante ineguale
    In quel solitario rigoglio di felci e fiori,
    Giudicava i petali in scompiglio,
    E la stagione in generale, sciatta.

    Come desiderò allora l'inverno! -
    Scrupolosamente austero nel suo ordine
    Di bianco e nero
    Ghiaccio e roccia, ogni senso nei suoi limiti,
    E la gelida disciplina del cuore
    Esatta come fiocco di neve.

    Ma ecco - un germogliare
    Anormale abbastanza da mettere in scompiglio
    Le sue regali cinque facoltà -
    Un tradimento da non tollerare. Si, impazziscano pure
    Gli idioti nel manicomio primavera:
    Lei se ne tirò subito fuori.

    E mise tutt'intorno alla sua casa
    Tale una barricata di spine e impedimenti
    Contro quella stagione sediziosa
    Che nessun uomo all'assalto potè sperare d'infrangerla
    Per anatemi, pugni o terrore
    E nemmeno per amore.

    sylvia plath

    Edited by maria rossi - 25/3/2008, 17:12
     
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  2. elisabet
     
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    Bella! In campo lirico questo gelo ricorda la Turandot di Puccini solo che lì, dopo tanti morti, c'é un lieto fine.Trovo l'alternarsi delle stagioni faticoso ma piacevole, quindi buona primavera a tutte/i.
     
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  3. maria rossi
     
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    « Chi quel gong percuoterà
    apparire la vedrà
    bianca al pari della giada
    fredda come quella spada
    è la bella Turandot! »

     
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  4. houccisotoniocartonio
     
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    ma voi che ne pensate delle donne che scelgono di non avere figli? a me sembra che di solito faccia più impressione una donna senza figli che un uomo. però boh...
     
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  5. titan03
     
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    Domanda capziosetta anziché no, eh Ila'? ;)

    Siccome penso che il tuo quesito sia più profondo di ciò che vuoi dare a vedere (e va bene così, intendiamoci), direi che una risposta esauriente sarebbe più di competenza degli esperti che frequentano questo forum; comunque qualche piccola considerazione me la vorrei concedere anche io, sia pur basandomi su sensazioni "di pelle". Mi raccomando, nessuno si senta offeso dalle mie parole, che non esprimono in alcun modo altro che un mio punto di vista parziale, rozzo e approssimativo quanto si vuole, ma forse non del tutto peregrino. Mi scuso se urterò la sensibilità di qualcuno... ma anche no!

    Non so quanto sia vero, ma secondo me è uno dei dogmi di una mentalità tutta italiana, quello secondo cui una persona --in maggior misura una donna-- raggiunge la sua "maturità", la sua realizzazione solo con il matrimonio e con i figli. Su questa stessa linea di pensiero il maschio diventa uomo solo se diventa in grado di mantenerla una famiglia (possibilmente da solo), dopo aver trovato il fatidico "posto fisso" (bah...).

    Nella mia limitata esperienza con amici e conoscenti, noto che laddove ci sono delle coppie, diciamo in occasione di una cena, le donne sono quelle che più si affannano a cucinare, apparecchiare, lavare i piatti, criticare i loro compagni perché hanno messo una posata fuori posto etc. etc., come se fossero in qualche modo "programmate" per l'identificazione con lo stereotipo dell'angelo del focolare (aribah... :sick:). Non basta: quando decidono di sposarsi (perché si sa, è una cosa ineluttabile), sono per lo più loro ad occuparsi dei dettagli, seguite in genere roboticamente q. b. dai mariti, i quali tuttavia, se interrogati, sono assolutamente convinti di essere partecipi, attivi, interessati e bla bla (strabah...). Si sposano rigorosamente in chiesa, anche se hanno volentieri fatto a meno della religione fino al giorno prima e ne faranno a meno per i giorni a venire --sacramenti esclusi--, invitano centinaia di parenti perché così deve essere, sennò pare brutto, buttando spendendo un sacco di soldi per vivere anche loro un giorno indimenticabile. Quando arrivano i figli, stranamente è sempre "per errore" (mai ammettere il contrario!), ma poi si accettano subito perché in fondo la strada è già segnata: ormai anche loro sono diventati dei perfetti individui medi (uhm... dove ho già usato questa espressione?... ;)).

    Ok, allora a questo punto tu ti alzi e mi dici: "Sì, vabbè, ma che c'entra tutto questo con la mia domanda?!"

    C'entra, c'entra, perché tutto ciò che vediamo intorno a noi fin da bambini ci inocula la mentalità di cui sopra (non a caso ho usato --forse coniato-- l'avverbio "roboticamente"), i nostri genitori ci fanno due palle come otri per convincerci che la strada migliore è quella, sebbene in un numero sempre crescente di casi sono essi stessi i primi a deviare sempre più spesso dalla retta via; le bambine sono probabilmente le più soggette a veri e propri lavaggi del cervello (argh... dio stramaledica cicciobello e il dolceforno!! :) ) in modo che crescano con un preciso modello di "donna perbene", di "signora", contrapposto agli spettri di sciacquetta, maliarda, mignotta, femminista, e chi più ne ha più ne metta...

    Altro spunto: la riforma dell'istituto del matrimonio nel nostro codice civile solo nel 1975 (anche se con una gestazione decennale) ha parificato i diritti tra marito e moglie, mitigando un po' il ruolo da "coniglia" cui quest'ultima era stata relegata dalla tradizione e dal fascismo. Sorvolo pietosamente sull'atteggiamento della chiesa cattolica, secondo cui i figli di dio nascono da donne vergini (arcibah!!...): quasi quasi preferisco il mondo dei personaggi di Walt Disney, in cui madri e padri sono misteriosamente latitanti, ma uno zio non si nega proprio a nessuno...

    Se tutto ciò che ho detto non è completamente destituito di fondamento, credo che costituisca un indizio non trascurabile per trovare risposta alla tua domanda.

    saluti
    Francesco

    PS: Oh, non ci provare a cancellare i tuoi interventi a questa discussione, che stavolta te lo dò un mozzico in testa... :D
     
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  6. maria rossi
     
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    il giudizio sociale c'è e pure parecchio sulle donne che non hanno voluto o potuto avere figli o che non si sposano o sistemano come si deve. la nostra società è fortemente maschilista e conformista e uscire da certi condizionamenti non è affatto facile. prova ne è che il 65% delle persone che stanno male di testa sono donne. su di loro c'è una forte pressione e le aspettative sociali sono fortemente sansonatorie e giudicanti. il dato di fondo è che siano insufficienti a se stesse e che abbiano veramente senso se dedite agli altri relegandole al ruolo di grande madre per figli, compagni parenti,amici indistintamente. chi si sottrae a questo è strana,sfigata,lesbica, un pò fuori,mignotta,zitellaccia,uoma, inaffidabile,frigida, etc,etc.

    però quello che coglie la bellissima poesia di silvya plath è un'altra cosa.
    io sono stata una zitella per molto tempo. ho sempre avuto la fobia delle relazioni e della dipendenza affettiva.ho sempre giudicato poverette le ragazze con gli occhi a forma di cuore per i loro fidanzati scemi e maltrattanti, predestinate a fare le mogli,le madri (o massima trasgressione!) le amanti a vita e poco altro; ho sempre sfidato i ragazzi e odiato certi modi di fare maschili. ho spesso avuto problemi con l'autorità in quasi tutte le sue vesti anche per questo. il padre padrone, etc,etc. non è un caso che la mia più cara amica sia una omosessuale e che i momenti più importanti che ho passato in vita mia siano stai vissuti fra donne. io vivo intorno a giovani donne che non hanno figli. quasi tutte per scelta consapevole e voluta. e stanno bene,sono felici e contente così. il giudizio esterno se lo sentono addosso e delle volte è aspro e amaro. ma non è quello che le fa stare male ogni tanto. quel che le disturba cilcicamente è la paura di non avere degli afffetti significativi con cui fare i conti; delle relazioni -amicali non solo amorose- importanti e concrete. questo spesso attanaglia chi si sottrae ai ruoli tradizionali. molto spesso sono sbandate dovute al condizionamento esterno altre volte coglie un dato vero.
    e la poesia di silvya plath dice una cosa importante. che molto spesso chi sceglie di stare solo non lo fa in maniera serena e consapevole ma come punizione al non voler aderire a certi modelli. e piuttosto che fare i conti con le contraddizioni che i sentimenti e le dipendenze mettono in atto preferisce l'austerità della rinuncia,dell'astinenza, dell'autocontrollo. nelle donne questo ricatto è ancora più perverso perchè spesso su di loro l'individuazione è ancora sottomessa ad un forte gioco di appartenenza sociale che fa perdere di vista -aldilà dei ruoli e delle apsettative esterne- i propri bisogni più veri e autentici.

    non voglio essere madre, moglie al servizio di qualcun'altro=non posso amare ne essere amata.
    voglio essere autonoma,libera,voglio vivere per me= non posso avere fragilità,debolezza,non posso affidarmi e fidarmi di nessuno se no divento una donnina come tutte le altre:piccola, debole, bisognosa di protezione;
    amare vuol dire sacrificarsi,donarsi,perdersi.
    essere forti= disprezzare la debolezza, avere tutto sottocontrollo, non avere mai bisogno di nessuno.

    queste equazioni non escono dallo stesso sistema di riferimento che vuole le donne mogli e madri di altri uomini,lo stesso che disprezza i bisogni di appartenenza,di complicità e abbandono agli affetti come languidi sentimentalismi, segni inequivocabili di debolezza,mollezza e patetica assenza di personalita. la condanna al riconoscere di avere anche bisogno degli altri come cosa tremenda,brutta e penosa. tutto ciò non sposta il discorso giudicante e spregiativo sulle donne sole perchè sposta solo il pendolo facendolo cadere negativamente sulle buone mogliettine di famiglia. ma a che costo molte donne (e uomini) stanno sole nessuno lo sa. non per la solitudine in se e per se (cosa bella ed aupsicabile, ci mancherebbe!) ma perchè la vera causa è una costrizione a difendersi e ripararsi da una fobia delle emozioni e delle proprie fragilità. aldilà dei ruoli ci sono le persone e i loro bisogni: mortificare parti di noi riguarda tutte e tutti, zitelle o madri,figli o mariti.
    si può essere autonome e padrone di se stesse e allo stesso tempo vivere la dipendenza dignitosamente e il lasciarsi andare a quei pochi affetti significativi che abbiamo. poi se una donna preferisce non avere figli né un compagno, questo poco importa. contenta lei, contente tutte. il mondo è bello perchè vario e via dicendo. ma la fobia della dipendenza e dell'affettività albergano tanto in chi si sposa e fa figli per non sentirsi solo e anormale come in chi decide di non sposarsi o di non avere figli. rimane uguale identica intoccata. e questo è un peccato non tanto per i mariti o figli mancati, per i ruoli ripudiati ma perchè una parte di se (magari autentica e vitale) viene scambiata solo per condizionamento esterno o come penosa fonte di miseria e dolore e buttata via, bandita in toto.

    Edited by maria rossi - 28/3/2008, 10:45
     
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  7. star***
     
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    Ciao....penso che faccia più strano una donna senza figli che un uomo senza figli....non vi dico io quanto ci rimanevo male appena sposata perchè tutti mi chiedevano allora???
    E con quel sorriso da cretini mi facevano il segno della pancia.....Ma io dico che cosa gli interessa alla gente se io faccio un figlio o meno??? Le persone prima di parlare dovrebbero contare fino a 10 e pensare che davanti non hanno una macchina procreatrice ma una persona umana. Questa domanda veniva fatta sempre o soltanto a me e mai a mio marito. Come se l'uomo non fosse partecipe nell'atto della procreazione...BAAA forse credono ancora che le donne partoriscano in verginità ;ç). Adesso mi sono dovuta abituare a questa richiesta, ma mentre prima ci rimanevo male...adesso gli rispondo con una faccia da iena come per dire fatti i cavoli tuoi!!! Ma ti pare che io devo mettere in piazza una cosa che riguarda l'intimità di una coppia!!! Questo perchè le persone vanno avanti secondo degli schemi mentali. Studio-lavoro-matrimonio-figli....scusate ma sono un po' avvelenata....perchè per me, come diceva Maria le cose non sono mai nè così semplici nè così scontate, perchè il mio modo di vivere e di sentire mi porta ad essere così e basta...io le mie scelte le maturo e le medito con molta difficoltà.....quindi per me non è mai tutto così scontato..scusate o sfogo...ciaoooo
     
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  8. davidthered
     
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    viva gli sfoghi, soprattutto se autentici e sentiti ;-) ah star, la frase di montessori che hai messo sul newsboard, la trovo una bella verità, è tratta da un libro? Quale? Mi piacerebbe leggerlo.
    grazie
    ciao
     
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  9. davidthered
     
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    Io volevo solo fare una piccola (oddio l'ho riletta e voleva essere piccola, non ce so' riuscito, SCUSATEME ;-) considerazione, non riguarda la condizione della maternità-non maternità, riguarda una condizione forse (sottolineo forse)altrettanto problematica e densa di conseguenze psicopatologiche serie, ne parlavo su msn con un mio amico introverso, l'adolescente maschio introverso vive male, è un alieno, so che forse è inappropiato questo post in questa discussione, dicendo ciò non sto mettendo in dubbio che le donne vivano una condizione di vero pregiudizio e che siano svantaggiate oggettivamente in troppi campi. Ma ecco, volevo allargare il discorso anche a una categoria di maschi che soffre molto, quelli introversi.
    Il maschio introverso è sensibile, emotivo, intelligente, intuitivo, spesso è interessato alla cultura, all'arte, già da piccolo, già dalle medie, insomma, è molto diverso da quello che dovrebbe essere un maschio per la società: insensibile, rude, anche se intelligente finto stupido, l'intuito è da femmine, i maschi dovrebbero interessarsi di calcio e l'arte è roba da checche (il primo ragazzo che ho sentito dire: a me del calcio non me ne frega niente, l'ho sentito alla lidi), se un adulto giustamente può arrivare a sbattersene(forse)(menomale!!!Menomale!!!) un ragazzo introverso, a scuola, alle medie, al liceo, viene emarginato, spesso, a meno che non si alieni (e in certi casi l'alienazione lo rende ancora più emarginabile), se è sfortunato viene preso in giro, lo sfigato, lo scemo imbambolato, la femminuccia/checca/frocetto, se è sfigato viene picchiato, un mio compagno di classe del liceo (introverso) mi diceva che alle medie, oltre che ad essere tacciato continuamente di essere omosessuale (dare dell'omosessuale a qualcuno non è un'offesa, ma un ragazzino sensibile ne risente sicuramente, più o meno) veniva picchiato regolarmente, io, figurarsi, capelli rossi, carnagione chiara, delicatino e sensibile sono stato il bersaglio di tutta una serie di sfregi fatti con una cattiveria che io, bambino fiducioso nella gente, aperto a conoscere altre persone, arrivato alle medie con tante belle speranze, stentavo a credere ce la cattiveria fosse una vera qualità dell'uomo, ma ci sono ragazzi introversi che non riescono ad avere una ragzza e devono andare a mignotte, ce ne sono altri che si chiudono a riccio, altri che dicono ah si? tu mi dici che sono sbagliato? Ci divento! E l'esito è sempre grave e devastante, altri che dicono, sono sbagliato, devo cambiare e basta, e lì l'esito è sempre uno sfacelo, e la cosa drammatica è che non hai persone come te per confrontarti e per sentirti meno strano, più che strano, sbagliato, insomma, un maschio delicato e sensibile, intuitivo e apassionato al sapere è quantomeno strano, se gli va bene, io, ora che alla lidi ho conosciuto ragazzi come me, sensibili, intuitivi, intelligenti, e si scopre che le storie sono tristemente simili, ma ci si sente non sbagliati, semplicemente diversi (anche se una volta che l'immagine negativa interiore è strutturata ci vuole tempo, pazienza, lacrime e sangue per cambiarla, e pochi ce la fanno davvero, purtroppo, molti cadono nelle grinfie della psichiatria e lì, salvo remissioni, il destino è segnato).
    Io tengo tanto al gruppo giovani perché quello è meglio di 1000 psicoterapie (contato che l'1 per cento degli psicoterapeuti che esercitano valgono), io spero fortemente che a questo gruppo partecipino ragazzi dell'età mia e ragazzi adolescenti, così i maschi adolescenti potranno vedere che esistono coetanei che non hanno ripetute erezioni alla vista si un pallone da calcio e che non hanno come massima aspirazione quella di andare al diabolika il sabato a ballare l'house e a scoparsi il maggior numero di ragazze, è importante da adolescenti(anche se apparentemente tutti vogliono andare contro...se stessi?)non sentirsi degli scherzi della natura, i ragazzi 20enni come me si potranno confrontare, capire, come gli adolescenti, che non sono alieni, ed aiutare i più piccoli, questo è l'automutuoaiuto, non ho fretta, il gruppo che ho organizzato con tanta fatica e sacrifici (insieme al carissimo dr.Cristiano e alla altrettanto cara dr.ssa Elvira), rimettendoci in termini di tempo e fatica (senza guadagnarci niente, anzi, tra telefonate sms, internet, mezzi, benzina ecc.....), diventerà davvero un gruppo, per ora la gente si iscrive e non viene (non avvertendo neanche), ma non sarà sempre così, sono fiducioso.
    Insomma, nascere donne è un gran casino in questa società per i motivi che sono stati tirati fuori in questa discussione, per motivi culturali radicati (anche se tutti sembrano fare a gara a chi è più progressista, insomma...tutto fumo e niente arrosto), per colpa delle stesse persone, del sistema ecc...ecc... quindi la donna, io penso sia introversa che estroversa (anche se le introverse ne soffriranno sicuramente di più ammalando di testa, e io per ammalare di testa intendo finire dallo psichiatra, essere etichettati, prendere farmaci seri, non il tavor/valium/xanax ecc...ecc... che oramai li prendono tutti come lo zigulì), ma almeno le donne sono tutte investite da questi pregiudizi medievali (si dice sempre, ma è possibile che c'è ancora gente che pensa che.... c'è c'è eccome) e si sono organizzate in gruppi, collettivi, movimenti ecc... gli uomini introversi sono investiti, solo loro tra i loro consimili, dal modello vigente dell'uomo macho, gli altri uomini, estroversi, non hanno alcuna fatica a vendere l'anima per l'omologazione, io non penso esista un collettivo di ragazzi introversi che si aiutano a vicenda e che, rispecchiandosi in un loro simile, trovano la loro diversità "normale", non patologica.,
    Non sto dicendo che la lidi dovrebbe organizzare un gruppo per le problematiche maschili, almeno non ora, per ora io spero che il gruppo giovani piano piano si popoli, e sarà così, poi si parlerà e ci si aiuterà.
    il gruppo si potrebbe chiamare "fight club dei timidi, docili, ardenti" ahahahah scherzo eh ;-)
    comunque se sono rose fioriranno, e io credo sinceramente che siano rose, prima o poi fioriranno.

    Scusate se ho deviato la discussione, la trovo molto interessante
    ah francesco(titan03, specifico perché alla lidi già conosco tre francesco), il discorso che mi hai fatto sulle facoltà universitare forse perderebbe con delle risposte sul forum, quando ce ne sarà occasione se vuoi ne parleremo di persona, ti ripeto ho trovato il tuo discorso utile e intelligente e mi ci sono rispecchiato, grazie.
    ciao a tutte e a tutti
    davide

    Edited by houccisoilariadusieleièrisorta - 31/8/2012, 14:50
     
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  10. star***
     
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    Ciao...la frase l'ho letta nel libro della montessori "educazione alla libertà"...è un'infarinatura sulle sue teorie. Io non le conosco bene, ma comunque mi affascina conoscere modi diversi per insegnare ai bambini.
    Per quello che riguarda la discriminazione sono d'accordo sul fatto che, anche gli uomini ne subiscono, sempre perchè si è relegati a dover aderire a schemi concettuali che la società impone alle persone per considerarle normali. Comunque io non mi voglio considerare una persona diversa dalle persone normali. Perchè anche se ho delle caratteristiche che fanno capo ad un nucleo meno numeroso di persone, non vuol dire che sono diversa. Anche perchè ogni persone è diversa dalle altre e non esiste una persona che sia uguale all'altra. E questo penso che sia un grandissimo dono che madre natura ci ha concesso. Solo che, per come si sta sviluppando la nostra società possediamo delle caratteristiche che in alcuni casi percepiamo come uno svantaggio. Ma in realtà quando uno riesce a trovare e a prendere il coraggio, riesce anche a raggiungere degli stadi che magari altri non raggiungono. Sempre per il discorso che siamo due facce della stessa medaglia
    Ciaooo ;°)
     
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  11. davidthered
     
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    CITAZIONE (star*** @ 28/3/2008, 15:08)
    . Ma in realtà quando uno riesce a trovare e a prendere il coraggio, riesce anche a raggiungere degli stadi che magari altri non raggiungono.

    Verissimo, come direbbe Funari, è 'na veridàà, 'na grossa veridàà!!!

    Nella sezione disturbi legati all'introversione ho scritto un articolo sul disagio psichico e quello che la psichiatria a torto chiama disturbo bipolare
    ho riflettuto parechio dopo aver scritto l'altro articolo sul disturbo bipolare e questo è decisamente di stampo alternativo e propositivo, e vuole iniziare a portare avanti una discusione lenta e serena sull'argomento.
    Leggetelo, la neopsichiatria è una vergogna mascherata sotto il nome di scienza, abbatterla con violenza non si può, proporre una valida alternativa è una strada buona, con psichiatri e psicologi e sociologi bravi e ex pazienti psichiatrici in gamba.

    scusate la pubblicità

    :P

    davide
     
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  12. houccisotoniocartonio
     
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    ma io sinceramente non volevo commentare la poesia della plath, che tra l'altro non ho letto.
    il titolo zitella mia aveva solo richiamato alla mente una persona che conosco e m'è venuta pure quella domanda. tutto qui.

    scusatemi se ho portato la discussione fuori rotta! scusate, scusate, scusate!




    Edited by houccisotoniocartonio - 28/3/2008, 16:52
     
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  13. imperia69
     
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    CITAZIONE
    penso che faccia più strano una donna senza figli che un uomo senza figli....

    sicuramente una donna che non vuole figli fa "strano" ed è più soggetta a biasimo da parte della società rispetto ad un uomo (nel mio caso mio marito è stato spesso cazziato perché, per la mentalità comune, era lui quello che non voleva la convivenza, il matrimonio, i figli... e pochi riuscivano ad immaginare che invece quella più tentennante fossi io...)

    Quello che continuo a non capire è perché sono soprattutto le donne ad arrabbiarsi o ad essere fortemente critiche nei confronti di una loro consimile che non desidera figli. Potrei capire il divario culturale se si trattasse solo della generazione delle "madri" (la mia ha quasi 70 anni), educate a credere che il loro destino natturale fosse formarsi una famiglia, ma quando le critiche vengono dalle coetanee (con anatemi del tipo "un giorno ti pentirai!!!" "un giorno sarai disperata!") ci resto veramente male. Cugine che ti dicono che sei ancora in tempo a farlo anche tu un pargoletto...

    Cos'è che le irrita così tanto?
     
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  14. maria rossi
     
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    che cosa le irrita? (magari incosapevolmente) che qualcun'altra viva seguendo i suoi bisogni e non reciti la parte assegnata.
    molte volte gli sguardi sembrano essere più che di biasimo, di fastidio...ma come ti permetti di esimerti,di sottrarti a questo compito? quando tutte le altre lo adempiono senza fare storie? facile la vita! allora se facessero tutte così!.... ecc.ecc.

    la cosa triste è che il livello di consapevolezza e di rispetto profondo di se nel mondo femminile sono merce assai rara. fra donne si da molta poca solidarietà e comprensione reciproca. nel costante e alienante compito di piacere e compiacere un uomo, le altre e il loro modo di fare sono vissuti come minacce.diventano solo potenziali concorrenti nel procacciarsi o tenersi stretto l'uomo. ecco perchè una donna-non madre è mal tollerata spesso proprio dalle altre donne. perchè libera,non occupata in maniera vincolata e irreversibile in un ruolo (apparentemente meno minaccioso) di madre,moglie, angelo del focolare...molte donne fanno figli perchè i loro compagni lo vogliono,perchè pensano che sia l'unica maniera di cosolidare e assicurarsi un legame, di dargli futuro e di creare degli obblighi inalienabili. spesso si chiudono in prigioni, in gabbie che le fanno ammalare e invidiano chi -a differenza loro- si è concessa la possibilità di vivere veramente come si sentiva aldilà della morale corrente,delle aspettative altrui.

     
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  15. maria rossi
     
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    Tutti coloro che prendono seriamente se stessi e la vita, vogliono stare soli, ogni tanto. La nostra civiltà ci ha così coinvolti negli aspetti esteriori della vita, che poco ci rendiamo conto di questo bisogno, eppure la possibilità che offre, per una completa realizzazione individuale, sono state messe in rilievo dalle filosofie e dalle religioni di tutti i tempi. Il desiderio di una solitudine significativa non è in alcun modo nevrotico; al contrario, la maggior parte dei nevrotici rifugge dalle proprie profondità interiori, ed anzi, l'incapacità di una solitudine costruttiva è per se stessa un segno di nevrosi. Il desiderio di star soli è un sintomo di distacco nevrotico soltanto quando l'associarsi alla gente richiede uno sforzo insopportabile, per evitare il quale la solitudine diviene l'unico mezzo valido.
    (K. Horney, I nostri conflitti interni)
     
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16 replies since 21/3/2008, 16:43   863 views
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