Mal di Pietre

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  1. star***
     
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    Ciao, vi segnalo questo libro Mal di Pietre di Milena Agus... A me è piaciuto molto..leggero e scorrevole nella lettura, semplice, ma denso di "Introversione". Almeno secondo me.

    "Il secondo romanzo di una scrittrice che si è sempre tenuta al di fuori del sistema mediatico, che non ha cercato il successo attraverso opere che suscitassero scandalo, ma che ha saputo ben miscelare elementi di creatività pura a un autobiografismo letterariamente trasfigurato.

    Il successo che le ha permesso di arrivare tra i finalisti del maggior premio letterario nazionale, lo Strega, è il risultato di un lavoro sul testo (oltre che sulle storie) davvero interessante: l’utilizzo di un italiano lineare supportato da alcuni termini in sardo che però non appesantiscono la lettura. Non certo la moda del dialetto, alla Camilleri, ma esigenze narrative precise e una migliore collocazione della vicenda in un luogo preciso, dai caratteri particolari: la solitudine, un certo isolamento, il carattere riservato degli isolani, tutto ciò è anche linguaggio.

    Ma se la protagonista, nonna della narratrice che utilizza la prima persona per raccontarne la vita, ha passato la giovinezza e la prima maturità nell’attesa prima ossessiva e poi rinunciataria di un amore che non riusciva a trovare, sono proprio i sentimenti e la loro scoperta il nucleo centrale del breve romanzo.

    Un matrimonio senza passione, stipulato nel 1943 per riconoscenza da parte del nonno ospitato a lungo dalla famiglia della nonna e per rassegnazione da parte della sposa ormai giunta a un’età, i trent’anni, che la facevano giudicare ai tempi quasi una zitella; rapporti coniugali sorti dal bisogno di economizzare sulle spese (il marito, dato il negarsi della moglie, era costretto a pagare le prostitute del vicino bordello); una malattia che a detta dei medici le impediva di portare a termine le gravidanze, i calcoli renali, il mal di pietre, che impone una cura termale in continente; l’incontro inaspettato con un uomo, un Reduce, con una stampella e una povera valigia, che la turba come mai le era successo: insomma all’improvviso, quando ormai la rinuncia definitiva si è fatta strada, ecco qualcosa che può davvero riempire la vita.

    Questa bella donna, la cui bellezza sembrava non destinata all’amore, alla nipote dirà sempre che la sua vita si “divideva in due parti: prima e dopo le cure termali, come se l’acqua che le aveva fatto espellere i calcoli fosse stata miracolosa in tutti i sensi”.

    Al ritorno in Sardegna ecco il “risultato” delle cure: nonna avrà un figlio, il padre della narratrice, che viene accolto con entusiasmo assoluto dal nonno, amato e sostenuto negli interessi che, crescendo, manifestava. Prima di tutto la passione per la musica e per il pianoforte (anche il Reduce era un ottimo pianista…) che porterà il padre dell’autrice ad essere un gran concertista, stimato in tutto il mondo.

    Se tutta la storia, tranne il soggiorno termale, è ambientata in Sardegna, un piccolo flash (di contrasto) è relativo a un viaggio Milano. I nonni e il padre adolescente vanno appunto in questa città a trovare una zia che vi era emigrata con la famiglia cercando lavoro. Insomma quei congiunti lontani erano diventati per loro, praticamente mai usciti dall’isola, i parenti ricchi. Amara la delusione nel vedere invece le difficili condizioni di vita a cui sorella, cognato e nipoti erano costretti, nel grigiore e nello squallore di una città poco accogliente.
    Quel breve soggiorno è dominato da due elementi: la nebbia che circonda costantemente persone e cose e il pensiero fisso di nonna per il Reduce, il desiderio di ritrovarlo, e (se mai glielo avesse chiesto) di fuggire con lui.

    Inaspettato il finale, commovente nella sua logica semplicità, pieno di malinconia e di affetto per quella nonna sempre un po’ strana ma che finalmente aveva saputo amare davvero e che, come se l’amore fosse fonte inevitabilmente di altro amore, lo aveva saputo suscitare anche in chi le stava a fianco.
    Una storia semplice, un po’ magica, e raddolcita da un malinconia diffusa, raccontata con discontinuità temporale, come se l’autrice raccogliesse via via, e senza ordine cronologico, materiale narrativo, informazioni, notizie su quella nonna la cui storia l’aveva emozionata. Sappiamo cioè solo alla fine che, quando era ragazza, era stata considerata matta per alcune sue stranezze che solo la solitudine e il bisogno di amore provocavano, sappiamo a un certo punto del testo dei successi musicali del padre, e della precoce morte del nonno...
    Insomma Milena Agus ha scritto, con grande letterarietà e tecnica, un racconto orale, come se ogni lettore le fosse seduto accanto e l’ascoltasse raccontare la storia commovente della sua bella e strana nonna."
    Ciaooo

     
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  2. imperia69
     
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    Grazie della segnalazione! cercherò di leggerlo quanto prima!!!
    ciaooo
     
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  3. star***
     
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    Vi segnalo anche questo libro di cui aveva parlato anche Maria "L'uomo che scambio' sua moglie per un cappello-Oliver Sacks".
    Questo libro mi ha colpito per l'approccio che lui ha avuto con pazienti affetti da disturbi, dovuti anche a cause fisiche.
    Ma ha sempre considerato le persone nel suo complesso. E specialmente nel racconto, da cui ho tratto il brano, che ho incluso di seguito, sottolinea come molte volte il voler normalizzare per forza le persone per farle vivere nel nostro mondo, porti alla loro alienazione e elimini la gioia di vivere che avevano vivendo nel mondo ci cui si erano circondati.
    Un saluto

    “Gli ospedali pubblici spesso sono considerati come <istituzioni totali>, per usare la definizione di Erving Goffman, meccanismi miranti per lo più alla degradazione dei pazienti. Ciò è indubbiamente vero, e su vasta scala. Ma gli ospedali possono anche degli <asili> nel miglior senso della parola, ub senso che Goffman sembra restio ad ammettere: luoghi che offrono un rifugio alle anime tormentate e sconvolte e lo offrono con quel giusto dosaggio di ordine e libertà di cui esse hanno un così grande bisogno. Josè aveva sofferto per la confusione e il caos derivati in parte dall’epilessia organica, in parte dal disordine della sua vita, e per la sua reclusione e schiavitù, anche queste sia organiche che esistenziali. L’ospedale gli fece del bene, forse a questo punto gli salvò la vita, e non v’è dubbio che egli se ne rendesse pienamente conto.
    Inoltre, dopo l’opprimente angustia morale, la febbrile intimità della sua casa, egli tutt’a un tratto trovò altre persone, trovò un mondo, al tempo stesso professionale e partecipe; persone che non giudicavano, che non avevano pregiudizi, che non muovevano accuse, persone distaccate, ma nello stesso tempo animate da un reale interesse per lui e per i suoi problemi. A questo punto Josè inizio a sperare, ad essere più animato, a rivolgersi agli altri come non aveva mai fatto prima, o almeno non dall’insorgere dell’autismo, all’età di otto anni. ”
     
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    La Sardegna è stata per lunghi anni una terra a me molto cara. Lì ho iniziato la mia carriera di insegnante, con una breve supplenza in una scuola media di Orgosolo, il paese dei murales.
    Per chi desiderasse conoscere l’opera di narratori di quest’isola, continuo a proporre alcuni titoli da aggiungere a Mal di Pietre segnalato da star***:

    * Salvatore Satta, Il giorno del giudizio, Adelphi. Romanzo di insuperata bellezza, un affresco della Nuoro di fine Ottocento, con una chiusa splendida.

    * Sergio Atzeni, Passavamo sulla terra leggeri, Mondadori (ora edito -credo - da altri, io ho questa vecchia edizione. Ricordo che fui attratta dal titolo). Dal risguardo di copertina: “Scritto col passo, con le clausole e il tono del racconto epico... è difficile leggere senza commuoversi questo romanzo «antico», dominato da figure epiche e favolose, e scandito da un narrare che si sarebbe detto ormai perduto per sempre nelle epoche aurorali dell‘umanità, nei silenzi stupiti e solenni delle civiltà giovani”.

    * Salvatore Niffoi, La leggenda di Redenta Tiria, Adelphi.
    * Id., La vedova scalza, Adelphi.
    * Id., Il postino di Piracherfe, il Maestrale
    * Id., Cristolu, il Maestrale.

    Salvatore Satta è stato un grandissimo giurista. Il romanzo Il giorno del giudizio è uscito postumo.

    Sergio Atzeni, nato a Cagliari nel 1952, consegnò all’editore il manoscritto di Passavamo sulla terra leggeri una settimana prima di morire annegato in mare nell’isola di San Pietro, nel 1995. Il sito ufficiale che ricorda tutta la sua attività è http://www.sergioatzeni.it/

    Salvatore Niffoi è un insegnante di scuola media che vive e lavora nel suo paese, Orani, in provincia di Nuoro.


     
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  5. imperia69
     
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    di Niffoi è uscito anche Ritorno a Baraule, Adelphi
    e forse anche qualche altro libro

    buona lettura a tutti noi
     
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  6. tandream
     
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    Strano ritrovarsi qui e vedere consigliati libri che parlano o fanno riferimento alla Sardegna, proprio dopo quando ne sono tornato "reduce" da una strana vacanza per stare con quella che adesso pare a tutti gli effetti la mia fidanzata. Un amore a distanza che mai avrei pensato di vivere...
    Prendo appunti per i titoli dei libri, grazie :D
    E visto che ci sono consiglio un libro che solo adesso scopro come un vero e proprio capolavoro: "L'Immortalità" di Milan Kundera (spero non abbiano nulla da obiettare quelli che tifano Inter... :D ). Consigliato a chiunque, introverso e non.
     
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5 replies since 27/7/2008, 21:22   306 views
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