Sulla cronaca della violenza

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  1. maria rossi
     
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    La barbarie dello stupro in tv di Natalia Aspesi


    Se lo stupro diventa la prima notizia del più importante telegiornale Rai vuole dire che non si tratta più solo di un crimine efferato che può spezzare la vita di una donna, ma di un’ arma politica che non tiene conto del dramma individuale, ma se ne serve per altri fini non tanto occulti. Se infatti i telegiornali dovessero seguire sempre questo modo di informare, non ci sarebbe spazio per altre notizie, né internazionali né nazionali; visto che nel 2008 i casi di violenza sessuale denunciati (quindi una minima parte) sono stati 4465, e a voler essere pignoli, la massima parte dei criminali era italiana (58%), mentre i rumeni, sempre troppi, erano il 9,2%. A Roma, su 221 stupri denunciati, i più inclini a questo tipo di virile passatempo sono stati ancora gli italiani (35%), ma i rumeni li hanno quasi raggiunti (31%). è da mesi che i nostri telegiornali prima delle stragi belliche, delle risate del premier, della politica estera e italiana, della crisi finanziaria, dei licenziamenti, figuriamoci della miseranda cultura, mettono in primo piano la cronaca nera, con particolare attenzione alle macchie di sangue o anche di eventuale materia cerebrale, senza mancare i funerali di vittime di omicidi particolarmente efferati. Adesso le telecamere, forse per distrarre e invogliare all’ ottimismo che viene dall’ horror, si dilungano contentissime sulla barbarie degli stupri: e non tanto su quello dei Castelli Romani, (autore un panettiere italiano subito ai domiciliari, malgrado l’ indignazione della sua vittima e della sua famiglia), quanto su quello di Guidonia, particolarmente odioso perché perpetrato da un branco di cinque rumeni su una ragazza di 21 anni, dopo aver picchiato il suo ragazzo (viottolini putrescenti, erbacce, cartacce, alla ricerca dell’ estetica del degrado). Ma non basta, adesso i telecronisti alzano il tiro anche sull’ altra barbarie, cioè sul tentativo di linciaggio dei colpevoli, sulle spedizioni punitive a caso contro qualsiasi straniero, raccogliendo dichiarazioni animalesche da parte dei soliti bravi cittadini italiani certi che lo stupro sia un costume esotico perpetrato dai soli stranieri. Perché se mai capitasse a uno di loro di trovarcisi implicato, sarebbe certamente colpa della stuprata: come del resto sostenevano nei primi processi per violenza carnale negli anni ‘70 certi principi del foro, puntando il dito indice contro la frastornata disgraziata rea di aver avuto in passato un fidanzato, prova certa della sua disponibilità carnale, mentre la madre dello stupratore, baciandolo e accarezzandolo, gridava puttana alla povera Circe, anche se sanguinante. Dieci anni fa la storica Barbara Ehrenreich in un suo studio sul rapporto tra guerra e ruolo maschile, osservava che gli stupri sono più frequenti dove vi sono norme sociali di accettazione dell’ uso della violenza come mezzo legittimo per ottenere ciò che si desidera. Inoltre se sono in corso conflitti violenti, tutte le forme di violenza aumentano, compresa quella sessuale (citato da Daniela Danna in ‘Ginocidio’ ). Se il nostro è un paese dove l’ informazione televisiva dà il massimo spazio, senza la minima replica, al tentativo di linciaggio oltre che allo stupro, se privilegia il clima di violenza della cronaca nera, se alza l’ allarme sicurezza senza saperla gestire, se, visto ormai l’ abitudine alla virtualità delle promesse, tutti lanciano ricette antistupro disordinate, inutili e inapplicabili, le donne continueranno a essere violentate: dagli stranieri, dai rumeni, dagli italiani, dai vicini di casa, dai mariti. Del resto, in passato dice sempre la Danna, “la distinzione tra sesso consenziente e stupro non aveva alcun valore per molti popoli, tra cui i Romani (!!!), dai quali abbiamo preso la parola stuprum che allora significava ogni atto sessuale fuori del matrimonio”. è drammatico pensare che forse ha ragione il premier, volendo seguire la sua capacità di scherzare amabilmente anche sulle tragedie. Le donne non si libereranno mai dal pericolo dello stupro: se brutte e vecchie perché non avranno diritto al soldato di scorta, se belle perché anche il soldato è un uomo, in ogni caso perché anche se tutti gli uomini si mettessero in divisa, sarebbero sempre meno delle donne. Forse bisognerebbe educare gli uomini sin da piccini al rispetto delle donne, ma questa idea, così poco politica, così domestica, non viene in mente a nessuno.

    La Repubblica, 29 gennaio 2009

    Corpo. L' ossessione della modernità di Natalia Aspesi
    Carol Rama
    Il corpo vince, il corpo perde? Il corpo sta diventando un' illusione, una fantasia, si stacca dalla vita, assume una perfezione immaginaria mentre nella realtà dilagano anoressiche e bulimici, diventa eterno mentre, giovane, muore di guerra, di crimine, di sabato sera, di malattia, di suicidio. Il corpo si è trasformato in un' ossessione, ha occupato il pensiero, si è fatto prodotto: il corpo vende e si vende, compra e si fa comprare. Il corpo è denaro. Vive molto di più, dura molto meno, racchiuso, per contare, nello spazio sempre più angusto di una giovinezza che viene promessa come infinita e che invece tende a privilegiare soprattutto l' adolescenza.
    Il corpo è politico: lo è quello delle donne, da sempre al centro delle ansie religiose, legislative,sociali, da sempre regolato, imprigionato, controllato, temuto. Il corpo delle donne alimenta il feroce dissidio tra Islam e Occidente: l' Islam lo asservisce occultandolo, l' Occidente lo umilia denudandolo, le donne islamiche reclamano la libertà di portare quel velo che le imprigiona non solo simbolicamente, le donne occidentali si sentono libere perché oggi devono svestirsi davanti a milioni di telespettatori, costrette ad usare il loro corpo come una clava, la bellezza come sola identità. La storia racconta che le donne occidentali non hanno mai avuto diritto a un corpo e neppure a una bellezza naturali: il loro seno è stato appiattito o sollevato, la vita cancellata o assottigliata sino a morirne, i fianchi e il sedere piallati dai busti o enfatizzati da crinoline e panier, i capelli rasati alla fronte oppure gonfiati da posticci e parrucche, i volti imbiancati dalla cipria o arrossati alle guance, le sopracciglia rasate e ingrossate; ci sono state epoche in cui le donne alla moda erano opulente, materne, oppure mascoline, oggi la moda le vuole finte, con un corpo inventato, sottile qua e gonfio là, ed è il mercato della loro visibilità a dettare le regole: seno a palla rifatto ed esposto, gambe infinite su ipertacchi impraticabili, gelide labbra gonfiate, via ogni filo di grasso in più con diete o ripetuti interventi chirurgici. E poi, capelli lunghi e lisci, sorriso continuo in tivu, broncio desolato in passerella: età, prima dei quaranta sei fuori, come la bellissima Nicole Kidman che ha perso la sua luminosa misteriosa grazia con il lifting e sta accaparrando ruoli su ruoli in attesa della sua personale apocalisse. Ma poteva l' immenso mercato del corpo apparente accontentarsi delle donne, anche se milioni e milioni, disponibili a farsi intrappolare o anche solo a sognare? Così l' angoscia per il proprio corpo è dilagata tra gli uomini, e la loro da sempre diffusa ansia da prestazione si è spostata dal sesso all' estetica. è nata la mistica della maschilità con le sue riviste che a poco a poco hanno messo (non del tutto) da parte l' ipocrisia di voler insegnare agli uomini come piacere alle donne, per concentrarsi sul piacere soprattutto a se stessi (o parzialmente, anche agli altri uomini). "23 cibi antipancia", "spalle più larghe in 90 secondi!", "forte e calmo!", "15 beauty farm per l' uomo" (sul mensile For men); "addominali super, è facile", "34 integratori top per l' uomo", e poi per Men' s health italiano, lo scoop: «oggi Pier Silvio Berlusconi spegne la Tv e ti trasmette il suo workout, la sua dieta, i suoi consigli per un fisico da prima serata», seguono foto del bel giovanotto muscoloso nella palestra della villa di Arcore, alle prese con crossover, nuoto, pesi, jogging più dieta («il lupo cattivo sono gli zuccheri!») e integratori. Con Max, l' avido aspirante alla virilità da copertina trova il photobook con manifesto "starring" Fabio Cannavaro, massima icona virile del momento, testa rasata, sorriso perfetto, torso nudo, guerriero giapponese tatuato sul braccio destro. Il corpo come banca, come mercato, come patrimonio: è un esperto di strategia delle banche, di mercati finanziari, di gestione dei patrimoni, Hervé Juvin, l' autore di Il trionfo del corpo che esce adesso in Italia nella collana Cultura e Impresa delle edizioni Egea (pp.195, euro 18.00). Dice: «Dopo gli dei, le rivoluzioni e i mercati finanziari, il corpo diventa il criterio di verità. Solo il corpo dura, solo il corpo permane. Riponiamo in lui tutte le nostre speranze e da esso ci aspettiamo una realtà che altrimenti ci sfugge. Il corpo è diventato il centro di tutti i poteri, l' oggetto di tutte le nostre aspettative, e persino quelle di salvezza. Noi siamo questi esseri strani, questi sconosciuti, gli uomini del corpo».
    Ma quale corpo? Un corpo irreale, costruito, trasfigurato, desiderato, bugiardo, continuamente promesso e quasi mai ottenuto. La televisione, i giornali di gossip degradato alle sole comparse televisive, (dette showgirl ma anche opinioniste) le riviste di moda, mostrano una moltitudine di ragazze e ragazzi di grande bellezza momentanea e intercambiabile: è come se il mondo fosse popolato solo dalla giovinezza e dalla bellezza, mentre chi guarda ne è escluso, costretto in una foresta dimenticata e aliena, ancorata alla bruttezza e alla malattia, all' invecchiamento e alla morte; che si dibatte nella precarietà finanziaria, aspetta mesi per una visita medica, non ha i soldi per il dentista, non ha accesso al fervore e alla creatività tecnoscientifica che fornisce pezzi di ricambio al corpo in dissesto.
    E se è donna sa che il suo corpo decantato come prezioso, libero, vincente, corre il rischio di essere violato dalla violenza sessuale, che quando in Italia la politica discute su temi che riguardano il suo corpo, come recentemente la fecondazione assistita, prevalgono la Chiesa, il moralismo, la diffidenza, l' imperio, sui suoi bisogni e i suoi diritti. Messo sul mercato della libertà sessuale come merce disponibile, il corpo tanto glorificato ma muto, inerte nella sua esposizione, perde valore, se ne cercano di più preziosi, come quelli, sacri, dei bambini: il corpo del pedofilo si impossessa del corpo infantile per il piacere che gli adulti, donne e uomini, narcisi impegnati spasmodicamente ad autopiacersi, non possono più dare. Il corpo trionfa nei media, ma il suo contenitore, la moda, che del resto i media li invade, viene messa sotto
    accusa, astrattamente, come strega malefica che impone modelli fisici impossibili: soprattutto adesso che con le ultime collezioni, gli stilisti si sono ribellati al trash televisivo e rivestendo le donne, hanno bisogno di corpi ancora più adolescenti. Gli abiti sono merce, devono farsi desiderare, entrare nei sogni anche delle ciccione: chi mai sarebbe attratto da un modello cheinchioda le donne al loro corpo espanso, non amato, o accettato per disillusione e rassegnazione?
    Nell' era del corpo trionfante, il corpo nemico da dominare annientandolo non passa dalla moda ma da Internet. I siti pro-Ana (anoressia), costituiscono delle sette, sorta di movimenti underground dove si lancia un appello a dimagrire ad oltranza, come una forma di protesta e opposizione al mondo degli adulti. Tra i dieci comandamenti, seguiti dalle ragazzine che per riconoscersi portano un braccialetto rosso, «tu non sarai mai troppo magra, essere magri e non mangiare sono segni di vera volontà di potere e successo». Il corpo dissacrato passa anche dai reality show, cui Amelie Nothombe, che spesso affronta il tema dell' anoressia, dedica un suo romanzo. C' è un piacere feroce, nello spettatore per esempio della serie "L' isola dei famosi", constatare come all' inizio erano in forma i corpi dei partecipanti di ignota fama e
    come a poco a poco quei corpi si sono ammalati, piagati, dimagriti. Il corpo fa spettacolo, anche se corrotto e imbruttito, purché nei limiti della fiction, dello show, del virtuale, purché faccia dimenticare il corpo reale, quello difettoso, vivo, che conosce la sofferenza e la fine.

    da Repubblica dell'11-11-2006

    Edited by maria rossi - 18/2/2009, 09:37
     
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  2. maria rossi
     
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    Studio di psicologi Usa.
    Si attivano aree tipiche della visione di cose, quali una casa, una macchina. Empatia disattivata
    di LUIGI BIGNAMI

    Donna in bikini, uomo in tilt. il cervello vede solo un oggetto


    BASTA un bikini e la donna diventa una "cosa". Lo slogan della donna "oggetto" trova una sorta di fondamento scientifico in una ricerca condotta da psicologi dell'Università di Princeton (Usa). Lo studio, condotto sugli studenti dell'Università, dimostrerebbe come le donne ritratte in bikini o in atteggiamenti a sfondo sessuale finiscano per farle apparire realmente agli uomini come "oggetti".

    La ricerca è stata condotta realizzando una serie di risonanze magnetiche al cervello degli uomini scelti come volontari, nel momento in cui venivano loro sottoposte immagini di donne vestite in abiti succinti. Le parti del cervello che entravano in attività erano quelle generalmente associate alla corteccia premotoria, che si attiva quando si ha la visione di oggetti, quali una casa, una macchina e così via.

    La stessa ricerca ha permesso di dimostrare che i primi verbi che passano per la testa agli uomini quando osservano immagini di donne in bikini sono del genere: "Afferrare, maneggiare, spingere", dice Susan Fiske, responsabile della ricerca che è stata annunciata a Chicago durante l'annuale incontro di scienziati dell'American Association for the Advancement of Science.

    Secondo la ricercatrice, è ancora più "scioccante" il fatto che alcuni uomini durante la visione delle fotografie non mostrino in alcun modo attività cerebrale nelle aree del cervello che generalmente rispondono quando si ha interazione con delle persone, anche se viste in fotografia. Risultano del tutto disattivate le aree del cervello che possiedono un ruolo nell'empatia, nella capacità di comprendere emozioni e desideri delle altre persone.

    Spiega Fiske: "Ciò significa che questi uomini quando osservano donne in abiti o in atteggiamenti a sfondo sessuale subiscono cambiamenti nell'attività cerebrale e possono modificare il modo con cui percepiscono la figura femminile, considerandola non più come una persona con cui relazionarsi, ma come un oggetto sul quale agire, con conseguenze che tutti possono vedere nella quotidianità sia in ambito lavorativo che in altre situazioni".

    L'effetto della visione di una donna in bikini è così forte che per molti uomini lascia un ricordo anche se viene fatta loro vedere una fotografia tra decine di altre per soli due decimi di secondo.

    Uno studio del comportamento del cervello femminile nel momento in cui alle donne viene mostrato un uomo in slip non è stato realizzato, ma, secondo la ricercatrice, conoscendo la complessità dei pensieri femminili, sarebbe assai difficile per loro "disumanizzare" a tal punto una persona. Secondo Fiske infatti, di solito le donne reagiscono emotivamente alla figura di un uomo "cercando di interpretare i loro pensieri, cercando di capire in cosa sono interessati e cercando di piacere a loro".

    (17 febbraio 2009)
     
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  3. senzanome70
     
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    ho appena finito di scrivere un post in un forum proprio per fare a pezzi questa "ricerca psicologica".
    uso le virgolette perché a me non piacciono le ricerhe psicologiche americane che ci vorrebbero raccocntare come funziona la scatola nera, quali aree del cervello si attivano e quali si inibiscono senza però dire altro.
    Ed è l'altro che a me interessa e cioè: perché?
    E' una questione culturale se si attivano determinate aree del cervello e non altre.
    Hanno dovuto fare la ricerca per sapere che basta un bikini e per il viril maschio la donna divneta un oggetto?
    Bastava si facessero un giretto in mezzo alla folla, o osservassero l'italiano medio davanti alla tv.

    Il problema è culturale. E' sul fatto culturale che si deve tentare di riflettere.
    si devono provare a mettere in discussione i ruoli sessuali, i generi.
    Riflessione critica invece che caccia all'area del cervello che si attiva.

    E ancora. Perché fare uscire ora un articolo del genere? Per dire cosa? Per dimostrare cosa?
    Che tristezza...
     
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  4. maria rossi
     
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    o per giustificare, forse, qualcosa?

     
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  5. senzanome70
     
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    sì!
    io non ce la faccio più a sentire sempre le stesse cose...
     
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  6. l.daniela
     
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    la aspesi, secondo me ha colto nel dettaglio un punto molto dolente della cultura di questi anni: un corpo che ormai nn appartiene più alla natura ma all'uomo.
    sempre secondo me, la stessa pretesa la abbiamo nei confronti del mistero del cervello (mistero per me, nn certo x chi lo studia).
    una biologa antropologa un giorno mi ha detto che alla donna manca il senso dell'orientamento che nell'uomo, invece, è istintivo. perchè il primitivo cacciava mentre le donne provvedevano alla cura della prole.
    mi capita spesso di perdermi quando nn conosco i posti! nn è cultura!
    daniela
     
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  7. l.daniela
     
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    certo posso uscire dal mio empasse informandomi ed abituandomi. ma di base il mio "handicap", la mia funzione originale, rimane.
    credo che l'istinto animale nell'uomo sia stato diluito da codici culturali.
    laddove la cultura nn è integrata alla natura, oppure, dove si hanno problemi psichici, fa dell'uomo l'antico animale.
    purtroppo la difesa verte proprio su questa realtà nn su un ideale inesistente.
     
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  8. marinoni
     
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    Che cosa è la cultura?
    Io non so cosa sia la cultura, certo trovo molto ridicolo pensare che sia un insieme di regole morali a cui attenersi, oppure delle regole religiose che per loro stessa natura essendo cosi rigide portano l’uomo alla devianza, reprimere il sesso come fanno i preti porta alla perversione, non lo dico io ma la scienza, la repressione porta alla perversione, non credo nemmeno che la cultura sia riempire la mente di letteratura, una mente molto erudita può essere solo meccanica e scollegata dalla realtà.
    Io credo che la cultura ovviamente come la intendo io, sia un grande rispetto che nasce da dentro e non si sa da dove viene o come sia nato, ma necessario per trasmettere a chi ci viene affidato dalla vita che l’uomo va protetto, curato, rispettato e soprattutto compreso, senza troppi paroloni ma con semplicità tutti i giorni della nostra vita non solo quando ci va, trovo ridicolo pensare che siccome il messaggio che viene trasmesso dalle televisioni distorto e deviante possa essere un codice culturale, e dia diritto a un numero consistente di persone di trattare degli esseri umani come oggetti di piacere.
    La conoscenza non è coscienza, conoscere non significa poter modificare i propri comportamenti o il proprio sentire, sarebbe facile come incolpare la società di tutti i nostri guai.
    Io amo pensare che sia possibile trasmettere cultura solo con il proprio comportamento, e che si riceva rispetto non per quello che si è ma asseconda delle proprie azioni, un uomo molto sapiente ma che non abbia rispetto dell’uomo va bene solo per i bigotti che si nutrono di etichette esteriori e poco sanno vedere cosa ce aldilà delle parolone.
    E poi non ci scordiamo che anche se facciamo la ruota come i pavoni per metterci in mostra, siamo sempre biologicamente animali, la comprensione e l’accettazione della nostra parte animale può renderci in grado di comprendere chi ancora mostra solo la parte animalesca, però proviamo a pensare che non tutti gli uomini se vedono un bichini smettono di vedere la donna come essere umano.

     
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  9. maria rossi
     
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    credo che la facoltà di orientarsi sia pari fra uomini e donne (una mia amica ha un senso dell'orientamento da marinaio navigato ovunque). il fatto che si sia sviluppata e tramandata più in un genere che in un altro ha a che fare con la cultura e come, se per cultura si intende il senso antropologico del termine e non acccademico-erudito. la cultura ha a che fare con il fatto che l'uomo è un prodotto storico fortemente influenzato dall'interazione sociale. se per secoli, milleni, le donne si sono accupate stanziariamente dell'agricoltura e dell'elaborazione e conservazione dei cibi insieme all'allevamento dei piccoli è certo che l'orientarsi in spazi nuovi o molto estesi non doveva servirle a granchè e che quindi questa facoltà non si sia stata particolarmente esercitata nè affinata.
    che la donna sia stata confinata in spazi ben circoscritti e delimitati e che l'uscirne diventi quasi fatalmente un pericoloso "perdersi" è un tema psicologico e simbolico che vale ancora oggi!
     
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  10. l.daniela
     
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    si io consideravo la zona del cervello "rettile" quella che prescinde dalla cultura, quella istintiva.
    CITAZIONE
    che la donna sia stata confinata in spazi ben circoscritti e delimitati e che l'uscirne diventi quasi fatalmente un pericoloso "perdersi" è un tema psicologico e simbolico che vale ancora oggi!

    nn per me dal punto di vista psicologico, giro tantissimo da sola e mi perdo lo stesso, ma ci convivo mi attrezzo di cartine e piantine urbane (delle quali mi fido molto di più che dei navigatori) e mi diverto, anche.
    quindi trovo logico che l'evoluzione sia avanzata partendo da lì, per il singolo inserito in una cultura collettiva. ma stavo pensando: possibile che la nostra cultura, quella che ormai considera l'oggetto piuttosto che la persona, unita a quest'istinto dei primordi, compia un'unione infelice?
    secondo me la cultura, comunque, nn può influenzare l'istinto sarà, casomai, viceversa.
    quindi sarebbe meglio se intervenisse a mitigarlo, nn a rafforzarlo come si fa nelle culture dei paesi arabi, piuttosto che quelle nei balcani prossime a noi e tantissime altre.
    mentre noi, che apparteniamo all'occidente evoluto ormai ci siamo alienati dal corpo a favore di un'ideologia perfezionistica.
    ciao a tutti
    daniela
     
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  11. senzanome70
     
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    CITAZIONE (maria rossi @ 25/2/2009, 16:36)
    credo che la facoltà di orientarsi sia pari fra uomini e donne (una mia amica ha un senso dell'orientamento da marinaio navigato ovunque). il fatto che si sia sviluppata e tramandata più in un genere che in un altro ha a che fare con la cultura e come, se per cultura si intende il senso antropologico del termine e non acccademico-erudito. la cultura ha a che fare con il fatto che l'uomo è un prodotto storico fortemente influenzato dall'interazione sociale. se per secoli, milleni, le donne si sono accupate stanziariamente dell'agricoltura e dell'elaborazione e conservazione dei cibi insieme all'allevamento dei piccoli è certo che l'orientarsi in spazi nuovi o molto estesi non doveva servirle a granchè e che quindi questa facoltà non si sia stata particolarmente esercitata nè affinata.
    che la donna sia stata confinata in spazi ben circoscritti e delimitati e che l'uscirne diventi quasi fatalmente un pericoloso "perdersi" è un tema psicologico e simbolico che vale ancora oggi!

    condivido!
    e che piacere leggere... :)
    ciao Maria
     
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  12. elisabet
     
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    Che terreno difficile e scivoloso......
    Mi aggiungo comunque alla lista degli" incidenti biologici" visto che sono una donna con un ottimo senso dell'orientamento, particolarità che condivido con diverse amiche.
     
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  13. l.daniela
     
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    dal sito http://cronologia.leonardo.it/darwin/cap02.htm
    dal capitolo 2 ORIGINE DELL'UOMO di Darwin
    leggo:

    senza dubbio spesso è difficile distinguere tra la potenza della ragione e quella dell'istinto

    a questo punto mi inchino a tanto sapere, ringrazio voi tutti per avermi insinuato qs dubbio dal quale ho potuto eseguire una ricerca personale.
    rimango sempre disponibile per qualsiasi confronto perchè mi piace imparare e, manco a dirlo, confrontarmi.
    un abbraccio
    daniela
     
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  14. frodolives
     
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    Il corpo...
    vorrei davvero che fosse solo il corpo a dirci sì a dirci no
    invece è tutto quello che sta dietro il corpo
    io credo che non esisterebbe nessun senso di colpa se ci fosse solo il corpo
    invece c'è la coscienza e la razionalità a dirci altro
    a farci pensare
    a farci riflettere
    per poi renderci apatici indifferenti cinici e soprattutto malvagi
    nel non vedere nel non sentire
    l'altro da noi
    l'alieno
    l'aliena facile
    sempre quando usiamo il cervello nel modo sbagliato
    perché se fosse solo il corpo sarebbe tutto facile e slegato
    ma c'è altro
    perciò le ricerche degli scienziati qui non spiegano nulla non c'è solo l'istinto e l'uomo può sempre scegliere
     
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  15. maria rossi
     
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    Riprendo due post di Ilaria lasciati in altra sezione perchè secondo me c'entrano e proseguono, in qualche maniera, anche il tema di questa.
    La cronaca della violenza in un certo senso è anche questa. Quella di certi "signori" professionisti, "gente di cultura"; quella dei cartelloni pubbllicitari...quella di certe frasi, di certe parole, di certi sguardi.
    Silenziosa, quotidiana, apparentemente innocente meno estrema, che lasciamo passare non solo perchè troppo faticosa da smascherare e controbbatere ogni volta, colpo su colpo ma perchè spesso nemmeno ce ne accorgiamo.



    Un articolo di barnard, su fini e la sua opinione sulle donne.



    Donne, leggete se ce la fate, poi 'lapidate' Massimo Fini.


    Donne, ritrovate il coraggio, la dignità, prendete il vostro destino nelle mani. E fate questo:

    Trovatevi sotto casa di Massimo Fini, fate un picchetto di 24 ore su 24 per una settimana, e ogni volta che lo incontrate, con garbo e senza uso di violenza, ficcategli nelle tasche della giacca, se ce la fate nella patta dei pantaloni, nella buchetta delle lettere fino a intasarla, spargetegli sul pianerottolo del suo appartamento, mettetegli sotto i tergi dell’auto, insomma ‘lapidate’ Massimo Fini con fotocopie di quanto segue:

    Massimo Fini ha scritto: “La donna è baccante, orgiastica, dionisiaca, caotica, per lei nessuna regola, nessun principio può valere più di un istinto vitale. E quindi totalmente inaffidabile. Per questo, per secoli o millenni, l’uomo ha cercato di irreggimentarla, di circoscriverla, di limitarla, perché nessuna società regolata può basarsi sul caso femminile. Ma adesso che si sono finalmente “liberate” sono diventate davvero insopportabili.”

    Da The crimewave that shames the world, di Robert Fisk, The Independent, Gran Bretagna, 7 settembre 2010:

    “E’ una tragedia, un orrore, un crimine contro l’umanità. Si chiamano ‘omicidi d’onore’, sono una pratica islamica, cristiana e hindu...

    Lo scorso Febbraio Medine Mehmi, 16 anni, fu sepolta viva dal padre e dal nonno nel pollaio di casa, nella provincia di Adiyaman in Turchia, perché si accompagnava con gli amici maschi. Il suo corpo fu trovato 40 giorni più tardi, in posizione fetale e con le mani legate dietro la schiena – irreggimentata, circoscritta, limitata, vero Massimo?

    Aisha Ibrahim Duhulow, di 13 anni somala, trascinata nel 2008 di fronte a mille uomini mentre urlava “No! Non uccidetemi!”, e sepolta in un buco fino al collo. Viene lapidata da 50 uomini per adulterio. Dopo 10 minuti la tirano fuori, è ancora viva, la rimettono nel buco e la lapidano ancora. Il suo crimine? Era stata violentata da tre uomini, e li aveva denunciati – irreggimentata, circoscritta, limitata, vero Massimo?

    Nell’agosto del 2008 cinque donne furono sepolte vive per crimini d’onore in Baluchistan, da membri di una tribù armata; tre di loro, Hameeda, Raheema e Fauzia, erano adolescenti. Dopo essere state picchiate e fucilate furono gettate ancora vive in un fosso, poi coperte di sassi e terra. Quando le due rimanenti donne protestarono, furono ugualmente massacrate. Il crimine commesso dalle tre ragazzine era stato di aver voluto scegliere il proprio marito. Nel parlamento pakistano, il deputato Israrullah Zehri definì la strage come “una tradizione secolare che continuerò a difendere” – irreggimentate, circoscritte, limitate, vero Massimo?

    Nel 2002, nel villaggio di Meerwala nel Punjab, una giuria tribale sentenziò che un ragazzino di 11 anni della tribù di Gujar, di nome Abdul Shakoor, aveva camminato illegalmente con una donna di 30 anni della tribù Mastoi, e questo aveva disonorato i Mastoi. Fu deciso che per riabilitare l’onore dei Gujar, la sorella di 18 anni del ragazzo, Mukhtaran Bibi, doveva essere stuprata dal ‘branco’. Al padre della giovane fu detto che se non la portava al supplizio tutte le donne della famiglia sarebbero state violentate. Lo fece, e la ragazza fu trascinata sotto una tenda e fu stuprata da 4 uomini, mentre un centinaio rideva e tifava dal di fuori. Poi fu costretta a ritornare a casa nuda attraverso il villaggio – irreggimentata, circoscritta, limitata, vero Massimo?

    La giovane donna trovata in uno fosso vicino a Daharki in Pakistan, uccisa ‘per onore’ dalla sua famiglia mentre partoriva il suo secondo bambino; le mozzarono il naso, le orecchie e la lingua, poi la ammazzarono ad accettate. Il suo primo pargolo fu trovato morto sul suo grembo, il neonato col torso ancora nella sua vagina, la testa appena fuori. Fu scoperta decomposta, la polizia la seppellì – irreggimentata, circoscritta, limitata, vero Massimo?

    ***

    Esiste una barbarie superiore a quelle che avete appena letto. E’ quella di chi scrive “La donna è baccante, orgiastica, dionisiaca, caotica, per lei nessuna regola, nessun principio può valere più di un istinto vitale. E quindi totalmente inaffidabile. Per questo, per secoli o millenni, l’uomo ha cercato di irreggimentarla, di circoscriverla, di limitarla, perché nessuna società regolata può basarsi sul caso femminile. Ma adesso che si sono finalmente “liberate” sono diventate davvero insopportabili.”

    Donne, se non vi muovete per questo, se la barbarie per voce di uno di noi diventa non solo tollerata, ma addirittura fa 'controversia intellettuale', non oso immaginare cosa vi aspetterà, cosa ci aspetterà. Perché voi siete noi e noi siamo voi.




    Articolo preso dal sito del fatto quotidiano:


    La chiappa non c’è più! di Alessandria Faiella

    Il famigerato gigantesco cartellone pubblicitario con la signorina che mostra ammiccante il lato B è stato rimosso. Ricordo ancora l’esilarante risposta (raccolta di persona) del vigile di quartiere alla mamma preoccupata: “Mi scusi vigile, ma quell’enorme manifesto con il sedere di fuori è proprio davanti a una scuola elementare!” E il vigile per tranquillizzarla: “Ma no signora, vedrà che ha su un collant!” Al posto delle chiappe incriminate, la stessa marca d’abbigliamento ci mostra ora due signorine un po’ meste e tendenti all’anoressico, vestite come due orsoline. Difficile per i pubblicitari trovare una mediazione: o esibizioniste che colgono ogni occasione per denudare il gluteo assassino o viceversa monachelle pallide e tristanzuole. Insomma siamo ancora al binomio: bigotta /mignotta.

    Del resto in pubblicità resiste ancora il mito della casalinga indefessa (e fessa) che invece di dare due ceffoni al figlio che le infanga la casa, gode come una pazza, perché potrà passare tutta la giornata a sfregare il pavimento con gli appositi prodotti, ed è solo così che lei raggiunge l’orgasmo! Sul versante opposto (quello mignottesco) c’è la signorina vogliosa che mangia il gelato con la stessa tecnica di Monica Lewinsky e infine, nel mezzo tra gli estremi opposti, c’è la tizia tutta contenta perché grazie ai fermenti dello yogurt, ha cagato ininterrottamente per due settimane. In sintesi l’immagine della donna in pubblicità è la seguente: o facciamo le pulizie o facciamo le zoccole o facciamo la cacca.

    Divertenti i tre fratelli bamboccioni (due femmine e un maschio) che a quarant’anni vivono ancora tutti insieme, terrorizzati dall’arrivo della mamma impicciona che quando fa visita manco li saluta ma si precipita in bagno per vedere se ci sono tracce, non di cocaina, ma di pericolosi nemici dell’igiene. Qui è lui, il figlio maschio, che istruisce le sorelle beote su come si compia il rito della pulizia del sanitario fetente. “Segreto di famiglia” proclama infine malizioso, rivelandoci che l’edipico bamboccio seguiva la mamma in bagno per vederla espletare le sue funzioni (domestiche naturalmente).

    Sono convinta che nella società reale ci siano tanti uomini premurosi che se alla partner viene l’influenza non la lasciano schiattare inerme sul divano ma sono in grado di scendere in farmacia a prendere l’aspirina e sono anche capaci di somministrarla (pensa un po’). Nella pubblicità no. Negli spot televisivi di donne malate accudite da un maschio, non se ne vedono. Sono sempre gli uomini a letto con la febbre e le femmine, abili crocerossine, li resuscitano a suon di capsule effervescenti. E se una sventata assistente di volo, osa prestare assistenza al marito afflitto dal mal di testa, alla fine del viaggio sono cazzi amari per tutti: “Il poppante è mio e me lo gestisco io!”

    Un’unica giovane donna osa prendersi il lusso di beccarsi un raffreddore: se lo cura da sola e due ore dopo esce con un’amica danzando sotto la pioggia. Casalinghe, zoccole, cagone… ma soprattutto cretine!
     
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