Il cinismo

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  1. maria rossi
     
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    è un tentativo di cura che le persone in genere e i professionisti consigliano e prescrivono e che spesso si cerca di perseguire e auto-infliggersi per tutta la vita: sentire di meno...fino a a non sentire più nulla, magari.

    da un film meraviglioso I mostri di Dino Risi. Non voglamo diventare così? e allora non dobbiamo avere paura delle emozioni e di quanto possono metterci allo scoperto...col tempo diventano compagne e alleate preziose delle nostre parti migliori e non solo armi pericolose nelle mani degli altri...



    https://www.youtube.com/watch?v=ky7PzOg7NSo
     
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  2. houccisotoniocartonio
     
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    sì, a volte però uno lo applica proprio di sua spontanea volontà, non serve dire che non ha nessuna utilità perchè il dolore lo senti lo stesso, meno spesso forse, ma più forte, e al di là di questo ci sono tutte le conseguenze dell'anestetizzarsi.............
     
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  3. maria rossi
     
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    [...] Lo stesso criterio di equità deve essere adottato dagli introversi per valutare se stessi. Più volte ho sottolineato la sostanziale inoffensività sociale degli introversi, il cui tasso di nocività sociale è inferiore alla media. Tenendo conto di questo aspetto, dovrebbe risultare semplice decolpevolizzare le rabbie, identificandole come emozioni che non si traducono, se non in misura minima, in azioni.
    In realtà, il problema è un po' più complesso perché se è vero che gli introversi sono per natura inoffensivi, le rabbie che albergano, finché non si dissolvono in nome di una comprensione critica, comportano un pericolo costante che non si realizza sempre allo stesso modo, ma che si può ritenere grave.
    Il pericolo è che, per effetto delle rabbie, la personalità introversa, agganciata in profondità da una sensibilità sociale spesso scrupolosa, attraversi, senza che il soggetto se ne renda conto, degli stati transitori di insensibilizzazione tale per cui egli si ritrova a dire o a fare cose che, se rimanesse in sé, non direbbe né farebbe. In questi stati di coscienza, l'introverso può addirittura avere la percezione di essere finalmente se stesso, di agire senza remore e senza le consuete inibizioni che caratterizzano il suo rapportarsi agli altri.
    Prendere atto di questo aspetto alla luce del criterio di equità significa riconoscere che, nel nostro mondo, nessuno è immune dall'alienazione per cui essere se stessi implica l'inibizione della sensibilità sociale e il trattare gli altri come cose.
    Penso che questa presa di coscienza sia la più dolorosa che un introverso possa fare perché implica la scoperta che una parte di sé odia di fatto la sensibilità e s'identifica con il modello normativo dominante.

    A maggior ragione, il messaggio della LIDI, incentrato non già sull'essere se stessi, che implica l'accettazione di un modo di essere inesorabilmente alienato dal contatto con il mondo, bensì sul diventare se stessi, che implica invece la scoperta e il superamento dell'alienazione costitutiva della soggettività contemporanea, ha un significato importante e profondo che non può essere confuso con la cultura new age. Esso, infatti, non sollecita il narcisismo individualistico di coloro che hanno bisogno di pensare di essere diversi dagli altri, ma l'umiltà di riconoscere che un'autentica differenziazione passa attraverso il riconoscimento di ciò che ci accomuna in quanto esseri del nostro tempo: ahimé l'intolleranza.
    Dall'intolleranza interiore nei confronti degli altri e di sé alla pietas, ad uno sguardo cioè che ci restituisce, dentro e fuori di noi, l'umanità come una specie maldestra che, ossessionata dalla paura e dal dolore, adotta quasi costantemente rimedi che sono peggiori del male.
    Se dovessi proporre un obiettivo al gruppo, questo mi sembra il più significativo.

    sull'essere se stessi, Luigi Anepeta
     
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  4. senzanome70
     
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    domenica scorsa mi sentivo molto giù.
    ne conoscevo la motivazione, il fatto che aveva scatenato il tutto, ma la mia reazione emotiva era spropositata rispetto all'accadimento.
    me ne sono andata al cinema con un paio di amici, convinta che questo mi avrebbe distratto.
    nell'intervallo del primo tempo sono dovuta uscire dal cinema, non ce la facevo più, mi sentivo scoppiare.
    e ho passeggiato per un bel po'.
    e poi, ho pensato che se mi sento male mi sento male, inutile cercare stupidi rimedi, compagnia o distrazioni. inutile farmi una birra, inutile utto.
    l'unica cosa è ascoltarsi, ma non è facile perché ti sembra di non poter tollerare.
    eppure si tollera, ci si passa, e poi ti senti un pochino meglio e magari capisci qualcosa di te in più, una piccola cosa ma è pur sempre qualcosa.
    non che dopo si stia meglio, sarebbe una cazzata dirlo. si sta come prima, tristi, però si tollera, si è come più in pace con se stessi e forse anche con gli altri.
    Si convive con quel che si sente.

    una volta una collega che da pochi giorni aveva iniziato a lavorare nel call center stava per avere la classica crisi, quella in cui butti via la cuffia e mandi a quel paese il cliente. Lei butta la cuffia e dice che non ce la fa più. Io mi avvicino e le dico per cercare di tirarla su: "tranquilla, è tutto a posto. significa che sei viva, meglio così, finché ti incazzi non c'è niente da preoccuparsi. è quando parli a macchinetta come un automa che bisogna preoccuparsi".
     
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  5. Koenig4
     
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    Allora io devo preoccuparmi perchè ripeto a tutti i clienti a cui rispondo le stesse identiche frasi cone le stesse identiche parole dette con la stessa identica intonazione. Tant'è che un giorno una signora di una certa età mi ha chiesto candidamente se non ero per caso una voce "registrata". Le ho risposto : no signora, glielo giuro...
     
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  6. vivatruffaut
     
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    Dài, non era rivolto a te. :-D
     
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  7. Koenig4
     
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    Ma io ho riferito un fatto realmente accaduto! Pensa che ho pure fatto da istruttore ad un nuovo collega che affiancandosi a me per apprendere il lavoro è rimasto esterefatto... :)
     
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  8. LüígîLêë
     
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    CITAZIONE (Koenig4 @ 19/4/2009, 17:24) 
    Allora io devo preoccuparmi perchè ripeto a tutti i clienti a cui rispondo le stesse identiche frasi cone le stesse identiche parole dette con la stessa identica intonazione. Tant'è che un giorno una signora di una certa età mi ha chiesto candidamente se non ero per caso una voce "registrata". Le ho risposto : no signora, glielo giuro...

    Discorsi e intonazioni precompilate.. La vedo come una cosa malvagia di me.. Come se preparassi il discorso a priori.. E se poi ci sono da fare delle modifiche o comunque bisogna improvvisare.. Fregato! :D :doh.gif:
     
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  9. tandream
     
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    Io sono diventato molto cinico e fa un male da morire. Meglio continuare a sognare finché si può. In psicologia il cinismo credo sia considerato un po' una forma di depressione. E' il vedere tutto com'è in realtà senza dar spazio ad altro. Si sta male molto di più, ma si fa di tutto per non mostrarlo e apparire "superiori". Il Dr. House (tra l'altro dov'è finito?) era cinico fino al midollo.
     
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  10. Allonsanfan
     
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    CITAZIONE (Koenig4 @ 19/4/2009, 17:24) 
    Tant'è che un giorno una signora di una certa età mi ha chiesto candidamente se non ero per caso una voce "registrata". Le ho risposto : no signora, glielo giuro...

    Anche a me è successo!
    Applicando le teorie della lidi, io l'ho interpretato con il fatto che mi metto una maschera estroversa, ma siccome non è nella mia natura, è meno faticoso imparare un comportamento standardizzato..ma non mi riesce molto bene. Credo ci voglia parecchia esperienza per applicare questa strategia in modo efficace.

    A lavoro può anche andare bene, il casino è quando si fa così in un normale contesto relazionale. Anche a me talvolta è successo quello che dice luigiluc.

    Il dannato vizio di voler essere come non si è..quanto è difficile da eliminare!
    Alla fine come si fa a non diventare cinici?
     
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  11. Koenig4
     
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    Nel mio lavoro c'è lo spazio per l'altruismo o per l'egoismo, comportamenti che possono portare dei vantaggi o degli svantaggi al proprio rendimento individuale. Se mi occupo di un cliente senza che mi competa dovrò sottrarre tempo al mio lavoro ufficiale. Se riesco a convincere un cliente ad acquistare una fregatura risulterò efficace ma dovrò pagarlo con un senso di colpa ( se ce l'ho ). Il cinismo, quando viene agito, potrebbe nascere da piccole vendette personali. Se un collega che ha il vizietto di scaricare il lavoro sugli altri, nel momento di un suo reale bisogno mi chiede aiuto e lo lascio crepare, e ci provo anche gusto, beh diciamo che se lo è meritato. La risposta alla signora era una battuta avente lo scopo di rendersi simpatico al cliente. Ne ho fatte anche di più simpatiche. Un saluto.
     
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10 replies since 22/3/2009, 21:35   442 views
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