Un educatore denuncia maltrattamenti e sopraffazioni su "malati" psichiatrici

potremmo esprimere solidarietà e creare una rete!

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  1. maria rossi
     
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    grazie all'esposto di un operatore sociale il direttore di un centro di recupero per ragazzi con sofferenza pscihica è stato indagato per maltrattamenti e sopraffazioni di vario genere...potremmo scrivere e dimostrare solidarietà ad una persona che è "rimasta umana" e ha avuto il coraggio di segnalare la violenza e l'ingiustizia che regnava nel suo luogo di lavoro. una rete di resistenza e di opposizione alla deriva neo-psichiatrica in atto...




    AVANA'
    Il direttore dai domiciliari:
    "Mi sento tranquillo"
    "Non sapevo di essere indagato e nemmeno ho ricevuto un avviso di garanzia", afferma Ron Shmueli, direttore della comunità terapeutica per ragazzi con problemi psichiatrici di Pellegrino Parmense, arrestato ieri mattina. L’accusa è di maltrattamenti ai giovani ospiti, cui sarebbero stati somministrati psicofarmaci in modo forzato. Altri sette collaboratori indagati. Il caso anticipato da Repubblica Parma lo scorso luglio
    di Mario Robusti

    "Sono tranquillo". Ron Shmueli, il direttore sanitario della struttura per ragazzi con problemi psichiatrici "Cavanà" al centro di un'indagine dei Nas, risponde tranquillamente al telefono nonostante gli arresti domiciliari, notificati questa mattina dai carabinieri presso la sua abitazione di Genova. L’accusa è di maltrattamenti ai giovani ospiti (dai 14 ai 19 anni), cui sarebbero stati somministrati psicofarmaci in modo forzato e anche a scopo punitivo. Sette dei suoi collaboratori sono stati iscritti nel registro degli indagati.

    "Io non sapevo di essere indagato e nemmeno ho ricevuto un avviso di garanzia" spiega lo psichiatra. "A completezza delle informazioni che voi puntualmente avete riportato voglio parlare di un nuovo fatto. Il ragazzo che è scappato dalla struttura Cavanà ora è fuggito anche dalla sua casa in Liguria. Ha compiuto dei furti e ora sta vagando da qualche parte per l'Emilia. Sono a conoscenza del fatto che una persona lo ha trovato e portato in un Centro di sanità mentale, a Parma (LEGGI: RAGAZZO SCAPPA DAL CAVANA' che segue dopo). A mio avviso questo sviluppo della storia è molto importante, per dire che ci sono molte spiegazioni su tutte le accuse che mi vengono rivolte. L'unica cosa, anche se sono sereno, è che questo provvedimento cautelare mi appare esagerato ed eclatante”.

    Shmueli afferma poi di avere a sua disposizione carte e certificati per dimostrare come la sua attività sia sempre stata corretta.
    La denuncia di un ex operatore: psicofarmaci per punizione e violenze
    Il caso venne reso noto da Repubblica Parma l’estate scorsa. L’indagine condotta dal Nas di Parma è partita in seguito a un esposto alla Procura da parte di un ex educatore della residenza, Lorenzo Vecchi. GUARDA L’I NTERVISTA VIDEO | LEGGI: LE ACCUSE
    La denuncia di Vecchi evoca scenari di violenze e sopraffazioni sui malati psichiatrici che sembravano un incubo finito con la chiusura dei manicomi: l’operatore parla della pratica della “ fialatura”, un mix di psicofarmaci che "nello spazio di pochi minuti causano una profonda debolezza e sonnolenza, con un senso di impotenza che nel ragazzo si esprime in tristezza e sonno". La fialatura sarebbe stata utilizzata per punizione verso ragazzi che avevano avuto discussioni con gli addetti della struttura.


    In seguito alla pubblicazione di queste accuse, il direttore Ron Shmueli fece pervenire dichiarazioni in cui metteva in dubbio la serietà professionale dell’ex educatore Lorenzo Vecchi, poi difeso dalla cooperativa in cui prestava servizio. LEGGI IL COMUNICATO DEL DIRETTORE | LA DIFESA DELL'EDUCATORE

    Il direttore del Cavanà in un comunicato dello scorso luglio aveva sottolineato che “la terapia farmacologica viene concordata e prescritta dai medici dei servizi di Neuropsichiatria infantile e della Asl invianti prima dell’ingresso di ciascun ragazzo. Le famiglie degli ospiti e i servizi invianti esprimono il proprio consenso informato al momento dell’ingresso, dopo aver preso visione della nostra carta dei servizi e le nostre procedure”. La Procura invece contesta a Shmueli proprio il fatto che la filatura non è una pratica medica ammessa nella residenza psichiatrica.

    L'indagine del Nas
    L’attività investigativa dei militari dell’Arma ha avuto inizio a seguito di un ispezione igienico sanitaria, eseguita nello scorso mese di giugno, che non aveva evidenziato carenze strutturali ma delle irregolarità riferite alla mancanza dei requisiti professionali in capo ad alcuni operatori della struttura che erano stati, pertanto, segnalati alla competente Procura della Repubblica di Parma per esercizio abusivo della professione.

    Successivamente gli uomini del Nas sono stati delegati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Parma all’e secuzione di accertamenti volti a verificare le procedure delle terapie eseguite nei riguardi degli ospiti nonchè la validità dell’a ssistenza prestata. Gli accertamenti svolti hanno consentito ai militari di accertare che in talune circostanze, anche in assenza del medico responsabile della struttura che veniva contattato telefonicamente, venivano eseguite delle terapie contro la volontà degli ospiti. I militari del Nas hanno sentito numerose persone in grado di riferire circostanze ed episodi utili alla prosecuzione delle indagini e in più circostanze è emerso che venivano posti in essere dei veri e propri “abusi terapeutici” in danno dei minori ospiti.

    (16 aprile 2009)



    Indagini sulla residenza Cavanà
    Un ragazzo scappa da Pellegrino
    Dopo le accuse di quest’estate, in cui un ex educatore della struttura di Pellegrino Parmense raccontava la pratica della “fialatura”, una somministrazione forzata di farmaci tranquillanti ai pazienti, l'inchiesta dei carabinieri si arricchisce di nuovi particolari
    di Mario Robusti e Carlotta Sisti

    Proseguono le indagini sulla comunità terapeutica per ragazzi "Cavanà", al centro di una denuncia per pratiche violente contro alcuni ragazzi minorenni. Dopo le accuse di quest'estate, in cui un ex educatore della struttura di Pellegrino Parmense raccontava la pratica della "fialatura", una somministrazione forzata di farmaci tranquillanti ai pazienti, tutti di età compresa fra i 14 e i 19 anni, il fronte delle indagini che stanno portando avanti i carabinieri si arricchisce di nuovi particolari.

    Nei giorni scorsi infatti uno dei ragazzi, diventato da poco maggiorenne, è scappato dalla residenza di Pellegrino Parmense, raccontando di non voler più essere sottoposto alle cure del centro di recupero. "Mi hanno dato dei farmaci contro la mia volontà – ha spiegato il ragazzo – e non voglio più prenderli. Ho visto anche gli episodi delle fialature. Ho preso paura e anche mia madre ha iniziato ad avere dei dubbi sui trattamenti che facevano qui dentro".

    Ma il motivo che ha spinto il ragazzo a scappare è stato un altro: "Ho cercato di smettere di prendere le medicine che mi davano – ha detto – e lo facevo di nascosto. Andava tutto bene, stavo migliorando. Dopo una settimana non avevo tremori e non dormivo più dovunque. A scuola ero più attento. Però quando i responsabili della struttura hanno scoperto che io non prendevo più le pillole, mi hanno detto che avrei dovuto essere sottoposto ai trattamenti forzati, che avrei dovuto prendere tutte le pillole insieme. A quel punto sono scappato".

    Ma oggi, mentre i genitori del ragazzo sono andati a Pellegrino Parmense per recuperare gli effetti personali che ancora erano nella comunità (compresi i libri di scuola e la divisa da cuoco del ragazzo, che frequenta un istituto alberghiero) sono arrivati anche i carabinieri, chiamati dal direttore sanitario della Cavanà, Ron Shmueli.

    Da una parte infatti la famiglia accusa il Cavanà di pratiche scorrette nei confronti del proprio figlio, dall'altra il medico psichiatra che gestisce molte case terapeutiche sparse negli Appennini, risponde, carte alla mano, che sta facendo solo il suo lavoro. "Nei confronti del ragazzo non c'è mai stata alcuna somministrazione di farmaci contro la sua volontà. Nessun operatore ha mai usato la violenza per fargli prendere le medicine: l'assunzione è sempre avvenuta con l'assenso del ragazzo. D'altronde la nostra è una comunità terapeutica, non psico-pedagogica, quindi la terapia che noi applichiamo è anche farmacologica. Io ho conosciuto il ragazzo all'ex Pdc di Genova, dove era stato già stato convenzionato fisicamente perché non riusciva a controllarsi da solo. È stato il tribunale dei minori e un giudice a stabilire che doveva entrare, con il consenso della madre ovviamente, in una comunità terapeutica. In sostanza da noi arrivano ragazzi che hanno bisogno di essere curati con medicinali. Anche in questo caso il giovane, come prescritto da medici servizio sanitario pubblico e come deciso da un giudice, doveva assumere psicofarmaci perché soggetto a un grave disturbo psichico ".
    Il direttore sanitario di Cavanà non solo ha smentito la versione della famiglia, ma ha sottolineato che "il ragazzo chiedeva dosi sempre maggiori di psicofarmaci, tanto che a un certo punto siamo dovuti intervenire con uno scalaggio, ovvero la riduzione graduale dei medicinali, dato che aveva sviluppato sintomi da dipendenza farmacologica".

    Sul perché della fuga del ragazzo e delle accuse rivolte dalla famiglia Ron Shmueli riteine che "ci sia stata una manipolazione psicologica da parte della madre. Il conflitto tra i due esiste da tempo e non vedo altre ragioni per spiegare quanto accaduto. Anche perché entrambi i genitori, solo un mese fa, si erano detti felici dei miglioramenti del figlio e, più in generale, avevano espresso soddisfazione per il lavoro della comunità. Soddisfazione reciproca, dato che anche noi avevamo notato i passi avanti fatti dal ragazzo, che aveva stretto diverse amicizie a Cavanà ed era tornato, cosa molto importante, a frequentare la scuola".
    (19 gennaio 2009)


    altri articoli che seguono a ritroso tutti gli eventi su http://parma.repubblica.it/dettaglio/Cavan...one=EdRegionale.


     
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  2. imperia69
     
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    solidarietà certo e tutto il sostegno a questa persona che ha avuto il coraggio di denunciare gli abusi.
    purtroppo però qui non è in discussione il modello neopsichiatrico, ma l'uso di farmaci e violenze per punizione
     
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  3. star***
     
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    Come possiamo essere solidali in modo più concreto?
     
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  4. maria rossi
     
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    c'è un'associazione o cooperativa che si è fatta avanti per supportare e difendere l'educatore, "gruppo Elleboro". Si potrebbe scrivere a loro e poi chiedere un indirizzo mail di Lorenzo vecchi.ltra cosa si potrebbe scrivere a larepubblica (cronaca di parma) o a qualsiasi altra testata di quel capoluogo.

    qui un'intervista: http://parma.repubblica.it/multimedia/home/2525323/2


    questo è un articolo dove si raccontano i tentativi di screditare la validità delle dichiarazioni dell'educatore e le risposte che ne sono seguite... magari escono altri nomi o riferimenti per poter far sentire la nostra voce...


    Cavanà, continua la polemica
    "Vecchi è un professionista"
    Si alzano le voci in difesa di Lorenzo Vecchi, l'educatore che ha accusato la residenza psichiatrica Cavanà di punire i degenti con l'utilizzo di psicofarmaci
    di Mario Robusti
    Continuano le schermaglie attorno al caso Cavanà, la residenza terapeutica psichiatrica per minori di Pellegrino Parmense accusata in un esposto di utilizzare fiale di psicofarmaci in maniera punitiva nei confronti dei ragazzi ospitati.

    Dopo le parole di Ron Shmueli, direttore sanitario della struttura Cavanà, che ha accusato Lorenzo Vecchi, il lavoratore che ha effettuato la denuncia, di avere un comportamento "contrario a qualsiasi tipo di approccio terapeutico riabilitativo al disturbo psichico", arrivano le voci in difesa dell'educatore che ha deciso di portare alla luce la situazione che si vive nella struttura di Pellegrino Parmense.

    La prima replica è arrivata dal gruppo antipsichiatrico Elleboro: "Le prime denunce di violenza fisica, psichica e farmacologica, pubblicate in data 11 luglio sul sito web parma.repubblica.it, sono emerse grazie al coraggioso atto d'accusa di un ex operatore della struttura. Queste dichiarazioni sono state seguite da una vicenda non meno grave. Il giorno sabato 12 luglio alcune persone del nostro gruppo si sono recate nella comunità psichiatrica in quanto nell'articolo de la Repubblica si menzionava la mostra pubblica che si sarebbe tenuta i pomeriggi del 12 e 13 luglio nei locali della comunità. Una volta là, invece che d'arte, lo spettacolo a cui abbiamo assistito è stato di tutt'altra natura. Come già scritto sulla stampa locale il 13 Luglio, il direttore Ron Shmueli sotto gli occhi allibiti di tutti ha usato violenza verso un ospite del Cavanà, e poi verso una visitatrice della mostra. Tali espliciti comportamenti violenti messi in atto di fronte al pubblico ci fanno temere che le denunce precedentemente apparse sul quotidiano la Repubblica siano ben fondate.

    Questo timore è avvallato inoltre dalla chiusura della mostra e dalla diffida sempre del Ron Shmueli al giornalista di La Repubblica che voleva documentare l'attività del centro. Se la struttura porta avanti un lavoro educativo corretto, perché teme un'inchiesta giornalistica? Perchè teme la visita di estranei ad una mostra artistica precedentemente pubblicizzata? Esprimiamo quindi la nostra forte preoccupazione per il fatto che gli ospiti siano ancora residenti in una comunità che esplicita un'allarmante deriva violenta e invitiamo quindi le autorità responsabili ad allontanare immediatamente i ragazzi ospiti dalla struttura. Concludiamo rispondendo alle dichiarazioni di Ron Shmueli: le affermazioni fatte sull'educatore Lorenzo Vecchi sono tutte falsità, a partire dal licenziamento che non c'è mai stato, e tantomeno nei toni citati da Shmueli. Di queste calunnie il Direttore ne risponderà di fronte alla autorità preposte".


    Il gruppo Elleboro risponde anche alle accuse del Dottor Giovanni Capace, che per primo ha replicato all'inchiesta effettuata da Repubblica.it: "In merito alle dichiarazioni del Dott. Capece, che definisce le modalità educative dell'operatore protagonista della denuncia, come pseudo sessantottine: quello a cui si riferisce è stato un periodo di grandi rivoluzioni culturali che hanno portato infine nel 1978 alla Legge 180, la quale sostanzialmente riconosceva nei cosiddetti malati mentali (definizione in cui non ci riconosciamo) la dignità di persone come tutte le altre, dignità che nel nostro caso specifico sembra invece sia stata calpestata".

    A difesa di Lorenzo Vecchi anche l'unione sindacale italiana, che dopo aver letto le dichiarazioni del direttore della Coop. Fantasia ha spiegato che "il lavoratore in questione è un professionista serio. Inoltre la vicenda complessiva inviterebbe lo stesso Capace ad una maggior cautela nel dare giudizi così perentori su persone che, al contrario, dovrebbero essere ringraziate per avere finalmente scoperchiato una realtà assolutamente discutibile".

    Un'altra voce che difende Lorenzo Vecchi e il suo operato è quella di Massimiliano Ilari, educatore e insegnante dal 1993 in molte realtà di Parma, che ha scritto a Repubblica spiegando il suo punto di vista: "Avendo seguito le disdicevoli vicende che hanno coinvolto la comunità per minori di Pellegrino Parmense, sono restato letteralmente di 'sasso' di fronte alle esternazioni del Dr. Capece della Coop. Fantasia, il quale, dopo aver difeso totalmente l'operato dell'Associazione accusata di maltrattamenti sui minori, non trova di meglio che accusare invece il lavoratore dal quale sarebbe nato il caso, sul quale preferisco non entrare. Questo lavoratore, anonimo nell'articolo, è conosciuto da tanti qui a Parma come persona seria, ben lontano dal ritratto che se ne fa. Avendo ricoperto per diversi anni il ruolo di Coordinatore di varie realtà per disabili a Parma per conto di due grosse coop. locali, ho potuto conoscere in modo approfondito quel lavoratore, che si è sempre dimostrato estremamente professionale, attento, scrupoloso, tanto che io stesso l'ho contattato al momento del cambio di gestione dell'appalto, perché ritenevo importante l'ausilio di un così prezioso collaboratore.

    Certamente, lo stesso ha un modus operandi originale (quantunque sempre rispettoso) che risulta quanto mai apprezzato anche dagli utenti coi quali è venuto in contatto. In ogni caso, se vi sono ancora Educatori che operano anche in virtù di una forte e positiva carica ideale, questo non va che a confermare il merito della persona, che ha ritenuto, avendo riscontrato il disinteresse nel quale certi fatti continuavano ad accadere, che fosse suo dovere morale (finalmente!) denunciarli pubblicamente".
    (20 luglio 2008)
     
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  5. senzanome70
     
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    che si potrebbe fare? scrivere una lettera di solidarietà all'educatore?
    a nome della lidi?
    e come si fa?
     
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  6. maria rossi
     
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    e perchè no? non sarebbe male se raccogliessimo le poche e solitarie testimonianze di persone che -più o meno consapevolmente- riescono ancora a oppore resistenza e a non piegarsi totalmente alla recrudescenza neopsichiatrica, contattandole e palesando un patrimonio come quello anepetiano a riguardo...credo che ognuno di noi possa muoversi in questo senso e contattare l'educatore. se lo si fa a nome della lidi magari è più giusto far leggere anche ad altri prima di inviare e parlare a nome di tutti ma, insomma, sull'eclatante deriva che il curare il disagio psichico sta diventando in questo paese credo si sia d'accordo tutti, vorrei sperare!
    Purtroppo il mondo che si dice critico rispetto all'"accademia" psichiatrica è molto variegato e disarticolato; raccoglie in se istanze ed orientamenti le più varie e alcune molto discutibili sarebbe ora che una nuova maturità e consapevolezza si diffondesse...
     
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  7. davideTHEred
     
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    L'avevo scritto anche sul newsboard, se posti la discussione sul forum forsebipolari, intanto un piccolo passetto l'abbiamo fatto.
    Io purtroppo penso che per ora l'unica cosa che posso fare è gestire il forum, perché basta che leggo una cosa psichiatrica, abusi o la nuova legge e mi incazzo così tanto che poi sto malissimo.
    Però quello che posso fare, volentieri, cara Maria, se vuoi posta la discussione e ti faccio una proposta ufficiale, nuova sezione nel forum ForseBipolari, "creazione rete antipsichiatrica strutturaldialettica",moderata da te, o come pensi sia meglio chiamarla, se non me ne posso ocupare io per ora, ben venga che se ne occupi chi ha energie e voglia di lottare da vendere e soprattutto che se dice fa anche!

    Ciao

    Davide

    p.s. ecco appunto, ho iniziato a leggere la discussione e già mi incazzo, maledetti psichiatri merdosi, quando la fialatura la faranno nel culo dei secondin... infermieri, forse già sarà meglio.
     
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  8. auroria
     
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    fra tante voci che concordano con quella di Vecchi vorrei oppormi...... ho lavorato per SHMUELI PER DIVERSI ANNI
     
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    Io chiedo aiuto, sono nella comunità dove lavorano i soggetti denunciati, e anche se in maniera diversa, purtroppo, la storia continua, pressione psicologica, urla, insulti e sottomissioni anche qui psicologiche. Vi prego di aiutarci siamo a varese ligure (sp) nell azienda agrisociale Cimabue. NB preferisco rimanere anonimo. Grazie
     
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