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star***.
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Tratto da uno scritto publicato su Manuzio:
"L'insegnamento di Don Milani continua
Già da qualche anno insegnavo nell'hinterland milanese. Il primo anno di ruolo mi affidarono
una classe di quarantatré alunni di prima elementare. Eterogenei per censo e per cultura,
alcuni alunni sapevano già leggere e scrivere, mentre altri non avevano mai preso in mano la
matita.
La ricerca di un metodo di insegnamento che interessasse tutti gli alunni mi angosciava.
Anche le insegnanti più preparate, cui io facevo riferimento, stendevano una programmazione
unica che valeva per tutti: chi non riusciva a seguire il programma alla fine era bocciato.
Iniziai anch'io così, ma non ero soddisfatta perché parecchi alunni non seguivano e altri si
annoiavano e disturbavano. Provenendo da una famiglia povera, avevo una predilezione per i
bambini non abbienti e sprovvisti culturalmente e quindi volevo trovare il sistema per seguirli
maggiormente senza trascurare gli altri.
Dopo poco tempo mi organizzai in questo modo: si affrontava un argomento insieme
cercando di coinvolgere tutti, poi, quando ci si doveva esercitare per iscritto, dividevo la
classe in tre gruppi secondo il livello di preparazione. Naturalmente quando seguivo un
gruppo dovevo occupare gli altri in vari modi con schede da me preparate (non erano ancora
in commercio quelle già pronte), disegni, lettura, lavori vari.
Era difficile e faticoso, ma era l'unico modo per interessare e promuovere l'istruzione di
tutti. Questo lavoro suscitava perplessità nei colleghi e nel direttore didattico, che ritenevano
il mio impegno eccessivo (il direttore mi disse che non avrei potuto reggere a un simile
ritmo).
In coscienza sapevo di fare bene, ma mi sentivo isolata e non compresa da parte di chi
avrebbe dovuto incoraggiarmi.
La lettura del libro Lettera a una professoressa mi fece capire non solo che ero sulla
strada giusta, ma che dovevo battermi perché la scuola statale si facesse paladina
dell'istruzione degli alunni che, provenendo da famiglie senza stimoli culturali, si
presentavano a scuola fortemente svantaggiati.
Da quel momento la mia vita scolastica cambiò radicalmente e, da timorosa che ero,
divenni capace di sostenere e portare avanti con decisione le mie idee che avevano trovato un
appassionato supporto negli scritti di Don Milani.
Per essere preparata didatticamente, seguii diversi corsi di aggiornamento e lessi molti
libri di didattica. Mi iscrissi al sindacato per conoscere le leggi e le circolari che favorivano le
nuove idee e per essere tutelata.
Cominciai ad intervenire nei collegi dei docenti proponendo una didattica basata sulle
esperienze e i bisogni degli alunni, in contatto con la vita del quartiere e della città, classi
aperte per poter seguire meglio i ragazzi svantaggiati, inserimento degli alunni con handicap,
gruppi di lavoro tra insegnanti, scelta alternativa ai libri di testo, rispetto delle leggi (per
esempio la legge prevedeva un massimo di 25 alunni per classe, ma non era rispettata).
All'inizio sola, poi con un gruppo di insegnanti sensibili a questi argomenti, intervenivo
costantemente nel collegio dei docenti, anche a costo di inimicarci i colleghi che non
volevano cambiare abitudini e il direttore didattico che ci era decisamente contrario.
Cercavamo di convincere il sindacato della scuola a promuovere nel contratto
l'inserimento degli alunni con handicap, gli insegnanti di sostegno, il tempo pieno, i corsi di
aggiornamento per insegnanti, gli stanziamenti per i sussidi scolastici.
In quegli anni entrarono in vigore i «Decreti delegati», e così nei Consigli di circolo e
di distretto avemmo l'aiuto dei genitori aperti ai problemi degli alunni svantaggiati e della
riforma della didattica.
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Nelle classi affidatemi, sulla traccia del libro Lettera a una professoressa, promuovevo
nuove forme didattiche e nuovi sussidi perché tutti, proprio tutti, imparassero ad ascoltare, e,
soprattutto i timidi imparassero a parlare, a esprimersi, a scrivere, a leggere correttamente
cogliendo pienamente i significati. Imparavamo l'arte dello scrivere leggendo insieme sullo
stesso argomento brani di diversi autori e componendo poi i testi individualmente o a gruppi.
Facevamo a gruppi ricerche di storia andando a casa degli anziani per ricostruire la vita e
l'urbanistica del quartiere Bovisa. Dai racconti dei nonni imparavamo le vicende della prima
e della seconda guerra mondiale. Le ricerche sugli spazi verdi pubblici e privati ci davano lo
spunto per scrivere al Consiglio di zona e al Sindaco. Intervistavamo i lavoratori per
comprendere i loro mestieri e i loro problemi. Leggevamo il Vangelo fermandoci a
comprendere il significato di parole e frasi.
In quarta e quinta elementare leggevamo articoli confrontando i vari giornali e le loro
fonti. Seguendo il «Progetto Nuffield», un metodo scientifico adatto ai bambini, tutti, anche i
più svantaggiati, alla fine capivano i concetti di matematica.
Non davo compiti a casa, ma nella prima mezz'ora gli alunni diventavano a turno
maestri dei compagni carenti in matematica, lettura, ortografia.
Aderivo alle iniziative di Scuola Natura del Comune di Milano portando la classe al
mare, perché i ragazzi fossero stimolati anche emozionalmente.
Lavorai anche con i genitori degli alunni per favorire il loro impegno educativo. Spesso
alla domenica si organizzavano gite con le famiglie degli alunni perché avessero degli esempi
concreti di educazione ambientale e trovassero un'occasione per socializzare in una città
come Milano che non favorisce i rapporti umani.
In quinta classe tutti gli alunni erano preparati per affrontare la scuola media.
Io non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Don Milani e neppure avevo
letto i suoi scritti mentre era ancora in vita. Lo conobbi dopo la sua morte attraverso i suoi
libri e mi diede, come visto, una carica formidabile di rinnovamento e di dedizione che mi
accompagnò in tutti gli anni del mio insegnamento.
Nell'avviarmi alla fine della carriera scolastica pensavo ai modi di continuare il mio
impegno fuori dalla scuola.
Ancora una volta mi è venuto in soccorso Don Milani: indirettamente, attraverso uno
degli alunni della scuola di Barbiana.
Ho avuto infatti la fortuna di conoscere Francuccio Gesualdi, uno dei due ragazzi che
vissero in casa con Don Milani, citato più volte nei suoi libri. Da allora dedico molta parte del
mio tempo libero a lavorare con lui.
Non mi interesso più direttamente degli alunni svantaggiati, ma di concerto con il
«Centro nuovo modello di sviluppo», fondato da Gesualdi, mi impegno perché i lavoratori
del Sud del mondo abbiano una vita dignitosa e possano quindi assicurare ai loro figli
l'istruzione. In questa fase di globalizzazione del mercato e della produzione ci impegniamo
come consumatori a fianco dei lavoratori del Sud del mondo che rivendicano dalle
multinazionali salari adeguati ai bisogni fondamentali, orari di lavoro entro le 48 ore
settimanali, ambiente di lavoro sano e sicuro, assunzioni regolari, libertà di associazione
sindacale e diritto alla contrattazione collettiva, divieto di utilizzo del lavoro minorile e del
lavoro forzato. Sono impegni dichiarati dalle convenzioni OIL (Organizzazione
Internazionale del Lavoro), ma che non vengono sovente rispettati dalle industrie che
trasferiscono la loro produzione nei Paesi dell'Est e del Sud del mondo.
Con Gesualdi e tante organizzazioni del mondo cerchiamo di aumentare la sensibilità
sociale dei consumatori del Nord del mondo e di fare pressioni con denunce e boicottaggi
sulle molte imprese multinazionali che non si comportano correttamente.
Alcune campagne hanno avuto esito positivo e ci hanno ancor più convinto del grande
potere che abbiamo come consumatori.
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L'insegnamento di Don Milani continua, noi vorremmo che tutti i bambini del mondo
andassero a scuola e soprattutto i Gianni del mondo avessero attenzioni particolari."
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senzanome70.
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Io dico al ragazzo: "senti la tua classe sociale, gli oppressi gli infelici di tutto il mondo spffrono di questa sofferenza che hai tu, dedichi la tua vita a lottare per fa uscire la tua classe da questa situazione..." Baso cioè la scuola sulla lotta di classe , invito il ragazzo a vivere per il 90% degli uomini. Nella vostra scuola questo non è considerato nobile, mentre è considerato nobile invitare a pensare a sé, a studiare per fare strada per sé, a fare soldi nella vita. E dirgli studia per tutta una clase, per il 90% degli uomini, allarga il tuo cuore al resto del mondo, questo è proibito perché c'è di mezzo quella parola "lotta di classe": basta non usarla.
I miei ragazzi sono appassionati a studiare a elevare se stessi per tutta la loro classe. Hanno di fronte agli occhi tutto il mondo sofferente.
Non mi di te che questo è marxismo perché mi fa dispiacere. Quale altro ideale voi vorreste che io dessi alla scuola? La gioia intrinseca della cultura, far amare il Leopardi perché è il Leopardi, ma, pur grande che sia il Leopardi è una gioia individuale ed è minore di quella sociale.
Se io dico di farlo leggere a tutti gli operai del mondo il Leopardi è più bello e più cristiano. Si può amare anche tutti, ricchi e poveri, a me non piace. Io mi contento se riesco ad amare il 90% dell'umanità.
La scuola attuale ne fa amare uno solo: se stessi. Quindi ho fatto più io.
Se qualcuno sa trovare il trucco di far amare ai ragazzi tutti, ricchi e poveri, colonizzatori e colonizzati, oppressori e oppressi, beati voi. Io non ci riesco.
Don Lorenzo Milani - Il prete di Barbiana e le lotte dei lavoratori
Atti del convegno nazionale di studio
Firenze, palazzo Vecchio - Giugno 1987
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maria rossi.
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Lettera ad una professoressa è una delle letture che più mi hanno toccata, commossa e smossa nella mia adolecenza/prima giovinezza...la grandiosità di quest'uomo è da romanzo! l'apriamo questa scuoletta all'incontrario!
vi prego!!!!!
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senzanome70.
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ma come facciamo? che si dovrebbe fare? . -
maria rossi.
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eh,eh...serve almeno una persona che abbia un titolo qualsiasi attinente al mondo dell'educazione/infanzia/psicologia ecc. ecc.; un luogo (e questa è la parte più rognosa!) e tanta voglia di rompere schemi e giocare seriamente...poi formalmente si può essere un'associazione culturale (anche la lidi o una sua "deriva"), una ludoteca, una casa-nido...insomma giuridicamente ci si può definiri inpiù modi...andrebbe cercata la formula meno vincolante e burocratizzante, sulla quale ti possano rompere meno le scatole e lasciarti più libero di agire senza troppe restrizioni (in questo la ludoteca ha grandi vantaggi). io ritorno su questa fantasia da un pò! due anni fa avevo cominciato a studiarmi seriamente cosa e come fare per concretizzare questo piccolo-grande sogno... poi il confronto con la realtà (più che econimica, legislativa) e la solitudine mi hanno scoraggiata parecchio. la mia è una fantasia davvero anarchica, di strada, per gli ultimi che diventeranno i primi, con don milani, illich, bernardi, munari, rodari e freire e gli insegnanti di strada tutti mischiati insieme ferso il futuro! ma non mollo...prima o poi troverò la soluzione e le persone più matte di me!
comunque siccome anche star, lisa c. e imperia, se non ricordo male, si sono manifestate interessate a questa piccola fantasia, si potrebbe fare un incontro per parlarne un pò. star proponeva dopo il mercatino.
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senzanome70.
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io ci sto almeno all'incontro.
io ho il titolo, se serve.
ne ho due attinenti, il diploma magistrale e la laurea in scienze dell'educazione.
per il resto non so. è una cosa che in teoria mi piacerebbe ma sono molto sfiduciata, un po' come tutti credo, è difficile.
però mi vorrei forzare un po'..... -
maria rossi.
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ecco, però già una cosa sarebbe depennata...titolo:ce l'abbiamo. tiè
lo so è complicata, tanto che alle volte penso si farebbe prima a fare tutto fuori dalle regole, cominciare senza alcun requisito e autorizzazione, come viene viene e poi come andrà, andrà! almeno l'entusiasmo, il senso di fare le cose in proprio (cioè a propria misura, bisogno e desiderio!), l'impulso el'urgenza di spostare un pò le cosa avrebbe qualche attimo di verità e di soddisfazione! comunque le soluzioni possono essere molte. c'è da aguzzare un pò l'ingegno e siccome io ci credo che l'intelligenza sia anche un fatto sociale magari in più menti potremmo cominciare a inventarci qualcosa di davvero singolare!
chissà.... -
star***.
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Ciao, io proprio questo we ho risfogliato il libro di Munari sui laboratori tattili, e secondo me si potrebbe partire, le persone ci sono, le competenze anche. Abbiamo un'ottima insegnante di piano che adora i bambini, a me che piace pasticciare e adoro i bambini. Persone che hanno titoli. Possiamo iniziare anche in sede e vedere che cosa succede. Dai dai daiiii
Aggiungo che ieri sono stata al concerto del mio lui ;ç) E vi dico che i bambini erano estasiati, anche la mia che ha 11 mesi è impazzita ha seguito tutto il concerto ballava era contentissima.
La musice è un mezzo che raggiunge proprio tutti.
Ciao Ciaoo. -
maria rossi.
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allora incontriamoci e diamo inzio a quel che possiamo!!
appena possibile!. -
star***.
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Ok io ci sono...ditemi voi quando ;°) Ciaoo . -
maria rossi.
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allora quando ci potremmo incontrare per parlare un pò della scuoletta all'incontrario?! chi può essere interessato si faccia vivo.... . -
lisa.c.
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io ci sto . -
maria rossi.
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ok, io lisa c. e star ci siamo...allora questa settimana proverò a contattarvi singlarmente per vedere come e quando poterci incontrare. un saluto. . -
star***.
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OK Maria ciaooo .