Adolf Hitler

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  1. Koenig4
     
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    ( Adolf Hitler )

    Avrei voluto solo santi e martiri in questa sezione ma le cose dobbiamo dirle come stanno...

    Da Internet ( fonte ) :

    Tutti conoscono Adolf Hitler come il capo assoluto del Terzo Reich, il dittatore che fece della Germania la più grande potenza militare del mondo, scatenò la Seconda guerra mondiale, e costruì l' apparato razziale e militare che sterminò milioni di persone. Tuttavia Adolf Hitler fu anche un figlio, un bambino come tanti, uno studente (molto mediocre in verità), un giovane disadattato, un pittore fallito (e poi un aspirante architetto), un eroe di guerra, un agitatore politico provinciale e, solo alla fine, un dittatore.
    Il futuro Führer della Germania nacque a Branau sull' Inn, sul confine austro-tedesco (cosa che interpretò come la predizione della sua 'missione' di riunire i popoli di lingua tedesca), il 20 aprile 1889 da una famiglia di estrazione sociale medio-bassa; suo padre, un uomo di aspetto distinto e molto più anziano della madre, era un funzionario statale di dogana e immaginava per il figlio un futuro analogo al suo: questa prospettiva disgustava Hitler; il giovane Adolf era un aspirante pittore, amante dell' aria aperta e del vagabondare. Aveva una sorellastra sopravvissuta all' infanzia, Angela, quella che sarebbe stata la madre di Geli Raubal, il grande amore di Hitler, e un ambiguo fratellastro, Alois, che non amava affatto e che gli diede un discolo nipote. Per quanto riguarda il matrimonio tra i suoi genitori Adolf fu il primo bambino che sopravvisse all’ infanzia, dopo due figli deceduti da neonati, e dopo di lui sua madre partorì altri due bambini di cui solo una, Paula, arrivò alla maggiore età e, nell’ anonimato quasi totale, sopravvisse a Hitler. In effetti il Führer non amò mai parlare della sua famiglia.
    Per uno scherzo del destino il futuro dittatore tedesco non si chiamò Adolf Schicklgruber: il burbero padre, figlio illegittimo, cambiò cognome solo a 39 anni dopo una serie di vicissitudini adottando, per altro, una variante del suo cognome paterno (che era Hiedler): liberarsi di quel goffo cognome, ammise Hitler, fu una fortuna per la sua carriera politica.
    Il giovane Adolf era un pessimo studente, appena sufficiente in molte materie e assai svogliato; nella parte autobiografica del "Mein Kampf" dedicò molte pagine all' incapacità (dal suo punto di vista) dei suoi maestri tra i quali però si distingueva l' insegnante di storia, il professor Poetsch, che Hitler ammirava. Una volta conquistata l' Austria il Führer volle incontrare il suo vecchio mentore e fu molto soddisfatto nell' apprendere che egli era stato un membro delle fuorilegge SS austriache prima che le truppe tedesche annettessero la terra natale del Führer al Terzo Reich.
    Nella prima adolescenza lasciò la scuola e vagabondò per un po' con un suo amico, tale August Kubizek, vivendo sempre "en pleine air", dipingendo molto: Hitler definì quello, anche a distanza di anni in una lettera al suo amico d' infanzia, "il periodo più felice della mia vita". Si invaghì anche di una tale Stefania alla quale dedicò poesie mai consegnatele per timidezza.
    Hitler era un vero appassionato di arte; in futuro avrebbe più volte affermato che, se non si fosse dedicato alla politica, egli sarebbe diventato "uno dei primi pittori, se non il primo, della Germania"; poi ammirò Firenze e i suoi capolavori con passione sincera. Fin dalla gioventù adorò le opere di Wagner, su tutte il "Tristano e Isotta", tanto che definì la musica "l' unica consolazione" al suo destino di drammatica solitudine di capo "insieme ai bambini", che amava di cuore. Tuttavia il suo sogno artistico era un' illusione: come pittore e come architetto Hitler era un incapace, tanto che fu respinto dall' Accademia di arti figurative di Vienna per due anni consecutivi.
    Proprio a Vienna il giovane Adolf si era definitivamente trasferito dopo aver lasciato (con immensa gioia e dopo l' unica sbornia della sua vita ultra-salutista) la scuola senza avere conseguito alcun diploma. Era il 1908 e in quell' anno era morta l' amata madre di Hitler, il cui padre era già mancato nel 1903. Nella capitale austriaca, che viveva un momento di crisi dello Stato asburgico plurinazionale ma di fioritura culturale eccezionale, Hitler condusse una vita a dir poco miserabile (tanto che definì quegli anni "il periodo più triste della mia vita", probabilmente perché dovette lavorare per tirare a campare, cosa che odiava profondamente), una vita fatta di mense per poveri, pernottamenti di fortuna ma anche di grandi letture. Il futuro Führer tedesco leggeva veramente moltissimo nelle biblioteche pubbliche tanto che, pur non essendo diplomato, egli possedeva una cultura importante per la sua giovane età, per quanto strana. Fu proprio in quegli anni, tra Linz prima e Vienna poi, che si formò la coscienza politica di Hitler, di stampo germanista e razzista, assimilata dai testi della cultura del pangermanesimo e di autori anti-semiti ottocenteschi.
    Era un ragazzo schivo, distaccato e terribilmente solitario, che covava odio per la sua città adottiva (un odio che non scomparve mai del tutto dal cuore del futuro dittatore nazista) e per le "degenerazioni della società austriaca"; anelava una riunione dell’ Austria con la Germania, un' impresa che nel 1938 avrebbe costituito il suo più grande trionfo. Si manteneva con saltuari lavori di pittura, di basso livello e destinati ai loculi viennesi o a qualche vetrina.
    Allo scoppio della Prima guerra mondiale Hitler, recatosi in Germania, a Monaco, nel 1912, si unì alla folla festante per l' inizio del conflitto bellico e si arruolò come volontario nell' esercito imperiale prussiano, dove combattè con indomito coraggio e vigore (disprezzando i commilitoni più 'umani'). Dal 1917 ebbe il grado di caporale e fu ferito più volte; per le sue imprese sul campo di battaglia si meritò la croce di ferro di seconda categoria, e poi anche quella di prima, un' onorificenza raramente concessa ad un semplice soldato, per di più non tedesco.
    La notizia della sconfitta lo raggiunse mentre era convalescente per un problema agli occhi: per Hitler fu una tragedia personale e nazionale la cui colpa attribuì ai traditori semiti (e non solo) colpevoli di aver 'pugnalato alle spalle' la Germania, defraudandola della vittoria.
    Da queste basi di odio e di rancore per la sconfitta, per la nascente Repubblica di Weimar e per il durissimo trattato di Versailles imposto alla Germania, iniziò l' attività di agitatore politico di Hitler nei primi anni '20, quando diventò per la sua magnetica dialettica il leader dello NSDAP, il Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi.

    FONTI:
    -William L. Shirer, "Storia del Terzo Reich", Fabbri Editori, Milano, 1978;
    -Enzo Collotti, "Hitler e il nazismo", Giunti, Firenze-Milano, 1994-1996;
    -Giorgio Galli (a cura di), "Il "Mein Kampf" di Adolf Hitler", Kaos edizioni, Milano, 2006.

    Edited by Koenig4 - 7/1/2010, 11:25
     
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  2. Allonsanfan
     
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    Hitler era un uomo di grandi ideali, di ideali possenti, e, a loro modo, grandiosi. Tipici di una mente introversa.
    Erano ideali assassini e malvagi, ma non vanno misurati col metro di oggi: nei paesi tedeschi l'antisemitismo e il militarismo erano molto affermati all'epoca. Si può dire che lui ha saputo mettere in pratica, nella loro versione peggiore, idee che già c'erano.

    Per di più, il razzismo era una teoria in voga anche nelle moderne "democrazie": la Svezia ha praticato l'eugenetica fino agli anni '70, sterilizzando gli individui "non sani". Così fecero pure gli altri paesi nordici e gli Stati Uniti, che sterilizzavano i malati di mente ed i criminali (ne parla anche Wikipedia).

    Ovviamente non intendo giustificare Hitler: secondo me da qui si può evincere che la natura introversa non è "positiva in sé" né negativa, ma è un tipo di personalità che "amplifica" le cose, a volte in modo pericoloso.
     
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  3. Koenig4
     
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  9. Terzapersona
     
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    Trovo curiosa una cosa, la persona responsabile della più grande tragedia dell'umanità e della morte di milioni di persone probabilmente non ha mai fatto "personalmente" male a nessuno. Persino in guerra non ha fatto il soldato, ma il messaggero. Un ulteriore prova dell'incapacità introversa di agire personalmente violenza fisica? Tutte le violenze che ha provocato sono avvenute per intercessione di altri (probabilmente estroversi, in grado perciò di agire direttamente sul mondo).
     
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  10. *Furiousangel*
     
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    CITAZIONE (Allonsanfan @ 7/1/2010, 13:14) 
    Hitler era un uomo di grandi ideali, di ideali possenti, e, a loro modo, grandiosi. Tipici di una mente introversa.
    Erano ideali assassini e malvagi, ma non vanno misurati col metro di oggi: nei paesi tedeschi l'antisemitismo e il militarismo erano molto affermati all'epoca. Si può dire che lui ha saputo mettere in pratica, nella loro versione peggiore, idee che già c'erano.

    Per di più, il razzismo era una teoria in voga anche nelle moderne "democrazie": la Svezia ha praticato l'eugenetica fino agli anni '70, sterilizzando gli individui "non sani". Così fecero pure gli altri paesi nordici e gli Stati Uniti, che sterilizzavano i malati di mente ed i criminali (ne parla anche Wikipedia).

    Ovviamente non intendo giustificare Hitler: secondo me da qui si può evincere che la natura introversa non è "positiva in sé" né negativa, ma è un tipo di personalità che "amplifica" le cose, a volte in modo pericoloso.

    Hai detto tutto, condivido pienamente.
     
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9 replies since 7/1/2010, 10:55   1734 views
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