Il nushu, la lingua segreta delle donne

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  1. maria rossi
     
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    Questo articolo mi ha incuriosito molto e vorrei riuscire a leggere e saperne un pò di più. magari può interessare anche qualcun'altra/o...



    Sopravvissuto al divieto di Mao, il Nushu sembrava estinto
    invece il misterioso dialetto precluso agli uomini è risorto
    Così la Cina ha riscoperto la lingua segreta delle donne

    dal nostro corrispondente GIAMPAOLO VISETTI

    PECHINO - La Cina riscopre la lingua segreta delle donne. Sopravvissuta al bando di Mao Zedong, si pensava estinta l'anno scorso, alla morte di Yang Huangyi, 92 anni, ultima cinese ad essere stata allevata da una madre che conosceva gli ideogrammi preclusi agli uomini. Il misterioso Nushu, unico linguaggio di genere creato sulla terra, è invece miracolosamente risorto. Un gruppo di donne dello Hunan, la regione meridionale del Paese dove è nato questo "dialetto delle confidenze", è riuscito a trascrivere centinaia di versi fino a oggi sconosciuti e a recuperare migliaia di diari segreti tenuti da spose decise a non rivelare ai mariti le proprie sofferenze. I testi, per salvarli dalla distruzione delle Guardie Rosse e dai roghi della Rivoluzione culturale, per decenni sono rimasti sepolti sotto terra, o nelle tombe delle autrici. Raffinate linguiste hanno tradotto i 2800 ideogrammi della minoranza Yao e pubblicato il primo alfabeto Nushu.
    Chi pensava che l'esperanto delle mogli infelici sarebbe rimasto una curiosità da filologi dell'Oriente, non aveva fatto i conti con la forza millenaria delle culture cinesi, né con la voglia di eccentricità dell'alta società. Il Nushu in pochi mesi s'è trasformato nella prima fonte di reddito dei villaggi dello Hunan. Milioni di cinesi, affamati dell'antichità distrutta dal comunismo, affollano locali e teatri dove vengono messe in scena le vite disperate delle donne senza nome del passato, costrette a comunicare con un codice incomprensibile ai compagni. Nelle librerie di Shanjianxu, dove il Nushu sarebbe stato parlato per la prima volta, vicino al tempio della Montagna Fiorita, sono arrivati i testi con i versi più famosi. È in ristampa il primo dizionario ed è stata inaugurata una scuola, rigorosamente femminile, che offre "corsi per imparare le parole perdute delle donne".

    Da lingua di genere, il Nushu si trasforma però anche in idioma di classe. A Pechino e Shanghai le signore più raffinate, o almeno con più tempo libero, hanno scoperto che chiacchierare nel linguaggio estinto delle loro antenate cambia il tono del salotto. Nei fine settimana vengono organizzati thè in cui sono graditi apprezzamenti in Nushu sui maschi presenti e assenti. Snobismo privo di profondità. Ma la lingua simbolo della storica discriminazione femminile che ancora umilia l'Asia, si trasforma così prodigiosamente nell'emblema, all'apparenza frivolo, di un nuovo femminismo d'élite. È la rivincita delle spose bambine dell'età imperiale e delle concubine, cui era preclusa perfino la conoscenza delle parole per esprimere i propri sentimenti. Una beffa per i reduci non pentiti della censura maoista. I "libri del terzo giorno", diari in Nushu che le "compagne di sangue" donavano a ogni condannata alle nozze, occupano oggi sugli scaffali dei negozi più spazio del Libretto Rosso. Un successo che fa riflettere: tra due settimane, per l'inizio dell'anno lunare sotto il segno della tigre, la più diffusa tivù privata della Cina trasmetterà la leggenda che narra l'origine del primo manifesto anti-maschilista dell'umanità, trovata incisa su ossa di muflone. Racconta, in Nushu, la condanna di una contadina offerta al primo imperatore della dinastia Song. Ideò una sua lingua per denunciare alle sorelle "il dolore che mi impicca" e non perdere così il contatto con la vita.

    La sorprendente riscoperta di questo linguaggio sta aprendo in Cina una discussione più vasta. Il Nushu accarezza l'immaginazione popolare perché, erroneamente, viene associato a secolari confidenze lesbiche, tuttora inconfessabili nel Paese. Ha tutto per essere una trasgressiva cultura di moda, politicamente accettabile dalle autorità. Gli intellettuali sono però convinti che il ritorno della lingua segreta delle donne, dica in realtà altro. Che esprima il cambiamento di una sensibilità nazionale bisognosa anche di dialogare con Confucio, o di recuperare brandelli di resti archeologici, o di riscoprire gli effetti prodigiosi di certi ingredienti della cucina imperiale. "Ormai - dice Zheng Shiqiu, docente di sociologia all'università di Changsha - la parità tra i sessi è fuori discussione e l'analfabetismo femminile debellato. Non c'è bisogno di una lingua anti-maschile. Nel Nushu la gente intuisce piuttosto un certificato di origine, il germoglio di una cinesità che non nasconde più il passato, per quanto impresentabile. Forse è un cammino di democrazia, che inizia ripercorrendo all'indietro le tappe saltate del tempo".

    È chiaro che senza questo desiderio di una storia alternativa a Mao e all'Occidente, originale e riconosciuta come grande, la primavera della lingua occulta delle donne cinesi sfiorirebbe in fretta. La sua attualità consiste proprio nel ritrovare un valore affermabile per la segretezza, ossia per la riservatezza personale, nucleo della libertà. Non è un caso se milioni di cinesi raggiungono il villaggio di Pumei per sentire le ragazze che tornano a cantare di "sorelle defunte in sorgenti gialle" e bambine che sognano di "risvegliarsi come un fratellino, o piuttosto morire". "Noi - dice Lui Jinghua, 72 anni, nuova matriarca del Nushu - non avevamo che la forza di sopravvivere. Alle cinesi di oggi un linguaggio segreto non serve per nascondersi, ma per esprimere anche ciò che non si può dire". Dopo Google forse in Cina è davvero l'ora della lingua delle donne.
     
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  2. 00orange00
     
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    dove l'hai trovato? ... ma è vero?
     
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  3. maria rossi
     
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    eh, è vero manca la fonte, scusate. L'articolo era su laRepubblica on line.
     
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2 replies since 28/1/2010, 09:52   192 views
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