Motherhood

e altre donne

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  1. star***
     
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    Vi propongo anche la visione di questo film e inoltre vi allego un po' di commenti che ho trovato su internet. Per me molto interessanti.
    Ciao

    "Un film indipendente tutto al femminile, con bugdet ridotto (se 10 milioni di dollari possono dirsi tale), che offre libero sfogo a Uma Thurman nei panni di una mamma non più vendicatrice"

    "Eliza Welch è una mamma di mezza età che vive nella Manhattan post-11 settembre con due bambini, una marito che dimentica ogni cosa ed un cane incontinente. Eliza è una "super-mamma", capace di fare mille cose contemporaneamente, alla prese con la devastante paura di vedere infranto il suo sogno di diventare una scrittrice. 'Motherhood' si svolge in una sola giornata, un giorno in cui Eliza diventa la calamita di tutte le ostilità della città. Deve organizzare il compleanno della figlioletta di sei anni, combattere per un parcheggio, dare la caccia al suo bambino piccolo, adattarsi alle assurde politiche dei parchi per bambini, riparare una torta finita male, contemplare l'ipotesi di un'avventura con un fattorino della metà dei suoi anni, destreggiarsi per un'opportunità chiave per la sua carriera, trovare il tempo per avere un tracollo, scappare per breve tempo da casa, e capire cosa è davvero importante per la sua vita – e tutto in un solo giorno."

    Il film richiama alla mente il saggio di Virginia Woolf e anche di questo allego un commento trovato su internet:


    "Tutta da gustare questa nuova versione del saggio di Virginia Woolf, vera pietra miliare del femminismo europeo, uscita di recente per Einaudi tascabili serie bilingue (dunque con testo a fronte) e mirabilmente curata e tradotta da Maria Antonietta Saracino. Scritto nel 1928 e pubblicato nel 1929, il testo raccoglie quanto detto dalla Woolf nel corso di due conferenze svoltesi nei colleges femminili di Girton e Newnham sul tema "Donne e romanzo".
    Immediatamente dopo un incipit quanto mai brusco ("Ma insomma, potreste dire..."), la Woolf confessa a se stessa e alle studentesse che la ascoltano le difficoltà incontrate nello svolgere il tema. "Se vuole scrivere romanzi una donna deve avere del denaro e una stanza tutta per sé". E qui parte un'appassionata, quanto mai attuale digressione, o una serie di digressioni che piano piano vanno a formare un discorso perfettamente coerente. Perché questi due requisiti? Perché le donne sono sempre state povere, "dall'inizio dei tempi". Povere materialmente, perché non potevano lavorare e comunque non potevano amministrare il loro denaro fino a tempi relativamente recenti. Povere culturalmente, perché costrette ad una vita senza stimoli, ad un'esistenza monotona, private della possibilità di viaggiare liberamente, ma soprattutto di quella di potersi istruire, di accedere all'università (tale diritto fu negato alla Woolf stessa), alle biblioteche, ai luoghi del sapere tradizionale, istituzionale.
    "Che cosa avevano fatto le nostre madri per non averci lasciato alcuna sostanza? (...) accumulare un patrimonio e mettere al mondo tredici figli: nessun essere umano avrebbe potuto farcela (...)". Cosa hanno fatto le donne per secoli? Il mondo brulica di uomini e donne: "abbiamo partorito e allevato e lavato e insegnato (...) tutti i pasti sono stati cucinati; i piatti e le tazze sono stati lavati; i figli sono stati mandati a scuola e ora sono nel mondo. Di tutto quello non rimane più niente", ammette con l'amaro in bocca. Il mondo ne ha perduto le tracce. Gli auspici? Fra cento anni (cioè oggi) le donne parteciperanno a tutte le attività e faranno ogni genere di lavoro. La scrittrice ne è convinta, pur non immaginando che un giorno (ed è accaduto venti, trent'anni fa) le donne avrebbero acquisito il controllo del potere riproduttivo dato loro in sorte fin dall'inizio del mondo e che questo avrebbe fatto la differenza. Intanto, non avendo avuto figli, Woolf assegna a se stessa un ruolo di altra natura: come dice altrove, è necessario che chi è più fortunata, chi non fa parte di quella moltitudine di donne che "immergono le braccia nell'acqua bollente e strofinano energicamente i panni" e che afferrano penne e matite come si afferra una scopa, si impegni a costruire ancor oggi una sorta di "linguaggio dell'esclusione". Perché le donne compaiono sugli scaffali delle biblioteche soltanto nell'Ottocento? E perché scrivendo romanzi, e non poesia o altro? Non soltanto perché il romanzo era una forma giovane, di breve tradizione, ma anche perché "se una donna voleva scrivere era costretta a farlo nel soggiorno comune", venendo quindi sottoposta a continue interruzioni o essendo costretta ad occultare il manoscritto che nasceva e si sviluppava fra le sue mani. Ecco il perché di un genere che richiedesse minore concentrazione. Chi guiderà la Woolf e noi, al di là del silenzio, in questo percorso alla ricerca delle parole perdute? Una deliziosa figura immaginaria: la sorella di Shakespeare. "Vive in noi, e in me, e in molte altre donne che non sono qui stasera perché stanno lavando i piatti e mettendo a letto i bambini (...) Lei è viva (...) poiché io credo che se vivremo ancora un altro secolo ('...') e se riusciremo, ciascuna di noi, ad avere cinquecento sterline l'anno e una stanza tutta per sé; se prenderemo l'abitudine alla libertà e il coraggio di scrivere esattamente ciò che pensiamo; se ci allontaneremo un po' dalla stanza di soggiorno comune (...) allora si presenterà l'opportunità, e quella poetessa morta, che era la sorella di Shakespeare, riprenderà quel corpo che ha dovuto tante volte abbandonare (...) Ma io sono convinta che lei verrà, se lavoreremo per lei, e che lavorare così, anche se in povertà e nell'oscurità, vale certamente la pena". E' il manifesto, la magna charta per chi di letteratura di donne si occupa, a qualsiasi titolo"
     
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  2. lisa.c
     
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    ci sto!
     
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  3. maria rossi
     
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    so do I!
     
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2 replies since 9/3/2010, 11:09   155 views
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