Dottore in carne ed ossa

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  1. maria rossi
     
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    Fabrizio Rizzi, DOTTORE IN CARNE ED OSSA - LIBRETTO D'ISTRUZIONE EMOTIVE PER ASPIRANTI PSICOTERAPEUTI
    Editrice Clinamen, Firenze 2006, 126 pp.
    saggistica

    Se qualcuno si fosse stancato di una saggistica intorno alla psicologia clinica e alla psicoterapia scritta con linguaggio complicato, un po' fuori dalla realtà (ed eccessivamente dentro studi o ambulatori) da terapeuti che sembrano un po' troppo distaccati dai temi profondamente umani da cui sono, siamo, continuamente interpellati, allora lo sforzo di questo "psicologo della mutua" di Trento fa il caso loro. Grazie a una domanda della giovane Valentina, che la maggior parte degli psicoterapeuti temono i propri pazienti pronuncino (che qualità bisogna avere per fare lo psicoterapeuta?), nasce questo piacevolissimo "Dottore in carne ed ossa - libretto d'istruzioni emotive per aspiranti psicoterapeuti". Parlare di questa strana professione inevitabilmente a meta' tra scienza e artigianato di qualità, nel senso della grande perizia, cultura e tradizione che in certi "laboratori" è possibile osservare, è sempre difficile. I rischi, noti, sono di parlare solo alla propria nicchia ecologica di riferimento oppure ipersemplificare e banalizzare. Fabrizio Rizzi invece con un linguaggio insieme leggero e profondo ci riesce molto bene. Non scrive un libro sulla psicoterapia scrive un libro su di se' mentre cerca faticosamente di costruire contesti di cura psicologica. Non si sottrae al confronto con alcuni temi classici, ma non rinuncia nemmeno all'ironia e all'autoironia nel farlo. Ci rende partecipi delle sue riflessioni, dei suoi dubbi e delle sue opinioni. Ci permette anche di osservare come cerchi si svolgere una pratica costantemente sorvegliata dalla teoria. O forse dovremmo dire dalle teorie. Ben lontano da un atteggiamento professorale accompagna garbatamente il nostro sguardo su questo mestiere e su chi lo svolge. Ci rammenta quanto sia fondamentale saper costruire, prima di tutto, un pensiero su se' stessi e sul nostro modo di funzionare (come persone, terapeuti e servizi) se vogliamo provare a comprendere e aiutare il pensiero degli altri. Se vogliamo facilitare lo sblocco di percorsi di vita, talvolta anche drammaticamente interrotti. Rizzi, alla fine, non si sottrae alla difficile domanda della sua giovane paziente posta nella fase imminente al congedo. Affronta il periglioso tema delle qualita' di uno psicoterapeuta e prova anche a nominarle. Parla di "umilta'", di "coerenza" e di "sincerità" ma non in modo scontato. Apre questi concetti, ci offre una sua convincente lettura ma, soprattutto, prova a legarli a una teoria della tecnica dove - tuttavia - la "persona del terapeuta" emerge come fulcro. Come lo strumento degli strumenti. Per tutte queste proprietà questo "libretto di istruzioni emotive" è naturalmente rivolto ai giovani aspiranti psicoterapeuti. Ma, lo dico subito, non solo. Suggerire ai nostri futuri "apprendisti stregoni" che devono prima possibile apprendere la cultura del limite, del rigore, e insieme a non trascurare la propria umanità, dunque la costante tensione di provare a vivere in un rapporto di verità con se stessi è importante. Questo mestiere non è facile. Infatti anche se tanta pubblicistica più o meno popolare e ancor di più la televisione offrono il mistificante spettacolo di una "psicologia cosmetica" e, dunque, di psicologi e psichiatri "estetisti" in realtà questa è una professione faticosa e difficile e, soprattutto, quanto di più lontano dal tentativo di coprire qualche "ruga". Dei pazienti ma anche nostra. L'autorevole psicologo di New York, Paul Wachtel, in una sua recente lettura magistrale a Firenze, ha avuto modo di dire che la scienza è il modo che noi abbiamo per contrastare la nostra naturale tendenza ad autoingannarci. Ancora, citando come esempi l'acceleratore di particelle, il microscopio e l'umile (ma utile) registratore, ha sottolineato che non c'e' un punto di vista che possiede la scienza. La scienza e' solo un modo di cercare di rimanere onesti. Dunque questo "libretto", in quest'ottica, è anche una riflessione sulle scienze psicologiche e sul tentativo di rimanere tali nella loro applicazione. In questo senso potrà essere apprezzato da coloro che hanno in quest'area curiosità. In primis da chi svolge una qualunque professione d'aiuto, perché ogni volta che un uomo "decide" di occuparsi di un altro uomo in difficoltà alcuni temi presentano una loro universalità. Ma la felice ibridiazione di taglio molto narrativo e solo moderatamente saggistico lo rende rivolto anche a lettori che sono abituati ed interessati ad interrogarsi. Che cercano nella letteratura come nella vita un contributo per una faticosa ma ineludibile costruzione di senso. Questa originale novità editoriale ben dispone chi vi si avvicina già con i vari aforismi che ne aprono i capitoli, ed è proprio con uno di questi che voglio concludere. "Lasciare in giro uno psicoterapeuta privo di sense of humor autoironico è come lasciare una pistola carica sul banco d'una scuola del Bronx a New York: prima o poi farà del male a qualcuno."

    Nicola Artico
     
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0 replies since 8/6/2010, 07:41   162 views
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