Apologia antifemminista

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    Da Internet ( fonte ) :

    La reazione mascolinista e la violenza
    contro le donne

    In questa conferenza, svoltasi davanti
    al Consiglio federale della Federazione interprofessionale della sanità del
    Quebec il 6 dicembre 2007, all’occasione della commemorazione del tristemente
    celebre “massacro del Politecnico” (compiuto da un pazzo assassino che voleva
    dimostrare il suo odio nei confronti del femminismo ammazzando quattordici donne), l’autore dimostra come il
    mascolinismo, il quale si fonda sul malessere identitario che sarebbe generato
    negli uomini dalle rivendicazioni di parità tra uomini e donne e dei diritti
    delle donne, sia un discorso di destra: un integralismo che bisogna analizzare
    politicamente e globalmente, e non come una resistenza psicologica e personale.
    Inoltre, in quest’occasione, l’autore analizza diverse manifestazioni della
    resistenza antifemminista nell’ambito della sanità.

    Voglio innanzitutto ringraziarvi per
    l’immenso onore che fate a un semplice militante come me nell’invitarmi qui. La
    FIQ è un sindacato modello in Quebec per ciò che riguarda la sua pratica
    rispettosa dello spazio delle donne e allo stesso modo solidale circa le
    rivendicazioni pertinenti.

    Quando
    gli antifemministi hanno cercato di far “cadere” il Consiglio dello statuto
    della donna, tre anni fa, l’Intersindacale delle donne lanciò una petizione, e
    noi, del Collettivo maschile contro il sessismo – con qualche alleato in Quebec
    –, una petizione per affermare che il movimento mascolinista non parlava in
    nome degli uomini, non in nostro nome. Siete stati più di quattrocento uomini
    della FIIQ a firmare questa petizione e ci tengo a ringraziarvi calorosamente
    per l’appoggio. Questo fece la differenza e forzò il governo Charest a fare un
    passo indietro, come fa sempre quando gli si tiene testa con abbastanza forza.
    Gli uomini della FIIQ hanno avuto l’intelligenza di fidarsi della leadership delle
    donne, come l’hanno fatto altri sindacati in altre centrali. Voi siete, a
    questo titolo, un modello per il sindacalismo quebecchese e una forza per
    bloccare la deriva verso la Destra.

    Presentazione del collettivo maschile
    contro il sessismo

    Noi
    abbiamo innanzitutto tentato di sensibilizzare altri uomini sul ruolo giocato
    dalla pornografia nelle dinamiche di stupro. Abbiamo incontrato uomini che
    sapevano molto bene quello che facevano, degli uomini che si organizzavano con
    altri uomini per una politica antifemminista portata avanti in nome della
    “condizione maschile” – non tutti gli uomini, assolutamente, ma abbastanza
    uomini da nuocere gravemente alla parità tra i sessi, soprattutto grazie
    all’aiuto dei mass media. Degli uomini organizzati in reti a scala
    internazionale, che lavorano allo scopo di invalidare e bloccare i progressi
    delle donne e, soprattutto, per proteggere i privilegi degli uomini i più
    egoisti e violenti, certamente i meno meritevoli. Questi uomini lavorano per
    rinforzare e accrescere alcuni privilegi maschili abusivi. Per esempio,
    reclamano l’immunità per la violenza maschile all’interno della famiglia, per i
    pedofili soprattutto, e il “diritto” di tagliare i viveri alle donne e ai
    bambini dopo un divorzio.

    I loro gruppi reclutano adepti anche in prigione, e
    se ne vantano; noi l’abbiamo costatato assistendo – a rischio della nostra vita
    – alle loro riunioni, dove uomini si vantavano di aver stuprato la loro moglie
    perché affermavano di averne il diritto, nello spazio privato della loro dimora.

    I media parlano poco di questa natura
    iperaggressiva del movimento. A credere ai messaggi che ci indirizza la
    televisione, questi uomini sarebbero semplicemente “destabilizzati”: vivrebbero
    un “malessere” e sarebbero spinti all’angoscia e al suicidio dalla richiesta di
    un po’ più di equità tra uomini e donne. A credergli – e voi riconoscerete
    certamente in questo lo stesso discorso dei tenori della Destra –, sarebbe
    arrivato il tempo di invertire il corso e di opporre al femminismo un valore
    che si pretende simmetrico, la “parola degli uomini”, il “mascolinismo”. Ma,
    strano paradosso: i mascolinisti, che pretendono di parlare nel nome di tutti
    gli uomini, rappresentano soprattutto dei criminali…! Ammettiamo che non si
    tratta certo del ritratto il più lusinghiero degli uomini… e, contrariamente a
    ciò che spesso si spaccia, a proposito delle femministe che odierebbero gli
    uomini, queste associazioni di stupratori e picchiatori non vengono certo dal
    femminismo, ma dai loro oppositori. Bizzarro…

    Per
    coloro i quali, tra voi, che sono genitori o che hanno intenzione di
    diventarlo, cercano di agitarvi insinuando che i vostri figli lasceranno la
    scuola o, quanto meno, avranno performance basse; e questo a causa delle donne,
    dominanti nel mestiere dell’insegnamento, e favorite da questo clima femminile
    nello studio e nel rendimento scolastico.

    Ma
    se sono le donne a ritrovarsi insegnanti alle primarie e alle secondarie – come
    d’altra parte negli impieghi che implicano le cure degli altri – non è forse
    perché questi posti sono ancora sottopagati e che gli uomini sono abituati ad
    interessarsene molto meno, a trascurare questi “lavori da donne”? Questa è
    un’altra buona ragione per lottare – come voi lo fate – per una reale
    uguaglianza salariale, piuttosto che lasciare che gli antifemministi tolgano
    degli impieghi a delle insegnanti qualificate e calorose – delle eroine della
    vita quotidiana, che si spendono tutti i giorni generosamente per evitare che
    ragazzini e ragazzine lascino la scuola – e pagare di più degli uomini con idee
    maschiliste per convincerli ad insegnare alle primarie e alle secondarie.

    D’altra
    parte, mi sembra che i vostri posti di lavoro siano minacciati da un discorso
    reazionario simile, a proposito della rete di cura della salute mentale. I
    mascolinisti pretendono che gli uomini non riescono a trovare aiuto oggi, sotto
    il pretesto che un vero uomo sarebbe incapace di parlare dei propri problemi ad
    una semplice donna – una notizia certamente sorprendente per tutte le donne che
    aiutano, incoraggiano, sostengono i loro compagni o mariti da anni…

    Comprendiamo
    come, sotto l’involucro umanista e liberale, il mascolinismo è effettivamente
    un integralismo – un fondamentalismo come quello denunciato a proposito dei
    gruppi religiosi che vogliono riservare a un sesso piuttosto che all’altro i
    rapporti professionali con i loro adepti. A credergli, solo un uomo potrebbe
    rispondere ai bisogni di un uomo. Questi uomini reclamano, in quanto gruppo di
    pressione, degli accomodamenti irragionevoli contrari alle libertà fondamentali
    delle lavoratrici. Risultato:
    alcuni e alcune tra di voi, che siete realmente qualificati, rischiate di
    perdere il vostro lavoro a profitto di presunti specialisti della “condizione
    maschile”, per i quali bisognerà liberare dei posti, i vostri, quelli che vi
    siete meritati con la vostra reale esperienza e le vostre lotte sindacali nella
    rete sanitaria.

    Questo
    movimento funziona così come alibi della strategia della privatizzazione della
    sanità, poiché il travaglio di ascolto e sostegno, oggi svolto da donne
    impiegate, rischia di essere rinviato ai privati: questo si farà in cliniche
    private, dove il medico ritroverà la sua posizione tradizionale di re e
    maestro, allora che il suo personale si ritroverà con un salario minimo e
    nell’impossibilità di negoziare le sue condizioni di lavoro. Un sistema
    privato. Private di diritti, di denaro e, sempre più, private d’aiuto contro la
    violenza domestica, poiché – voi lo sapete meglio di me – la rete sanitaria è,
    per donne isolate e terrorizzate, uno sportello d’accesso necessario alle
    risorse che possono salvare loro la vita.

    Se
    gli antifemministi devono oggi giocare la carta della psicologia, è perché
    altri ostacoli, più concreti, si sono posti: alcuni ambiti hanno finalmente
    ceduto di fronte alle lotte delle donne. Accesso al lavoro salariato, al voto,
    alla contraccezione, all’educazione superiore, alle professioni liberali, ad un
    reddito garantito (anche se relativo), alla giustizia e ad un riconoscimento
    professionale per il lavoro d’educazione e di cura.

    L’antifemminismo
    inizia a quest’epoca, come movimento di reazione a questi avanzamenti. Una
    resistenza prima passiva – poi attiva e violenta come quella di cui
    commemoriamo oggi il ricordo, rilevando come siano 850 – 665 donne e 185 minori – e non
    solamente 14, i decessi che bisogna imputare alla violenza sessista a partire
    dal 6 dicembre 1989 [N.d.R., il Quebec è una provincia canadese francofona
    autonoma che conta meno di 8 milioni di abitanti].

    Per
    comprendere e disinnescare questa resistenza, credo che sia utile evitare di
    vederla come unicamente psicologica o personale – messaggio martellato dai
    media ad ogni nuovo omicidio. Quello che vi sto proponendo, è che non sia
    veramente a causa dello stress o di qualsiasi altra incomprensione, o di una
    cattiva educazione – ancora colpa delle madri – ma di uomini che resistono e si
    sono organizzati politicamente.

    Come
    i padroni nel mondo del lavoro, il ricorso alla violenza – qui compresa la
    violenza verbale del discorso antifemminista – si spiega molto meglio – il film
    Nel nome del padre lo dimostra
    chiaramente – attraverso la volontà di non voler dividere il potere e il
    denaro, di non lasciarsi imporre nulla, di non voler negoziare insieme e
    rispettosamente il lavoro domestico – compresi i rapporti sessuali -, ecco che
    gli uomini riconoscono loro stessi nei gruppi dove si riuniscono per opporsi
    aggressivamente ai diritti delle donne. A cominciare dal diritto agli alimenti
    per i bambini.


    Questo
    si è dimostrato particolarmente evidente quando abbiamo assistito alle riunioni
    di gruppi come Fathers for justice o
    il Mouvement pour le respect et la
    dignité o L’Après-Rupture.

    Queste
    organizzazioni reclutano i loro membri nelle prigioni, ma anche attraverso i
    media e gli organismi comunitari. Insieme, si scambiano avvocati, tattiche,
    appoggi, statistiche e pseudo teorie menzognere – come la “sindrome del falso
    ricordo” o la “sindrome d’alienazione genitoriale” – che servono loro a
    discreditare in tribunale e nei media coloro che denunciano incesti o,
    semplicemente, le madri che chiedono l’affido.


    I leaders di questi gruppi preconizzano una politica
    d’intolleranza e di rifiuto per il congiunto aggressore da qualsiasi riconoscimento
    dei propri torti. Ossessionati da una guerra dei sessi – una nozione che hanno
    inventato loro ma che attribuiscono al femminismo – gli antifemministi cercano
    dei soldati da inviare al fronte. Arrivano fino ad inserire nei loro siti web
    delle immagini pornografiche di donne presentate come minacciose, che
    “utilizzano i loro corpi per controllarci”.

    Questi discorsi deliranti sono dannosi,
    per gli uomini stessi. Ne abbiamo
    visti suicidarsi perché mal consigliati da avvocati improvvisati, nella più
    completa illegalità, per i quali nessun accomodamento è mai ragionevole, di
    fronte alla “nemica”… addirittura nemmeno firmare un riconoscimento delle botte
    inflitte alla moglie. Degli uomini sono stati così spinti al suicidio da attese
    chimeriche, dal sentimento irreale di essere dalla parte della ragione che è
    stato loro inculcato da microgruppi mascolinisti.

    Ma gli
    antifemministi recuperano anche i suicidi maschili. Sfruttano grossolanamente
    la condizione di uomini marginalizzati – giovani gay con problemi, autoctoni,
    giocatori compulsivi, uomini sofferenti di malattie mentali o croniche, anziani
    – per reclamare ancora più privilegi per i maschi alfa dominanti: gli adulti
    etero non immigrati, il cui unico problema è una pensione alimentare che
    rifiutano di versare ai loro figli o dei diritti coniugali che rifiutano di
    condividere.

    Uno dei problemi peggiori, è che anche se questi
    gruppi non riuniscono che una manciata di paranoici, sempre più giornalisti,
    giudici, politici li riconoscono: la cantilena sulla mancanza affettiva che
    propagano nei media fornisce un alibi comodo al sistema, che si dà da fare
    anche lui – più discretamente ma anche più efficacemente – a bloccare i
    progressi delle donne verso una maggiore giustizia.

    In effetti gli antifemministi
    guidano e definiscono le politiche
    dei partiti conservatori e di destra. La nozione di una discriminazione che
    subirebbero gli uomini nel momento in cui si appoggia una donna – stuprata dal
    compagno, per esempio – viene ad aggiungersi al mito di una parità che è andata
    già troppo oltre, messaggio ripetuto senza sosta dai media per scoraggiare le
    donne e soprattutto le ragazze da ogni lotta per i loro diritti.

    Possiamo anche domandarci come gli
    uomini ordinari “ricevano” la propaganda mascolinista, la quale tenta di
    convincerli che sono vittime dei privilegi accordati ingiustamente alle donne.
    Noi sappiamo, grazie al messaggio di odio che ha lasciato, che è proprio per
    l’aver sposato quest’ideologia che un antifemminista armato è andato
    all’università di Montreal e ha ucciso 14 donne, il 6 dicembre 1989.

    In
    seguito, altri antifemministi hanno moltiplicato le minacce e le aggressioni,
    senza essere realmente sanzionati. Il massacro del politecnico potrebbe
    riprodursi domani. La femminista americana Andrea Dworkin pone la questione
    della responsabilità collettiva, di ciò che possiamo fare, in Controllo e violenza sessista, un libro
    appassionante che ho tradotto quest’estate e di cui vi ho portato una ventina
    di esemplari.

    Si presenta spesso il maschilismo
    come una reazione giustificata al femminismo… lo sapete da dove nasce questa
    propaganda d’odio indirizzata agli uomini? La scrittrice americana Barbara
    Ehrenreich ha scoperto che è nelle riviste per soli uomini – Playboy, Penthouse
    e Hustler – che questo discorso emerse a partire dal 1957, quindi PRIMA del
    movimento femminista attuale. Ehrenreich scrive, in The Hearts of Men (1987) che, ogni mese, dei cronisti mascolinisti
    invitavano gli uomini a ritrovare la loro vita da “playboy”, a pagarsi una
    Mustang o una Porsche piuttosto che una familiare, e a pagarsi un buon avvocato
    per far saltare gli obblighi di mantenimento o per far saltare un’accusa
    d’incesto. Nel suo sostegno esplicito agli aggressori sessuali, il magazine
    Hustler di Larry Flint ha addirittura pubblicato una lista di indirizzi di
    tutti i rifugi antiviolenza degli Stati Uniti. Pensateci la prossima volta in
    cui vi si dirà che la pornografia è inoffensiva… […]

    Ci sono uomini pronti a tener testa,
    insieme alle donne, all’antifemminismo? Sì, e ne avete dato la prova quando il
    vostro appoggio ha salvato il Consiglio dello statuto della donna qualche anno
    fa. […] Merci. Martin Dufresne.

    Annessi. Qualche esempio nella rete sanitaria

    Ecco qualche esempio di dossier dove
    possiamo osservare chiaramente gli effetti dell’antifemminismo nella rete
    sanitaria.

    --->>>La lotta contro
    l‘accesso all’interruzione di gravidanza. 19 anni fa, un picchiatore di donne
    di Montreal, Jean-Guy tremblay, trascinò in giustizia Chantale Daigle per
    imporle di portare a termine la gravidanza quando lei aveva deciso di abortire.
    Quello che poche persone notarono all’epoca, è che le spese processuali furono
    pagate dalle lobby antiabortiste. I Chevalier
    de Colomb (gruppo antiabortista) aveva dodici anni prima finanziato un
    altro ricorso giudiziario – il tentativo di censura di una pièce teatrale
    femminista che fu ritirata dai cartelloni per due settimane nel 1977. Con
    questo voglio dire che la lobby antifemminista non si limita a qualche
    strampalato; è ben finanziata e non possiamo esimerci dal combatterla. Ancora
    oggi sei ospedali canadesi su sette rifiutano di offrire servizi di
    contraccezione e aborto. Un’inchiesta della Coalizione
    per il diritto all’aborto segnala che questi ospedali portano spesso le
    richiedenti su false piste, dandogli informazioni errate o mandandole da gruppi
    antiabortisti. Il diritto all’aborto quindi, in Canada, non è fruibile che in
    qualche ospedale e cliniche autonome, costantemente molestate da militanti
    antifemministi organizzati, e che queste trovano sempre più difficoltà a
    reclutare nuovi medici, poiché le procedure d’aborto sono boicottate dalla
    maggior parte delle nostre facoltà di medicina, nelle nostre università
    cattoliche.

    --->>>Si continua a
    combattere la presenza delle donne nella medicina in nome dello stereotipo
    virile del medico. Qualche anno fa, il rettore della facoltà di Medicina
    dell’Università di Montreal, si lamentò pubblicamente del “numero troppo
    elevato” di studentesse selezionate. Sentiamo dire regolarmente che le donne
    sono dei medici meno buoni, tenuto conto delle loro responsabilità familiari.
    Un modo indiretto di riconoscere che i mariti sono ancora lontani dal fare la
    loro arte a casa, nonostante il mito della “parità spinta troppo oltre”. Si
    accusano addirittura di essere troppo sensibili ai bisogni dei loro pazienti
    […].

    --->>>Una delle
    tattiche antifemministe, a destra come a sinistra d’altra parte, è quella di
    contestare alle donne il diritto di associazione, il diritto a spazi non misti,
    la possibilità di esprimersi, discutere, scambiare informazioni e prendere
    decisioni fuori dal controllo degli uomini. Questo è un problema che emerge,
    tra l’altro, quando una vittima di violenza coniugale arriva in sala d’urgenza
    con suo marito e che questo insiste per ascoltare tutto quello che lei dice o
    addirittura per parlare al suo posto. […].

    --->>>A questo
    proposito, è significativo come tutto il discorso “sostegno ai padri e ai
    coniugi violenti” sia stato messo in piedi dai primi ideologi
    dell’antifemminismo in Quebec, raggruppati attorno alla rivista Hom-Info durante gli anni ’80. La loro
    lotta inizia, all’epoca contro ogni tipo di sanzione giuridica per i padri e i
    coniugi aggressori, e prosegue ancora oggi tra gli antifemministi. Questo si
    fa, tra le altre cose, appoggiandosi alle “false accuse”. I gruppuscoli
    mascolinisti e in particolare uno di loro, installato all’Istituto di
    Statistica del Quebec, diffondono nei tribunali delle statistiche erronee, dove
    si fanno passare tutti i dossier che si chiudono senza un condanna per un caso
    di accusa menzognera, un procedimento di rara grossolanità.

    --->>>Queste
    tecniche, per discolpare gli aggressori sessuali, si mettono in atto anche
    attraverso delle cosiddette “terapie per coniugi violenti”, sostituitesi alla
    giustizia un po’ ovunque, improvvisate da mascolinisti in Nord America da 25
    anni. Tuttavia, i numerosi studi
    obiettivi che sono seguiti dimostrano l’inefficacità di questi programmi, tra
    le altre cose, a causa dell’assenza di patologie comuni tra gli uomini che
    picchiano le mogli. La lista di donne e bambini uccisi dagli uomini in Quebec
    dimostra che gli aggressori continuano a beneficiare di un’enorme tolleranza, un
    lassismo assassino per le vittime. Questa tolleranza emerge dall’antifemminismo
    di certi “terapeuti” ben impiantati nella rete sanitaria. Conoscete senza
    dubbio, come me, delle storie orribili a questo proposito. È ora di farne
    altrettanti scandali.

    --->>>L’immunità
    reclamata per le violenze contro le donne non si limita alla famiglia. In
    parlamento, alcuni libertari di tre partiti d’opposizione federale sparano a
    zero sulle femministe che resistono alle nuove libertà reclamate dall’industria
    del sesso per vendere agli uomini delle donne povere e vittime di razzismo, costrette
    alla prostituzione. Si reclamano infatti per questi clienti-re nientemeno che
    la legalizzazione dello sfruttamento della prostituzione e dei bordelli. A
    quando il lavoro forzato di escort o massaggiatrici per le donne ridotte alla
    disoccupazione a causa della privatizzazione? Quando far prostituire la gente
    cesserà di essere illegale, nulla farà più ostacolo. La domanda maschile è
    là.

    --->>>Vediamo poi degli
    antifemministi lottare con le unghie e con i denti contro le proposte e le
    modeste leggi di parità salariale. André Gélinas, autore de L’equità salariale e altre derive e danni
    collaterali del femminismo in Quebec, fa parte del gruppo antifemminista l’Après-Rupture (il Dopo-Rottura).
    Questo gruppo, che si dice un “gruppo d’aiuto”, attacca continuamente i finanziamenti,
    già insufficienti, ai centri per le donne stuprate.

    --->>>Incesto. Un
    antifemminista americano, Warren Farrel, ha proposto all’Associazione dei
    sessuologi americani di rimpiazzare la parola “incesto”, con l’espressione
    “family sex”, col pretesto che il 50% dei “partecipanti” ad un incesto
    avrebbero trovato l’esperienza piacevole. Qualche anno prima, nel 1977, aveva
    fatto delle dichiarazioni inquietanti sull’incesto (“genitally caressing
    children”) a un giornalista di Penthouse.

    --->>>Farrel non
    riuscì ad imporre questo cambiamento di nome, ma altri mascolinisti più abili
    sono riusciti a togliersi dai piedi la giustizia in gran parte dei casi d’incesto:
    fanno finanziare dalla rete sanitaria, in nome del “Giaretto model”, dei programmi di riunificazione familiare forzata,
    sotto il pretesto che questo genere di aggressioni implica sempre almeno due
    persone e che bisogna insegnare a perdonarsi e a vivere insieme perché, dopo tutto,
    un padre è essenziale e conserva dei diritti anche dopo uno stupro di un
    bambino o l’omicidio di una madre. Altrimenti, arriva la minaccia dei traumi
    provocati al figlio dall’assenza paterna.

    Annessi. Uno smantellamento progressivo delle misure
    accordate alle donne divorziate

    In reazione alla riforma che ha
    innalzato le tabelle delle pensioni alimentari dieci anni fa, la lobby dei
    padri ha già ottenuto – con l’aiuto di alcune donne presentate come l’Associazione delle nuove mogli del Quebec
    – uno smantellamento progressivo delle misure accordate alle donne divorziate:

    --->>>è stata
    soppressa ad ogni fine pratico la cessione di una pensione alimentare alla
    sposa (anche nel caso in cui un lungo matrimonio l’abbia allontanata dal lavoro
    professionale;

    --->>>se la prendono oggi con le pensioni
    alimentari per i bambini sostituendole con l’affido condiviso (che resta spesso
    al livello di principio, essendo la madre spesso forzata a recuperare ai
    mancamenti del padre);

    --->>>si accorda un carattere sempre più
    assoluto ai diritti d’accesso paterni ai bambini e soprattutto al controllo di
    ogni spostamento dell’ex moglie, e questo per qualsiasi padre lo reclami, anche
    se disinteressato nei confronti dei figli o violento. La violenza dell’ex
    coniuge è raramente presa sul serio, le segnalazioni di minacce di morte si
    urtano al sacrosanto “diritto del padre” – una politica che è già stata sancita
    da numerosi morti, tutte scusate d’ufficio dai media in nome dello “stress
    maschile”;

    --->>>infine, sapendo
    che il governo non vuole sanzionare i padri, il movimento antifemminista tenta
    sempre più di sostituirsi all’autorità poliziesca e giudiziaria con dei
    “rifugi” per questi uomini stressati, dei luoghi che non offrono alcun tipo di
    sicurezza alle persone minacciate, ma evitano agli aggressori qualsiasi perdita
    di libertà o privilegi.
     
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    Questo è un estratto del blog Femministe a Sud. E' un po' come un articolo su Berlusconi sull'Unità.
     
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  3. Koenig4
     
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    Ma che stai dicendo! Mica l'hanno scritto le femministe. E' un discorso trascritto, c'è anche il link al testo originale. Io l'avevo capito fin dall'inizio che fare questi discorsi era molto molto grave, che si trattava di fanatismo integralista. E come c'è scritto nel testo, certe cause si possono portare avanti pure in italia tanti fenomenologie da baraccone realizzate nei paesi esteri puntualmente vengono replicate anche in Italia. Però è importante dire una cosa : se è vero che io non sono femminista e non sono rappresentato dal femminismo è anche vero che

    LA QUESTIONE MASCHILE NON RAPPRESENTA UOMINI COME ME!!!!!!!!

    E a te War che mi dicevi giorni fà che ho avuto una caduta di stile ti dico che

    E' QUESTO IL MIO STILE!!!!!
     
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  4. LordDrachen
     
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    Koenig, è straordinario come prima mandi PM dicendo che della questione femminismo/antifemminismo non ti importa molto e poi copia-incolli articoli (sulla cui validità potremmo discutere giorni) che sembrano palesi provocazioni agli utenti che hanno posizioni differenti.
    L'articolo viene da un sito francese femminista.
    non intendo sprecare il mio tempo a replicare all'articolo composto da ZERO fonti.


     
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  5. Koenig4
     
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    CITAZIONE (LordDrachen @ 31/7/2010, 01:48)
    Koenig, è straordinario come prima mandi PM dicendo che della questione femminismo/antifemminismo non ti importa molto e poi copia-incolli articoli (sulla cui validità potremmo discutere giorni) che sembrano palesi provocazioni agli utenti che hanno posizioni differenti.
    L'articolo viene da un sito francese femminista.
    non intendo sprecare il mio tempo a replicare all'articolo composto da ZERO fonti.

    Non hai mai perso la pazienza anzi sei stato sempre piuttosto flemmatico. Bene vuol dire che hai incassato una bella cannonata. Guarda io dalla mattina alla sera penso alla LIDI e alla sua sopravvivenza e lo faccio con un certo fanatismo. Non stò mica a pensare al femminismo e all'antifemminismo alla tua maniera ancora più fanatica della mia. Certo che potremmo discuterne giorni mica sono cieco. Cosa credi che non la veda la guerra di opinioni che stai conducendo sul forum? Ma potresti inondarmi pure della enciclopedia treccani ma non mi impressioni e non impressioni nessuno. Una guerra di opinioni non è un ragionamento ma solo una sterile polemica portata all'infinito. Io nel forum scrivo quello che mi pare E NON TI PERMETTERE PIU' DI DIRE QUELLO CHE DEVO SCRIVERE E QUELLO CHE NON DEVO SCRIVERE. Ed è sorprendente che proprio tu parli di provocazioni.
    Perchè non porti tu fonte per fonte delle tue chiacchiere inconsistenti?

    Tu non dovresti sprecare il tuo tempo a venire a fare le tue propagande nel forumlidi.
     
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    CITAZIONE (Koenig4 @ 31/7/2010, 01:08)
    Ma che stai dicendo! Mica l'hanno scritto le femministe. E' un discorso trascritto, c'è anche il link al testo originale. Io l'avevo capito fin dall'inizio che fare questi discorsi era molto molto grave, che si trattava di fanatismo integralista. E come c'è scritto nel testo, certe cause si possono portare avanti pure in italia tanti fenomenologie da baraccone realizzate nei paesi esteri puntualmente vengono replicate anche in Italia. Però è importante dire una cosa : se è vero che io non sono femminista e non sono rappresentato dal femminismo è anche vero che

    LA QUESTIONE MASCHILE NON RAPPRESENTA UOMINI COME ME!!!!!!!!

    E a te War che mi dicevi giorni fà che ho avuto una caduta di stile ti dico che

    E' QUESTO IL MIO STILE!!!!!

    Quando ti ho detto che hai avuto una caduta di stile mi riferivo ad altro, no di certo alla tua mancata adesione all'antifemminismo. Ma allora ti sei scusato di cosa?

    Hai sbeffeggiato un utente tirando in ballo una sua presunta scarsa attività sessuale "di interazione", facendo intendere che tu invece hai un'attività sessuale interattiva normale; un classico "io ce l'ho più lungo di te", ma interattivo, necessitante cioè della partecipazione di una donna.
    Poi magari quelli come te sono i primi che si lamentano che la donna è vista come un oggetto.

    Il testo originale è questo: www.topicsandroses.com/spip.php?article465

    Detto questo, se sono femministe, non significa che quello che scrivono sia una stupidata a priori.
     
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  7. Koenig4
     
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    Ho una compagna di nome Daniela da oltre dieci anni. Vuoi sapere altro? Io non ho sbeffeggiato gratuitamente, non sono un pazzo, ho reagito a chi per prima non ha rispettato le mie idee liquidandole come 'folli' quando io volevo sganciarmi da una guerra di opinione. Dopodichè non mi sono mica offeso per il tuo giudizio, per carità, volevo solo dire che il mio stile è sposare solo idee positive. C'è una grande differenza tra difendere idee positive in modo rozzo e difendere idee negative in modo raffinato. Mi sono scusato per onorare il forum. Dovessi passare 24 ore al computer troverò una dieci cento fonti indipendenti fra di loro e le impiccicherò in faccia a chi dice che è spazzatura. Un saluto.
     
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  8. Koenig4
     
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    Ne metto solo due di fonti indipendenti ma potrei continuare all'infinito. Non lo faccio perchè non ho un fanatismo integralista tale da volere portare avanti guerre di opinione. Andate a documentarvi voi che siete piuttosto 'colti' ma non potete certo sapere tutto.

    1. Da Internet ( fonte ) :

    Il 6 dicembre 1989, un uomo entrò al politecnico di Montreal, e in meno di 20 minuti uccise 14 donne e quattro uomini, e ferì 10 altre donne, prima di togliersi la vita.

    I numeri non sono casuali, l’omicida mirava espressamente alle studentesse. Nella sua lettera di addio, l’anti femminismo era indicato come il movente degli omicidi. Il movimento di liberazione delle donne gli aveva, a suo dire, rovinato la vita.

    2. Da Internet ( fonte ) :

    Polytechnique è un film canadese, più precisamente del Quebec girato da Denis Villeneuve. Girato a Montreal e basato sul massacro al Politecnico avvenuto il 6 dicembre del 1989, conosciuto anche come Il massacro di Montreal, il film documenta l’atroce evento attraverso gli occhi di due studenti e del giovane e folle assassino. Un giovane armato di fucile entra in una classe del politecnico, separa i maschi dalle femmine intimando ai primi di allontanarsi. Le ragazze sono terrorizzate ma il ragazzo le uccide freddamente così come altri studenti del politecnico. L’unica cosa che conosciamo come movente delle sue azioni è una sua forte misoginia esplicitata dalle lettere che scrive prima di commettere il massacro e che vedono come movente appunto il movimento femminista.
     
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  9. Koenig4
     
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    Ti invito a rileggere queste tre citazioni, nell'ordine TUA, MIA, del DOTT.ANEPETA.
    Dopodichè, sei libero di esprimere le tue opinioni e di scriverle pure nel forum così COME DEVE ESSERE PERMESSO A ME, ma se vuoi 'insistere' con me questa volta non perderò la pazienza esibendomi in cadute di stile ma ugualmente, visto che mi chiamo Koenig come la corazzata RE della marina imperiale tedesca, ti invierò qualche siluro a poppa in corrispondenza privata...

    CITAZIONE (Warlordmaniac @ 1/7/2010, 12:03)
    Il Saggio del dott. Anepeta dice molte cose, ma ovviamente non può parlare di tutto. Su una cosa si sofferma poco rispetto all'interesse che susciterebbe: il modo di vivere la sessualità.
    Io, pur essendo considerato, curriculum sessuale alla mano, un inattivo, penso di avere una vita sessuale. "Avere una vita sessuale" è un modo per dire che si fa sesso con una certa frequenza e in compagnia di qualcuno.
    In seguito all'apertura di mentalità che mi ha dato la lettura del TDA, io credo che ci sia da ristabilire regole e modi di pensare.
    Lo penso perché credo che la sessualità dell'introverso sia al di fuori da tutti questi parametri di giudizio sul sesso sano e sesso insano. L'introverso è un pensatore ed è normale che nella sessualità questo lato rimanga, anche se per il pensiero comune ciò è inaccettabile.
    Ho sempre pensato che il vero sesso sia pensato e che le effusioni siano soltanto una facilitazione e di conseguenza, se non si riesce ad avere un orgasmo solo con la forza del pensiero, ciò è dovuto soltanto a un limite di immaginazione. Leggendo il TDA, però, ho capito quanto introversi e estroversi possano essere diversi e tante cose che davo per universali invece erano vere soltanto per una parte della popolazione.
    Rimane il fatto che la mia capacità di immaginazione è massima quando non devo interagire con altre persone; quando devo interagire, sia nell'approccio verbale, che nel momento dell'effusione vera e propria, la sensazione di piacere datomi dall'immaginazione ha un calo verticale; incredibile resistenza invece dimostro nei momenti di "ispirazione" nei quali riesco ad essere piacevolmente disturbato da pensieri profani anche per giornate intere.

    Io credo che tutto questo quadro non sia patologico, ma in linea con le mie caratteristiche di introverso adolescente (31 anni).


    Confermate?

    CITAZIONE (Koenig4 @ 28/7/2010, 12:21)
    Dal saggio Timido, Docile, Ardente... pag.63

    "Il ragazzo introverso, invece, se è spinto timidamente a "provarci", scopre che il suo modo d'essere troppo "serio" esercita un fascino molto modesto sulle ragazze. Gli innamoramenti, peraltro, determinano regolarmente un effetto inibente sui desideri sessuali. Al di fuori dei periodi d'innamoramento, questi oscillano tra periodi di latenza, nel corso dei quali sono silenti, e periodi di attivazione che, dato lo stato globale di frustrazione, assumono spesso una configurazione fantasticamente perversa."

    Volevo chiederle se la frustrazione sessuale nell'uomo introverso possa generare, oltre alle fantasie sessuali perverse, anche una avversità o dei risentimenti verso la donna.

    Grazie.

    CITAZIONE (l.anepeta @ 29/7/2010, 19:26)
    La risposta è senz’altro positiva. Il rapporto tra frustrazione e rabbia/aggressività è stato stabilita sperimentalmente da molto tempo (Berkovits, Dollard, ecc.).
    Forse è più importante riflettere su di un altro aspetto, che io ritengo più significativo perché meno noto.
    Il cervello umano è sotteso da una tensione verso l’appagamento dei suoi bisogni che non è affatto diversa rispetto a quella degli animali. Il problema è che gli animali hanno bisogni molto più limitati e raggiungono l’appagamento sotto la spinta degli istinti, che sono pressoché infallibili.
    Nell'uomo ovviamente tutto è più complesso.
    La tensione desiderante umana verso l’appagamento è letteralmente infinita, perché essa riconosce come matrice la mancanza ad essere (lo scarto tra finitezza e Infinito) costitutiva della nostra consapevolezza esistenziale.
    La tensione infinita incide anche sui bisogni che, laddove vengono frustrati, ridondano, si infinitizzano (con il rischio di imboccare canali comportamentali compulsivi).
    La cosa peggiore, però, è che nell’uomo l’intensità dei bisogni comporta spesso una percezione soggettiva per cui essi vengono vissuti come diritti. La differenza non è di poco conto.
    Il bisogno è un’esigenza che spetta all’individuo che la prova tentare di realizzare, mettendo nel conto che la realizzazione non è scontata. Il diritto è il dovere di qualcuno nei confronti del soggetto, è, insomma, qualcosa che qualcuno (o al limite il mondo) gli deve.
    E’ sulla base della confusione tra bisogni e diritti che la frustrazione attiva rabbie massimali e fantasie di vendetta. La frustrazione, insomma, evoca nell’uomo il riferimento a qualcuno che ne è responsabile o ne ha colpa.
    En passant, è bene guardarsi da tutti i bisogni che vengono avvertiti come infiniti. Di solito non sono autentici e, nella misura in cui lo sono, sono inquinati dal desiderio di raggiungere la pienezza dell’essere, vale a dire di azzerare lo scarto tra finito e Infinito.
    Luigi Anepeta

     
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  10. LordDrachen
     
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    accusare l'antifemminismo utilizzando il gesto di un criminale come prova è come accusare il comunismo per l'esistenza delle Brigate Rosse.
    sbadiglio, e chiudo.
     
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  11. Koenig4
     
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    Il gesto di uno DEI TANTI PSICOPATICI è solo presentare la punta dell'iceberg. Abbi il coraggio di dire che ti ritiri in disordine visto che per la prima volta non hai argomenti.

    SICCOME ADESSO MI SONO VERAMENTE STANCATO ADESSO PUBBLICO UN SONDAGGIO DOVE CHIEDERE DI ESPRIMERSI IN FAVORE DELL'IDEOLOGIA FEMMINISTA O IN FAVORE DELL'IDEOLOGIA DEFINITA 'QUESTIONE MASCHILE' COSI' RISOLVIAMO UNA VOLTA E PER TUTTE IN MANIERA CIVILE...
     
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  12. LordDrachen
     
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    ma non eri tu quello contro le guerre d'opinione?
    hai così bisogno di sentirti maggioranza? io no.
    non è che smetto di scrivere le mie idee perché la maggioranza non condivide, sai?

    mi ritiro in disordine? no, non ho semplicemente voglia di discutere con un utente
    che ha questo atteggiamento, che usa l'attacco personale e che vede ogni post
    dell'altro come un piano malvagio teso a non so quale scopo...
    qua dentro c'è una diffusa mania di persecuzione.
    per quello che mi riguarda me ne sto ben lontano dall'entrare nella LIDI fino a che
    il clima è a questo livello.
     
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  13. Koenig4
     
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    Ti dico questo : io prima ero piuttosto indifferente al femminismo anzi mi chiedevo che ragione avesse ancora di esistere visto che la donna, secondo me, non aveva altro da difendere. La tua propaganda è stata il mezzo più efficace per convincermi a diventare femminista CON ORGOGLIO. Tutto quello che avevo da dirti te l'ho detto. Non mi disonoro dal continuare a risponderti.
     
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  14. Koenig4
     
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    CORAZZATA SMS KOENIG - KAISERLICHEMARINE - PRIMA GUERRA MONDIALE

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  15. Koenig4
     
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23 replies since 30/7/2010, 18:11   1073 views
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