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Danfor05.
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Ho deciso di postare qui una delle poesie più intime e personali della mia prima antologia. Si chiama La Mietitura ed ha parecchio a che vedere con l'Introversione.
Siedo sempre alla sinistra del vento
quand’esso sfiora i lembi di roccia
che s’alternano coi fiori maturi…
e da lì guardo gli aceri crescere
prosperando ai chiari raggi verticali
verso astri storti tenuti su da
generose mani.
Ombro il quarto anno della primavera
con i fischi d’una calma oziosa.
C’è erba che sale sulle mura
ed ogni giorno indosso i guanti
e afferro la falce.
Non m’intimorisco ai rombi che giù
dal precipizio risuonano sino alle
orecchie dei vecchi pastori;
vi sono abituato.
M’inquietano semmai le vette che sopra
le nuvole non riesco a mirare.
Ma ormai anch’esse si urtano, perdendo
i loro migliori giorni
fuori dal sole,
trasudando cenere che concima i campi
agevolando il mio passo.
E parlo di grazie, di virtù e di cuori
nascosti,
che non so afferrare
se non a parole.
E vivo l’amore, le gesta e il dolore
di chi lo scalò, il triste monte
celato agli sguardi di noi mietitori.
Cala poi la vecchia madre:
si riposano soli
i senza colpe che non odono più il brusio
delle cicale.
Parla della figura del mietitore, un ipotetico lavoratore immerso nella natura e che forma un tutt'uno con essa (panismo) che ogni giorno indossa i guanti ed afferra la falce per eliminare quell'erba che ostinatamente cresce sulle pareti di casa sua (il paradosso che siamo costretti quotidianamente a vivere attraverso le nostre azioni e la consapevolezza che comunque non c'è via di scampo, ci tocca questo). un uomo che perde i migliori giorni "fuori dal sole" che spreca la sua giovinezza ma non può far nulla per agire, se non continuare a mietere ogni cosa gli si presenti davanti. E' anche la figura del poeta che vive, per empatia, sentimenti che non conosce in prima persona (vivo l’amore, le gesta e il dolore/di chi lo scalò, il triste monte/celato agli sguardi di noi mietitori). Il tema fondamentale è proprio questa consapevolezza dell'assurdità che la vita rappresenta e, ciò nonostante, la perseveranza dell'uomo comune che ogni giorno affronta i problemi della quotidianità poichè soggetto alle paradossali logiche del vivere, a cui non si può sottrarre a meno di
soccombere. Si accettano commenti, suggerimenti o spunti per una riflessione. -
Terzapersona.
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E parlo di grazie, di virtù e di cuori
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E vivo l’amore, le gesta e il doloreLe donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
le cortesie, l'audaci imprese io canto,
...
Sei un poeta eroico
Scherzo, se dovessi scrivere una poesia con una falce (con il significato che hai espresso), credo che scriverei di non essere in grado di usarla (quella grande da contadino rende bene l'idea di quello che è per noi la vita pratica, un'arnese ingombrante e goffo difficile da usare).
Un caro saluto (alla Koenig ).