Scuola di strada

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  1. maria rossi
     
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    Equità e differenza È la scuola «democratica»
    di Marco Rossi-Doria

    Marco Rossi Doria è napoletano, nato nel 1954. È maestro elementare dal 1975. Ha insegnato in Italia e all’estero ed è da venti anni formatore di docenti sulle didattiche laboratoriali e le metodologie di contrasto della dispersione scolastica, del disagio e dell’esclusione precoce. Fondatore del progetto Chance, dal 1994 al 2006 è stato maestro di strada nei Quartieri Spagnoli di Napoli. Per conoscere la sua attività: http://marcorossidoria.blogspot.com


    Cos’è una scuola democratica? Per cercare le risposte a questa domanda - cruciale per un governo alternativo - bisogna chiedersi come dare basi solide al sapere di tutti e di ciascun bambino e ragazzo che vive in Italia. Su questo le differenti ricerche, nel campo pedagogico, psicologico e delle neuroscienze e l’esperienza dei sistemi scolastici di tutto il mondo dicono che l’acquisizione precoce e ben strutturata dei saperi fondamentali è la condizione indispensabile per apprendere anche dopo, avere un progetto di vita ed esercitare cittadinanza. Dunque, ci sono delle cose irrinunciabili, da imparare presto nella vita. E vanno rimossi gli impedimenti affinché ciò accada, nella misura del possibile per ognuno. Ma cosa sono queste cose da imparare presto nella vita? Ce lo dicono in parte le indicazioni per la nostra scuola di base. In primo luogo muoversi fisicamente bene. Esprimersi in diversi modi e contesti. Imparare presto e bene a leggere, comprendere e scrivere la lingua italiana. Perché la si sta perdendo in termini di lessico, di costruzione sintattica, di ortografia. E perché solo l’Italiano può oggi assumere la funzione decisiva di veicolo di nuova cittadinanza per chi arriva, senza negare le identità di ognuno. Acquisire i cardini della matematica e le procedure della logica indispensabili quanto la lingua a orientarsi nella complessità. Comunicare in una lingua straniera. Perché prima avviene e più si potrà migliorare poi. E perché mette su un piano di parità bambini italiani e non italiani rispetto al nominare il mondo in modo altro. Sapere la geografia e conoscere le basi di funzionamento della biosfera per guardare, insieme, ai problemi globali comuni, fin da piccoli. Sapere le linee fondamentali della storia, in ordine cronologico come raccomandava Braudel, e le grandi questioni antiche eppure aperte dell’umanità. Ma c’è anche da fare invadere la scuola dalla musica. Suonata insieme. Perché, insieme alla danza, è una lingua universale e sviluppa comunità, favorisce la creatività unitamente al rigore e la realistica valutazione della propria reale competenza e di quelle costruite insieme con gli altri. Tutte queste cose si imparano meglio con un approccio fondato sulla ricerca, sulla co-costruzione di procedure e di creazioni. Sul laboratorio. Che funziona proprio se condotto con rigore. In secondo luogo - ma al contempo si deve iniziare a imparare presto la cura delle coerenze tra contenuti e forme, la capacità di ideare, organizzare e portare a compimento azioni, opere, prodotti, da soli e insieme agli altri. E presto si deve avviare l’allenamento alla fatica e alle mediazioni che comporta. Per chi nasce in famiglie ben scolarizzate, l’acquisizione delle conoscenze nelle diverse discipline può avvenire anche altrove dalla scuola. Per chi non ha questo privilegio no. Perciò: assicurare un solido sapere di base in età precoce a chi non ha altra possibilità di farlo è esattamente ciò che distingue una scuola democratica. Una scuola democratica non è, dunque, contraria al merito. Al contrario, il poter acquisire merito, potenzialmente, da parte di tutti quelli che la frequentano è il suo mandato, è ciò che la rende repubblicana in senso proprio. Quello che, invece, non può essere il suo mandato è che vi sia una meritocrazia intesa in modo indipendente dalla discriminazione positiva indispensabile a compensare le differenze di partenza. Così i temi dell’equità e della differenza vanno rimessi al centro della politica per la scuola. Ma cos’è l’equità? Spesso l’equità a scuola - anche entro il nostro mondo di centro-sinistra - è stata intesa come il dare la stessa scuola standard a tutti: stesse ore di Italiano, Scienze, Matematica, offerte nello stesso modo. Ma questo non fa i conti con le differenze. Le rimuove. E le differenze, però, esistono. Allora: come dare diritto uguale a ragazzi che sono tra loro diversi per stili cognitivi, conoscenze di partenza, culture, modi di essere e fare? Non basta dire “eguali” per risolvere questa questione. Anzi, spesso è sbagliato. Va detto “diversi”. Perché è solo dalla diversità che è possibile negoziare i termini di un’effettiva eguaglianza. Nei confronti di una destra che, ben al di là degli estremismi della Lega, ha un’idea di scuola omologante perché fondata sulle funzioni trasmissive, che riducono le opportunità di apprendere e misurano il merito in modo riduttivo rispetto a una promozione delle persone che accolga le differenze, il centro-sinistra non può più rispondere con la mera difesa della scuola standard uguale per tutti. E questo lo dovremmo imparare dalle scuole. Che già da tempo danno risposte positive alla diversità, rispondendo ai bisogni di Mario e Segyeij, di Carla e Ida e Nadim. Le persone sono già al centro del grande cantiere della scuola italiana. Altrimenti non reggerebbe. Si tratta di un’opera immensa, di un artigianato civile diffuso. Ma con pochi mezzi e non sostenuto abbastanza, neanche da noi. Oggi il centro-sinistra deve poter accogliere l’evidenza che i bisogni formativi non sono uniformi. La rinuncia all’offerta standard dovrà essere accompagnata da un’idea di equità che ci fa finalmente uscire dal ventesimo secolo. E che si muove in tre direzioni contemporaneamente. Dà di più a chi parte con meno. Offre a ciascuno le opportunità sia per recuperare le proprie parti deboli che per nutrire le proprie parti forti, inclinazioni, talenti. Dedica spazi e tempi per fare scoprire a ognuno le proprie parti nascoste, non conosciute. Questo approccio necessita di un tempo-scuola duale, con momenti per tutti e momenti secondo i diversi bisogni. Chiama al superamento della rigida corrispondenza tra aula e classe. Il che richiede, necessariamente, il fatto che le aule diventino dei laboratori tematici, delle botteghe cognitive, pensati per livelli di competenza, con obiettivi e crediti modulari soprattutto dopo la scuola primaria, e che siano i ragazzi a girare anziché i docenti, facendo così privilegiare il gruppo di lavoro su compito rispetto alla lezione frontale. Tutto questo muta i termini stessi del governo degli spazi, della didattica, delle docenze. Ciò implica di allargare il tempo per il confronto tra insegnanti, di pensare a un organico a ciò funzionale, di rivedere il contratto scuola. E’ difficile? Sì. Ma non c’è alternativa se si vuole una scuola autenticamente democratica. E’ tempo di cambiare. [email protected]
    9 ottobre 2010 pubblicato nell'edizione Nazionale (pagina 34) nella sezione "Inchiesta"
     
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  2. imperia69
     
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    Ritengo sia stato uno degli interventi migliori della trasmissione Vieni via con me di ieri

    Elenco del peggio e del meglio della scuola
    (legge lo scrittore Domenico Starnone)
    1. La scuola peggiore è quella che si limita a individuare capacità e meriti evidenti. La scuola migliore è quella che scopre capacità e meriti lì dove sembrava che non ce ne fossero.
    2. La scuola peggiore è quella che esclama: meno male, ne abbiamo bocciati sette, finalmente abbiamo una bella classetta. La scuola migliore è quella che dice: che bella classe, non ne abbiamo perso nemmeno uno.
    3. La scuola peggiore è quella che dice: qui si parla solo se interrogati. La scuola migliore è quella che dice: qui si impara a fare domande.
    4. La scuola peggiore è quella che dice: c’è chi è nato per zappare e c’è chi è nato per studiare. La scuola migliore è quella che dimostra: questo è un concetto veramente stupido.
    5. La scuola peggiore è quella che preferisce il facile al difficile. La scuola migliore è quella che alla noia del facile oppone la passione del difficile.
    6. La scuola peggiore è quella che dice: ho insegnato matematica io? Sì. La sai la matematica tu? No. 3, vai a posto. La scuola migliore è quella che dice: mettiamoci comodi e vediamo dove abbiamo sbagliato
    7. La scuola peggiore è quella che dice: tutto quello che impari deve quadrare con l’unica vera religione, quella che ti insegno io. La scuola migliore è quella che dice: qui si impara solo a usare la testa.
    8. La scuola peggiore rispedisce in strada chi doveva essere tolto dalla strada e dalle camorre. La scuola migliore va in strada a riprendersi chi le è stato tolto.
    9. La scuola peggiore dice: ah com’era bello quando i professori erano rispettati, facevano lezione in santa pace, promuovevano il figlio del dottore e bocciavano il figlio dell’operaio. La scuola migliore se li ricorda bene, quei tempi, e lavora perché non tornino più.
    10. La scuola peggiore è quella in cui essere assenti è meglio che essere presenti. La scuola migliore è quella in cui essere presenti è meglio che essere assenti.
     
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  3. tandream
     
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    Noi ci meritiamo la scuola peggiore, e sottolineo che ce la meritiamo. La riforma della Gelmini era inevitabile per quanto si possa essere tutti contrari. Non c'è nulla da fare, non è colpa della destra che sta al governo (mica è comunque masochista), questa crisi è devastante, a me fa male dentro, ma non ci sono alternative. Credo che l'unica cosa che possiamo fare davvero tutti è adattarvisi.
     
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    1. La scuola peggiore è quella che si limita a individuare capacità e meriti evidenti. La scuola migliore è quella che scopre capacità e meriti lì dove sembrava che non ce ne fossero.

    A parole è facile, poi arrivi lì e ti trovi 30 esaltati che devi domare e hai anche un programma da seguire.


    2. La scuola peggiore è quella che esclama: meno male, ne abbiamo bocciati sette, finalmente abbiamo una bella classetta. La scuola migliore è quella che dice: che bella classe, non ne abbiamo perso nemmeno uno.

    Non parlano della stessa classe evidentemente. Se uno merita di essere bocciato, si deve bocciare. La prima frase si dice quando in una certa classe ci sono soggetti che disturbano e quindi, fermati loro, quelli che vanno avanti non avranno più elementi di disturbo. Spesso sono i ragazzi stessi che si lamentano che gli insegnanti hanno bocciato troppo poco.


    3. La scuola peggiore è quella che dice: qui si parla solo se interrogati. La scuola migliore è quella che dice: qui si impara a fare domande.

    Demagogia. Credo che qualsiasi insegnante accetti domande pertinenti.


    4. La scuola peggiore è quella che dice: c’è chi è nato per zappare e c’è chi è nato per studiare. La scuola migliore è quella che dimostra: questo è un concetto veramente stupido.

    Infatti la scuola dell'obbligo è fino a 16 anni.


    5. La scuola peggiore è quella che preferisce il facile al difficile. La scuola migliore è quella che alla noia del facile oppone la passione del difficile.

    Tsé. Teorizzazione insignificante: se un insegnante vede che il facile viene compreso dalla maggior parte, allora passerà al difficile. Se si parte dal difficile c'è rischio di dover tornare indietro.


    6. La scuola peggiore è quella che dice: ho insegnato matematica io? Sì. La sai la matematica tu? No. 3, vai a posto. La scuola migliore è quella che dice: mettiamoci comodi e vediamo dove abbiamo sbagliato

    Demagogia. E ipocrisia. Prima di tutto non è una lezione privata, perché non hai il tempo di metterti comodo e parlare. Poi, se uno non capisce e gli altri sì, perché è l'insegnante ad aver sbagliato? E gli altri che sono, geni? I giovani non hanno il diritto di sbagliare??


    7. La scuola peggiore è quella che dice: tutto quello che impari deve quadrare con l’unica vera religione, quella che ti insegno io. La scuola migliore è quella che dice: qui si impara solo a usare la testa.

    Che in pratica, cambia poco.



    8. La scuola peggiore rispedisce in strada chi doveva essere tolto dalla strada e dalle camorre. La scuola migliore va in strada a riprendersi chi le è stato tolto.

    Troppi film.


    9. La scuola peggiore dice: ah com’era bello quando i professori erano rispettati, facevano lezione in santa pace, promuovevano il figlio del dottore e bocciavano il figlio dell’operaio. La scuola migliore se li ricorda bene, quei tempi, e lavora perché non tornino più.

    Questa è davvero grossa! Perchè mescolare due concetti che tra loro non c'entrano? I figli dei ruffiani potenti sono protetti anche oggi, parola di insegnante. Quando i professori erano rispettati, i ragazzi raggiungevano livelli molto superiori di quelli attuali.


    10. La scuola peggiore è quella in cui essere assenti è meglio che essere presenti. La scuola migliore è quella in cui essere presenti è meglio che essere assenti.

    Frase ad effetto e rivelante il regime. Vuole dire che la scuola deve piacere ed invogliare i ragazzi ad essere presenti. Da qui si evince come sono gli studenti stessi a decidere se andare a scuola o no.
     
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  5. maria rossi
     
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    Il lavoro di insegnante non è facile, non è supportato o affiancato da nessuno e mette a dura prova motivazioni, risorse ed impegno. E' sicuramente, per come è conformata la scuola oggi, un lavoro usurante e "a rischio" (molti i soggetti che vanno in burnout, che ciclicamente si mettono in malattia per esaurimento fisico e psichico, ecc.ecc.).
    Come alter professioni che hanno a che fare con le persone, con materiale umano richiedono una pulsione vocazionale molto forte che però non può bastare e così anche persone in gamba, appassionate e capaci ad un certo punto devono decidere (consapevolmente o meno) se fare della loro professione una vera e propria "missione" (come quella del missionario, appunto) o scegliere il male minore e adattarsi alla realtà per salvare,magari, altri aspetti della loro vita (affetti, famiglia, passioni esterne, ecc.ecc.). Comprensibili e umanissime entrambe le scelte anche se entrambe amare perchè implicano una scissione, un'alienazione tra essere e fare obbligata che, alla lunga, si paga comunque ad alto prezzo. In un caso ci si vota ad una causa sacrificando magari tutto il resto, nell'altro si riduce una vocazione ad un semplice lavoro impiegatizio.

    Credo che questo elenco sia solo un elenco.
    Le frasi saranno anche un pò retoriche o ad effetto ma (di fondo) dovrebbero far identificare, non allontanare un insegnante/adulto ad un un suo collega.

    Più che troppi film mi sa che bisognerebbe rileggere dei grandi classici come descolarizzare la società, libertà ed educazione, freire, frenet, lettera ad una professoressa, sir ken robins e andare a vedere da vicino il progetto Chance a Napoli...
     
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  6. star***
     
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    Sarà un discorso retorico, ma non ci sono più soldi perchè ci sono politiche di malgoverno indipendenti da chi sta al governo, chi va va e sparecchia tutto quello che trova.
    Non ci lasciano neanche più le bricciole.
    Riguardo la scuola ci sono moltissime sperimentazioni di scuole diverse che funzionano benissimo, non meno l'asilo dove va mia figlia. Le strade da percorrere ci sono, è solo che non si ha la voglia e la coscienza per farlo.
    Un abbraccio
     
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    CITAZIONE (star*** @ 2/12/2010, 10:38) 
    Riguardo la scuola ci sono moltissime sperimentazioni di scuole diverse che funzionano benissimo, non meno l'asilo dove va mia figlia.

    Come fai a dire che funzionano benissimo?
     
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  8. LordDrachen
     
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    mi risulta particolarmente simpatico l'intervento di WLM.
    credo che lo stesso concetto moderno di scuola sia fallimentare, o in alternativa, sia cmq lontano
    da quello che l'insegnamento dovrebbe essere.
    c'è una deriva che passa per la parola "formazione" in chiave economicista e/o ideologica.
    l'economia vorrebbe che la scuola preparasse "risorse umane".
    la politica vorrebbe che la scuola preparasse cittadini ubbidienti proni ai dogmi della società.
    entrambe le cose sono a mio avviso una distorsione orribile.

    ho espresso alcuni commenti anche io, ieri, nel mio blog (in fondo al post).
    http://lorddrachen.wordpress.com/2010/11/3...o-agli-elenchi/
     
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  9. tandream
     
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    CITAZIONE (Warlordmaniac @ 2/12/2010, 10:39) 
    CITAZIONE (star*** @ 2/12/2010, 10:38) 
    Riguardo la scuola ci sono moltissime sperimentazioni di scuole diverse che funzionano benissimo, non meno l'asilo dove va mia figlia.

    Come fai a dire che funzionano benissimo?

    Infatti, è come dire che funzionano benissimo tutte le coppie o le famiglie, a tutti piace crederlo.
     
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  10. pisanacollodi
     
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    Solo "domande pertinenti"? (mi riferisco a Warlordmaniac, non so fare il copia e incolla, qui dentro.) Magari solo domande intelligenti? Di quelle che piacciono ai prof? Che non esplorano, non sanno divergere, non corrono il rischio di sembrare cretine o banali? Se io, che sono più che adulta, sono stata studentessa e dopo prof dovessi pensare di fare solo domande "pertinenti", credo che starei zitta, smettendo anche di ascoltare.
     
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  11. LordDrachen
     
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    si dovrebbero poter fare tutti i tipi di domanda. ma bisogna poi anche saper ascoltare la risposta, soprattutto se viene da qualcuno che ha più esperienza.
    l'insegnamento non è un dibattito e non è mero travaso di conoscenza.
     
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  12. star***
     
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    Perchè i bambini sono molto sereni e anche le insegnanti? Avete mai messo piede in un asilo nido moderno a pagamento o comunale che sia?
    Ci sono delle cose che sono fondamentali per la serenità del bambino e che vanno rispettate.
    Le sperimentazioni sono molte, bisogna come al solito mettersi a leggere e approfondire non è che posso spiegare tutto su internet. C'è Ivan Illich, la scuola di Barbiana, le scuole steineriane, le montessori, la pedagogia della lumaca, i libri di Bernardi. I gruppi scuola della LIDI. Le insegnanti delle LIDI. C'è una tonnellata di roba da leggere sulla scuola e sulle sperimentazioni non si può riassumere tutto in un flash. Ma anche se utopico, ci sono altri modi di gestire le cose. Però non si seguono.
     
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    CITAZIONE (pisanacollodi @ 2/12/2010, 14:05) 
    Solo "domande pertinenti"? (mi riferisco a Warlordmaniac, non so fare il copia e incolla, qui dentro.) Magari solo domande intelligenti? Di quelle che piacciono ai prof? Che non esplorano, non sanno divergere, non corrono il rischio di sembrare cretine o banali? Se io, che sono più che adulta, sono stata studentessa e dopo prof dovessi pensare di fare solo domande "pertinenti", credo che starei zitta, smettendo anche di ascoltare.

    Bene. E' aperta la caccia al professore stronzo.

    Io ho soltanto voluto confutare la frase: "3. La scuola peggiore è quella che dice: qui si parla solo se interrogati. La scuola migliore è quella che dice: qui si impara a fare domande."

    Ho voluto dire che nessun professore dice che quando c'è lui si può parlare soltanto se interrogati; a tutti è concesso di fare domande di chiarimento sull'argomento della lezione e credo che qualsiasi insegnanti reputi legittimo questo tipo di domanda.
    Purtroppo c'è del vittimismo dovuto al fatto che tutti sono stati studenti e pochi sono stati insegnanti, quindi la figura dello studente attira più empatia. Si vuole ancora dipingere il professore come un despota intransigente, anche se coloro che si avvicinano a questa descrizione sono tutti andati in pensione. Adesso l'insegnante si comporta in maniera diversa, ma la scuola è un argomento vastissimo che meriterebbe un discorso completo.
    Ci sono troppe ipocrisie, contraddizioni e falsi miti da sfatare. Avevo aperto un forum cercando di trattarli ma ho avuto troppo pudore nel pubblicizzarlo.





    CITAZIONE (star*** @ 2/12/2010, 14:59) 
    Perchè i bambini sono molto sereni e anche le insegnanti? Avete mai messo piede in un asilo nido moderno a pagamento o comunale che sia?

    Asilo nido? ah niente, pensavo ad altro.
     
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  14. pisanacollodi
     
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    Scusa, ma a me sembra che la caccia l'hai aperta tu, banalizzando e minimizzando l'apporto che ha dato Starnone. Mi è seccato, lo ammetto. Lui mi piace moltissimo e "via Gemito" è un bellissimo romanzo sulla crescita di un introverso. Se hai scritto delle cose sui falsi miti della scuola, comunque mi piacerebbe leggerle.
     
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    CITAZIONE (pisanacollodi @ 2/12/2010, 23:10) 
    Scusa, ma a me sembra che la caccia l'hai aperta tu, banalizzando e minimizzando l'apporto che ha dato Starnone. Mi è seccato, lo ammetto. Lui mi piace moltissimo e "via Gemito" è un bellissimo romanzo sulla crescita di un introverso. Se hai scritto delle cose sui falsi miti della scuola, comunque mi piacerebbe leggerle.

    Invece secondo me il tuo mito ha detto delle banalità; non c'è problema, la pensiamo in modo diverso.



    http://digiland.libero.it/forum/viewtopic....231214&t=431357

    Edited by Warlordmaniac - 3/12/2010, 22:50
     
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17 replies since 26/10/2010, 14:15   465 views
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