Perché la LIDI non è attiva

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  1. 00orange00
     
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    beh insomma ho pensato a cosa può essere interessato un introverso?
    vegetariani
    forum per cani e gatti
    etica
    diritti animali
    atei
    che altri vi vienie in mente?
    per ora ha funzionato ...
     
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  2. Koenig4
     
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    I temi più cari sono ateismo, pacifismo, animalismo, ecologia e alimentazione vegetariana. L'audience del forum va valutata nei suoi lati positivi e negativi. Il lato negativo e' che se ci sono troppe discussioni e troppi messaggi il forum andrebbe 'troppo veloce' per una persona introversa. Il lato positivo e' avere un progetto di successo e avere una migliore indicizzazione dei post che vengono quindi messi in prima pagina nei motori di ricerca. Un saluto.
     
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  3. lisa.c
     
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    CITAZIONE (pisanacollodi @ 4/12/2010, 15:00) 
    Ieri ci siamo incontrati a casa mia. Eravamo il gruppetto di "romani" che da giugno del 2010 stanno provando a rimettere in piedi qualche attività della LIDI, su iniziativa di Renzo Marinoni. Il tema era quello di tirare un pò le fila rispetto ai gruppi operativi dal 2008 : essenzialmente, un gruppo per la scuola, (in origine: Caterina De Martiis, Elvira Rossi, Maria Rossi, Fiorenza Foà, Alessandra Bonessi, Gelsomina Sesta, Annamaria Vitullo, Pisana Collodi, Sergio Marconi, Cristiano Nocente, con vari abbandoni e rarefazioni di presenze e di fatto solo 3 interventi attivi per il 2009.10), un gruppo-laboratorio di teatro (Ilaria Dusi e Davide Proietti, con un piccolo e variabile numero di partecipanti), un gruppo di autoaiuto per adulti, con un sotto gruppo per le tematiche femminili(Renzo Marinoni e Angela Pardo) un gruppo di lettura (Tiziana Silvestri) ) ,un gruppo di riflessione sulla maternità (Alessia (non ricordo il suo cognome) e Maria Rossi).
    Tutte iniziative diverse, alcune più intense, con presenze attive e vivaci, altre più stentate. Di fatto, sopravvive (nel senso che lavoricchia) solo il gruppo scuola, che però non si incontra più, nè ha avuto l'occasione per riflettere e descrivere il lavoro svolto (Caterina, Elvira, Maria nella suola elementare, Pisana e Annamaria con Fiorenza, nella scuola superiore, Annamaria da sola alle medie). Insomma, le cose sono ferme (tolte le conferenze ed il forum) e ieri, a casa mia, abbiamo provato a riflettere sulla stasi. Sono uscite fuori diverse posizioni o proposte anche concrete (per es. cercare più rapporti con le istituzioni: municipi, ecc), che ognuno di noi, spero, proverà a riassumere. Io per parte mia scrivo qui qualche ipotesi sulla stasi, riguarda il modo di essere introverso, forse può interessare anche chi non ha partecipato ai gruppi.
    Il concetto di Introversione, così come l'ha formulato, sulla base dei suoi studi e della sua pratica, Luigi Anepeta, è un concetto affascinante, che può indurre molta identificazione ed entusiasmo, in particolare tra gli introversi. Chi di noi si è trovato a doverci lavorare o riflettere sopra, però, a mio avviso, proprio come introverso, si è trovato di fronte a due nodi importanti, che ritengo utile evidenziare.
    1) Gli introversi sono iper dotati rispetto al bisogno di appartenenza, tendono ad idealizzare i maestri, alla "replicazione" culturale, con molta applicazione ma a volte con la paura di innovare, soggettivizzare, ritradurre i concetti secondo la loro esperienza, i loro ambiti, le loro potenzialità specifiche: questo si può (sempre secondo me) tradurre nel dover diventare cloni o ripetitori di un'idea, o accademici: non senza pagare un prezzo, in termini, alla lunga, di noia, disimpegno, o incattivimento. Infatti...
    2)Gli introversi, di solito, hanno un certo potenziale di individuazione, che li deve, in qualche modo costringere a mettere l'impronta soggettiva, creativa, in ciò che fanno, sennò... non lo fanno, si fermano. Se il potenziale di individuazione è bloccato o negato (dalla stessa persona che ha paura di azzardare) il risultato è la persecuzione (tramite piccole cattiverie, attacchi o disconferme) di chi, comunque, qualche iniziativa l'ha azzardata . Oppure è il disimpegno, la fuga dal legame, il diventare periferici e annoiati.
    Coltivare il bisogno di individuazione non è immediato: si tratta di mettere ogni tanto il piede nel vuoto, di sapere che la strada si crea camminando. (non ricordo dove ho letto questa frase, mi piace). C'è anche un travaglio, nella soggettivizzazione, che può essere faticoso, caotico o (a me succede spesso) farti sentire stupida, o sbagliata, o semplicemente spersa. Però c'è il gusto dell'avventura, il lusso di potere sbagliare strada, lasciare la strada maestra e prendere i sentierini, che , alla lunga, paga.
    Ho 53 anni, un lungo impegno nel lavoro di cura, 13 anni di insegnamento, due figli. Spesso mi sono chiesta se ci fossere ingredienti particolari buoni per fare venire alla luce il bisogno di individuazione nelle persone (e in me stessa), pensando ai danni (in termini di invidia, dolore, perdita di senso) dei blocchi. Alla luce delle varie esperienze, mi sembra fondamentale avere, sia rispetto all'ambiente esterno che interno, un minimo di sostegno affettivo, uno sguardo che incoraggi e dia senso e una consistente dose di libertà, per tollerare il disordine della ricerca.
    La riunione di ieri sera (presenti: Pisana, Alessia, Gelsomina, Ilaria, Alessia, Fiorenza, Tiziana, Davide , Renzo, Annamaria), intanto, ha partorito un'idea che mi sembra buona: incontrarci più spesso, anche solo per stare insieme.

    Pisana, il tuo bell’intervento serve sicuramente per poterci confrontare con la nostra scarsa propensione a portare a compimento i progetti. Ci vuole un po’ di pazienza e, magari, qualche energia nuova.

    A proposito del gruppo scuola, inserisco un estratto della bozza del verbale dell'Assemblea del 17 aprile scorso nel quale viene riportato il lavoro svolto almeno alla data di quella riunione.

    Spero che possa servire, come è servito a me, ad avere contezza del fatto che l’attività del gruppo scuola merita di essere portata avanti e ulteriormente diffusa.

    ***

    "- Per il gruppo scuola, è intervenuta, per prima, la dott.ssa Elvira Rossi che ha esposto il progetto “DiversaMente”, ancora in corso presso la scuola d’infanzia e la scuola primaria dell’Istituto Comprensivo Pietro Maffi.
    Si riportano, testualmente, gli appunti sui quali la dott.ssa Rossi ha impostato il suo intervento, arricchendoli – nel corso dell’esposizione - di stimoli e suggestioni:
    “DiversaMente, progetto pilota sul "valore della diversità introversa rivolto alle insegnanti e ai bambini della scuola d'infanzia e primaria dell'Istituto Comprensivo Via Pietro Maffi.

    Il progetto, avviato a settembre (2009) si concluderà il 19 maggio (2010); coinvolge un gruppo di 10 insegnanti e i bambini di due sezioni della scuola d'Infanzia e 2 classi della Primaria una seconda e una quarta elementare.

    Dopo una presentazione iniziale e una introduzione teorica sulle problematiche legate al modo di essere introverso e agli obiettivi del progetto si è proposto agli insegnanti il metodo di lavoro.

    Otto incontri, ciascuno di due ore, con gli insegnanti, in cui riferiscono situazioni di bambini inibiti con cui loro hanno difficoltà di relazione e si discute insieme riflettendo e proponendo metodologie operative sia per quanto riguarda l'ambito didattico che psicologico.

    Una parte più pratica:
    > un laboratorio con le insegnanti
    > un circle time in ogni sezione e classe
    > un incontro con attività di laboratorio con ogni sezione e classe.

    Gli insegnanti hanno partecipato con molto interesse e si sono verificati dei cambiamenti rispetto alla relazione con singoli bambini e nella modalità di lavoro con tutta la classe.
    In questo senso è stato molto utile il nostro lavoro in classe con i bambini.

    Dal questionario fatto a metà del corso emerge che gli insegnanti hanno ritenuto molto utile lo scambio tra di loro e sono desiderosi di continuare ad avere strumenti sia a livello pedagogico che psicologico.

    Quello che noi abbiamo capito è che se si lavora per "stare bene insieme a scuola"( libro della dott.ssa Francescato) anche i bambini introversi trovano una loro possibilità di esprimersi e di valorizzarsi e gli insegnanti delle classi e sezioni coinvolti più direttamente nel progetto hanno ricevuto degli stimoli in questo senso. Il coinvolgimento attivo nei laboratori e nei circle time di quei bambini che, di solito, hanno difficoltà ad esprimersi ha fatto nascere negli insegnanti il desiderio di inserire queste metodologie nel lavoro quotidiano in classe.

    Il lavoro fatto con i bambini ci ha restituito un clima di solidarietà e di convivenza con la diversità: bambini stranieri, bambini inibiti o con handicap. Quindi possiamo ipotizzare che lavorare con bambini piccoli che hanno ancora interessi e spontaneità potrebbe costituire un lavoro di prevenzione rispetto all'appiattimento delle coscienze e all'omologazione culturale del periodo adolescenziale”.

    La dott.ssa Rossi ha, inoltre, evidenziato che gli insegnanti si dimostrano particolarmente coinvolti nella realizzazione dell’iniziativa e chiedono informazioni sui possibili sviluppi patologici legati all’introversione. Ha, successivamente, messo in evidenza il fatto che gli stessi, in occasione della somministrazione dei questionari, hanno ben accolto la possibilità di confrontarsi serenamente tra di loro su alcuni temi professionali, dato che ciò accade raramente.
    Grazie al clima di collaborazione, si sono registrati taluni cambiamenti immediati come, ad esempio, l’ampliamento dello spazio-lavoro con i bambini. Il gruppo scuola ha poi rilevato che non è necessario un contesto o un metodo particolari per creare un clima di serenità, in quanto, in questo caso, anche i bambini più inibiti hanno lavorato insieme agli altri. Per gli insegnanti, la possibilità di osservare le reazioni dei bambini è stata importante, considerando che questi ultimi hanno lavorato anche per tre ore consecutive senza stancarsi. Tra i vari temi affrontati ci sono stati quello del “segreto” e quelli dell’“affezione”. I bambini si sono dimostrati riflessivi, molto attenti e solidali soprattutto nei confronti dei compagni più deboli. La dott.ssa Rossi ha, infine, aggiunto che sono state effettuate delle videoriprese del lavoro finora svolto, ai fini della sua documentazione.

    Sono intervenute, successivamente, la dott.ssa Annamaria Vitullo e la Professoressa Fiorenza Foà per informare i presenti sull’evoluzione del progetto “Prevenire il bullismo e i disagi psicologici in ambito scolastico”, a cui sta partecipando anche la dott.ssa Collodi. Il progetto è stato presentato e approvato presso la scuola Professionale Statale per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione “A. Vespucci” di Roma. La eterogeneità della classe del primo anno, in cui si sta realizzando il progetto, è rappresentata soprattutto dalla differenza di età (dai 14 ai 18 anni) tra gli alunni e dalla multietnicità, dato l’alto tasso di cittadini stranieri.
    L’incontro inaugurale con gli insegnanti è avvenuto nel mese di febbraio di quest’anno per una prima fase di reciproca conoscenza.
    Il secondo incontro è stato con gli studenti per un primo momento di “Accoglienza e Introduzione” degli aspetti teorici quali “Appartenenza e Individuazione” e “Introversione”.
    Attraverso l’esame del tema dell’appartenenza, si è cercato di dare un significato al rispetto delle regole scolastiche, dando al concetto di “dovere” il significato di “impegno”, premessa per il conseguimento di buoni risultati. I ragazzi, pur condividendo il senso di tale insegnamento, non riescono a dargli concreta attuazione.
    Durante il terzo incontro, coinvolgente per tutti i partecipanti, si è approfondita la fase esperienziale ed emotiva – denominata “Lavorare con le emozioni”- affrontando temi quali gioia, rabbia, felicità, ecc.
    I ragazzi hanno giocato sui ruoli affettivi (roleplaying): dall’innamoramento come fantasia, alla coppia, fino alla discussione sulla famiglia composta da genitori e figli, con approfondimenti su temi riguardanti i conflitti, la cooperazione e la coesione di gruppo.
    Un dato che è emerso è un appiattimento diffuso: i ragazzi sono estremamente anestetizzati o, all’opposto, qualcuno tende ad assumere il ruolo di leader.
    Nel quarto incontro, con l’introduzione del tema della “fiducia in sé”, anche in vista di un impegno scolastico che porti a recuperare alcune insufficienze, si è avviato “un rinforzo didattico”. Ciò significa, nel quotidiano, che gli alunni e gli insegnanti si sono impegnati in una collaborazione attraverso l’utilizzo di tesine e interrogazioni programmate e sostegno pomeridiano ai più bisognosi.
    Il progetto ha previsto, tra le altre attività, anche la proiezione di due film: “Caterina va in città” e “Ovosodo”.
    I ragazzi si sono dimostrati intelligenti e ricettivi. Hanno accettato con facilità di stare alle regole.
    Gli studenti, inoltre, nonostante dividano gli stessi spazi, non si conoscono realmente tra di loro. Sono emersi problemi a livello familiare e pochi sono i punti di riferimento esterni a tale contesto.
    Molto frequentemente si sono riscontrate forme di disimpegno, in quanto sembra mancare una vera e propria cultura in tal senso. Non si sono registrati esempi propositivi da parte degli studenti, volti anche a rappresentare un punto di riferimento per gli altri. Di fronte al minimo insuccesso, c’è la tendenza a ritenere che l’obiettivo sia troppo ambizioso e che, in sostanza, si stia perdendo tempo.
    E’ intervenuta la Professoressa Foà, coordinatrice nella scuola del “gruppo-classe”, che – prestando la propria attività presso la scuola che ospita il progetto - sta cercando di dargli pratica attuazione.
    All’inizio ha riscontrato che i ragazzi erano titubanti mentre solo successivamente hanno iniziato a organizzarsi in un’atmosfera molto più equilibrata. D’altra parte, si deve gestire anche la relazione con i colleghi che non sempre sono disponibili ad accettare consigli su ambiti che ritengono di propria esclusiva competenza.
    La maggior parte dei professori assumono, di solito, un atteggiamento ambivalente: essi desidererebbero sostegno ma, allo stesso tempo, i progetti vengono vissuti come un’intrusione nel campo della didattica.
    I ragazzi si sono dimostrati interessati alle esperienze condivise dai loro insegnanti; soprattutto ha destato interesse e stupore il racconto dell’iter di studi di uno di loro che ha ammesso di essere stato rimandato in una materia.
    Gli esiti, in generale, si possono considerare positivi."
     
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  4. LADINTJ
     
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    CITAZIONE (tandream @ 12/12/2010, 15:39) 
    CITAZIONE (00orange00 @ 11/12/2010, 22:20) 
    secondo voi dove altro potrebbe andare un introverso su internet? ho pubblicizzato anche su italiansubsaddicted

    Su youporn ? :ph34r:

    Ahahah!!! Lì di sicuro... :D
     
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  5. houccisotoniocartonio
     
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    che peccato era proprio figo il gruppo scuola... ma si possono vedere quei filmati?
     
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  6. Save The World
     
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    CITAZIONE
    secondo voi dove altro potrebbe andare un introverso su internet? ho pubblicizzato anche su italiansubsaddicted

    sul forum nel mio banner, prova lì...
     
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  7. francescoburich
     
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    Come dice Lisa, nuove energie sono necessarie anche per dare un po' d'innovazione. ogniuno può portare delle nuove idee, un'attivismo maggiore rispetto a quello che si è dato sino ad adesso, partendo però non dal niente e neanche dal poco, ma da quello, e non è poco, che sino ad adesso è stato fatto.
     
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51 replies since 4/12/2010, 15:00   2029 views
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