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tigellino11.
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Riflettevo sul fatto che a parer mio in Sicilia è esistito parzialmente, in passato, un paragdima di sensibiltà introversa socialmente accettata e di pregio.
L'essere di poche parole e esteriormente imprescrutabile come un giocatore di poker professionista però "contundente" e risoluto nelle proprie azioni erano le qualità più apprezzate negli uomini e anche delle donne.
M riferisco però alla figura dell'introverso ben strutturato adulto , giacchè per il ragazzo neotenico o per l'introverso nevrotico non c'era molta comprensione.
All'epoca non esisteva proprio il mondo "estrovertito" che conosciamo; Un uomo che parla troppo, comunicatore,intrattenitore era lungi dall'essere considerato il massimo (fatta eccezione per gli avvocati o commercianti ), le ragazze manco se la potevano immaginare la possibilità di passare la loro adolescenza e giovinezza all'interno di comitive dove i ragazzi si comportano come anchormen che si disputano la loro attenzione, i padri le costringevano con le buone e le cattive a un introvertimento sociale forzato; a volte il lutto,per esempio, era portato per tutta la vita dalle donne.
Tutto ciò si inseriva in un più ampio quadro ambientale siciliano dalle tinte peculiarmente fosche; la morte (insieme alle speculazioni e ai sentimenti a lei legati), aveva un ruolo più "partecipe" nell'anima siciliana: erano i morti ,e solo loro che portavano i regali ai bambini, il 2 di novembre e per estensione anche i findanzati potevano farsi regali in quella data.
Bè, per un introverso non era proprio male, voi che dite?.