La sindrome di Medea

dalla tragedia greca ai nostri giorni

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    Mentre la realtà che ci circonda e il mondo in cui viviamo continua ad affermare il mito dell'indipendenza, isolando le persone dal gruppo di appartenenza, ogni giorno, davanti ai nostri occhi la sofferenza dell'uomo e il male di vivere continuano a mietere le proprie vittime.
    Vittime del momento di debolezza che ogni essere umano prima o poi si trova ad affrontare. Di fronte ad una comunità che si stringe e si preoccupa solo nel momento in cui tutto è accaduto. E che famelica continua a succhiare come un vampiro energia dalla soffernza dell'altro. Che cosa possiamo dire o fare?
    Io mi sento veramente impotente, vittima di una società e di un mondo che non ho scelto. Continuo nelle mie piccole scelte quotidiane ad alleggerire la gabbia in cui sono costretta a vivere, ma quando ci si trova incastrati per forza? Che cosa si può fare? Nei momenti in cui siamo deboli a chi possiamo rivolgerci?
    Riporto un brano della Medea di Euripide per riflettere ancora una volta sulla maternità, sul dolore e la sofferenza che spesso attanaglia le donne in momenti di debolezza e di solitudine.
    Un abbraccio

    " Donne corinzie, per fuggire il biasimo
    uscita son, venuta a voi. Conosco
    molti superbi: n'ho veduti io stessa,
    d'altri ho udito parlare; e v'ha chi trista
    fama lucrava d'albagia, per vivere
    troppo in disparte. Ma non bene gli uomini
    sol per veduta giudicano, quando
    c'è chi aborrisce altrui, senza conoscerne
    l'animo a fondo, sol per vista, senza
    che torto n'abbia ricevuto. Un ospite
    uniformarsi in tutto alla città
    deve; né pure un paesano lodo
    che per troppa baldanza ai cittadini
    riesce ingrato, o per serbarsi incognito.
    Su me piombò questo inatteso evento,
    e il cuore mi spezzò. Perduta io sono:
    piú non ho gioia della vita, e voglio
    morire, amiche, quando l'uom che tutto,
    lo vedo or bene, era per me, lo sposo
    mio, s'è mostrato il piú tristo degli uomini.
    Fra quante creature han senso e spirito,
    noi donne siam di tutte le piú misere.
    Ché, con profluvii di ricchezze prima
    dobbiam lo sposo comperare, e accoglierlo
    - male dell'altro anche peggiore - despota
    del nostro corpo. E il rischio grande è questo:
    se sarà tristo o buon: ché separarsene
    non reca onore alle consorti, né
    repudïar si può lo sposo. E, giunta
    quindi a nuovi costumi, a nuove leggi,
    indovina dovrebbe esser: ché appreso
    in casa non ha già come piacere
    possa allo sposo. E quando, a gran fatica,
    vi siamo giunte, se lo sposo vive
    di buon grado con noi, se non sopporta
    il giogo a forza, invidïata vita
    la nostra! Ma se no, meglio è morire.
    Quando in casa si cruccia, un uomo può
    uscir di casa, e presso un coetaneo,
    presso un amico, cercar tregua al tedio:
    noi, di necessità, sempre allo stesso
    uomo dobbiamo essere intente. Dicono
    che passa in casa, e scevra dai pericoli
    la nostra vita, e invece essi combattono;
    ed hanno torto: ch'io lo scudo in guerra
    imbracciare vorrei prima tre volte,
    che partorire anche una sola. Ma
    ciò ch'io dico per me, male s'addice
    a te: la patria hai tu, la casa tua,
    agi di vita, consorzio d'amici:
    io sola sono, senza patria, e oltraggio
    mio marito mi fa, che me rapiva
    da una barbara terra; e non ho madre,
    non fratello o parente, a cui rivolgere
    possa l'approdo in questa mia sciagura.
    Ora io vorrei da te questo impetrare:
    se qualche via, se qualche astuzia io posso
    escogitare, onde allo sposo infligga
    del mal ch'esso mi fa la giusta pena,
    tu non parlar: ché in tutti gli altri eventi,
    piena è la donna di paure, e vile
    contro la forza, e quando vede un ferro;
    ma quando, invece, offesa è nel suo talamo,
    cuore non c'è del suo piú sanguinario."
     
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  2. imperia69
     
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    A proposito di Medea, hai letto la versione che ne dà Chirista Wolf (uno dei miei libri preferiti in assoluto)? E' un testo a 5 voci che si alternano e, cosa più importante, l'autrice sostiene di essersi rifatta a fonti più antiche, dove non è Medea, ma gli abitanti di Corinto ad ucciderle i figli.
    E' un libro che nasce in risposta al dibattito letterario che è infuriato in Germania dopo la riunificazione, ma è estremamente godibile anche senza conoscere la letteratura tedesca.

    A proposito di solitudine delle madri, l'ultimo dell'anno mi sono trovata in una compagnia dove tutti o quasi (comprese le donne) ritenevano "giusto" che una neomamma protegesse il sonno del compagno perché lui, poi, il giorno dopo doveva lavorare. Ho provato a far presente che, forse, anche stare dietro ad un neonato tutto il giorno richiede che una sia in forze, ma è stato un insuccesso clamoroso...
     
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  3. star***
     
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    Grazie, purtroppo è la mentalità comune. Che dire, dico solo che a questo punto bisogna scegliere un compagno con cui si è molto in sintonia e che capisca certe problematiche e che sia pronto ad affrontare insieme il tutto.
     
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  4. tandream
     
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    Conosco la storia di Medea: in poche parole viene presa in sposa da Jasone che la costringe alla fedeltà (erano tempi in cui c'era anche il matriarcato) ma poi Jasone si innamora di una giovane fanciulla ed è lui che la tradisce facendola accusare di essere stata lei a tradire lui come scusa per lasciarla. Alla fine si separano ma Medea ricolma di rabbia ed ira fa mettere fuoco al castello dove abita Jasone e i suoi stessi figli facendolo anche sprangare in modo che nessuno ne potesse uscire vivo. In qualche modo però Jasone riesce a salvarsi.

    Questa in sintesi è la perfetta descrizione metaforica dei rapporti di oggi dovuti al fottutissimo patriarcato :unsure:
     
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  5. star***
     
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    Il mio era un voler sottolineare il dolore che ci può essere dietro a scelte estreme che possano sembrare contro natura e le frasi di Medea mi sembravano ad OK.
    un abbraccio
     
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  6. tandream
     
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    CITAZIONE (star*** @ 10/1/2011, 14:14) 
    Il mio era un voler sottolineare il dolore che ci può essere dietro a scelte estreme che possano sembrare contro natura e le frasi di Medea mi sembravano ad OK.
    un abbraccio

    Credo che tutto sommato non esistano scelte contro natura, se osservate da un certo punto di vista. La rabbia di Medea è giustificabile tutto sommato, così come potrebbe esserlo quella di un vero uomo tradito.
    La verità forse è che si ha sempre paura di perdere la fiducia e l'amore di chi si ama, ma non per paura di non essere amati più, ma per paura di rimanere soli, di non riuscire più a trovare un'altra persona che ci ami e che soprattutto ci aiuti.
    A volte la persona che ama di più non è la persona più dedita all'altra ma in realtà è colui che ha meno probabilità di avere altri rapporti nel caso finisse la storia. Da questo nasce l'attaccamento morboso (che si può trasformare in stalking o altro ancora.... ).
    Ma forse sto parlando d'altro.
     
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  7. star***
     
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    No perchè dici di parlare di altro, ogni vicenda ha molteplici sfaccettature, io vedo in Medea il dolore e il sacrificio fatto per le persone amate, questo per lei aveva un senso, ma poi tutto le è stato negato e il senso non c'è stato più? E da qui la domanda, quanto ci dobbiamo sacrificare per amore, se poi questo ci porta ad essere cattivi? Per te Medea può rappresentare la paura di perdere l'amore, per me il sacrificio della maternità e il non senso della vita.
    Ciao
     
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  8. davideTHEred
     
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    (Parlo da studente, per quello che so o mi ricordo, non prendete per oro colato ciò che dico :-) Sì, a quanto pare il mito narrava che i figli di Medea fossero stati uccisi dai Corinzi, mentre Euripide lo rivisita, cosa che era concessa ai poeti (non di rimaneggiare totalmente il mito ma alcune parti o proporre soluzioni alternative), ponendo Medea come assassina. Ripensavo tempo fa a come mi ricordasse la personalità di Medea l'etichetta di strega che veniva attribuita a donne intelligenti nel medioevo e puttana che è più in voga in altri tempi... Contate che nell'Atene di Pericle (che morirà qualche anno dopo la rappresentazione della Medea nella peste che infuriò ad Atene durante la guerra contro Sparta) c'era un meccanismo democratico finissimo, sorteggi, elezioni, processi, c'era un transito di intellettuali e artisti da far invidia alla corte de'Medici, addirittura gli storici dibattono su una possibile istituzione già compiuta da Pericle del theorikòn, fondo che permetteva ai cittadini di assistere agli spettacoli gratis (gli spettacoli teatrali erano una di quelle rare occasioni in cui anche schiavi e donne potevano partecipare ma, ovviamente, né scrivere né recitare, solo guardare, ed erano sempre in minoranza) ma le donne non potevano uscire di casa, erano considerate un male necessario e Medea a quanto mi sembra era un personaggio colto ed intelligente e soprattutto critico, infatti viene raffigurata come maga. Figuratevi nell'Atene del V secolo, dove solo la polis contava e la polis era fatta da cittadini maschi, nessuna donna, nessuno schiavo, qualche straniero tollerato, che scandalo sentir dire nel Teatro di Dioniso "preferirei andare in guerra tre volte piuttosto che partorire una volta sola".

    E' una costante della tragedia quella di "discolpare" i personaggi, nel senso che non c'è mai ccolpa univoca, Edipo non sa che fa, Medea è esasperata, cazzo figuriamoci in quella fase della storia greca, arcaica (mi sembra che il mito risalisse alla fase arcaica), essere ripudiate.
    Quello che a me fa riflettere tantissimo della Medea di Euripide è il gesto autlesionista di Medea, uccidere i figli, uccide anche la futura sposa di Giasone e il padre di lei Creonte ma, uccide i suoi figli, per vendicarsi del marito, insomma, nella vita tutto per il marito, nella vendetta anche, forse Euripide voleva calcare la mano sul fatto che la donna è costretta a vivere per l'uomo, nel bene e nel male e che, anche nella vendetta, vivendo per lui, si strazia da sé.

    Poi della Medea ci sono tremila versioni, mo io sto preparando un esame sulla tragedia greca e come tragedia di riferimento ho la Medea di Euripide, la mia professoressa l'ha tradotta per la BUR, poi magari vi do qualche altra notizia :-) c'è anche la versione pasoliniana nel cinema.

    Ciao :-)
     
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  9. tandream
     
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    CITAZIONE (star*** @ 11/1/2011, 09:56) 
    No perchè dici di parlare di altro, ogni vicenda ha molteplici sfaccettature, io vedo in Medea il dolore e il sacrificio fatto per le persone amate, questo per lei aveva un senso, ma poi tutto le è stato negato e il senso non c'è stato più? E da qui la domanda, quanto ci dobbiamo sacrificare per amore, se poi questo ci porta ad essere cattivi? Per te Medea può rappresentare la paura di perdere l'amore, per me il sacrificio della maternità e il non senso della vita.
    Ciao

    La realtà è che si ama finché si ha l'illusione di possedere le persone amate.

    Non tutti sanno che la prima donna non è stata Eva ma una certa Lilith. Questa Lilith al contrario di Eva non voleva essere sotto-messa (proprio terminologicamente sotto - messa nel senso anche dell'atto sessuale) voleva essere alla pari in maniera totale con Adamo e cioé poter stare anch'essa un po' sopra e far star Adamo ogni tanto un po' sotto.
    Ad Adamo però questa condizione non piacque e preferì cacciare dal suo Paradiso Lilith (in realtà fu cacciata da Dio stesso) e Dio pensando di fare cosa giusta decise di creare una nuova donna per Adamo ricavandola da una sua costola credendo che così facendo quella donna sarebbe stata sottomessa e a quella donna venne dato il nome di Eva...

    Da qui e poi dal peccato originale (poiché Eva non era comunque del tutto sottomessa) è nato tutto il sistema patriarcale e l'inferiorità voluta dagli uomini per il sesso femminile.

    Meditate donne, meditate a chi riponete le vostre preghiere... -_-

     
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  10. star***
     
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    Bè diciamo che sapere chi fu la prima donna con certezza la vedo una cosa difficile.
    E poi nella cultura pagana, vedi la cultura celtica le donne avevano potere.
     
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  11. tandream
     
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    CITAZIONE (star*** @ 11/1/2011, 11:48) 
    Bè diciamo che sapere chi fu la prima donna con certezza la vedo una cosa difficile.
    E poi nella cultura pagana, vedi la cultura celtica le donne avevano potere.

    Non è una cosa difficile: sta scritto sui testi sacri.

    Infatti, prima del patriarcato si viveva nel matriarcato e nell'intermezzo le donne avevano gli stessi poteri che avevano gli uomini e in certi casi di più. Io affermo proprio quello che hai scritto non dico il contrario.
     
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  12. imperia69
     
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    Da quello che sapevo io, è alquanto controverso se sia esistita o meno una fase matriarcale (ma non sono un'esperta, quindi posso sbagliarmi).

     
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  13. tandream
     
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    CITAZIONE (imperia69 @ 11/1/2011, 13:50) 
    Da quello che sapevo io, è alquanto controverso se sia esistita o meno una fase matriarcale (ma non sono un'esperta, quindi posso sbagliarmi).

    Di certo c'è una fase patriarcale di questo sono diventato sicuro e sono anche sicuro di un periodo molto antico in cui c'era il matriarcato. Me ne sono proprio convinto guardando dei video di un simpaticissimo ex professore settantenne su Youtube. Ci sono tantissime prove che ci fosse stato un periodo matriarcale e che il passaggio a quello patriarcale è avvenuto, diciamo gradualmente, per poi stabilirsi concretamente con le religioni che sfociano nel Cristianesimo e le altre che guarda caso sono una più maschilista dell'altra, o no? Guardate ad esempio l'islamismo, ma la stessa religione cattolico-cristiana è MOLTO maschilista, basta partire dai Dieci Comandamenti (guarda caso Mosè è considerato il primo grande Patriarca). Lassù non c'è nessuno, Dio è l'uomo stesso o comunque una sua invenzione. Ma non voglio arrivare ad affermazioni che potrebbero essere fin troppo forti...
     
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  14. imperia69
     
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    Storicamente non lo so, ma neanche il matriarcato mi sembra 'sta botta di fortuna... Dee come Demetra danno la vita, ma se la riprendono anche. Il lato oscuro del materno è forse anche peggio...
     
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  15. tandream
     
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    Ogni era ha avuto i suoi pro e i suoi contro, ma il matriarcato aveva più pro. Si viveva in armonia con la natura e nessuno era padrone di nessuno. Bisognerebbe leggere qualcosa della famosa archeologa Marija Gimbutas e altri per capire meglio. : )
     
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25 replies since 10/1/2011, 12:32   1346 views
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