Gruppo di auto-aiuto sperimentale

Ultimo Incontro

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  1. marinoni2
     
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    GRUPPO SPERIMENTALE L.I.D.I.
    (Conoscenza – Accettazione – Trasformazione)
    Scritto da Patrizia Moschitti


    Terza fase: TRASFORMAZIONE (Ultimo Incontro)



    “Ci sono due cose
    che possiamo solo ricevere in dono
    e unicamente da chi ci ha dato la vita:
    Le Radici e Le Ali”.
    (Guido Dotti)



    In ogni famiglia esiste una forte affinità interiore, i figli ne condividono i limiti e le
    energie indipendentemente dal fatto che ne siano consapevoli.
    La famiglia è paragonabile ad un sistema dinamico, un sistema di relazioni reciproche che
    legano i suoi componenti, la cui specificità emerge dalla loro appartenenza al
    sistema.
    Come accade per ogni sistema, una disarmonia avvenuta ad un certo
    punto è seguita da una reazione tesa a ristabilire l’equilibrio. E’ così con i
    sentimenti non espressi, con i sensi di colpa, con gli eventi significativi che
    normalmente ci troviamo a vivere come esseri umani.
    I nuovi arrivati, i neo-nati, risentono di queste dinamiche invisibili e possono assumere comportamenti che di fatto sono una Reazione al sistema, ma poco hanno a che fare con la propria
    vera natura, con il proprio progetto di vita.
    La persona che si inserisce in questo sistema subisce quello che viene definito “irretimento”, una sorta di marchio a livello inconscio, per la propria evoluzione ed i propri sentimenti. “In una famiglia i figli portano su di sé energie ed irretimenti sempre e solamente per amore”.
    Per questo è importante riconciliarsi con le proprie radici e rimettere ordine negli
    elementi del sistema.
    Le nostre radici sono rappresentante dai genitori, i quali
    simbolicamente sono anche il collegamento con i nostri antenati e con la nostra
    discendenza.
    Nel percorso che abbiamo seguito insieme, durante questi incontri, abbiamo
    giocato con la nostra maschera.
    Abbiamo visto come disegnandola ed indossandola, oggettivandola, possiamo
    riconoscerla con più facilità nel momento in cui entra in scena.
    Abbiamo sentito il vuoto del momento in cui, consapevolmente decidiamo di non
    indossarla: inizialmente fuori dal nostro gioco abituale ci siamo sentiti spaesati.
    Questo spaesamento crea lo Spazio per provare ad agire in linea con quello che
    siamo, fuori dal giogo delle subpersonalità.
    Facendo lo stesso gioco, guardando a nostra madre e a nostro padre come a
    due esseri viventi, che hanno i propri limiti.
    Staccandoli dal ruolo di genitori e dai significati che noi leghiamo alle parole “Madre” e “Padre” , l’animo si acquieta.
    Nasce un senso di compassione per degli umani che come noi hanno cercato di
    fare del proprio meglio, rispetto a quello che era il loro sistema di origine.
    Questo ci permette di poter guardare loro con lucidità, di capire ad esempio che
    la freddezza che si può trovare negli occhi di un padre, non è qualcosa che
    riguarda me, in quanto figlio, ma riguarda lui e la sua vita.
    Osservare i nostri genitori nella propria dimensione umana, fuori da quello che è la
    maschera del genitore ideale, ci aiuta a staccarci da un’iterazione a ripetere le
    stesse dinamiche.
    Tutte le persone che fanno parte della nostra vita attuale formano un nuovo sistema, il sistema del presente, e perché funzioni è necessario portare ordine in noi stessi e nei nostri rapporti originari.

    Il Padre e la Madre sono come due radici.
    Riconoscere le nostre radici significa riconoscere la nostra forza, sentirsi parte del gioco della vita, da cui nessuno può essere escluso. In quanto il diritto ad esistere e ad essere persona nasce con il primo respiro.
    La qualità del nostro vivere ha a che fare con la quantità di conflitti interiorizzati
    nel periodo dell’infanzia e ancora dominanti nella nostra vita.
    Tutte le volte che dissolviamo un conflitto, la qualità della nostra vita migliora, ogni
    volta che mettiamo in atto un conflitto decade.
    Risolvere i conflitti con i nostri genitori ci permette di sentire le nostre ali. Le ali per
    volare sono fisiche e mentali ed è importante sapere che si può volare, nonostante tutte le avversità, quando si ha la certezza di essere stati amati, si ha la certezza delle proprie radici.
    Solo allora abiteremo davvero la vita. E ci sentiremo parte di essa.

    “Ora volerai. Respira. Senti la pioggia. E’ acqua. Nella tua vita avrai molti motivi
    per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro
    ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia.
    Senti la pioggia. Apri le ali perché vola solo chi osa farlo”.

    “Luis Sepulveda”

    Buona viaggio!
    Patrizia Moschitti
     
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0 replies since 2/4/2011, 14:26   227 views
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