La Questione Maschile

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  1. Koenig
     
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    Ho scoperto l'esistenza della questione maschile attraverso il forum lidi, ma mi sono fatto un'idea piuttosto chiara. La questione maschile nasce, almeno così credo, dall'aggregazione di uomini divorziati che, in virtù del divorzio, si sono ritrovati d'un colpo senza la propria moglie senza la propria casa senza i propri figli e, peggio ancora, hanno visto quella propria moglie propria casa e quei propri figli diventare di beneficio di un'altro uomo. La causa di questo stato di cose è stato imputato ai recenti ( in senso storico ) nuovi diritti della donna e di conseguenza al movimento femminista che, di quei diritti, ha portato in avanti le istanze. Questo in sintesi quello che ho capito, ma non è detto che sia corretto. Devo dire la verità, anch'io in passato mi sono interrogato se fosse stato giusto che una donna potesse scegliere di abortire liberamente su un figlio non concepito da lei soltanto, quando invece l'uomo può essere obbligato legalmente a contribuire economicamente all'allevamento di quel figlio se la donna decide di dargli la luce. Tuttavia dopo averci riflettuto ho concluso che il ventre è nel corpo della donna e anche nell'assegnazione dei figli la madre deve avere la priorità proprio per il fatto che siamo una specie mammifera, ovvero solo la femmina è specializzata per l'allevamento della prole sia fisiologicamente ( tramite le mammelle ) sia psicologicamente ( tramite l'istinto materno). Ciò significa che la questione maschile dal mio punto di vista è sbagliata? Sicuramente le idee che porta avanti sono assurde, come la negazione delle ragioni storiche del femminismo, che per esempio ha eliminato il diritto al delitto d'onore. Tanto più che le ragioni del femminismo esistono ancora visto che i diritti non sono automatici per le immigrate di prima e seconda generazione ( sebbene queste ultime siano italiane ). Basti considerare : riduzione in schiavitù, imposizione del velo, matrimoni combinati, infibulazione, delitto d'onore. Nonostante l'esistenza di questa assurdità, riconosco alla questione maschile un residuo di validità. Questo perchè è nell'interesse dell'uomo, della donna e dei minori, cioè di tutti, che vicende simili a quelle Schepp vengano disinnescate prima della consumazione della tragedia. Quando un'uomo ha una sensibilità diversa dalla media, per esempio introversa visto che sembra che Schepp fosse introverso, allora se il divorzio non è evitabile bisogna almeno modulare diversamente l'assegnazione dei figli.

    La tesi sul rapporto padre/figli, esposta dalla femminista nella conclusione del post, è razzista.

    Con questo spero di avere fatto luce su quelle che sono le mie opinioni sul femminismo, sulla questione maschile e, per ultimo, sull'empatia.

    Per evitare al massimo tensioni su questa discussione io mi astengo dal partecipare ai commenti, avendo già espresso come la penso.

    Da Internet ( fonte ) :

    È in corso una guerra tra chi vuole conservare il potere e chi lotta per scardinarlo. È la celebre guerra dei sessi. Roba di trent'anni fa? Pare proprio di no, perché oggi a lottare per i diritti sono gli uomini. E i privilegi? Li hanno tutti le donne. Privilegi legali, riproduttivi, parentali. Il maschio disprezzato, vilipeso, malmenato dall'aggressività femminile si ribella. E cerca, nel gruppo dei pari, conforto, ma anche la forza per lanciare il contrattacco. Negli Usa, le associazioni National coalition for free men, Malesurvivor e Men's Defence si scagliano contro le violenze domestiche sugli uomini. Lo scorso 18 settembre, alcuni presunti battered men americani, circa 830 mila l'anno secondo queste organizzazioni, si sono riuniti a Minneapolis per la X Conferenza internazionale di Malesurvivor. Fra i temi caldi, oltre alle torture fisiche e psicologiche inflitte da mogli-erinni, anche le false accuse di date rape nei college, ovvero i casi in cui le ragazze accusano ingiustamente un compagno di stupro. Altro bersaglio, Amnesty International, accusata di essere caduta in stereotipi in tema di violazioni dei diritti umani durante il regime dei Talebani in Afghanistan. "Per quale ragione Amnesty nasconde le colpe delle madri musulmane", denuncia Malesurvivor, "che spingono i figli a combattere per l'onore della famiglia?". Gli attivisti di un altro gruppo Usa, Malechoice, lottano invece per difendere gli uomini "ingannati e intrappolati" in paternità non volute. "Ogni anno moltissimi americani interrompono gli studi, troncano una brillante carriera e, infine, cadono in depressione perché divengono involontariamente padri. Il Congresso deve riconoscere loro il diritto a troncare i legami parentali con il figlio", si legge nel sito. E per tale nobile causa, Malechoice lancia una campagna di raccolta fondi. In Australia, il movimento degli uomini ha fondato un partito, The Australian Men's Party, che porta alla ribalta la discriminazione dei maschi nella società tiranneggiata dalle donne. La protesta divampa anche nei Paesi latini: Azulfuerte, in Spagna, difende la "condición viril, sistemàticamente sometida a la presión femminista".

    In Italia la rivolta degli uomini è nata a fine anni '90. I movimenti sono presenti soprattutto al Nord, meno al Centro, assenti al Sud. Hanno nomi programmatici: Uomini3000, Veneto; i Maschiselvatici, milanese-bresciano; Pari diritti per gli uomini, in Emilia Romagna; Altrosenso, un gruppo di discussione online più che un vero movimento; e infine i Cruelguys, che ricorrono alla più becera misoginia. Non si riconoscono né a destra né a sinistra. Anche se alcuni dei fondatori provengono dalle file della sinistra più radicale. Armando Ermini, agente assicurativo e responsabile del sito dei Maschiselvatici, ha alle spalle una lunga militanza in movimenti come Potere operaio e Comitati marxisti-leninisti. Rino Barnart, leader di Uomini3000, tra i gruppi più aggressivi, trent'anni fa sfilava con le donne per sostenerne i diritti. Avanti, George Barnart parla con foga come se finora l'avessero imbavagliato: "Negli anni '70 chi non ha voluto la liberazione della donna?

    Adesso, però, ci troviamo agli inizi di una nuova era, in cui "loro" non hanno più bisogno degli uomini. Hanno vinto senza imbracciare il fucile, usando due armi micidiali: la colpevolizzazione e il disprezzo verso il maschio". Armi che pervaderebbero la cultura dominante, la scienza e soprattutto il mondo della comunicazione. I Maschiselvatici s'indignano quando una femmina irriverente sbatte la porta in faccia a George Clooney che si presenta al party senza la bottiglia giusta; s'innervosiscono se lei, che è sempre disposta a farsi togliere tutto (in uno spot pubblicitario), gli distrugge la casa, gli spacca l'auto per un orologio; s'infuriano quando gli stessi uomini teorizzano che le donne parlano meglio e riescono in tutto. E così, scossi dall'interminabile serie di affronti, gli adepti di Uomini3000 lanciano il grido di rivolta: "Subiamo il pestaggio morale antimaschile ogni giorno, senza saperlo", scrivono sul sito. "Come si muore di radiazioni ignorando il perché, così ci si ammala di colpa e denigrazione senza capire da dove venga il bacillo. Il bacillo è il femminismo". Alla gogna, quindi.

    Non tutti, però, indicano nel movimento dei diritti per le donne la causa della "deriva dell'Occidente". I Maschiselvatici pensano che sia l'uomo l'artefice della propria crisi, avendo rinunciato alla sua identità e al suo simbolo: il fallo, naturalmente. Il movimento nasce nel 1997. I suoi aderenti si ispirano al noto psicanalista Claudio Risé, che in un saggio (Il maschio selvatico, come ritrovare la forza dell'istinto vitale, Red Edizioni, 1993) teorizzava: "Il selvatico è un aspetto della natura maschile che è stato espulso dalla vita dell'uomo contemporaneo. Luogo degli istinti e delle pulsioni primarie, ricettacolo di tutti i comportamenti e desideri dell'uomo che sono stati banditi nel corso dei secoli, il mondo selvatico è diventato lo spazio del male. E il suo abitante e custode, il selvatico che vive nell'inconscio di ogni uomo, è oggi l'immagine umana di quel male, di quel mondo negativo".

    Malgrado gli incontri siano esclusivamente riservati al cosiddetto sesso forte, i Maschiselvatici non sono avari nel raccontare la loro vita di creature al confine fra il castrante mondo contemporaneo e le selve dell'istinto. Hanno storie diverse, mestieri diversi; sono psicologi, medici, insegnanti, studenti, impiegati. Alcuni sono sposati da tempo, altri appena separati, quasi tutti padri, qualcuno anche nonno. Paolo Ferliga, insegnante di filosofia e psicanalista, faceva parte del primo nucleo dei selvatici. Così racconta la sua folgorazione: "Ho deciso di conoscere Risé dopo aver letto i suoi libri e ho frequentato la scuola dove insegnava. Sono laureato in Filosofia e vado alla ricerca della verità; in lui ho trovato parole di verità". Non voglio la mamma! Psicologo ed ex maschioselvatico, Andrea Arrighi ricorda le prime riunioni: "Risé organizzava gli incontri alla Lista (Libera scuola di terapia analitica, ndr). La prima volta si presentarono uomini e donne, ma queste restarono fuori dalla porta. Nella sala ne furono ammesse solo due, sulla cinquantina, cui lo stesso Risé si riferiva come geishe, che in silenzio ci dipingevano il volto, come fossimo guerrieri".

    Il nemico numero uno dei Maschiselvatici è un archetipo: la Grande Madre. "La società contemporanea ha al centro il principio femminile materno della soddisfazione dei bisogni, alcuni dei quali sono indotti artificialmente per far funzionare meglio l'archetipo", ci spiega lo stesso Risé. La politica, il lavoro, la famiglia, tutti i rapporti interpersonali sarebbero sotto l'influsso di questa potenza negativa, che ha reso le donne aggressive e infelici, dimentiche della loro vera natura. Quale sia, i nostri selvatici lo hanno ben chiaro. Spiega Michele De Toma, neuropsichiatra infantile di Varese: "Non chiediamo alle donne di tornare ai fornelli, ma è certo che, se decidono di essere madri, devono mettersi in testa di recuperare il valore dello stare ai fornelli. È dura", ammette, "ma non c'è altro modo".

    E se invece si sceglie la carriera? Le cose non vanno meglio. "Avere un capo donna non è una bella esperienza. Quando ricoprono ruoli di responsabilità uniscono il peggio dei due sessi. Sono false, capaci di trucchetti meschini", dice Armando Ermini. Rincara la dose Barnart, di Uomini3000: "Le femmine sono per natura caotiche e poco inclini al comando, perché per le loro caratteristiche biologiche non possono affrontare il rischio".

    Neanche l'infanzia viene risparmiata. "Maschi e femmine non devono frequentare le stesse classi perché, a una certa età, bisogna preservare l'identità di genere", dice il curatore del sito dei Maschiselvatici. "La scuola non tiene conto del fatto che i maschietti imparano con il gioco, mentre le bambine sono più metodiche. Ed è per questo che spesso riescono meglio". Insomma, saranno anche più brave, ma solo perché secchione. Il ritorno alle classi monogenere non è un'ipotesi da sottovalutare: l'anno scorso, l'amministrazione Bush vi ha stanziato miliardi di dollari.

    Ma la questione maschile è ancora più articolata e complessa: "Viviamo in un clima generale che discrimina gli uomini", prosegue Ermini. "Per quale motivo lo Stato deve sostenere l'imprenditoria femminile? Perché loro possono andare in pensione cinque anni prima, quando statisticamente vivono dieci anni di più? Perché alcuni concorsi pubblici sono aperti solo alle donne? (In realtà, i concorsi pubblici riservati a un solo genere sono vietati; esistono quote riservate alle donne, e non sempre. L'unica eccezione è per lo spettacolo, ndr) Perché bisogna riservare loro seggi in Parlamento? (Cosa che non accade, ndr) E, infine, perché in caso di divorzio vengono privilegiate nell'affidamento dei figli?".

    Branchi rosa e liste nere

    Con il vituperato politically correct, altra faccia della Grande Madre, se la prende l'ultimo dei nostri interlocutori, Guido Venturini, designer e selvatico indomito. Vive nel sottotetto di un aristocratico condominio milanese: niente a che vedere con una tana in un bosco, ma pareti giallo ocra e raffinatissimi oggetti di design. Alcuni sono sue creazioni, come il famoso accendigas a forma di fallo, che qualche anno fa ebbe enorme successo. Pensavamo di trovare una specie di Frank Mackey, il personaggio di Tom Cruise in Magnolia, leader della setta Seduce and Destroy. Invece, Venturini è un uomo dall'aria poco pugnace, piccolo di statura, che parla con calma, scusandosi continuamente di non essere un buon oratore. Dopo qualche battuta, però, emerge il selvatico in lui: "Oggi lo spirito maschile si è svuotato, femminilizzato. Ogni genere ha le sue caratteristiche: le donne rappresentano la conservazione e l'eliminazione del rischio, i maschi il coraggio e la rigenerazione". Inutile fargli notare che, negli ultimi due secoli, le donne hanno mostrato qualcosa di più del coraggio per ottenere diritti in teoria scontati, come quelli alla proprietà, alla cultura e alla rappresentanza politica. Non sente ragioni: "Dovreste studiare la storia", taglia corto. La società della Grande Madre pullula di modelli negativi. Fare un elenco è difficile per Rino Barnart. "La lista non finisce mai", dice, e poi cita Ida Magli, Livia Turco, Barbara Palombelli e "la moglie di Ferrara". "Ma si potrebbe continuare all'infinito", perché "sono tutte, di fatto, femministe, come se vivessero 150 anni fa".

    Nella lista nera di Ermini, invece, c'è il Branco Rosa, con in testa la detestata Alessandra Mussolini. Ma che ne penseranno queste donne di simili rimostranze? Lo abbiamo chiesto alla "moglie di Ferrara", Anselma Dall'Olio, femminista militante negli anni '70. "Non sanno davvero che inventarsi", sbotta. "È evidente che, lì dove c'è il potere, non abbiamo rappresentanti: in Parlamento siamo meno del 10%, e qualcosa di analogo avviene ai vertici delle aziende". Gli uomini sono davvero discriminati per l'affidamento dei bambini in caso di separazione? "Ma se loro, i figli, non li vogliono! Non sanno cosa farsene! Se un giudice glieli desse in affidamento, dopo un po' li rimanderebbero indietro". E sulle classi separate? Selma sghignazza. "È curioso: nel '68 noi femministe chiedevamo lo stesso. Pensavamo che, in presenza dei compagni maschi, per timidezza le ragazze brillassero meno. È evidente che siamo state smentite dai fatti! Comunque si tratta di proteste frivole, che mostrano il risentimento di pochi. Sono destinate a morire". I movimenti degli uomini rilanciano, pensando addirittura a una rappresentanza politica. Ma con chi? "La destra non va", riflette Barnart, "perché ha troppi scheletri nell'armadio: l'immagine del macho e della donna angelo del focolare. La sinistra, invece, sta perdendo una grande occasione rifiutando di occuparsi di diritti maschili". E se i due schieramenti si rivelano ugualmente inadeguati, chissà che, alle prossime elezioni, il movimento non abbia un partito tutto suo. Quale sarà il simbolo?

    Edited by Koenig - 10/5/2011, 18:26
     
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18 replies since 10/5/2011, 05:06   1554 views
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