Pazienti psichiatrici e contenzione

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. elisabet
     
    .

    User deleted


    Allego un articolo dello psichiatra Lorenzo Toresini

    "La psichiatria nasce come prodotto e sequela dell’Illuminismo. Il Secolo dei Lumi aveva sancito il fatto che tutto il Reale doveva poter essere inscrivibile nelle categorie della Ragione. Non aveva pensato alla cosiddetta Sragione, che in tali categorie, evidentemente per definizione, non era inscrivibile. La psichiatria nacque all’insegna di una prima utopia, quella della presa in carico della Sragione da parte della Ragione. E ciò all’interno della ragione degli ospedali. Durante la Rivoluzione Francese l’ala più radicale voleva abolire gli ospedali.
    E ciò in quanto essi, ben lungi da essere in grado di curare, rappresentavano le istituzioni del controllo sociale. Si trattava naturalmente degli ospedali generali, in quanto gli ospedali psichiatrici non erano ancora nati. Nel suo “Il malato immaginario”, Moliere non tratteggia tanto la figura dell’ipocondriaco, quanto la fascinazione e il potere medico sul malato. Il quale ultimo si sottoponeva di continuo agli unici rimedi che la medicina allora conosceva: clismi e salassi, fino a rimanerne spossato. Secondo la Rivoluzione Francese gli ospedali avrebbero dovuto essere sostituiti da degli ambulatori di quartiere. In tal modo preconizzando la nascita di quelli che oggi prendono il nome di Centri di Salute Mentale”, che fungono da alternativa all’Ospedale Psichiatrico, che non c’è più. Come ebbe ben da scrivere Robert Castel, la storia quella volta esitò 1. Poi prevalse la logica della Restaurazione e del controllo della devianza.
    L’Assemblea Nazionale affidò quindi la gestione della Sragione alla Medicina, nella figura del medico Philippe Pinel, che liberò i malati di mente dai ceppi e dalle catene delle segrete. In realtà Pinel imprigionò la psichiatria istituzionale nel doppio binario di un’insanabile ambiguità. Da un lato l’utopia della liberazione, dall’altro la realtà di una nuova emarginazione e di un nuovo stigma. Nella pratico, si passò dai ceppi alle cinghie, le “moderne” cinghie di contenzione.
    Il XIX secolo vide la nascita della scienza e della vision evoluzionistica. Darwin spiegò almondo che dentro ciascuno di noi sopravvivono le tracce dell’antico percorso evoluzionistico. Nel nostro cervello coesistono tuttora tre cortecce, che testimoniano l’evoluzione, e che sono collocate in maniera gerarchica l’una sull’altra. Più sopra il neopallio, la corteccia cerebrale che funge da substrato all’autocoscienza e alla RAGIONE, al di sotto il paleopallio, il cervello dei rettili. L’italiano Cesare Lombroso spiegò la follia come prevalere della coscienza inferiore su quella superiore. Ne esitò una visione ed un pregiudizio di inferiorità biologica del malato di mente.
    Un essere subumano, assomigliante di più al coccodrillo che al pitecantropo. Da tale pregiudizio prese l’avvio nel 1939 il progetto di eutanasia (sterminio) dei malati di mente, definiti “vite non degne di essere vissute”, (“Lebnsunwerte Leben”). Progetto T4 del III° Reich. La Storia spiega che le Chiese cattolica e protestanti del III Raich, da Amburgo all’”Alpenvorland” (BZ), insorsero predicando contro questo progetto irrispettoso della vita umana. Il papa tedesco Johannes Ratzinger conosce bene questo capitolo e sotiene e valorizzala figura del cardinale di Muenster, von Galen, che diede l’avvio a questo controprogetto di protesta pubblica organizzata. Il papa infatti intende santificare von Galen. Un anno dopo (1940) Hitler fu costretto a chiudere il T42. Le Chiese cristiane del III Reich non inscenarono tuttavia la stessa protesta nei confronti degli ebrei, dimostrando che si trattava sempre in fondo di un pregiudizio razziale.
    Si tratta comunque di un pregiudizio duro a morire. Su tale pregiudizio si fonda tuttora l’esistenza dei cosiddetti OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari), la cui esistenza e funzione si basa sul concetto dell’”incapacità totale di intendere e di volere” (art.88 del c.p.). Va da sé che il coccodrillo morde, è pericoloso e non è cosciente delle sue azioni, quindi non può essere punito. La base dello stesso pregiudizio giustifica tuttora l’atto del legare. Legare le persone significa negarne dignità e diritti. Il diritto elementare di muoversi. Un atto, come si vede, di negazione della soggettività ed un atto di guerra.
    Nel 1978 il CARM del partito radicale organizzò una raccolta di firme per indire un referendum sull’abolizione dei manicomi. Il 13 maggio di quell’anno, quattro giorni dopo l’assassinio di Aldo Moro, veniva varata in Parlamento la legge 180. Gli Ospedali psichiatrici provinciali (non gli OPG) vennero gradualmente smantellati e sostituiti dalla alternative territoriali (Centri di Salute Mentale e residenze variamente protette). La legge 180 doveva rappresentare una cesura con il passato nelle culture e nelle pratiche.
    Alcune di esse comunque oltrepassarono questa cesura. Una di queste pratiche che è passata attraverso la barriera della legge 180-833 è la contenzione. Se questo è un uomo. Basaglia chiosò Primo Levi. Domandiamoci oggi se questo uomo legato e immobilizzato per ore,giorni e settimane può essere considerato veramente un uomo. Se si trattasse di un animale insorgerebbero gli animalisti e l’EMPAM. La contenzione è in realtà una malpractice medica, un maltrattamento ed una tortura. L’individuo umano talora ha certamente bisogno di contenimento. Contenimento non è contenzione. Il contenimento è dato dalla relazione. Gli psicofarmaci possono certamente, ma non necessita certamente farne abuso.
    La relazione si colloca nelle pratiche quotidiane come atto di pace. I fatti dimostrano che si può. Yes we can do. La ricerca ministeriale Progress del 2002 – 2004 ha dimostrato che nel 30% degli SPDC 3 d’Italia non si lega. È nato anche un “club”. Il Club degli SPDC “no restraint”, dove non si lega e si opera con le porte aperte.
    Si dovrebbe addivenire a sancire la pratica del “no restraint” un criterio di qualità a cui collegare la parte variabile dello stipendio del personale e dei medici. Nessun Direttore Generale lo ha ancora mai proposto. Dobbiamo sempre e di nuovo superare la separatezza dei servizi e se ne deve riappropriare la Società Civile. Ciò è quanto mancò al progetto T4 nel III Reich. La Società Civile deve riappropriarsi dello scandalo di questo atto di guerra contro l’Umanità che avviene quotidianamente nelle nostre città, nei nostri ospedali civili e nelle nostre case di riposo. Questo atto di guerra della Ragione contro la Sragione. Ma la Sragione non esiste in quanto tale. Esiste solo la ragione di ciascuno. La ragione di ciascuno di noi e la Ragione degli altri. Contenere un corpo che dissenta dalla Ragione “comune” o del potere significa silenziarne la lingua. Chi lo fa non sa che cosa perde. Nel DNA della psichiatria c’è sempre una particella di nazismo, e la psichiatria va controllata. Come le case di riposo.
     
    Top
    .
  2. houccisoilariadusieleièrisorta
     
    .

    User deleted


    mi è piaciuto l'articolo! ma non ho capito il finale sulle case di riposo :wacko:
     
    Top
    .
  3. elisabet
     
    .

    User deleted


    Ciao Ilaria, credo che voglia semplicemente dire che occorrerebbe un controllo più severo sulle case di cura per impedire che avvengano ancora certi soprusi.
    Ho avuto la fortuna/sfortuna di vedere la gestione di diverse casa di cura a Roma e, secondo me, le differenze con il vecchio manicomio sono quasi esclusivamente di natura "estetica": mobilio e cibo più curati, contenzione chimica ma niente di più (perché di psichiatri ed operatori umani se ne trovavano anche nel vecchio manicomio). Vigono ancora le stesse sadiche ed inutili regole da istituzione totale.
    Certo non tutte le situazioni italiane sono così, a dimostrazione che "si può fare", parafrasando il film di Manfredonia.

     
    Top
    .
  4. Donnyray
     
    .

    User deleted


    bell'articolo, è bello leggere che queste parole siano di uno "psichiatra", che di solito sono per la contenzione fisica e l'abuso a vita di psicofarmaci. Purtroppo quello che dice Elisabet è vero, cioè che le differenze con i vecchi manicomi sono "estetiche", certo non per tutte le strutture, ma specialmente al sud, anche per esperienza personale, ci sono delle prigioni per "coccodrilli". Per fare un nome, l'Ospedale psichiatrico di Messina e per sentito dire, per fortuna, addirittura a Barcellona Pozzo di Gotto c'è un posto che è ancora un vero e proprio manicomio, dove portano i "coccodrilli più pericolosi". :( Sulla base dei fatti riporati nell'articolo e del bel motto, Yes we can do, in attesa di una lenta evoluzione storica e sociale, spero che queste strutture diventino più "Case" per esseri umani in difficoltà.
     
    Top
    .
  5. DariotheFox
     
    .

    User deleted


    Bello, tanto bello...solo che...

    Invece di demonizzare bisogna risolvere. A livello pratico hanno cambiato solo modus operandi.

    Gli psicofarmaci non sono che una contenzione farmacologica, sbagliato...ok

    Ma qualcuno di voi è mai stato in strutture simili? Suppongo di no, lo psichiatra che ha scritto l'articolo invece suppongo di si. E secondo voi anche lui non ha adotatto la contenzione? Anche semplicemente farmacologica?

    Ci vogliono soluzioni! Di Basaglia ne bastava uno!

    Se un pz psichiatrico si taglia fino a sanguinare copiosamente e si copre le ferite con le proprie feci(gravissimo rischio infettivo), oltre alla contenzione fisica o farmacologica che sia, che fai?

    Fino a che non si scopre come guarire gli "uomini rotti" fate il favore di non fare demagogia.
     
    Top
    .
  6. houccisoilariadusieleièrisorta
     
    .

    User deleted


    se ognuno di noi sia stato o meno in quelle strutture non puoi saperlo.

    in ogni caso, qui non si sta parlando di impedire a una persona di non farsi del male, come nell'esempio che hai citato tu. un conto è dare eccezionalmente degli psicofarmaci a una persona che si trova in una crisi forte, all'interno di un percorso psicoanalitico, un altro conto è legare e imbottire la gente perchè non si vuole fare altro.

    ho visto persone venire legate al letto solo perchè continuavano a parlare non-stop e gli infermieri non avevano voglia di sentirle, legate per 16 ORE DI FILA. ho visto in spdc uno psichiatra sbuffare davanti a un paziente e chiedere all'infermiere "mo che je damo a questo?" e l'infermiere "...neurolettici", come se fosse la cosa più scontata del mondo, gli hanno dato un blister intero di risperdal senza che ce ne fosse il minimo bisogno, dato che quello non stava facendo niente, era lì seduto fermo e zitto tranquillissimo. il giorno dopo era ancora lì che si trascinava in giro con gli occhi semichiusi, a malapena parlava. e perchè poi?
    in che modo delle persone dovrebbero stare meglio?

    il punto è che il modo di risolvere i problemi della gente c'è già, ma un paziente psichiatrico per le case farmaceutiche è una gallina dalle uova d'oro e i loro servi indottrinati lo sanno. gli altri agiscono in buona fede, ma questo non rende le loro azioni più efficaci.
     
    Top
    .
  7. DariotheFox
     
    .

    User deleted


    Pecchi di proiezione, non vai oltre alle vittime che sei ingrado di vedere, scusami se ti critico, ma mi piace punzecchiare le persone per vedere cosa ne esce fuori...

    Hai mai, almeno per un attimo pensato allo psichiatra o all'infermiere?

    Tu hai visto quella scena, o sei stato un paziente, e nel caso sei stato anche dall'altra parte?

    Pensi che dall'altra parte(medici, infermieri) siano dei robot? Burn-out, è un eufemismo in confronto alla reale logorazione emotiva che devono affrontare ogni giorno gli operatori.

    Se non ci fossero loro che si occupano di questi pazienti che pensi succederebbe? Sarebbero tutti pz felici di vivere la propria malattia liberamente?
     
    Top
    .
  8. houccisoilariadusieleièrisorta
     
    .

    User deleted


    certo che ci ho pensato agli operatori.

    gli psichiatri baroni sanno benissimo quello che fanno e se ne fregano. quelli in buona fede, saranno anche in buona fede ma ciò non gli impedisce di fare enormi danni.

    per quanto riguarda gli infermieri, i pochissimi che ho conosciuto veramente, ma VERAMENTE umani, ci empatizzo tantissimo perchè comprendo cosa volgia dire fare un lavoro del genere con tutti gli altri contro e non potersi licenziare perchè non si troverebbe nient'altro.


    in ogni caso, pur con tutti gli impedimenti e le remore possibili, non sono gli operatori a finire legati ai letti, ad essere umiliati, ad essere picchiati, a rimetterci la salute e in generale la vita (sia in senso fisiologico che psicologico). in manicomio non ci finiscono loro. ghettizzati non sono loro. il prezzo più alto, forse l'unico prezzo, non sono loro a pagarlo.

     
    Top
    .
7 replies since 29/7/2011, 08:48   600 views
  Share  
.
Top