Curiosità...

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  1. slightly_mad
     
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    Ciao.In questi giorni riflettendo un pò, ho considerato che il mio essere introverso comporta conflitti interiori che mi portano ad essere un eterno indeciso o meglio inconsapevole riguardo alle scelte da prendere...Parlo di scelte di vita. Credo che in mezzo a tutto questo "trambusto" della vita introversa ,alla fine ci sia una decisione da prendere,una via da seguire o una strada da percorrere per trovare la propria felicità...O quanto meno un pò di serenità.
    Qualcuno di voi,magari più grande di me, è riuscito a trovare la sua "felicità"?
     
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  2. pisanacollodi
     
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    Ciao, fai una domanda grande. Provo a rispondere (ho 54 anni). Per me è stato ed è importante trovare un qualche senso nella vita quotidiana (al di là del riprodursi, sopravvivere o guadagnare). Per esempio: essere solidali. Poi, rispetto per le proprie parti introverse e per le proprie passioni (per me anche, molto, il bisogno di solitudine) e poterle condividere quando si può, ma anche avere il coraggio di coltivarle da soli, pure se non sono "produttive". Poi, sembra un paradosso, ma non lo è, realizzare che nella felicità c'è anche l'ombra della malinconia, delle volte, e altre volte la fatica o la paura. Ma non sono in antitesi.
     
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  3. marcello.difiore
     
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    La ricetta per la felicita' e' sfuggente tanto quanto la pietra filosofale. E' meglio concentrarsi nella ricerca della ricetta per una sufficiente qualità di vita, ricetta che credo vada costruita da se. La mia va bene per me, non e' detto che vada bene per qualcun altro.

    La felicita' non esiste e non esiste per nessuno. I bisogni primari sono solo quelli per le funzioni vitali elementari. Lo stigma sociale non risparmia nessuno in quanto la società e' fatta da un'insieme di diversità. Essere più diversi ci espone di più allo stigma ma ci dona la libertà dai complessi rituali sociali che ingabbiano l'uomo dalla nascita alla morte. L'introversione in particolare dona la capacita' di sapersela cavare come saprebbe un naufrago in un'isola, anche sopratutto riguardo la solitudine. Le amicizie non durano mai tutta la vita, per cui non c'è alcuna nobiltà nei rapporti amicali consacrati rispetto ai rapporti effimeri con le persone. Cambia solo la durata non lo status. La felicita non esiste ma esiste l'estasi per un libro, una musica, qualunque cosa possa essere espressione di bellezza. Se non avremo figli saremo investiti di un'ulteriore stigma, ma avremo contribuito a salvare gli altri esseri viventi non umani che abitano questo pianeta e che hanno uguale diritto a perpetuarsi. Sebbene un senso per la vita non esiste il particolare punto di vista critico degli introversi riguardo la società ha un grande senso da potere esprimere...

    Al momento nessuno psicologo/psicologa ha preso un quattrino da me... :)
     
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  4. imperia69
     
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    Io continuo a pensare che invece la felicità esiste: non è uno status permanente, magari è legata ad istanti, periodi limitati, ma perché escluderla del tutto?! Perché privarsi anche della speranza di vivere questa condizione?
     
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  5. Allonsanfan
     
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    Io vedo come prospettiva ottimale una vita serena, non una vita felice, con un equilibrio tra momenti positivi e negativi
    Il mito della felicità, la ricerca della felicità, ecc. sono americanate che lascio volentieri ai polpettoni holliwoodiani, e secondo me hanno come conseguenza negativa l'edonismo sfrenato che ci inghiotte sempre di più, anestetizzandoci.
    Anche la malinconia e la tristezza hanno i loro lati positivi, non come esperienza in sé (perché indubbiamente si sta male) ma per l'effetto che hanno sulla maturazione della nostra persona, sopratutto ci rende capaci di apprezzare meglio i momenti belli. Sarà un caso che molti tra quelli che hanno una vita "perfetta", quindi teoricamente "felice", come i personaggi dello star system, finiscono per autodistruggersi con droghe e depressioni (vasco docet)?
    forse accade perché la felicità (intesa come momento di esaltazione continua e ininterrotta) non esiste e la sua ricerca spasmodica porta alla distruzione?
     
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  6. marcello.difiore
     
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    X Imperia. Siamo più d'accordo di quanto pensi. Una volta lessi la definizione della piramide degli stati positivi. Non li ricordo con precisione ma credo basti un'esempio approssimativo. Più o meno nella scala dal basso verso l'alto si avevano gli stati di serenità, allegria, gioia, euforia, estasi e infine felicita'. Nei gradini più bassi l'intensita della sensazione era più bassa ma di maggior estensione, cioe' di più lunga durata. Viceversa nei gradini verso l'alto aumentava l'intensita della sensazione ma questa aveva una minore estensione cioe' una durata più breve.
    I momenti di felicita esistono, ma la felicita', nel senso comune in cui viene adoperata, cioe' di perpetuo nirvana, e' un concetto abusato.
    La felicita' di una madre che vede per la prima volta il proprio neonato esiste così pure esistono le sette fatiche di allevare! :)
     
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  7. slightly_mad
     
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    Anche io credo che la felicità "perpetua" non esista.Ci saranno sempre momenti brutti e momenti belli nell arco della nostra vita.Credo che se fossimo sempre felici finiremmo per annoiarci o essere assuefatti da questo stare bene .Probabilmente la felicità sta nell' apprezzare le piccole cose quando ci sono,potrebbe essere paragonata ad un grappolo d'uva non del tutto maturo.Ci sono acini grossi e dolci ed acini piccoli e ancora aspri.La dolcezza e il sapore degli acini buoni si apprezza meglio dopo aver beccato qualche acino aspro.La felicità forse è questione di attimi .Forse è meglio parlare di serenità che è qualcosa decisamente più facile da raggiungere.Serenità....Non ricordo più cosa vuol dire...
     
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  8. marcello.difiore
     
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    Hai solo spostato il problema dall'essere felici sempre all'essere sereni sempre. La serenità, l'allegria, la gioia, l'euforia, l'estasi e la felicita' esistono. A non esistere sono il sempre e il mai.
    Tra i colleghi d'ufficio ho degli introversi, non più di una decina su alcune centinaia. Alcuni rivestono anche dei ruoli di comando nella scala gerarchica. Quasi tutti sono adattati e con lo status di normalità. Tuttavia ti assicuro che non vengono in ufficio con un sorriso stampato in viso. Non vorrei toglierti l'illusione di poter vivere una vita pastorale, ma lo status di borghesi normali implica per loro diversi confrontare : con i soldi che non bastano mai, con il capo che ti sta sempre con il fiato sul collo, con le liti con la moglie, con il non avere tempo perché devi andare a scuola al ricevimento dei professori di tuo figlio o all'ospedale a vegliare di notte il suocero ricoverato o fare quella noiosa visita ai parenti di tua moglie che non sopporti... :D
    Io non sono un'adattato e non ho lo status sociale di normale. E anch'io vivo con un malessere sordo. Tuttavia mi e' già capitato di pensare a quali sono stati i momenti piacevoli della mia vita e, ti assicuro, ne ho trovati molti, e distribuiti in tutti i periodi della mia vita, dall'infanzia ad oggi.
     
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7 replies since 3/9/2011, 00:01   239 views
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