Disturbo evitante della personalità

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Bagaidebos
     
    .

    User deleted


    Ciao tutti.
    Da 2 annetti (ora ho 31 anni), anche grazie al sito della LIDI e agli scritti del dott. Anapeta, ho dato il nome "introversione" al mio modo di Essere. Questo, se da un canto non mi ha portato a risolvere le principali sofferenze (introverse, s'intende) che accompagnano la vita di tutti i giorni, dall'altro mi ha regalato un po' più serenità.
    Il mio cruccio è: e se il considerarmi "introverso" fosse soltanto un placebo. Visto che, di fatto, questa presa di coscienza non ha modificato nulla nella mia vita (relazioni, affetti, lavoro, ecc.) mi devo "accontentare" di sapermi particolare, quindi con emozioni, reazioni, sensazioni particolari?
    Ho cercato di andare più a fondo nell'indagine su me stesso e leggendo qua e là, ho riscontrato che i miei tratti salienti mi accostano molto molto strettamente al quadro del Disturbo evitante della personalità.

    In effetti, mi sembra che in generale il rapporto tra carattere introverso e orientamento evitante, sia al di là del mio caso personale molto stretto.
    Potrebbe forse esserci un qualche tipo di legame causa effetto? oppure l'introversione potrebbe essere una bella favola dietro cui nascondere un problema da affrontare?

    Qualcuno ha affrontato la questione?

    Grazie per gli eventuali interventi!
     
    Top
    .
  2. pisanacollodi
     
    .

    User deleted


    ciao, sono introversa, faccio la psicologa, sono socia della Lidi. Il "Disturbo evitante" mi sembra un'etichetta che, utilizzando un tema anche serio (l'attaccamento evitante, studiato da Bowlby) lo banalizza rendendolo una cosa a sè. Si evitano i legami o le proprie parti affettive quando ci si è, per vari motivi, induriti. A volte capita anche che, quando siamo stati ossessionati dalla Normalizzazione (devi essere così, etc) e abbiamo tentato di adeguarci in tutti i modi, una parte di noi dica " no, grazie" ed eviti legami e inserimenti. Gli introversi, sin da bambini, vengono abbastanza "bombardati" da richieste, esplicite e non, di essere diversi, più spigliati, meno distratti, meno timidi, etc. E' ovvio, come avrai letto, che interiorizzino un giudizio negativo di sè, e siano in qualche misura, arrabbiati. Sono gli effetti del pregiudizio. In che modo uscirne? Prendere coscienza non basta, a mio avviso è utile anche mettere in discussione la "normalità", (soprattutto quella di oggi) e vedere quanti di noi faticano (intro o estro) a stare dentro certi schemi. E' come nella favola di Andersen, "I vestiti nuovi dell'imperatore": quando un bambino, l'unico, grida: "Il re è nudo!".
    Accorgersi della nudità del re, è però un piacere che in molti introversi arriva da grandi, come arriva da grandi la consapevolezza del diritto ad essere come si è. Per ora possiamo lottare perchè sia riconosciuto il modo di essere introverso: il primo passo è dargli il nome.
    Ho nominato pure io una favola. Italo Calvino però ha detto: "Le favole sono vere".
     
    Top
    .
1 replies since 4/9/2011, 21:04   780 views
  Share  
.
Top