Individuazione e solitudine

il traditore modello

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  1. tandream
     
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    tratto da http://tandream.wordpress.com/2011/10/03/i...ditore-modello/

    Poiché la vita può compiersi soltanto nell’individuazione – questo fondamento ultimo della solitudine -, ogni essere è necessariamente solo per il fatto che è un individuo.
    Eppure non tutti gli individui sono soli allo stesso modo e con una stessa intensità: ognuno si colloca a un grado diverso nella gerarchia della solitudine; a quello estremo sta il traditore: egli spinge la sua qualità di individuo fino all’esasperazione.
    In questo senso, Giuda è l’essere più solo nella storia del cristianesimo, ma non lo è affatto in quella della solitudine.

    [...]

    Ma esiste un modo ben più complesso di tradire, senza riferimento immediato, senza rapporto con un oggetto o con una persona: quello di abbandonare tutto senza che si sappia che cosa rappresenti questo tutto, isolarsi dal proprio ambiente, respingere – con un divorzio metafisico – la sostanza di cui siete fatti, che vi circonda e vi porta.

    [...]

    Eppure nessuno vede che state vivendo in anticipo i vostri funerali, e che la morte non può aggiungere niente alla vostra condizione irrimediabilmente definita. Il fatto è che il traditore dell’esistenza non deve render conto ad altri che a se stesso.
    E a chi mai dovrebbe? Se non screditate né uomini né istituzioni, non correte alcun rischio; nessuna legge difende il Reale, ma tutte vi puniscono per il benché minimo pregiudizio recato alle sue apparenze. Voi avete il diritto di scalzare l’essere stesso, ma non un essere; vi è lecito demolire le basi di tutto ciò che è, ma vi attende la prigione o la morte al minimo attentato alle forze individuali.
    Niente garantisce l’Esistenza: non vi è procedura contro i traditori metafisici, contro i Buddha che rifiutano la salvezza, dato che costoro sono giudicati traditori soltanto della propria vita.
    Eppure, di tutti i malfattori, sono questi i più nocivi: non attaccano i frutti, attaccano la linfa, la linfa stessa dell’universo.
    La loro punizione, la conoscono soltanto loro…
    Può darsi che in ogni traditore vi sia una sete di obbrobrio, e che la sua scelta di un dato modo di tradire dipenda dal grado di solitudine a cui egli aspira.

    Sommario di Decomposizione- E. M. Cioran


    Che cosa ne pensate in riferimento alla solitudine dell'introverso e al suo bisogno di individuazione?
     
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  2. riccardo.levi
     
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    Il bisogno di individuazione è sicuramente molto più forte per gli introversi che per gli estroversi ed anche più problematico, in quanto ogni esperienza di vita (ad esempio, il catechismo che ti riempe di veti) viene assorbito a livello più profondo. Occorre quindi una forza non indifferente per superare queste incongruenze tra ciò che è umanamente lecito e ciò che ci viene imposto da presunte leggi divine o da modi e stili di vita che non rientrano nel nostro modo di essere.
    Per quanto riguarda la solitudine, personalmente distinguo due tipi di vita: la vita sociale e la vita. La vita sociale, quindi in mezzo ai miei simili, mi causa quel senso di solitudine che spesso è piuttosto pesante da sopportare. La vita, quindi il mondo, la natura, il cosmo, sono compagni che avrò sempre e quindi in tali momenti la solitudine sparisce.
     
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  3. tandream
     
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    Emil Cioran però in questo caso definisce la solitudine come una sorta di tradimento ultimo nei confronti del mondo. E' quindi l'introverso un traditore? Il traditore modello?
    Nella sua esasperata ricerca dell'individualità e nel suo allontanare gli altri e l'altro non fa che tradire tutto e tutti rimanendo, pur con tutti gli sforzi, nella solitudine più abissale di chiunque.
    Ma forse questo andrebbe applicato solo ad alcune personalità particolarmente introverse che rifiutano l'intera natura che li circonda rifugiandosi anche nell'uso di droghe e inseguendo le illusioni più illusorie. Ci sono molti scrittori che l'hanno fatto e molti di essi erano anche misogini.
    Essere misogini è il delirio massimo del rifiuto della natura.
     
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  4. riccardo.levi
     
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    Il problema è: allontanando gli altri si sarebbe traditori del mondo, ma vivendo con dei valori spesso non condivisi (rispetto, onestà, cortesia) si può essere considerati traditori? Forse sarebbe più preciso dire che gli introversi sarebbero traditori di questa società o civiltà che dir si voglia, ma nemmeno molto, in quanto questa civiltà si basa su ideali per me poco condivisibili (successo, denaro, sesso, confusione, grida, etc.). Quindi, personalmente preferisco considerarmi un "acivile", nel senso che rifiuto questa civiltà in quanto non ne condivido le fondamenta.
     
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  5. star***
     
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    Questo tema è stato affrontato in una delle conferenze su Niestche. Non so se qualcuno di voi c'è stato. Non possiamo allontanarci dal senso di appartenenza, è nella natura umana appartenere e identificarsi in qualcosa, qualcuno. L'isolamento per Nietsche è stato ancora più fatale. Spesso il desiderio di fuga dalla realtà è forte, ma un'ansia fortissima mi fa riflettere e capire che sono in eterno dis-equilibrio tra il mio senso di voler essere quello che sono, e il bisogno di appartenere e di vedermi riconosciuta. Il desiderio di fuggire è forte, ma evidentemente so benissimo che da sola non potrei stare. E allora la soluzione qual'è? Mi sono detta che forse, bisogna vivere, stare dentro alle situazioni cercando di affermare il proprio modo di essere, certo non è per niente facile. Penso che siamo condannati ad una lotta eterna.
     
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  6. LADINTJ
     
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    CITAZIONE (star*** @ 7/10/2011, 14:26) 
    Il desiderio di fuggire è forte, ma evidentemente so benissimo che da sola non potrei stare. E allora la soluzione qual'è? Mi sono detta che forse, bisogna vivere, stare dentro alle situazioni cercando di affermare il proprio modo di essere, certo non è per niente facile. Penso che siamo condannati ad una lotta eterna.

    Mi trovo molto in sintonia con questa frase anche se per quanto mi riguarda lo trovo difficilissimo da mettere in pratica.
    Forse gli estroversi hanno il compito opposto, imparare a stare dentro le situazioni affermando un po' meno loro stessi?
     
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  7. marcello di fiore
     
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    Gli scrittori misogini erano sì degli psicointellettuali ( intellettuali da intelletuali e psico da psicoterapia ) ma non erano abbastanza furbi perchè vendevano metà delle copie! :wacko:
     
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  8. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    bè, io credo che nessuno possa dirsi effettivamente "solo", almeno finchè non avranno inventato dei robot in cui si possano inserire menti umane che vengono lanciati in orbita dentro capsule autosufficienti.
    riassumendo, essendo impossibile l'autosufficienza, credo che anche la solitudine sia impossibile.
    questo non vuol dire che non ci si possa sentire soli, ma sono due cose diverse.
    io non credo che gli introversi siano dei traditori, non capisco perchè il loro modo di essere dovrebbe rappresentare un tradimento. se prendiamo il caso specifico dell'individuazione, credo che sia proprio il contrario! cioè, l'uomo individuandosi fa una scelta, prende posizione nell'esistenza e facendo questo dà un contributo all'umanità, che sia un postino, un matematico, un operaio, uno scultore o anche un disoccupato. qualunque sia la sua attività, il fatto stesso di agire è il suo contributo, coltivando la sua natura.
    un traditore in senso lato si può invece considerare, secondo me, che non sceglie, che rimane nel limbo, ma traditore soltanto di sè stesso, perchè spreca le sue potenzialità.
     
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  9. tandream
     
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    CITAZIONE (marcello di fiore @ 7/10/2011, 15:16) 
    Gli scrittori misogini erano sì degli psicointellettuali ( intellettuali da intelletuali e psico da psicoterapia ) ma non erano abbastanza furbi perchè vendevano metà delle copie! :wacko:

    Io lo trovo un grande pensatore-scrittore, anche se per leggerlo e saperlo apprezzare in qualche modo occorre avere già una buona dose di cinismo e di conoscenza del reale, altrimenti fa solo male o non lo si sopporta. Dopo aver letto altri scrittori "cinici" (o come si vogliano definire) è difficile che mi possa colpire qualcos'altro. Lo trovo per certi versi un rimedio "terapeutico" :D

    Che poi, mi permetterei di affermare che praticamente tutti gli scrittori più grandi sono stati dei misogini (vedasi Baudelaire e lo stesso Nietzsche ad es.).
     
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  10. marcello di fiore
     
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    Di Nicce niente sò e niente voglio sapere, alle conferenze non c'ero ma se ci fossi stato avrei dormito. Questo per dirti l'opinione che ho dell'essere intellettuali. Leggendo il forum però non ho potuto fare a meno di farmi una opinione di quest'uomo, che doveva essere un genio, senz'altro, ma, al tempo stesso, una grandissima testa di cazzo. Come questo sia possibile lo attribuisco al ventaglio praticamente indefinito della fenomenologia legata all'introversione.
     
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  11. tandream
     
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    CITAZIONE (marcello di fiore @ 8/10/2011, 10:44) 
    Di Nicce niente sò e niente voglio sapere, alle conferenze non c'ero ma se ci fossi stato avrei dormito. Questo per dirti l'opinione che ho dell'essere intellettuali. Leggendo il forum però non ho potuto fare a meno di farmi una opinione di quest'uomo, che doveva essere un genio, senz'altro, ma, al tempo stesso, una grandissima testa di cazzo. Come questo sia possibile lo attribuisco al ventaglio praticamente indefinito della fenomenologia legata all'introversione.

    Beh, in fondo è proprio così. Però io metterei anche del rispetto verso a chi piace leggere delle teste di cazzo. :rolleyes:

    La misognia è l'atto supremo del rifiuto della natura, la natura proprio così com'è. Le donne vanno amate.

    Se non si amano è esattamente come odiare la natura, odiare la natura vuol dire odiare se stessi. Odiare se stessi vuol dire morire.

     
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  12. marcello di fiore
     
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    Non vedo contraddizione. Il Dottore stesso ha dedicato un ciclo di conferenze, riconoscendone il genio, ma lo ha definito insopportabile almeno dal solo di vista caratteriale.

    Essere intelligenti, essere intellettuali, ed essere umani sono tre cose diverse.
     
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  13. marcello di fiore
     
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    Riguardo la filiera che conduce alla morte sono d'accordo. Me l'ha insegnata un collega che non ha nulla di intellettualità e tantissimo di coattità, tuttavia quando meno te lo aspetti ti stupisce con ragionamenti di grande profondità. Per esempio prima di sposarsi e di diventare padre non era convinto di questa scelta, anzi dell'esatto contrario. Alla fine è stato "deciso" dalla attuale moglie che gli aveva posto un "ultimatum". Prima di sposarsi e di diventare padre mi disse che secondo lui mettere al mondo un figlio non è l'atto di più grande amore ma l'atto di più grande egoismo. Stupito delle sue parole gli chiesi il perchè di quella affermazione così forte. Lui mi rispose che il fine ultimo della riproduzione è assicurarsi l'eternità.
    Forse non è l'istinto di conservazione di noi stessi l'istinto più forte che abbiamo ma l'istinto della conservazione del nostro genotipo...
    Sinceramente a me di conservare il mio genotipo non me ne importa un fico secco se non inconsciamente almeno consciamente. Preferisco non farmi dominare dagli istinti, espressi e repressi.
     
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  14. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    non credo che tutti i più grandi intellettuali fossero misogini! e se lo erano, bè, non è la misoginia che li ha resi dei grandi, anzi... se non lo fossero stati sarebbero stati ancora più grandi.
     
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13 replies since 3/10/2011, 11:34   257 views
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