jikachudoku

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  1. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    jikachudoku è un termine giapponese che si può tradurre con autointossicazione. è una malattia che in occidente non esiste, che ho scoperto leggendo in questi giorni la biografia di yukio mishima (vero nome kimitake hiraoka). mi ha colpito per il suo legame con l'introversione e per il fatto che è evidentemente di origine psicologica.

    vi trascrivo il brano:
    si sta parlando dell'infanzia di mishima, che pochi mesi dopo la nascita è stato rapito dalla nonna e costretto a vivere recluso nella sua stanza (della nonna), una stanza puzzolente e semibuia, educato come una bambina, perennemente sorvegliato dalla nonna e/o da una bambinaia. L'unico contatto con il mondo esterno una finestra e due bambine che talvolta venivano invitate dalla nonna per giocare con lui. raramente gli era permesso uscire, in tal caso gli era permesso restare nel giardino di casa.
    ora trascrivo il brano, magari scriverò un'altra discussione sull'infanzia di mishima:

    "se shizue (la madre di mishima) aveva conservato la speranza di riuscire a riavere suo figlio, dovette rassegnarsi definitivamente allorchè il piccolo fu colpito da una grave infermità. il giorno di capodanno del 1929 il bambino ebbe un collasso:
    kimitake si era ammalato di autointossicazione [...] la malattia era estremamente seria e tutta la parentela accorse a casa nostra. ho radunato i suoi vestiti e i suoi balocchi, preparata ormai a deporli nella sua bara. in quel momento è arrivato mio fratello, docente della facoltà di medicina dell'università di choba. "guarda, il bambino sta orinando!" ha detto all'improvviso. "forse riuscirà a venirne fuori" poco dopo kimitake ha preso a orinare più copiosamente e mio fratello ha esclamato "adesso sono certo che spravviverà"
    [...]
    ecco la descrizione dei sintomi manifestati da kimitake e della terapia alla quale fu sottoposto: "vomitai qualcosa color caffè. fu chiamato il medico, il quale, dopo avermi visitato, dichiarò di non poter garantire la mia guarigione. mi fecero iniezioni di canfora e glucosio fino a ridurmi come un puntaspilli. i battiti al polso e all'avambraccio divennero impercettibili". secondo il pediatra giapponese kyoshi makamura " si tratta di una malattia che colpisce i bambini sensibili, intelligenti, iperprotetti, abituati dalle loro madri a "comportarsi bene" ".
    per quanto concerne il malanno di kimitake, la causa rimane sconosciuta ma mi sembra lecito arguire che natsuko (la nonna), irascibile e collerica com'era, fosse la responsabile di quegli attacchi di cui il bambino continuò a soffrire a intervalli regolari.
    crebbe così oltremodo gracile e delicato, come attesta una fotografia scattata nell'estate del 1929 (all'età di 4 anni). a kimitake è stato concesso lo svago favoloso di una passeggiata in un giardino pubblico. nella foto il bambino siede in sella a un asinello, ma stranamente mostra un'espressione assente, ha una cert'aria rassegnata e floscia, come un palloncino semisgonfio. arranca sulla sua cavalcatura, vestito alla marinara, il mento reclinato sul petto. si direbbe che da un momento all'altro debba ruzzolare a terra.
    la malattia, ci informa mishima, lo colpiva circa una volta al mese, ora in forma leggera, ora grave. dovette affrontare numerose crisi. "dal suono dei passi del male a mano a mano che si andava avvicinando, finii con l'imparare a comprendere se era possibile o meno che l'attacco sfiorasse la morte".
     
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  2. Allonsanfan
     
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    Interessante...qualche giorno fa avevo perto un topic sulle allergie. Una cosa che non avevo scritto, ma che mi interessa molto, è che una delle cause ipotizzate all'origine delle allergie è la troppa pulizia. Se un bambino vive in ambiente troppo sterile, c'è il rischio che da grande soffrirà di allergie, perché il sistema immunitario, non trovando sufficienti batteri da sconfiggere, inizia ad attaccare agenti non pericolosi.

    E poi come problema aggiuntivo può accadere che il sistema immunitario sia troppo debole e si ammala facilmente.
    Questo brano sull'autointossicazione sembra supportare un ragionamento simile, il bambino iperprotetto finisce per autoavvelenarsi. E cmq il bambino nascerà insicuro e inadeguato nel rapporto con l'esterno.

    E' come se noi umani avessimo un bisogno fisiologico di affrontare le durezze del mondo, siamo condannati a essere un po' esposti agli imprevisti senza tutele esterne, e se non lo si fa accade una cosa terribile: quelle che dovrebbero essere le nostre difese diventano incapaci di difenderci e allo stesso tempo ci attaccano, raddoppiando così i nemici e dimezzando le protezioni.
     
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  3. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    riguardo alle allergie mi ricordo (almeno credo) che alle superiori avevo letto che le allergie possono anche sparire con il tempo. ho sempre pensato che fosse una cosa strana! ma non lo è se è vero che le allergie hanno un'origine psicologica. però l'autointossicazione di mishima credo - per quello che può valere la mia opinione - che la ragione sia esclusivamente psicodinamica.
    ovviamente tutta quella reclusione (che è durata fino agli 11-12 anni) l'ha reso un bambino gracile e malaticcio (tant'è che per compenso in età adulta diventerà un ossessionato di culturismo).
     
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  4. Allonsanfan
     
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    Mah sulle allergie purtroppo non ci sono grandi verità scientifiche, si dice tutto e il contrario di tutto.
    Io in realtà facevo un parallelo non con l'ipotesi psicologica ma con un'altra ipotesi, quella di un ambiente sterile.
    Come il corpo di mishima è stato danneggiato da un ambiente iperprotetto, un sistema immunitario può venir danneggiato da un ambiente totalmente sterile. Conclusione: non possiamo eliminare i pericolo e se tentiamo di farlo staremo peggio che ad affrontarlo.
    Ma, ehm, queste affermazioni vanno prese per quello che sono, una speculazione condita d'esperienza personale.
     
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  5. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    su questa cosa sono d'accordo, anche perchè non credo un pericoli si possa mai allontanare del tutto, ad esempio i problemi psicologici, si arriva ad un punto in cui non puoi più rimandare o allontanare una certa cosa, e allora che fai? e poi quando vivi allontanando le cose che ti fanno paura, poi quando succedono (perchè tanto succedono) la batosta è doppia.
    ad esempio la paura della morte, se vivessimo in una cultura che evita la morte, la malattia, le cose negative, quando poi ci capitano le sapremmo fronteggiare meglio.
    nei "Saggi" Montaigne (forse questa cosa l'avevo già scritta) racconta che gli egiziani nel bel mezzo di un banchetto facevano sfilare uno scheletro, per ricordare, in una situazione di allegria, che tutti dobbiamo morire. penso che si dovrebbe recuperare questa mentalità.
     
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4 replies since 8/10/2011, 16:26   144 views
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