LE PROCEDURE D'INSEGNAMENTO SCOLASTICO

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  1. francescoburich
     
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    Tempo fa mi sono occupato dellla dislessia evolutiva che invalida la capacità d'apprendiemnto sistematica. Dalle ricerche che si fanno, si è venuto a comprendere che tale hanidicap è congenito e di riflesso non guaribile. Ma non voglio soffermarmi su questo, anche perchè come dice Il Dottore, forme di ritardo mentale più o meno visibili, sono intrinseche alla natura umana e probabilmente (con tutte le contraddizioni in tal proposito) senza la tecnoloigia (calcolatori in primis) torneremmo di qualche secolo indietro. Ma la criticità che intendo approfondire e che ho sviluppato tempo fa in una tesina è il concetto di "PROCEDURA" che standardizza le persone a quella determinata forma di apprendimento ottuso: leggere a voce alta, il dettato, imparare a fare i calcoli ele tabbelline amemoria, utilizzando procedure sistematiche piuttosto che eurisctiche. Se per esempio facendo un sondaggio si chiede ai ragazzi che frequentano la scuola dell'obbligo che cosa pensano della scuola, oltrea dire di primo acchitto che è una "palla"....se gli si chiede che cosa gli ha trasmesso la scula la risposta "quasi" univoca è: nulla!!! Gl'introversi inoltre, pagano un dazio ancora più ampio in quanto essendo donati di un corredo genetico più ampio, ed essendo detrminati dal corredo stesso a tempi più tardi, subiscono ancora di più tale approccio sistematico. Per essere bravi bisogna saper leggere davanti atutti e via dicendo!!! In automatico succede che, l'adolescente percepisce queste disfatte scolastiche che lo fanno salire nel carro dei somari (una espressione utilizzata da Renzo Marinoni che mi è smepre piaciuta)ed ovviamente egli rinuncerà aproseguire gli studi. E' una libera scelta??

    Credo proprio di no. l'adolescente che pian paino diviene adulto, rinuncerà a studiare in virtù del fatto che nel corso del cammino scolastico avrà accumulato così tanti rimproveri (da parte dei genitori), avrà accumulato una sfilza di voti negativi (ricordi che una volta la professoressa di matematica mi ha messo 0 davanti a tutti e vi posso garantire che quando mi scorre quell'immagine nella mente, ancora provo rabbia), be è normale che si tirerà fuori dalla scelta di proseguire gli studi e intraprenderà la vita del lavoratore precoce. Tale condizionamento così pesante lo terrà sempre in emarginazione. Questi scenari che sanno tanto di "sistema elitario sanguigno" di fatto, rappresentano apieno un condizionamento studiato atavolino che fa si che si cresce non partendo dalla possibilità di apprendere espriemndo le proprie potenzialità diversificate, ma si può crescere solo e solamente accettando più o meno passivamente i codici normativi vigenti che impongono l'omologazione sin dalle priem fasce di età anagrafica.
     
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  2. francescoburich
     
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    I genitori che vivono con l'incubo della competitività....a partire da quando il bambino è piccolo...e tale processo termina il momento in cui al bimbo divenuto adolescente cresciuto, incomincia a ribbellarsi e dargli di matto e allora i genitori mollano la presa dicendo: che figlio snaturato..misà che hanno sbagliato la culla eci hanno dato un'altro bambino!!
    Ma prima che il bimbo divenata adulto e si ribbella, ecco che i genitori preoccupati, inciminciano aportare il figlio dal logopedista, poi dallo psicologo, poi comunque deve fare ripertizioni e via dicendo...e tutto questo "chiasso" si riperquote inevitabilmnete nell'animo del ragazzo-a stesso che arriva a 20 anni e si trova affibbiata una bella diagnosi che lo proclama un disturbato, un ritardato e bamboccione per farla breve. Ovviamente gli specialisti (i logopedisti in primis) ci giobbano sopra e i genitori incominciano acacciar soldi di continuo...in virtù di cosa? Del fatto che non si sono dati il tempo di lasciar esprimere il loro figlio-a, e di comprendere quale strada per lui può essere più o meno soddisfacente. E questo in virtù di cosa?? Della competitività che "obbliga" tutti acredere e pensare che i nostri figli debbono essere belli, ben fatti, sani, intelligenti, razionali (con la testa sulle spalle senza mollare la presa..), simpatici, che si sano adattare, ecc ecc
    Che disastro la realtà umana...che disastro!!!
     
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  3. Miyamoto Musashi
     
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    E' un problema grosso quello della scuola, visti i danni che ha causato, facendo odiare alla maggioranza dei ragazzi la cultura. Chiusi precocemente dentro alle aule, obbligati a subirsi ore di lezioni passive, che si susseguono a ritmi quasi, quasi da fabbrica, con lo scopo di riempire quelle zucche vuote fino alla saturaziome, portando ad un inevitabile rifiuto. Cosi` magari uno se ne sta li, pronto ad ascoltare con i migliori intenti , ma l'insegnante oggi non vuole fare il suo dovere e parla arabo, e per quanti sforzi provi a fare, niente non riesci
    proprio a stare attento e magari ci si convince di essere inadeguati. Le scelte di vita poi sono pilotate durante l'educazione, per cui ognuno puo' scegliere di gare cio' che vuole, ma cio che piace accade che sia anche inutile per il giudizio degli adulti, nella prospettiva lavorativa futura che finisce per condizionare inesorabilmente il bambino, che magari riversa una fiducia cieca nei confronti dei grandi.
     
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  4. francescoburich
     
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    E si..come dici tu, si porta i cervelli a saturarsi a forza di ficcarci la roba dentro!! E di conseguenza lo sforzo attentivo è così forte ke prima o poi lo studente scoppia. Personalemente il mio percorso scolastico è stato un vero disastro. Ricordo l'angoscia ke provavo quando si doveva entrare dentro la scuola...e come se fossi dovuto entrare dentro una galera..
     
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  5. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    proprio qualche ora fa, lavavo i piatti e pensavo che non c'è stata gioia più grande nella mia vita che finire la scuola.

    io non odiavo particolarmente lo studio o gli insegnanti, mi trovavo malissimo con gli studenti. MA-LIS-SI-MO.
    mi sembra impensabile, ora, come abbiamo fatto a resistere??
     
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  6. imperia69
     
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    Io odiavo soprattutto quello stillicidio di interrogazioni e compiti in classe, i ritmi che non riuscivo a tenere e provavo rabbia per quelli che, magari solo perché avevano la parlantina pronta riuscivano a reggere un'intera interrogazione e prendere voti molto migliori dei miei.
    Parlo soprattutto delle superiori perché penso che fino alle medie una qualche forma di equilibrio c'è stata. Poi il primo giorno del IV ginnasio ti dicono "E' finita la scuola dell'obbligo, qui avete scelto di starci" (scelta relativa: per lo più l'indirizzo degli studi dipende dal censo e dalla famiglia) ed è stato un di male in peggio.
    Tutto sommato, l'unica cosa positiva della scuola è che dura un tempo limitato.
    Poi c'è anche chi ricorda quegli anni come i migliori della propria vita.
     
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  7. francescoburich
     
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    Io...ricordo uno stronzo che mi prendeva per il culo ed era un compagno di classe...eppoi il terrore ke mi metteva la prfessoressa di matematica! Era il periodo in cui cominciavo a soffrire di alopecia e ogni mattina mi dovevo alzare molto molto presto..perchè dovevo perdere molto tempo per nascondere il disturbo psicosomaticoe utilizzavo molto la lacca e il phon per gonfiare i capelli. Era insomma tutto un'insieme ke nn mi andava ne giù e ne su...di riflesso ho un ricordo di quel periodo della mia esistenza molto molto brutto. Poi..morì Nonno Francesco e per me fu un colpo micidiale...avevo perduto per sempre la mia figura paterna più dolce ke avevo interiorizzato, dovetti smettere la scuola e entrai nel primo tunel della depressione.. Meno male ke ora come ora è solamente un lontano ricordo!!
     
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  8. Aletta87
     
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    CITAZIONE (imperia69 @ 15/1/2012, 14:38) 
    Io odiavo soprattutto quello stillicidio di interrogazioni e compiti in classe, i ritmi che non riuscivo a tenere e provavo rabbia per quelli che, magari solo perché avevano la parlantina pronta riuscivano a reggere un'intera interrogazione e prendere voti molto migliori dei miei.
    Parlo soprattutto delle superiori perché penso che fino alle medie una qualche forma di equilibrio c'è stata. Poi il primo giorno del IV ginnasio ti dicono "E' finita la scuola dell'obbligo, qui avete scelto di starci" (scelta relativa: per lo più l'indirizzo degli studi dipende dal censo e dalla famiglia) ed è stato un di male in peggio.
    Tutto sommato, l'unica cosa positiva della scuola è che dura un tempo limitato.
    Poi c'è anche chi ricorda quegli anni come i migliori della propria vita.

    Quoto a pieno la tua esperienza, è esattamente la stessa cosa che è successa a me, suppongo 20 dopo, a dimostrazione che le cose non sono cambiate affatto nel liceo classico. Anche per me è stata una scelta relativa: avevo da scegliere tra il classico e il liceo artistico privato (pubblico non esiste nella mia cittadina). Le mie professoresse avevano il coraggio di dire: "voi siete fortunati a non aver fatto le superiori 20 o 30 anni fa, non vi sareste potuti permettere certe cose" ma cosa potevamo pretendere di permetterci? anche se avessimo voluto inventarci qualche str***ata eravamo totalmente inibiti nel farlo, tutti quanti, mica solo io che ero introversa! Eravamo tutti soldatini pronti a morire pur di prendere almeno un sudatissimo 6. Sono stata fortunata, nella mia classe non c'era competizione e nessuno rideva del voto degli altri perchè un 5 poteva davvero capitare a tutti, anche al migliore, ma non mi trovavo bene lo stesso con i miei compagni, non c'era comunicazione. Non era soltanto colpa loro, non erano poi così cattivi e oggi me ne rendo conto, lo studio non mi permetteva la giusta evasione di cui il mio cervello aveva bisogno e non avevo voglia di scherzare, non avevo voglia di difendermi, passavo le giornate a fare qualcosa che non mi interessava e ogni tanto non potevo fare a meno di deconcentrarmi totalmente, le mie associazioni di pensiero erano talmente fitte che perdevo anche un'ora dietro a discorsi immaginari che non avevano nulla a che vedere con ciò che era scritto nel libro, anche se dal libro partivano. Questo era controproducente e i miei insegnanti dicevano sempre alle riunioni dei genitori: - Sua figlia è da 7, anche da 8, può fare di più, perchè non si sforza?- fortunatamente non sono mai stata presente, altrimenti un calcio in bocca non glielo avrebbe tolto nessuno; facevano finta di non accorgersi di nulla, pensavano che io non avessi alcun problema, anzi che ne avessi meno degli altri, io non mi arrabbiavo mai, io non facevo mai obiezioni, una persona così non può avere delle idee, bisogna smuoverla, bisogna provocarla, così forse reagisce. Io non sono stata una studentessa disastrosa anzi, il 7 alla fine dell'anno lo prendevo davvero, sapete perchè? Perchè nessun insegnante sarebbe stato così stupido da pensare che non lo valessi, anche se non lo dimostravo appieno; loro si sentivano in difficoltà davanti a me alle interrogazioni, come io davanti a loro, l'imbarazzo ci poneva sullo stesso piano. Quando alle elementari sono stata costretta ad "abbandonare la parola" perchè dava fastidio ed era di troppo ho dovuto scegliere il silenzio per essere ascoltata. Ricordo con piacere pochi insegnanti, alle superiori la professoressa di filosofia aveva mi aveva capita e l'ultimo anno si era offerta di parlare con me, ma io ero esasperata e non ho accolto la sua proposta, volevo andarmene e basta; oggi sono pentita di non averle esposto i miei problemi. L'anno dopo ha lasciato anche lei quella scuola per insegnare all'università, mi piace pensare che se ne sia andata per motivi non molto diversi dai miei.

    Francesco, quello che hai scritto è drammaticamente vero: a scuola, inferiore o superiore, e talvolta anche all'università si studia ma si impara poco. Il brutto è che è una cosa normale da sempre.
     
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  9. Diogene W
     
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    "Quanti pochi eroi lascerete uscire dalle vostre porte, quante fredde sconfitte avete già intavolato nella nostra vita. Io vi chiedo solo di prepararvi a vederci coi fucili, perché ci avete cresciuti soldati. Soldati muti, che abbassano la testa e subiscono l’informazione. Ma sì, sì, ci avete insegnato bene ad essere diligenti. Facciamo bene i ‘bravi bambini’ "
     
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  10. francescoburich
     
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    Purtroppo....la complessità che è specifica nella Natura umana con tutte le variabili che ne costituiscono l'esistenza (l'appartenenza al contesto specifico, i codici culturali dominanti, i tratti genetici specifici e il corredo personale in correlazione con l'ambiente ad altro...) sono diventate di esclusiva competenza dell'istruzione scolastica. In riferimento a ciò, si valutano solo e solamente gli aspetti formali del sistema scolastico senza rendersi conto che gli aspetti informali(la cultura, la società, il modo di comunicare, il tam-tam tecnologico che ci avvolge) ha diminuito ed anche intensamente la Funzione della Scuola. Inoltre..i tagli consistenti che sono statti fatti nelle scuole pubbliche ci riportano a vivere in stili "tradizionali" dove l'istruzione è solo e solamente per chi è sostenuto economicamente (non è vero che l'struzione è accessibile a tutti ese si..in quale qualità??) nonostante il mondo è stracolmo di esseri umani che non possono adempiere ai propri bisogni se non a quelli standardizzati. Gl'introversi posseggono senza alcun dubbio delle caratteristiche differenti e che in riferimento a ciò, vengono sistematicamente impoveriti in virtù delle "percentuali" che ruotano a loro sfavore. Per carità...ciò non deve o dovrebbe rappresentare l'unico elemento d'identificazione del "problema" ma purtroppo lo è in quanto in un mondo dove prevale l'individualismo, chi non aderisce alla prassi di omologazione cade inevitabilmente nella trappola della inadeguatezza intrinseca a se stessi. E non è così...
     
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9 replies since 23/12/2011, 15:09   378 views
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